Filt Cgil denuncia, il servizio a chiamata maschera un taglio del trasporto pubblico locale e anche i collegamenti ferroviari non stanno bene

Con il nuovo orario estivo di BusItalia per il trasporto pubblico locale alcuni lettori e lettrici ci hanno contattato per segnalarci alcuni “buchi” orari e notevoli incrementi nei tempi di collegamento tra quartieri della città. L’hub individuato in Orvieto Scalo è interessante, ma tra Orvieto Scalo e Sferracavallo, ad esempio, gli orari sono peggiorati per l’utenza. Probabilmente l’avvio del servizio su prenotazione più che a chiamata, ha obbligato BusItalia a riorganizzare il personale, tagliando chilometri per ottenere la disponibilità di un autista per l’intero turno dal lunedì al venerdì. La conferma dei nostri dubbi e soprattutto di quello dei lettori che ci hanno contattato arriva con il comunicato della Filt Cgil di Orvieto che pubblichiamo qui di seguito in maniera integrale.

“Dopo continue riduzioni di servizi del trasporto pubblico locale nell’area orvietana, ora tocca alla Circolare B pagare dazio con tagli pesanti fino ad arrivare al dimezzamento delle corse dei bus”. È quanto denuncia il coordinamento della Filt Cgil di Orvieto, il sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori dei trasporti.
“I nuovi orari parlano chiaro – sostiene il sindacato – dopo la rimodulazione infatti la frequenza passerà da 17 corse giornaliere a 9. Crediamo sia un vero smantellamento dei servizi che mette a rischio posti di lavoro e penalizza fortemente i cittadini che utilizzano il mezzo pubblico, specie in periferie importanti come Sferracavallo che tra l’altro ha il maggior numero di utenti”.
“Se a tutto ciò, aggiungiamo il disastro dei collegamenti ferroviari da e per Roma e Firenze crediamo si sia fatto l’en plein”. La Filt Cgil ricorda infatti come dal 10 giugno non ci saranno più treni diretti da Roma per Orvieto dalle ore 11 alle ore 17.20, ad esclusione di un IC alle 12.40. Questo obbligherà i pendolari, i viaggiatori, i turisti a fare sosta ad Orte, con inevitabile allungamento dei tempi di percorrenza. Si aggrava la situazione anche per andare a Roma: dopo l’intercity delle 7.25 – sottolinea ancora la Filt – non ci sono altre opzioni fino alle 8.57 e poi bisogna attendere le 12.17 e successivamente le 15.33.
“Insomma, una pseudo catastrofe dei collegamenti sia cittadini che ferroviari – conclude la Filt Cgil – Una vera disdetta per lavoratori, cittadini e viaggiatori che fanno sempre più fatica a reggere il ritmo dei tagli dei servizi”.




Flashmob della Uil a Perugia, 110 bare di cartone contro le morti sul lavoro. “proponiamo il protocollo cantiere sicuro”

“Siamo stanchi delle pacche sulle spalle e delle parole di circostanza. Per questo dal palco dell’Umbria lanciamo la proposta del ‘Cantiere sicuro’, un protocollo per stabilire i criteri, le caratteristiche e le modalità di come si deve lavorare in quel Comune, partendo dall’applicazione del contratto nazionale per tutti i lavoratori”. Questa la proposta che la Uil ha lanciato dal palco di piazza IV novembre con l’iniziativa ‘Basta morti sul lavoro!’, il flashmob itinerante che ha toccato alcune regioni e che in Umbria ha portato 110 bare di cartone in piazza, come 110 sono state le vittime dei morti sul lavoro degli ultimi cinque anni in Umbria. Quattro solo quelle degli ultimi mesi. 

Sul palco il segretario generale della Uil dell’Umbria, Maurizio Molinari, il presidente nazionale dell’Ital, Giuliano Zignani, l’attore Stefano De Majo per un monologo sul tema e il segretario nazionale organizzativo Emanuele Ronzoni.  “Con questa campagna – ha detto Molinari – vogliamo scuotere le coscienze di tutte le persone, lavoratori e istituzioni e mettere al centro la conoscenza e l’importanza della sicurezza nei luoghi di lavoro. E’ inaccettabile contare così tanti morti in una regione piccola come la nostra. C’è la necessità di una inversione di rotta in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, l’Umbria è da troppo tempo una delle regioni con la maggiore incidenza e nel solo primo trimestre 2024 sono state quattro le vittime di incidenti, tutte in provincia di Perugia. I settori più esposti restano le costruzioni, seguite dalla manifattura e dai trasporti. Non può passare l’idea di tragedia inevitabili e vogliamo sollecitare politica e governo a mettere in campo tutti i provvedimenti necessari”.  Quindi la proposta del ‘Cantiere sicuro’. Dal palco anche la commovente testimonianza di Michela Sordini, la figlia di una vittima del lavoro del 2023 che ha raccontato la sua terribile esperienza. 

