Dubbi, perplessità, incognite e mancate risposte su Casa e Ospedale di Comunità in Piazza Duomo

Torna prepotentemente di attualità la questione dell’ex-ospedale e della sua destinazione, con esclusione della parte frontale, a Casa e Ospedale di Comunità. L’occasione è stata data dall’incontro sulla sanità organizzato a Ciconia dall’associazione PrometeOrvieto.

Facciamo il punto della situazione e cerchiamo di spiegare perché la scelta, a detta di numerose associazioni, partiti e singoli, è un errore. La USl Umbria2 proprio alcuni giorni prima dell’incontro di PrometeOrvieto, con incredibile tempismo, ha spiegato che “attualmente in corso la valutazione delle offerte, la data di scadenza per la loro presentazione era fissata al 26 settembre, si stima che entro fine mese, salvo ricorsi, la commissione giudicatrice completi la procedura per consentire di entrare, anche in questo caso, nella fase esecutiva di realizzazione delle due opere il cui completamento è fissato al 30 giugno 2026”. Tutto marcia ma non secondo cronoprogramma. Secondo openpnrr di Openpolis, infatti, per il primo intervento di “recupero funzionale” di mille mq su un totale di 6,5mila mq per un totale di 3,28 milioni di euro, l’indicatore di realizzazione effettivo è del 30% contro il 60% previsto; per il secondo stralcio “intervento di recupero funzionale e arredi” per un total di 4,4 milioni l’indicatore di realizzazione effettivo è del 40% contro uno previsto del 62,5%. Permane il mistero più fitto sulla parte frontale, quella che si affaccia su Piazza Duomo, che rimane nella disponibilità del Comune. Su questa parte la sindaca aveva annunciato la presentazione di un progetto alcuni mesi fa ma ancora non si hanno notizie in merito.

Fin dall’inizio abbiamo tentato di spiegare come sia complessa la questione e ad oggi per la viabilità, ad esempio, nonostante le diverse sollecitazioni di PrometeOrvieto e dei consiglieri comunali di minoranza, dal Comune non si è avuta alcuna risposta sul piano di viabilità nonostante le rassicurazioni in merito. Già perché per raggiungere il prossimo hub della sanità che andrebbe a servire la popolazione residente e non del comprensorio orvietano, l’unica via di accesso in entrata passa parzialmente su via Maitani, frontale al Duomo in zona turistica, per poi girare su via Cerretti, piuttosto stretta per poi scendere in maniera brusca fino all’ex-ospedale. Per l’uscita presumibilmente si utilizzerà la strada che una volta era d’ingresso al Pronto Soccorso al lato del parcheggio e poi via Soliana, passando in piazza Duomo. E che succederà durante Palombella e Corpus Domini per chi dovrà utilizzare l’Ospedale di Comunità. Che succederà in concomitanza con gli eventi che spesso interessano la piazza del Duomo? Figurarsi poi per i momenti di socialità caotica (Capodanno, vincite di campionati di calcio vari, concerti) che bloccano la circolazione in orari serali, per carità, ma non solo.

C’è poi il capitolo molto più serio dei costi. Sono previsti a totale carico dei fondi PNRR 7,7 milioni di euro circa per ristrutturazione, rifunzionalizzazione e arredi di oltre mille metri quadri in pieno centro storico con sicuri vincoli piuttosto severi. Non abbiamo chiaro se nella spesa sono comprese anche tutte le apparecchiature e i macchinari necessari per avere una vera Casa e un vero Ospedale di Comunità. Lasciano perplessi anche i costi di ristrutturazione. Il costo è calcolato sul 2021 e intanto in edilizia c’è stato praticamente un raddoppio dei prezzi. Poi si lavora nel centro storico e devono essere utilizzati materiali in linea con la zona così come si prescriverebbe al privato, tinteggiatura compresa. In ultimo i tempi. La consegna, “chiavi in mano” è prevista per il 2026. Se tutto fila liscio, al netto di eventuali ricorsi, non s’inizierà alcun lavoro prima dei mesi iniziali del 2024. Da lì ci si deve augurare che non si trovino intralci sulla strada della ristrutturazione e negli impianti da rifare per metterli a norma. Poi, alla fine di tutto, si devono arredare uffici, ambulatori, sale, camerate e poi, il personale medico e paramedico che manca anche per l’attuale ospedale.

