Donare sangue, un gesto d’amore che salva le vite.  L’Umbria cresce ma serve di più

Nel 2023 l’Umbria ha registrato un aumento delle donazioni di sangue pari al 2,93%, un bel risultato ma non ancora sufficiente per cantare vittoria.  A fronte del dato positivo delle donazioni, infatti, rimane il deficit per quanto riguarda il plasma.  Il numero di donatori totali in Umbria torna a salire e si avvicina a quello del 2017, considerato un record.  Il 2023 poteva andare anche meglio ma il divieto di donare sangue per chi era transitato a Roma a causa della dengue ha avuto un impatto sicuramente negativo nel periodo più critico, quello estivo-autunnale. 

Donare sangue è un atto innanzitutto civico e poi anche di cura personale.  Spesso s’inizia per un evento drammatico di qualche familiare.  Emblematiche sono le tante testimonianze di neo-donatori che ricordano la loro prima volta, con le paure, la tensione di quei momenti.  Racconta Silvia, “mi arriva un telefonata che mi avverte di un grave incidente che ha coinvolto mio fratello”.  La ragazza parte immediatamente per raggiungere l’ospedale dove hanno ricoverato suo fratello Paolo.  Quando arriva insieme agli altri familiari ascolta con attenzione il medico.  “Paolo deve essere operato d’urgenza e ha bisogno di sangue da trasfondere.  Aiutateci anche voi”.  Sangue, trasfusione, urgenza.  Queste parole rimbalzano nella mente di Silvia che non riesce a trattenere le lacrime e scoppia in un pianto dirotto.  Suo fratello è sul punto di morire e serve una trasfusione.  La paura atavica degli aghi la blocca ma vuole aiutare suo fratello.  Come fare?  Intanto si cerca di capire chi è compatibile.  Un rapido giro ma qualcuno non ricorda il proprio gruppo, anche Silvia non lo ricorda.  Eppure oggi è semplice, si può inserire il gruppo sanguigno sulla carta d’identità e sulla tessera sanitaria.  Silvia è giovane e non ci ha mai pensato.  “Che mi deve succedere.  E poi – si ripete – c’è sempre mamma che ricorda tutto”.  Ma ora ogni minuto è prezioso.  Deve decidere con velocità.  Alla fine la mamma le ricorda il gruppo, B positivo.  Resta la paura dell’ago, del sangue che scorre nei tubicini, delle infezioni e di tutte quelle storie lette su tanti post.  La rassicura il medico, “non si preoccupi, controlliamo passo dopo passo, la assistiamo e la supportiamo.  Non ci sono pericoli nella maniera più assoluta.  Il sangue serve, sempre!”.  L’amore per il fratello vince la paura e oggi Silvia è una donatrice convinta, pronta a rispondere ai tanti appelli in Umbria. 

La nostra Silvia è una giovane, un’eccezione purtroppo visto che anche in Umbria il numero di nuovi donatori va assottigliandosi, in particolare tra i 18 e i 35 anni mentre la popolazione invecchia e le richieste di sangue sono in aumento.  Manca una vera cultura della donazione, ancora, in particolare manca una corretta informazione anche nelle scuole per far comprendere la sua grande utilità e il processo rigoroso che c’è prima, durante e dopo ogni donazione.  Intanto la Regione a ottobre del 2023 ha istituito il Centro Regionale Sangue e successivamente ha approvato il nuovo Piano regionale Sangue e Plasma, due tappe fondamentali per un’organizzazione puntuale a servizio della sanità pubblica regionale. Le istituzioni lavorano, la sanità si mobilità insieme alle associazioni, manca però un tassello fondamentale, il donatore e in particolare tra le nuove generazioni, linfa vitale per assicurare un approvvigionamento continuo delle scorte disponibili e un futuro più certo per una popolazione sempre più anziana e soggetta a interventi per cui le trasfusioni spesso sono necessarie.  La scuola può, anzi deve essere il luogo destinato a formare una nuova cultura della donazione in generale e del sangue in particolare.




PrometeOrvieto a proposito di Sanità. Il buio che si oppone alla visione

Domenica 10 marzo, alle ore 11:00, PrometeOrvieto si è recato a Bologna a visitare una Casa di Comunità per verificare quale fosse la sua organizzazione e quali servizi offrisse alla cittadinanza.

