“Un Giubileo da non perdere”

Ecco tra le più interessanti iniziative promosse per il Giubileo 2025. Il progetto – si legge nel Corriere del Mezzogiorno – “ha lo scopo di valorizzare e promuovere il patrimonio dell’Arcidiocesi di Napoli“. Questo è l’obiettivo principale del protocollo d’intesa tra Regione Campania e Arcidiocesi di Napoli, finalizzato a formare ‘mediatori turistici’ cui affidare il ruolo di ‘sentinelle’ dei beni culturali e religiosi. L’accordo è nato in occasione del Giubileo 2025 proprio con lo scopo di attrarre visitatori nazionali e internazionali.

Il 2025 sarà infatti per l’Italia un evento di importanza straordinaria per la Chiesa cattolica e per il Paese nel suo complesso, che porterà milioni di pellegrini da tutto il mondo nelle città e nelle regioni italiane. Si prevedono 30 milioni di arrivi e molti transiteranno proprio in Umbria, facendo ovviamente sosta ad Orvieto. Quindi un’opportunità unica per promuovere la bellezza della nostra regione, ricca di storia e spiritualità, e quindi anche della nostra città e del Duomo. 

Conoscere, gestire e valorizzare. Questi sono i tre temi che dal 2020 la Conferenza Episcopale Italiana e il Dipartimento dei Beni culturali della Chiesa sta sviluppando con impegno e passione. Si tratta di un dovere dei Vescovi e degli uffici diocesani: promuovere e sostenere le attività di conoscenza e valorizzazione del patrimonio culturale ecclesiastico. Una Cattedrale come Orvieto non è solo storia e architettura, ma è una realtà con dei contenuti ‘vivi’ se ci sono strumenti capaci di suscitare stupore, se le opere e i capolavori d’arte vengono conosciuti e fruiti secondo le finalità per cui sono state pensati e realizzati. Non si possono lasciare i nostri monumenti alla fruizione ‘fai da te’, con l’immancabile foto dal telefonino per dire di esserci stati! A volte sembra mal risuonare il concetto di valorizzazione di bene culturale, perché spesso viene scambiato con lo sfruttamento economico e basta.

Ma il Duomo di Orvieto vive in relazione al territorio e alla comunità a cui appartiene e, allo stesso tempo, le persone la riconoscono come propria e come utile alla loro vita e alla crescita spirituale e culturale. E tutto questo si può comunicare e, prima ancora, capire utilizzando un linguaggio adeguato ai tempi che viviamo e che fa memoria di cose ricche di ‘significato’ in quanto ci sono state consegnate dalla storia. Non c’è quindi valorizzazione senza la conoscenza del patrimonio che ha bisogno di un impegno costante, di collaborazione, d’intuizione, di creatività e di quello slancio che guarda alle generazioni future, le quali potranno utilizzare il nostro lavoro per progredire ancora.

E di strumenti messi a disposizioni in questo settore ce ne sono e come! Basta pensare al Cultural Heritage del programma Smarter Italy, per la valorizzazione economica e turistica delle aree di rilevanza storica e artistica, o ai programmi Unesco e del Consiglio d’Europa, tanto per citarne alcuni. 

Scorrendo i documenti della Chiesa si legge poi che “la valorizzazione dei beni culturali si rivolge al passato e al presente, al fine di comprendere la creatività delle precedenti generazioni e continuare a creare nuovi beni nell’oggi“. Ecco allora che valorizzare un bene ha come presupposto mettere in relazione il passato con il presente, con la finalità di conoscere il genio creativo che ci ha preceduto, per progettare e realizzare qui e adesso, guardando così al futuro in modo assolutamente nuovo.