“Serve la volontà politica per arrivare a zero morti sul lavoro – ha detto il presidente nazionale di Ital, Giuliano Zignani – serve la forza di far venir fuori il problema. Il tema è anche legato al patronato: il nostro ruolo è quello di fare prevenzione. Se non facciamo un lavoro culturale, partendo dalle scuole, non arriveremo mai al nostro traguardo. Occorre la cultura della legalità e della sicurezza: troppi sono i casi di lavoratori stranieri che magari non sanno l’italiano e che per questo perdono la vita, ignorando magari un’istruzione su un dispositivo. Mettere al centro la persona e non il profitto è l’obiettivo”.

“Abbiamo esaurito le lacrime – ha detto Ronzoni – e queste stragi sono ormai inaccettabili. Stiamo chiedendo al Governo nazionale più responsabilità. Abbiamo detto che bisogna aumentare gli ispettori, le norme ci sono e bisogna farle rispettare. Bisogna assumere nuovi ispettori e mandarli a lavorare: possono farlo anche i governi locali e le Asl. Serve aumentare formazione e informazione. Bisogna investire i soldi che l’inali non spende in formazione preventiva. Vanno rese pubbliche le aziende che non rispettano le norme. A quelle aziende occorre evitare di far usare fondi e contributi pubblici. E poi occorre istituire una procura speciale: molti dei morti sui posti di lavoro sono omicidi e qualcuno deve pagare”. Ronzoni ha lanciato l’allarme anche sulla “corsa al profitto” che si è inasprita dopo il Covid. “Troppi lavoratori – hanno detto – non lavorano in sicurezza. Vanno fatte rispettare le norme e bisogna ribellarsi se un datore ti costringe a lavorare in situazioni non accettabili. Serve sicurezza per i lavoratori, anche mentali. Oltre 5 milioni non hanno il contratto rinnovato”.

Fonte: Ufficio stampa UIL




Filt-Cgil “il trasporto pubblico locale subisce ancora tagli in favore del servizio a chiamata, un palliativo”

E’ arrivato il comunicato ufficiale del Comune che riporta l’avvio del servizio a chiamata senza che ciò comporti tagli di linee e orari per il trasporto pubblico locale a Orvieto. In realtà, secondo la Filt-Cgil “dopo la sforbiciata dello scorso anno, già denunciata dalla Filt Cgil, arriva un nuovo duro colpo ai servizi del trasporto pubblico urbano di Orvieto.  La famosa ‘Circolare B’ che compie nel suo tragitto tutto il giro della città, Piazza della Repubblica-Sferracavallo- Orvieto Scalo- Ciconia – La Svolta – scrive la Filt Cgil – per ben 2 volte durante la giornata si interromperà per una durata complessiva di circa 5 ore (quasi metà della copertura giornaliera) e passerà da una frequenza di una corsa ogni 45 minuti ad un’ora e mezza”.  

Il servizio a chiamata ha una ratio diversa dal servizio pubblico puro perché programmato con anticipo. Scrive sempre la Filt-Cgil, “Il trasporto si chiama pubblico perché deve essere garantito il servizio a chiamata risponde esclusivamente a logiche di mercato, che sono distruttive in questo settore, tanto quanto le logiche di privatizzazione nella sanità”. Si tratta a detta del sindacato di “un taglio devastante al servizio, che metterà in difficoltà la città e quanti utilizzano il mezzo pubblico oltre che mettere in pericolo l’occupazione”.




La ditta appaltatrice non paga gli stipendi da inizio anno, le vigilanti degli scuolabus per le materne si licenziano e il servizio è sospeso da due giorni

Negli ultimi due giorni prima del ponte del 25 aprile i genitori dei bambini della scuola materna si sono ritrovati senza lo scuolabus. Non è stato uno sciopero o un guasto improvviso ma la mancanza dei personale di sicurezza che per legge deve essere a bordo dei mezzi durante il trasporto dei più piccoli.