Si tratta della Casa di Comunità di Navile, vicino alla stazione centrale, in una zona di riqualificazione urbana, bella esteticamente, facilmente raggiungibile, con centinaia di parcheggi. L’abbiamo trovata in piena attività, con un servizio di accettazione, due ambulatori aperti ed una dozzina di persone che stavano attendendo il loro turno per essere visitate o ascoltate. I servizi forniti erano indicati con chiarezza. Abbiamo trovato un vero punto di accesso per la soluzione e l’indirizzamento delle persone alla soluzione dei problemi di salute.

Per stessa indicazione del personale che ci ha accolto, in quella struttura venivano assolti tutti i codici bianchi e verdi del Pronto Soccorso, con evidente beneficio per l’Ospedale di riferimento, il Sant’Orsola. Chiara era l’evoluzione che si era concretizzata nel passaggio da Casa della Salute a Casa di Comunità. Abbiamo terminato la visita e ce ne siamo andati con grande invidia nel vedere quanto erano avanti a noi in termini organizzativi, una distanza che evidenzia quanti anni serviranno per essere colmata.

Chiara la scelta urbanistica, così come chiaro il modello di servizio, tutti e due centrati sui servizi da fornire e non su un palazzo da utilizzare. In Umbria nessuno si è occupato negli anni scorsi in modo fattivo della Casa della Salute, evoluta in Casa di Comunità, e l’argomento non è entrato tra le priorità di nessuna Amministrazione regionale e locale prima del PNRR, che ha poi finanziato la Casa di Comunità come approccio al nuovo servizio sanitario regionale.
Noi, a Orvieto, ci abbiamo messo del nostro per fare peggio di quanto si potesse e Regione e Comune si sono imbarcati in un progetto di ristrutturazione dell’ex ospedale a piazza Duomo dove realizzare Casa ed Ospedale di Comunità, con fondi che non sappiamo se saranno sufficienti, senza prevedere gli arredi, da realizzare in tempi strettissimi, senza un piano della viabilità e senza avere ben chiaro l’impatto che la struttura avrà sull’organizzazione del centro storico.

Nel frattempo, non esiste neppure un progetto per garantire i servizi previsti dal piano sanitario nazionale e regionale, da ora al 2026, quando dovrà essere consegnato l’immobile, e poi fino a quando non ci saranno arredi, strumentazioni e personale.

Il buio che si oppone alla visione, letteralmente.




La grande questione della sanità tra propaganda politica su Casa e Ospedale di Comunità, servizi e centralità di Orvieto

La grande questione sanità non esce mai dai radar della discussione politica e della cronaca.  Proviamo a fare il punto della situazione anche perché sono ancora troppe le domande senza una risposta.  Prima di tutto però, facciamo chiarezza sul significato e i compiti di Casa e Ospedale di Comunità perché vengono presentate come panacea di tutti i mali e spacciate per servizi di pronto soccorso immediato.  Non è così.  Sono servizi di grande utilità ma le acuzie e le emergenze rimarranno appannaggio dell’ospedale, del pronto soccorso e della rete ospedaliera regionale.

Cosa significa un Ospedale di Comunità?  E’ una struttura, con alcuni posti-letto, della rete assistenziale territoriale e un’alternativa all’assistenza domiciliare integrata nei casi in cui sia necessaria un’assistenza infermieristica continuativa.  Svolge una funzione intermedia tra domicilio e ricovero ospedaliero.  Quindi diciamolo a chiare lettere non è un punto di primo soccorso, le acuzie verranno curate e diagnosticate sempre in ospedale e al Pronto Soccorso.  Tutto il resto è propaganda politica anche piuttosto scorretta.

Cosa significa Casa di Comunità? Offre ai cittadini una sede territoriale unica di riferimento alla quale rivolgersi per diversi servizi socio-sanitari.  Sarà un modello di intervento multidisciplinare con medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali, infermieri e anche psicologi.  Verranno assicurati i servizi medici e ambulatoriali per le patologie croniche come, ad esempio, il diabete. Anche qui non c’è traccia di soccorsi o altro.  Sicuramente troverà sede quella che tutti chiamiamo “guardia medica”.  Anche in questo caso chiediamo alla politica correttezza, nessun pronto soccorso.  Chi ha un’urgenza seguirà la stessa strada che segue già oggi.