Chi sostiene l’ubicazione in Piazza Duomo ricorda le aste andate deserte sintomo del disinteresse per altre destinazioni d’uso. Ma ci teniamo a ricordare che nel 2008, giunta Mocio, fu concluso un accordo con la USL Umbria2 che acquistò con moneta sonante l’ex-mensa per destinarla a Casa della Salute, così si chiamavano allora. Non si mosse paglia per il miglioramento della sanità orvietana e coloro che hanno sgomitato sono stati i primi a mettere i bastoni tra le ruote. Oggi la USL recupera un palazzo e ne lascia cadere a pezzi un altro, acquistato con un vincolo ben preciso. E qui scatta il solito rimprovero, quali alternative? Si chiamano FIP e Invimit, due strumenti immobiliari e finanziari a totale partecipazione pubblica che prendono in carico e valorizzano gli immobili pubblici mettendo a segno un duplice obiettivo, da una parte dare ristoro agli Enti locali e dall’altra pagare debito pubblico fornendo nuovo lavoro e sistemazioni degli immobili, dismessi sempre dalla Pubblica Amministrazione.

Ultima annotazione, il ministro Fitto ha avviato una severa revisione dei progetti finanziabili con il PNRR e fino a dicembre si viaggia con una spada di Damocle sulla testa. Se dovesse decidere per il taaglio? Il tutto si farà con fondi propri facendo slittare l’apertura almeno al 2029.

E intanto chi ha bisogno della sanità pubblica? Può sempre prepararsi per un giro dell’Umbria oppure rivolgersi al privato, ma non in convenzione bensì pagando, chi può, gli altri posso sempre affidarsi alla buona sorte, che non è una cura però.

ENGLISH VERSION

DOUBTS, CONCERNS, UNCERTAINTIES AND UNANSWERED QUESTIONS ABOUT THE COMMUNITY HOUSE AND HOSPITAL IN PIAZZA DUOMO

The issue of the former hospital and its destination is once again at the forefront, with the exception of the front part, as a Community House and Hospital. The opportunity arose during a healthcare meeting organized in Ciconia by the PrometeOrvieto association.

Let’s take stock of the situation and try to explain why, according to numerous associations, political parties, and individuals, this choice is considered a mistake. The USL Umbria2, just a few days before the PrometeOrvieto meeting, explained that “the evaluation of offers is currently ongoing, with a deadline for their submission set for September 26. It is estimated that by the end of the month, barring any appeals, the evaluation committee will complete the procedure, allowing us to enter the execution phase of the two works, the completion of which is set for June 30, 2026.” Everything is proceeding, but not according to schedule. According to Openpolis’ openpnrr, for the first “functional recovery” intervention of a thousand square meters out of a total of 6.5 thousand square meters, with a total cost of around 3.28 million euros, the effective completion indicator is 30% compared to the expected 60%. For the second phase, “functional recovery and furnishings” with a total cost of 4.4 million euros, the effective completion indicator is 40% against an expected 62.5%. The front part, which faces Piazza Duomo and remains under the municipality’s control, remains shrouded in mystery. The mayor had announced a project presentation for this part a few months ago, but there is still no news about it. From the beginning, we have tried to explain how complex the issue is, and today, there is still no response from the municipality regarding the road plan, despite repeated requests from PrometeOrvieto and opposition municipal councilors. Because to reach the next healthcare hub serving the residents and non-residents of the Orvieto area, the only entrance road partially passes through via Maitani, facing the Duomo in a tourist area, and then turns onto via Cerretti, which is quite narrow, before descending sharply to the former hospital. For the exit, presumably, the road that was once the entrance to the Emergency Room, next to the parking lot, will be used, then via Soliana, passing through Piazza Duomo. What will happen during Palombella and Corpus Domini when people will need to use the Community Hospital? What will happen during events that often affect Piazza Duomo? And don’t forget about moments of chaotic social gatherings (New Year’s Eve, various soccer championship victories, concerts) that block traffic in the evening and at other times.

There is also the much more serious issue of costs. It is estimated that the entire renovation, re-functionalization, and furnishing of over a thousand square meters in the historic city center will cost around 7.7 million euros, all covered by PNRR funds, with significant constraints. It is not clear whether this cost includes all the equipment and machinery necessary for a real Community House and Hospital. The renovation costs are also perplexing. The cost is calculated based on 2021, and in the construction sector, prices have practically doubled. In addition, construction materials must be in line with the area’s characteristics, as one would expect from private construction, including paint. Finally, the timeline. The “turnkey” delivery is scheduled for 2026. If everything goes smoothly, without any appeals, no work will start before the beginning of 2024. From there, it is hoped that there will be no obstacles during the renovation process and in updating the systems to meet regulations. Afterward, offices, clinics, rooms, and facilities must be furnished, and medical and paramedical staff must be recruited, which is also in short supply for the current hospital.

Those who support the location in Piazza Duomo remember that previous auctions went unanswered, a sign of the lack of interest in other potential uses. However, it’s worth noting that in 2008, during Mocio’s administration, an agreement was reached with the USL Umbria2, which bought the former canteen for use as a Health House, as they were called at the time. No effort was made to improve healthcare in Orvieto, and those who jostled for the deal were the first to hinder it. Now the USL is recovering one building while leaving another to fall apart, despite having purchased it with a very specific condition. This is where the usual reproach comes in, what are the alternatives? They are called FIP and Invimit, two wholly publicly owned real estate and financial instruments that take over and enhance public properties while achieving two objectives: providing relief to local authorities and reducing public debt while creating new jobs and upgrading real estate assets no longer used by the Public Administration.