Il servizio di guardiania è stato affidato in appalto a una ditta esterna, la Falchi srls con sede a Vicenza. Una dipendente ci ha riferito che l’intero gruppo si è licenziato per giusta causa per tentare di recuperare almeno le ultime tre mensilità, delle quattro rimaste in sospeso. Il problema non è nuovo. Anche nel recente passato ci sono stati ritardi tanto che ai rappresentanti dell’azienda sono state inviate mail e pec chiedendo il dovuto. Gli stipendi sono arrivati sempre con ritardo e ora da gennaio le dipendenti hanno lavorato, assicurante il servizio, in attesa che qualcosa si muovesse. Del problema è stato interessato anche il Comune, Ente appaltante. Sempre secondo la dipendente “ci è stato detto che avrebbero preso i provvedimenti del caso, fino all’annullamento dell’appalto con il conseguente affidamento temporaneo a un ditta locale, ma ad oggi (24 aprile ndr) ancora niente”. La Falchi srls ha comunicato che fino al 24 aprile non avrebbe fornito il servizio di vigilanza sui mezzi dedicati al trasporto dei bambini delle materne e che avrebbe ripreso la normale attività a partire da lunedì 29 aprile. Permangono delle incertezze che seguiremo come giornale, a partire dai problemi dell’azienda che, sempre secondo quanto riferito dalla dipendente, ormai ex, sembrerebbe avere il Durc scaduto e che si sarebbe vista estromessa dal Comune di Merate per motivi simili, ma il condizionale rimane d’obbligo per la mancanza di conferme dirette.

Ora rimaniamo in attesa dei prossimi sviluppi. Il 29 aprile l’azienda ha assicurato la ripresa del servizio a bordo degli scuolabus del Comune di Orvieto. Intanto rimangono i lavoratori senza stipendio da ormai quattro mesi e i disservizi subiti negli ultimi giorni dai cittadini che usufruiscono dello scuolabus per i loro figli.




Spi Cgil e Uil Pensionati, “la sanità orvietana gettata nel pozzo” dalla Regione

Giovedì 11 aprile, alle ore 16.30, presso la Sala Etrusca di Palazzo del Capitano del Popolo, si terrà un’assemblea pubblica organizzata da Spi Cgil e Uilp Uil per discutere le criticità della sanità locale. L’incontro, dal titolo emblematico “La sanità orvietana gettata nel pozzo”, vuole essere un’occasione per fare il punto sulla situazione del sistema sanitario nell’Orvietano e per chiedere risposte concrete da parte delle istituzioni competenti. Nella locandina dell’iniziativa, Spi Cgil e Uilp Uil denunciano le “tante promesse della Regione e dell’assessore Coletto” che non hanno trovato seguito nei fatti. I sindacati chiedono “risposte certe” su temi cruciali come l’assistenza domiciliare, la medicina territoriale, la casa di comunità e l’ospedale di comunità.

Al centro dell’attenzione c’è l’ospedale di Orvieto, Dea di primo livello, che secondo i sindacati “deve tornare ad essere una struttura attrattiva”, in grado di rispondere alle esigenze di salute dei cittadini del territorio. Per raggiungere questo obiettivo, Spi Cgil e Uilp Uil chiedono l’assunzione del personale necessario e un cambio di paradigma nella gestione della sanità: “La Sanità – concludono i sindacati – deve essere intesa come investimento e non come spesa”.

L’assemblea pubblica di giovedì 11 aprile è aperta a tutta la cittadinanza. Spi Cgil e Uilp Uil invitano tutti coloro che hanno a cuore il futuro della sanità orvietana a partecipare all’incontro per condividere le proprie preoccupazioni e per dare voce alle proprie richieste.




Da 51 mesi senza contratto, sciopero dei lavoratori delle imprese di Federdistribuzione il 30 marzo

Rottura al tavolo di trattativa per il rinnovo del Contratto nazionale della Distribuzione Moderna Organizzata, scaduto nel lontano 2019 e atteso da oltre 240mila lavoratrici e lavoratori dipendenti dalle imprese associate a Federdistribuzione (circa 4000 in Umbria). Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs proclamano una giornata di sciopero nazionale per sabato 30 marzo 2024, che in Umbria sarà accompagnata da due flashmob, uno davanti al punto vendita Obi di Corciano (centro commerciale Quasar, via Capitini) e l’altro davanti al punto vendita Ovs di Terni (piazza Valnerina), entrambi alle ore 10.00.