Partiamo, ora, con la prima sensazione che però viene in parte confermata dalle tante segnalazioni sulle lunghissime attese prima di ottenere un appuntamento specialistico.  Entrando in ospedale e passato il CUP all’ingresso e il bar si viene avvolti da un silenzio ovattato.  Sedie nello spazio ambulatori in gran parte vuote e medici disponibili.  E’ un binomio che fino al 2019 era praticamente impossibile da avere.  Poi è arrivata la pandemia ma oggi è per fortuna passata e archiviata.  E allora perché per delle semplici analisi si deve attendere circa 7 giorni per poter avere un appuntamento.  Eppure prima della pandemia non c’era bisogno di un appuntamento, si andava, si pagava il ticket e via con il prelievo.  Domanda: cosa è cambiato?

La politica è tutta concentrata su Casa e Ospedale di Comunità con accuse incrociate fra candidati.  Riusciranno i nostri eroi a realizzarla in tempo per il 2026 e soprattutto a rendere tutto operativo con attrezzature, arredi e personale adeguato?  Non c’è disfattismo ma attenzione.  Nessuno è contro, anzi come abbiamo scritto nel passato, il vero scandalo che ci fa inc..re è il fatto è sono stati spesi 2,7 milioni di euro nel 2008 per acquistare la ex-mensa della Piave, soldi che potevano essere destinati ai servizi sanitari, per costruire la Casa della Salute.  Patto rinnovato con il Comune nel 2015 e poi ora verranno spesi altri soldi pubblici, quelli del PNRR che, ricordiamolo sempre in parte sono un prestito da restituire, per recuperare un palazzo di grande valenza artistica e paesaggistica e riconvertirlo a servizi sanitari con costi più alti perché in pieno centro storico e di fronte a uno dei monumenti religiosi più importanti in Italia.  Nessuno ha ancora chiesto conto dei ritardi, dei soldi già spesi e vincolati alla costruzione di una Casa della Salute.  Domanda: chi risarcirà gli orvietani per non aver avuto servizi adeguati dal 2008 al 2026 e forse oltre?  Altra domanda: chi si occuperà della ex-mensa oggi abbandonata e che avrà bisogno di una rinfrescata e una ristrutturazione?

Altre domande…

Tra oggi e il 2026 saranno assicurati adeguati livelli dei servizi sanitari per i cittadini orvietani?  La domanda sorge spontanea visto che mentre gli ambulatori orvietani languono di appuntamenti i cittadini vengono spediti in tutta l’Umbria per esami e visite anche urgenti. 

Un’ultima domanda, Orvieto sarà più centrale nella nuova sanità?  Perdendo il distretto e senza COT diverrà più laterale e etero-controllata da Terni e Foligno.




PrometeOrvieto, il 5 marzo a Lo Scalo Hub il confronto tra i candidati sindaco sulla sanità

A giugno oltre 200 cittadini concorreranno come candidati sindaci o consiglieri ad amministrare i comuni del territorio orvietano. Insieme a loro numerosi sostenitori, interessati ad affermare progetti e a sostenere interessi.

PrometeOrvieto vuole incontrarli per confrontarsi sul tema della Sanità e sul ruolo che le nuove amministrazioni comunali potranno avere per garantire ai propri concittadini un’assistenza dignitosa ed efficiente.   L’appuntamento è per martedì 5 marzo alle 18 a Lo Scalo Community Hub.  Noi riteniamo che i cittadini debbano essere informati in campagna elettorale su come stanno effettivamente le cose che riguardano la loro salute, visto che la realtà è oggi ben diversa da quanto viene continuamente promesso.

Abbiamo sempre ritenuto un errore che la Casa di Comunità venisse realizzata in piazza Duomo, ma nel momento in cui la decisione è diventata irrevocabile abbiamo preso atto. Ma ora va fatta, perché Orvieto e l’Orvietano ne ha bisogno per consentire ai cittadini di curarsi.  I responsabili, però, non rispondono alle nostre domande, che abbiamo proposto in più occasioni e continuiamo a proporre per comprendere lo stato dell’arte e sostenere le iniziative in atto:  

1) E’ vero che più del 60% delle prestazioni diagnostico-strumentali sono pagate per l’intero e direttamente da cittadini?  

2) Quando sarà concretamente e operativamente un D.E.A. (dipartimento emergenza accettazione) di primo livello l’Ospedale di Orvieto? 

3) Quando saranno realizzate la Casa di Comunità e l’Ospedale di Comunità dell’Orvietano? 

