“The beautiful game”, il ritorno alla vita

È  da pochi giorni nel palinsesto del canale Netflix un film che narra la storia bella e a tratti commovente della Homeless World Cup, il campionato del mondo di calcio dei senzatetto.
“The beautiful game” racconta come, in oltre 20 anni di attività, esiste dal 2003, questo particolarissimo torneo di calcio a 4, in campi e porte dalle dimensioni ridotte, abbia rappresentato e rappresenti ancora per gli oltre 100milioni di homeless, secondo una stima Onu ormai lontana del 2005 e 150 milioni secondo quella più recente del World Economic Forum del 2021, uno stimolo a tornare ad essere attivi, a gioire, soffrire per un obiettivo e a pensare positivo dando un senso alla propria esistenza. Una sorta  di riscatto e una motivazione a non piegarsi alle intemperie della vita.
Così, da quando è stato istituito il torneo, oltre 70 paesi hanno aderito al progetto e dato vita ad una propria nazionale di calcio dei senzatetto, composta da persone con un vissuto tremendo alle spalle, dall’abuso di alcol e droghe a piccoli reati, da angherie e violenze subite o perpetrati ad abbandoni patiti.
Un campionario di drammi umani sublimati sentendosi parte di qualcosa, in questo caso la squadra di calcio che rappresenta il proprio paese nel gioco più bello del mondo. Essere parte di un gruppo per uscire dall’isolamento e condividere con esso le proprie storie, aiutandosi reciprocamente a riemergere dall’abisso morale ed umano in cui si è precipitati. E’ questa la missione di una coppa del mondo così particolare e che il film racconta alla perfezione.
Le storie di ogni singolo giocatore e protagonista del film diventano, grazie alla forza e al sostegno della squadra, un grande esercizio psicoanalitico di gruppo per non sentirsi soli e trarre forza vitale dalla condivisione. Ogni  essere umano può aiutare l’altro e quando si è convinti che la propria storia sia la più triste e drammatica si scopre che quella del compagno è peggiore e ci si prodiga  per aiutarlo e sostenerlo.
Altro elemento chiave della storia è la parità dei sessi reale, vera ed acquisita. Uomini e donne giocano assieme, non ci sono distinzioni e il progetto della Homeless World Cup Foundation prevede anche assistenza alle donne vittime di violenza e soprusi. Un mondo senza senzatetto, è questo l’obiettivo che si prefigge l’organizzazione di questo campionato del mondo di calcio che vedrà la prossima tappa a Seoul in Corea del Sud e chissà se i grandi network televisivi, che tanto spazio offrono a campioni di calcio professionisti, spesso viziati e oltremodo coccolati e strapagati, non vorranno dare spazio alle imprese calcistiche di questi eroi della vita, gli homeless calciatori.