“L’associazione imprenditoriale, dopo una lunga e snervante trattativa no stop con i sindacati di categoria e a distanza di 51 mesi dalla sottoscrizione del primo e ultimo Ccnl di settore, ha calato nuovamente la maschera, palesando la persistente resistenza nel sottoscrivere accordi contrattuali – scrivono in una nota Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs – Un atteggiamento che ha già inflitto danni considerevoli agli addetti del settore”. Le organizzazioni sindacali stigmatizzano a gran voce “l’insofferenza di Federdistribuzione verso i contratti” e “l’irresponsabilità dell’associazione datoriale nel presentare svariate richieste finalizzate a sabotare diritti e garanzie attualmente contenute con Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e che le lavoratrici ed i lavoratori della distribuzione commerciale hanno raggiunto a costo di sacrifici e di lotte nel corso degli ultimi decenni”.  Nel dettaglio Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs puntano il dito contro: “l’introduzione di una flessibilità incontrollata e generalizzata con contratti a termine di durata indeterminata (oltre i 24 mesi!); lo smembramento del sistema di classificazione del personale con l’attribuzione dell’addetto alle operazioni ausiliarie alla vendita a mansioni inferiori quali il pulimento di aree di vendita e servizi (come illegittimamente fanno alcune aziende associate a Federdistribuzione); l’azzeramento di ogni dignità professionale con il sotto inquadramento di chi ha la responsabilità di interi format commerciali complessi; la creazione di una nuova mansione adibita alla movimentazione delle merci trascinandola verso il quinto livello e svuotando l’attuale previsione al quarto livello, al solo fine di far risparmiare le imprese sulla pelle dei lavoratori”. Inoltre non è stata data nessuna disponibilità alle richieste di parte sindacale di trattare il tema “Appalti e terziarizzazioni” e “franchising”. 

“Pretese irrealistiche” per i sindacati, “finalizzate unicamente a far naufragare una già complessa negoziazione”, a dimostrazione della “ritrosia patologica” di Federdistribuzione “a dare il giusto riconoscimento in termini economici ai dipendenti delle aziende sue associate”. “Lo schema negoziale che propone Federdistribuzione – prosegue la nota – ancora una volta è di mortificare il rinnovo del Ccnl in una logica di scambio tra una presunta disponibilità ad erogare il dovuto aumento salariale (mai esplicitata nel dettaglio nelle 17 ore di trattativa) in cambio di un peggioramento della parte normativa che prevedeva la precarizzazione dei lavoratori attraverso un sistema derogatorio della legge e proponendo l’umiliazione delle professionalità attraverso un abbassamento dei livelli di inquadramento”.

“Per il tramite di una associazione che si mostra unicamente capace di assecondare acriticamente i più bassi istinti dei suoi rappresentanti – prosegue la nota – le aziende della Distribuzione Moderna Organizzata stanno sferrando un attacco senza precedenti ai diritti di chi lavora nel settore, mortificandone le professionalità e disconoscendone il contributo operoso e continuo”.

“Contro l’atteggiamento arrogante di Federdistribuzione – conclude la nota unitaria – occorre mobilitarsi”. L’appello è rivolto alle centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori della Distribuzione Moderna Organizzata, chiamati nuovamente a partecipare alla giornata di sciopero e mobilitazione del 30 marzo finalizzata ad ottenere un rinnovo contrattuale dignitoso.




Ciro Zeno, Filt-Cgil Umbria, “l’assessore Melasecche non conosce le esigenze dei pendolari vorremmo sapere chi li rappresenta nelle riunioni”

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Dopo la durissima replica dell’assessore regionale Enrico Melasecche alle dichiarazioni rilasciate in conferenza stampa da Ciro Zeno, segretario generale della Filt-Cgil Umbria, non poteva mancare una nuova risposta, altrettanto dura. Zeno, ai nostri microfoni, ha sottolineato i tanti punti deboli e le innumerevoli, a suo dire, inesattezze, dell’assessore Melasecche. “Dal 2000 ad oggi molto è cambiato per Orvieto e per i lavoratori e le lavoratrici che devono prendere quotidianamente i treni. Ritardi, percorsi sulla cosiddetta linea lenta e cambi di convoglio, per non parlare dei buchi orari anche e soprattutto nei week-end”. Ma le critiche del segretario della Filt non si fermano a Melasecche, “vorremmo conoscere chi rappresenta i pendolari orvietani negli incontri con le istituzioni. A Orvieto c’era un comitato, con un presidente e un direttivo, oggi non c’è nulla, o almeno non ne abbiamo contezza. Noi saremmo ben lieti di confrontarci ma non sappiamo chi chiamare. Mi viene il dubbio che questo fantomatico comitato sia quasi creato ad hoc in vista delle scadenza elettorali di quest’anno”.