4) Saranno sufficienti i fondi PNRR o dovranno essere reperiti altri finanziamenti? 

5) E’ stata prevista un’organizzazione transitoria per evitare che i cittadini debbano pagarsi da soli le prestazioni? 

7) E’ stato predisposto il piano di viabilità per l’accesso a Casa di Comunità e Ospedale di Comunità e con quali fondi verrà realizzato? 

Ma soprattutto, perché non abbiamo risposta?  Sarebbe veramente grave che chi governa non sappia cosa dire.  Pensiamo che la Sanità dell’Orvietano viva un momento particolare di criticità, ma nello stesso tempo di opportunità. Da una parte sussiste il rischio di marginalizzazione delle nostre strutture, dall’altra le stesse potrebbero essere polo di attrazione di un vasto territorio interregionale.  

Accanto alla nostra fotografia della situazione, senza fare sconti a nessuno, abbiamo sempre cercato di suggerire cosa si potesse fare in concreto per migliorare qualità e quantità dei servizi sanitari. Abbiamo ascoltato le Istituzioni su cosa avessero in programma per Orvieto e abbiamo rimarcato con forza la necessità di far seguire i fatti alle promesse con appelli periodicamente diffusi. Più che “disfattisti”, come viene chiamato chi segnala i problemi da parte di chi li vuole nascondere, noi ci sentiamo come un gruppo di “fattisti”, cioè di persone che vogliono che le cose si facciano e che le promesse non siano vane: ricordiamo l’incontro del 29.11.2022 in cui la presidente Tesei parlava di rendere effettivo DEA di primo livello l’Ospedale Santa Maria della Stella, mentre la sindaca Tardani parlava di Casa di Comunità pronta, chiavi in mano, nel giugno 2026. 

Riteniamo che chi si candida, a Orvieto e nell’Orvietano, abbia tutto l’interesse di avere risposte alle nostre domande.  Aiuteremo cosi  tutti i cittadini. 




Al via i lavori per la Casa di Comunità presso l’ex-ospedale di Todi

Il 26 febbraio, iniziano i lavori per la realizzazione della Casa di Comunità presso l’ex ospedale di Todi in Via Matteotti, nella zona di Porta Romana. A darne comunicazione in una nota il Sindaco di Todi Antonino Ruggiano e la Usl Umbria1, che ha chiesto la collaborazione del Comune per l’allestimento dell’area cantiere.

L’intervento di riqualificazione, finanziato con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, vedrà un investimento di oltre 400 mila euro. 

All’interno della nuova Casa di Comunità a servizio del territorio, secondo gli standard previsti dal Decreto ministeriale 77/2022 che è stato recepito dalla Regione Umbria a fine 2022, è prevista la presenza di una équipe multiprofessionale composta da medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, continuità assistenziale, specialisti ambulatoriali e altre figure sanitarie e socio-sanitarie. Ci sarà la presenza medica H4, sette giorni su sette, anche attraverso l’integrazione della continuità assistenziale, garantita dal personale del Punto di Primo intervento nell’orario 8-20 e dai medici in orario notturno nei giorni festivi e prefestivi.

La riconversione degli spazi prevede inoltre nella sede dell’ex nosocomio dei seguenti servizi: la presenza infermieristica H24, sette giorni su sette, oltre al Punto unico di accesso (Pua) sanitario; punto prelievi; programmi di screening; servizi diagnostici finalizzati al monitoraggio della cronicità (ecografo, elettrocardiografo, spirometro, ecc.) anche attraverso strumenti di telemedicina; servizi ambulatoriali specialistici per le patologie ad elevata prevalenza; servizi infermieristici, sia in termini di prevenzione collettiva e promozione della salute pubblica, inclusa l’attività dell’Infermiere di Famiglia o Comunità (IFoC), sia di continuità che di assistenza sanitaria, per la gestione integrata delle patologie croniche; sistema integrato di prenotazione collegato al Cup aziendale; servizio di assistenza domiciliare di base; integrazione con i servizi sociali; partecipazione della comunità e valorizzazione della collaborazione con i servizi sociali del Comune, le associazioni di cittadini e di volontariato.

