Un impegno morale

Si è a lungo dibattuto sulla necessità di una discontinuità temporale tra gli incarichi in politica e quelli nelle fondazioni di origine bancaria e viceversa.
La discontinuità è a salvaguardia dell’indipendenza delle fondazioni e serve ad evitare l’insorgere di conflitti di interesse. Tra tutte le fondazioni, la nostra è la più rigorosa. Per far parte degli organi di amministrazione, indirizzo e controllo della fondazione devono essere trascorsi almeno sette anni dalla scadenza dell’ultimo incarico politico; tutte le altre fondazioni prevedono termini inferiori.
Poi c’è la norma per la situazione inversa, che si regge su un impegno morale che il presidente o i consiglieri di amministrazione, di indirizzo o controllo sottoscrivono all’atto della nomina: “A norma dell’art. 11, punto 10, dello Statuto, mi impegno a non candidarmi durante l’esercizio della carica e nell’anno successivo alla sua cessazione”.
Questo è un impegno morale che nessuno ha mai violato in oltre 30 anni di vita della nostra Fondazione. Mai nessuno lo ha fatto e, ne sono certo, mai nessuno lo farà fra i candidati in pectore alla carica di sindaco o consigliere, quindi escludendo i certi Palazzetti, Spagnoli e Tardani, in rigoroso ordine alfabetico. Anche perché se uno viola l’impegno morale con la Fondazione, che è una parte della comunità, come può pensare di assumere un impegno con tutta la comunità.