Altre critiche anche sulle sceltye derivanti dal PNRR che non è stato pienamente utilizzato e soprattutto in alcuni casi sono stati presentati progetti che avevano già risorse accantonate dall’azienda. “Manca un punto fondamentale per unire Orvieto al resto dell’Umbria che è il cosiddetto braccetto che avrebbe dovuto bypassare Terontola con circa 5 chilometri di nuova linea ferroviaria a Borghetto permettendo un risparmio di tempo di quasi 25 minuti e un vera metropolitana di superficie dell’Umbria che rendesse anche l’aeroporto di Perugia appetibile per tutti i cittadini e non solo per quelli dell’area metropolitana del capoluogo e di Foligno”.




Filippo Girella, nuovo segretario della Federazione Sindacale di Polizia, “manca ancora personale in Umbria”

È Filippo Girella il nuovo segretario regionale della Federazione Sindacale di Polizia, una delle organizzazioni maggiormente rappresentative tra gli agenti sia a livello nazionale che locale. È questo l’esito del congresso straordinario svoltosi nei giorni scorsi durante il quale sia i delegati espressi dalla segreteria provinciale di Perugia che quelli della segreteria provinciale di Terni hanno concordato all’unanimità su questa scelta che conclude l’iter congressuale avviato dopo le dimissioni del segretario regionale uscente Francesco Petitti. Il nuovo organigramma della segreteria regionale dell’FSP Polizia è ora il seguente: Filippo Girella segretario generale regionale, Luca Benvenuti segretario regionale vicario, Alessandra Angeletti segretario amministrativo, Maria Grazia Frescura e Vittorio Mari segretari regionali; nel corso del congresso, inoltre, è stata decisa la nomina a presidente onorario di Francesco Petitti, che a breve lascerà la polizia di stato.

Il nuovo segretario regionale presta servizio al Commissariato di Orvieto e da tanti anni è impegnato nell’attività sindacale per la tutela dei diritti dei poliziotti. “Il problema principale riguardante la sicurezza in Umbria – afferma Girella – è senza dubbio quello della forte carenza di personale che, soprattutto in alcuni reparti della nostra regione, costringe i poliziotti a grossi sacrifici per cercare di garantire un servizio ai cittadini che sia adeguato all’attuale situazione. Inoltre, continua Girella, stiamo pagando il forte impatto che hanno sulle nostre attività la crescente presenza di immigrati stranieri nonché la mancanza della certezza della pena; ciò rischia di favorire un generale clima di impunità, rendendo sempre più difficile il lavoro degli operatori delle forze dell’ordine che ogni giorno, nella loro attività su strada, devono affrontare la criminalità agendo in un contesto normativo palesemente inadeguato. Quando si parla di dati e di statistiche sulla sicurezza reale bisogna essere tutti consapevoli che la vera priorità deve essere la sicurezza percepita dai cittadini perché ad un cittadino che ha paura ed è insicuro le statistiche non interessano. Come Federazione Sindacale di Polizia – conclude Girella – faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità per sensibilizzare la classe politica e le istituzioni locali e regionali affinché prendano consapevolezza che il diritto alla sicurezza, come quello alla salute e quello all’istruzione, è un diritto imprescindibile dei cittadini ed è una delle precondizioni necessarie ed indispensabili per lo sviluppo di un territorio”.