“Siamo di fronte ad un passo concreto e decisivo non solo per il completo recupero della ex  sede ospedaliera e per la conseguente rivitalizzazione dell’area di Porta Romana – sottolinea il Sindaco Antonino Ruggiano – ma soprattutto per dare completezza e quindi efficienza ed efficacia ai servizi previsti nel nuovo piano sanitario regionale. Il disegno di riorganizzazione della sanità territoriale vede aggiungersi un altro importante tassello a beneficio di tutta la popolazione, in particolare quella più anziana”, conclude il primo cittadino di Todi.




Si è insediata Ilaria Bernardini nuova direttrice dell’ospedale di Orvieto a tempo pieno

Si è insediata lunedì scorso, 5 febbraio, alla guida della struttura ospedaliera “Santa Maria della Stella” di Orvieto, la dr.ssa Ilaria Bernardini che assume l’incarico di vertice per i prossimi cinque anni dopo essere risultata vincitrice dell’avviso pubblico bandito dalla Usl Umbria 2. Per l’occasione sono stati convocati i responsabili di reparto e dei servizi dell’ospedale, tutti presenti all’incontro.
Dirigente medico, specialista in Igiene, la dottoressa Bernardini vanta un’importante esperienza professionale presso la Direzione Medica di Presidio dell’Azienda Ospedaliera di Perugia dove ha ricoperto il ruolo di responsabile della Gestione operativa dei processi clinico assistenziali e raccordo con l’Ufficio Controllo di Gestione, occupandosi in particolare  del percorso del paziente chirurgico programmato, dalla lista di attesa alla sala operatoria e svolgendo attività quotidiana di verifica delle sedute operatorie e reportistica dei dati di attività. Particolarmente attiva inoltre nel campo delle liste operatorie, nella verifica dei tempi, nell’analisi delle criticità e nell’organizzazione di incontri, per la loro risoluzione, con professionisti chirurghi, anestesisti, infermieri per ottimizzare l’organizzazione e le risorse.

L’impegno della dottoressa Bernardini al “Santa Maria della Misericordia” di Perugia si è rivolto anche al monitoraggio dei principali indicatori di performance aziendali con analisi dei sistemi di valutazione dell’organizzazione. Numerosi i ruoli e le mansioni svolte nel nosocomio del capoluogo di regione: dalle attività del comitato infezioni ospedaliere a quelle legate all’accreditamento, alla gestione del rischio clinico, al registro tumori e ai flussi informativi regionali relativi alla mobilità sanitaria, solo per citarne alcuni.

La dottoressa Ilaria Bernardini sostituisce alla guida dell’ospedale di Orvieto il dott. Patrizio Angelozzi che, malgrado l’impegno di responsabile della struttura complessa di Ostetricia e Ginecologia, con grande disponibilità, capacità e competenza, dal mese di luglio 2022 ha guidato anche la struttura ospedaliera. Il dottor Angelozzi, che torna al suo originario ed esclusivo incarico di direzione del reparto di Ostetrica e Ginecologia, ha ricevuto il ringraziamento, per l’importante contributo in termini di dedizione, professionalità, impegno e risultati raggiunti, del direttore generale ff dott. Piero Carsili presente al “Santa Maria della Stella” per il passaggio di consegne e per il primo giorno di lavoro della dott.ssa Bernardini. “Per la prima volta – ha dichiarato il manager sanitario – l’ospedale di Orvieto ha al vertice un direttore di struttura complessa a tempo pieno, parte integrante dell’organico aziendale. Un segnale inequivocabile del ruolo strategico del nosocomio orvietano nella rete ospedaliera regionale, ribadito nei programmi della Regione Umbria e confermato dai progetti di potenziamento e sviluppo in termini strutturali, di dotazione organica, di innovazione tecnologica”.

Il direttore generale ff della Usl Umbria 2 dott. Piero Carsili ha quindi rivolto i migliori auguri di buon lavoro alla nuova direttrice dell’ospedale di Orvieto, allo staff della direzione di presidio e ai professionisti impegnati nei reparti con l’auspicio e l’impegno comune di offrire, grazie ad un lavoro corale e ad un’organizzazione efficiente ed efficace, risposte sempre più di qualità ai cittadini”.

Il nuovo direttore dell’ospedale di Orvieto dott.ssa Ilaria Bernardini si è detta “onorata di assumere questo prestigioso incarico” e ha garantito “massimo impegno, dedizione e attenzione puntando sul lavoro di squadra con la certezza di poter migliorare ulteriormente la performance e l’efficienza della struttura ospedaliera grazie a questi elementi e al supporto indispensabile dei professionisti, delle istituzioni, della comunità cittadina”.