Alta velocità a Creti, per la Filt Cgil Umbria una scelta sbagliata

La decisione di collocare la nuova stazione dell’alta velocità Medio Etruria a Creti (Ar) non è una buona notizia per l’Umbria. Ne è convinta la Filt Cgil, il sindacato regionale delle lavoratrici e dei lavoratori del trasporto, che stamattina, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Perugia, ha illustrato, mappe alla mano, le criticità di questa soluzione e le potenzialità, invece, di soluzioni alternative, come ad esempio quella della stazione di Chiusi.
“Risulta difficile – ha detto Ciro Zeno, segretario generale della Filt Cgil dell’Umbria, mostrando tragitto e tempi di percorrenza su Google Maps – capire come si possa considerare un buon risultato per la nostra regione l’aver individuato una stazione che dista quasi 60 chilometri dal capoluogo Perugia, che non è raggiungibile in treno, perché a Terontola la linea si interrompe, e che richiede tempi di percorrenza di circa 45 minuti in auto, se non si trova traffico”. Secondo Zeno, dunque, questa soluzione di fatto non avvicinerà Perugia e l’Umbria all’alta velocità e continuerà comunque a costringere i cittadini umbri ad utilizzare il mezzo su gomma per raggiungere la stazione di partenza. Ma secondo la Filt Cgil, un’alternativa molto più logica e conveniente ci sarebbe stata e ci sarebbe: la stazione di Chiusi, già dotata di servizi e infrastrutture importanti (che a Creti andrebbero ovviamente costruite da zero) e baricentrica per la bassa Toscana, l’Umbria occidentale e l’alto Lazio. “Sarebbe stato sufficiente, come peraltro originariamente ipotizzato dalla stessa Regione Umbria – ha spiegato Zeno – realizzare un piccolo nodo ci collegamento di appena 4 chilometri tra Borghetto e Badiaccia, sulle sponde del lago Trasimeno. Questo avrebbe consentito alla linea per Terontola di collegarsi direttamente con la Roma-Firenze per raggiungere appunto Chiusi. Il tutto – ha sottolineato il segretario Filt – con tempi di percorrenza da Perugia certamente più brevi e soprattutto su rotaia e non su gomma”. Un’ipotesi, quella descritta dalla Filt Cgil, che si integrerebbe benissimo anche con la nuova linea Terni-Todi-Perugia, sulla quale Rfi sta investendo decine di milioni di euro, e che renderebbe “interessante” il collegamento anche per l’Umbria del sud. “Crediamo che, viste pure le forti perplessità della Regione Toscana, la stessa che dovrebbe ospitare la nuova stazione di Creti, ci siano buone ragioni per rivalutare la scelta e prendere in considerazione alternative più funzionali”, ha concluso Zeno.

Fonte: Filt-Cgil Umbria




“I pensionati non sono un bancomat” la UIL Pensionati dell’Umbria lancia le prime cause pilota contro il taglio delle rivalutazioni

La Uil Pensionati dell’Umbria, su iniziativa della UilP nazionale, in accordo con la Uil, ha lanciato le cause pilota contro il taglio della rivalutazione delle pensioni. Si tratta di un provvedimento che riguarda il taglio della rivalutazione delle pensioni di importo superiore a 4 volte il Trattamento minimo Inps (pari a 2.101,52 euro mensili lordi) disposto dalla Legge di Bilancio 2023. Nei giorni scorsi è stata depositata diffida all’Inps, completando la prima fase di quello che sarà un lungo percorso. A settembre infatti si procederà ad una seconda fase. L’obiettivo è quello di ottenere la pronuncia della Corte Costituzionale sulla illegittimità costituzionale dell’articolo 1, comma 309, della legge 29 dicembre 2022 n 197, cioè della legge di bilancio 2023 che ha previsto il taglio rivalutazione.

“I pensionati non sono un bancomat – ha detto la segretaria della Uil Pensionati dell’Umbria, Elisa Leonardi – e per questo la nostra organizzazione ha promosso questa iniziativa, con l’obiettivo di mettere in chiaro che le pensioni non sono un regalo dello Stato, ma invece qualcosa che i lavoratori hanno ottenuto con la fatica del proprio lavoro. Una tutela dunque, che va di pari passo con quanto la UilP porta avanti per i pensionati che percepiscono somme più basse e che vanno tutelati in un panorama di caro energia e inflazione che rischia di soffocare i nostri anziani”.

“E’ in questo senso – continua Leonardi – in un quadro in cui gli over 65 sono cresciuti del 3,5 per cento e l’indice di vecchiaia della popolazione (numero di anziani ogni 100 giovani) è cresciuto del 41,8 per cento, non possiamo che condannare la politica messa in campo dalla Regione quanto a liste d’attesa per le prestazioni sanitarie. Si tratta di un progressivo scivolamento verso il privato e di un parallelo piano di abbattimento delle liste d’attesa, con fantomatici traguardi annunciati e poi progressivamente disattesi. Stigmatizziamo anche la mancanza di dialogo della Regione con le organizzazioni sindacali sul tema delle condizioni degli over 65”.