Orvieto Contro il Cancro conferma l’attenzione per i malati con importanti donazioni per l’ospedale

Nel corso dell’anno 2023, l’organizzazione di volontariato “OCC – Orvieto Contro il Cancro” ha donato al distretto sociosanitario e al day hospital oncologico del presidio “S. Maria della Stella” una Fiat Panda ad uso esclusivo del servizio di cure palliative domiciliari, due poltrone per la chemioterapia, un classificatore metallico per l’attività di psico-oncologia, una scaletta scendiletto, uno sgabello girevole per l’attività di fisioterapia e un televisore per la sala d’aspetto. “Tutto questo è stato eccezionalmente possibile – spiega la presidente Aura Cintio –  poiché nel 2022 la I’azienda sanitaria ha assunto, nel proprio organico, una psicologa formata in oncologia e un medico palliativista che, a suo tempo e su incarico di OCC che ne aveva sostenuto gli oneri, hanno costituito il primo embrione dell’équipe delle cure palliative sul territorio orvietano”. “Orvieto Contro il Cancro” ha pertanto deciso di destinare i fondi, prima destinati ai due professionisti, per consolidare e potenziare ulteriormente le attività assistenziali e di cura finanziando e affidando un incarico ad una fisioterapista che svolge la propria attività sia all’interno del team di cure palliative, sia presso il day hospital oncologico e facilitando il lavoro a domicilio dello staff sanitario attraverso la donazione di un’autovettura esclusivamente destinata a questo servizio.

“In circa 28 anni di vita e di attività l’associazione Orvieto.Contro il Cancro – afferma sempre la presidente, Aura Cintio – ha pensato e realizzato importanti servizi per essere sempre più e sempre meglio accanto ai bisogni dei pazienti e dei loro familiari. L’Associazione ha operato, sin dalla sua costituzione, per fornire assistenza ai pazienti oncologici e ai malati in fase terminale. Tale impegno si è concretizzato nel 2016 con la realizzazione di un progetto che l’anno successivo, è diventato un servizio sperimentale di cure palliative domiciliari”. “Dall’avvio ‘soft’ del servizio – ricorda Cintio – alla diffusione tra la popolazione della conoscenza e della consapevolezza delle sue potenzialità, di strada ne è stata percorsa attraverso la promozione di eventi e incontri che hanno toccato gran parte dei comuni del territorio. Durante il primo anno, attraverso la palliativista e la psico-oncologa messe a disposizione da OCC e una infermiera dell’Assistenza Domiciliare Integrata, questo servizio ha dato risposte a 10 pazienti, passando ben presto a 15. Grazie anche al lavoro svolto dal dott. Andrea Sdrobolini, coordinatore dell’unità di cure palliative, il servizio è cresciuto ulteriormente e nel 2022 è stato preso in carico – come prevede la legge n. 38 del 2010 – dall’Azienda Usl Umbria 2 ed oggi è una realtà efficiente per tutto il territorio orvietano”.

Nel corso di un incontro molto partecipato svolto presso la sede del Distretto di Orvieto dell’azienda sanitaria in via Postierla – presenti il sindaco di Orvieto Roberta Tardani, le direzioni del distretto e dell’ospedale di Orvieto, gli staff sanitari che operano nel settore oncologico e delle cure palliative – la direzione strategica della Usl Umbria 2 con il direttore generale ff dott. Piero Carsili ha voluto ringraziare i rappresentanti e volontari dell’organizzazione di volontariato “OCC – Orvieto Contro il Cancro”, la presidente Aura Cintio e quanti sostengono con generosità e impegno la onlus.

“Il fondamentale lavoro di squadra – ha affermato il direttore generale ff della Usl Umbria 2 – tra l’associazione e l’azienda sanitaria garantisce l’accesso alle cure palliative e ad un servizio di qualità grazie all’impegno di un team multidisciplinare altamente specializzato nei vari ambiti di intervento. Le cure palliative – ricorda il manager sanitario – sono un diritto di ogni cittadino che si vede diagnosticata una patologia che richiede una prestazione sanitaria attiva e globale con azioni per controllare il dolore e gli altri sintomi, i problemi psicologici, sociali e spirituali. La nostra azienda sanitaria – conclude il dott. Carsili – seguendo le disposizioni normative e le indicazioni regionali, è impegnata per assicurare ai pazienti un servizio efficiente e di qualità in tutte le aree territoriali grazie all’impegno quotidiano degli operatori, che si caratterizza per competenza, professionalità, umanità ed empatia e al lavoro fondamentale e irrinunciabile delle associazioni”.




Una domanda alla USL da un paziente, ma urologia a Orvieto esiste veramente?

Una nuova piccola ma significativa storia che rappresenta la reale situazione dell’ospedale di Orvieto. Un cittadino orvietano ha cerato risposte dalla sanità orvietana per un problema di salute. Il nostro lettore, che chiameremo Luca, si rivolge al suo medico. Da quest’ultimo viene indirizzato allo specialista che decide per l’operazione chirurgica. A Luca viene spiegato che tutto l’iter verrà svolto a Orvieto. A questo punto parte tutto il percorso che dovrebbe portare all’operazione per risolvere il problema. Siamo nel 2023.

Il nostro Luca attende fiducioso di essere chiamato e pensa, sarà questione di settimane, magari un paio di mesi. Il servizio di urologia in ospedale viene gestito da uno specialista di…provate a indovinare?

Avete risposto?, Vi sveliamo l’arcano. Lo specialista è di Foligno. Il medico è disponibile solo in alcuni giorni stabiliti con buona pace di eventuali urgenze e necessità improvvise anche perché non ha mai avuto la disponibilità della sala operatoria. Siamo nel 2024 e il problema di salute di Luca non è ancora risolto. La visita di pre-ospedalizzazione fatta e poi…Niente messaggi, mail, sms, telefonate da parte della USL per fissare una data certa. E allora il nostro lettore-paziente, decide di chiamare per avere nuove informazioni. E la risposta è disarmante.

La richiesta non è stata gestita e per avere certezza consigliano di andare direttamente a Foligno visto che a Orvieto il servizio di urologia non è continuo. In pratica a Orvieto ‘urologia è assicurata in ospedale “nei ritagli di tempo”, verrebbe da pensare. Questo incredibile limbo per l’urologia dura da tempo, troppo e una soluzione non sembra essere alle viste. Quindi i malati, oncologici o meno, sono praticamente obbligati a un tour sanitario in Umbria per ottenere cure adeguate.

E allora le indicazioni “urologia” in ospedale assomigliano tanto come una beffa. Una semplice domanda: è’ reale e continuo il servizio? Eppure L’ospedale Santa Maria della Stella di Orvieto è un DEA di II livello, almeno così è definito anche nel nuovo piano sanitario regionale, sulla carta.




Perché assessore regionale e sindaco non rispondono alle domande in tema di Sanità?

Tanti annunci di opere finanziate e cantierabili e rassicurazioni di servizi previsti nel territorio sono stati fatti, ma ad oggi nulla si è visto e i rappresentanti delle istituzioni non rispondono alle domande che abbiamo posto nel recente passato.

Allora riproponiamo le domande ancora senza risposta:

1) E’ vero che più del 60% delle prestazioni diagnostico-strumentali sono pagate per l’intero e direttamente da cittadini e quali conseguenze provoca ciò sul corretto sviluppo del modello sanitario? 

2) Quando l’Ospedale di Orvieto sarà concretamente ed operativamente un D.E.A. (dipartimento emergenza accettazione) di primo livello?

3) quando saranno veramente realizzati la Casa di Comunità e l’Ospedale di Comunità dell’Orvietano? 

In particolare:

– quando potranno essere effettivamente aggiudicati i lavori?

– Perché ci si è ridotti agli ultimi giorni utili?

– Potranno essere ancora conclusi i lavori entro giugno 2026, data prevista dal PNRR?

– I fondi che verranno utilizzati saranno ancora quelli del PNNR? Saranno sufficienti?

– E’ stata prevista un’organizzazione transitoria per evitare che i cittadini debbano pagarsi da soli le prestazioni?

– Come si provvederà alla dotazione di arredi, macchinari, personale?

– E’ stato predisposto il piano di viabilità per l’accesso a Casa e Ospedale di Comunità?

– Qual è il costo di questo piano e dove saranno reperiti i fondi necessari?

– Non sarebbe necessario che tali ultime scelte vengano partecipate alla cittadinanza?

Due, a questo punto, sono le possibili motivazioni: o non ritengono i cittadini degni di sapere come stanno veramente le cose o, cosa peggiore, non sanno cosa dirci perché quanto promesso era soltanto una colossale bugia.

Vogliamo fatti e non date sparate a casaccio, perché sono i fatti quelli con cui ci si cura.  Non vi nascondete dietro la burocrazia e diteci ad oggi come stanno le cose, siete voi che avete scelto di rappresentarci, nessuno vi ha costretto. Rispondete è il vostro dovere.  Il fatto che in sette anni non siete riusciti a decidere se è più importante il “fagiolo secondo del piano” o la complanare non ci lascia fatto tranquilli.

Fonte: PrometeOrvieto




La nuova sanità regionale, non c’è da stare tranquilli a Orvieto

Sanità, la regione ha ricevuto il placet dal governo e il Piano sanitario è pronto a partire. Diventa realtà il terzo polo, quello di Foligno-Spoleto-Trevi, diventa realtà l’ingresso pieno del privato nella sanità pubblica, diventa realtà la marginalizzazione di Orvieto. Ma perché si può parlare proprio di marginalità della sanità cittadina? Poche righe per ricordare che Orvieto è un ospedale DEA di I livello e che l’ospedale di comunità avrà 20 posti letto extra-ospedalieri, cioè per lungodegenti e per chi necessità di cure in fase non o post acuta.

Viene cancellato un reparto di cardiologia, non a Orvieto. Salvata la cardiochirurgia di Terni per la quale si paventava il trasferimento a Perugia. Mancheranno venti primariati e anche l’oncologia è destinata a soffrire. Il punto nascite di Orvieto rimane, sempre in deroga. Fine delle notizie sulla città della rupe e la sua sanità. Al distretto si è pronti a dire addio, ora più vicino con la conseguenza che tutto il controllo e il centro di spesa viene spostato probabilmente a terni. Però abbiamo l’UTIC, viene sottolineato. In realtà l’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica, non c’è per mancanza di personale medico e infermieristico specializzato e nel particolare per l’assenza di strumentazione adeguata tanto che i trasferimenti verso Terni sono sempre più frequenti. Diventa realtà l’elisoccorso regionale con costi esorbitanti e che non migliorerà l’isolamento dell’orvietano in particolare per le patologie tempo-dipendenti. Già, Orvieto rimane isolata dal resto della Regione con i poli di eccellenza ad almeno 60 minuti di auto e/o ambulanza con buona pace della tempestività del soccorso e cura.

Rimane un’unica speranza quella della Conferenza dei Sindaci della USL Umbria 2 che vede come presidente il primo cittadino di Foligno, Stefano Zuccarini e nel consiglio di rappresentanza, quello di Terni, Trevi, Foligno stessa, Montecastrilli e Orvieto. Il rischio concreto è che le esigenze siano spesso confliggenti tra Orvieto e tutti gli altri. Infatti Terni è il secondo polo e Montecastrilli è a due passi mentre Foligno e Trevi sono parte integrante del costituendo terzo polo sanitario umbro. Il sindaco di Orvieto rischia di ritrovarsi schiacciato tra i due giganti e non, si badi bene, per incapacità politica o altro, ma proprio per la composizione del consiglio.

Le operazioni di maquillage come i lavori previsti sia all’ospedale che accanto al Duomo non bastano per rimanere tranquilli e esultare per il pericolo scampato. Rimangono delle domande in sospeso. Partiamo dall’ex-ospedale. Abbiamo un piano della viabilità che preveda l’inevitabile aumento del traffico quotidiano? E’ chiaro a tutti che non verrà aperto un punto di soccorso nel centro storico? La USL ha analizzato i costi di gestione sia dell’immobile che del nuovo personale necessario? I lavori partiranno nei tempi per rispettare quelli molto rigidi del PNRR?

Sull’ospedale due semplici domande: a quando l’apertura della UTIC con personale adeguato? Gli specialisti mancanti a quando, senza condivisioni con altre strutture? Perché ogni volta che si ridisegna la struttura di controllo Orvieto viene esclusa, come nel caso del distretto?

E infine per la Regione. Investire su Narni a due passi da Terni mentre si pensa al nuovo ospedale del capoluogo è economicamente vantaggioso? Lasciare Orvieto a parte è giusto? Pensare che l’elisoccorso sia la panacea di tutti i mali è corretto?

Al 2024 l’ardua sentenza!