One final note: Minister Fitto has initiated a thorough review of projects eligible for PNRR funding, and until December, there is a looming threat. If he decides to cut, everything will be done with local funds, postponing the opening until at least 2029.

In the meantime, what about those who need public healthcare? They can prepare for a trip around Umbria or turn to the private sector, but not through conventions. Those who can afford it may seek private healthcare, while others can rely on their good fortune, which is not a cure, but it’s something.




Il sindaco sulla scuola di Sferracavallo, “i lavori saranno finanziati con fondi comunali dispiace che qualcuno gioisca per la bocciatura”

Durissima replica del sindaco Roberta Tardani dopo gli interventi della minoranza con siliare che ha stigmatizzato la bocciatura del progetto di demolizione e rifacimento della scuola dell’infanzia di Sferracavallo.

L’intervento di rifacimento della scuola dell’Infanzia di Sferracavallo, che come amministrazione abbiamo già dallo scorso anno inserito nel Piano triennale delle opere pubbliche, al momento non è rientrato tra quelli finanziati dal Pnrr nell’ambito del Piano per asili nido e scuole dell’infanzia. Questa notizia ha dato sfogo ai soliti commenti superficiali e carichi di frustrazione politica dettata in primis dall’ignoranza delle procedure. Vogliamo fare chiarezza contro le equivoche strumentalizzazioni di chi tenta in tutti i modi di trarre in inganno i cittadini. La valutazione del Ministero dell’Istruzione ai fini dell’assegnazione del contributo avviene in base a precisi criteri tra cui il principale, che attribuisce ben 45 punti su 100, è l’assenza o la grave carenza dei servizi educativi sia pubblici che privati. Questo per premiare le situazioni in cui mancano posti negli asili per soddisfare le richieste della popolazione.

La proposta progettuale presentata dal Comune di Orvieto è stata penalizzata proprio in questo ambito poiché – fortunatamente o sfortunatamente a seconda della lettura che si vuole dare in questo caso – l’offerta dei servizi socio educativi per la prima infanzia nella nostra città, pubblica e privata, è adeguata alla domanda. Non aver ottenuto per il momento il finanziamento del Pnrr non significa che non interverremo sulla scuola dell’Infanzia di Sferracavallo. I lavori saranno finanziati con fondi dell’amministrazione comunale. Quella scuola va assolutamente messa in sicurezza per essere restituita alle famiglie di Sferracavallo e ai loro figli risolvendo definitivamente un problema che si trascinava da anni. Intanto proseguono speditamente i lavori nell’edificio di Fontanelle di Bardano dove i bambini della “Collodi” saranno temporaneamente trasferiti in tempo per l’inizio del nuovo anno scolastico. Garantiremo ai bambini e agli insegnanti una sede assolutamente adeguata e sicura perché abbiamo a cuore la scuola e il futuro dei nostri figli. E perché in tutto quello che facciamo mettiamo l’amore per Orvieto.

Lo stesso non possiamo dire di chi gioisce e spera nei problemi non avendo avuto la capacità di risolverne nemmeno uno quando ne ha avuto la responsabilità e la possibilità.




Niente polo dell’infanzia con il Pnrr. A Orvieto si presentano progetti con costi alti e poca programmazione

E’ un agosto sicuramente avaro per il Comune di Orvieto che si è visto escludere il suo progetto per il polo dell’infanzia di Sferracavallo, cifra prevista 2,6 milioni di euro.  Era prevista la totale demolizione e ricostruzione del plesso scolastico e nel frattempo per l’istituto è stata individuata una sede in locazione a Bardano.  Il rischio concreto è quello di rimanere per molto, moltissimo tempo nella sede provvisoria perché in Italia, si sa, non c’è nulla di più definitivo del provvisorio.

Intanto nel resto dell’Umbria molti sono i comuni a esultare per i progetti approvati e finanziati con i fondi del Pnrr.  Assisi è presente con due progetti distinti, addirittura, mentre per i quattro progetti dei poli dell’infanzia approvati non vi è certezza dei fondi per 7,8 milioni di euro e proprio da questo capitolo Orvieto è stata esclusa.  Non conosciamo i progetti approvati nel dettaglio ma i costi di quelli approvati sì e sono tutti inferiori, in alcuni casi di qualche centinaio di migliaia di euro, a quelli previsti a Orvieto. 

Ma cosa succede?  Come OrvietoLife è da tempo che stiamo segnalando una certa discrepanza nei costi dei progetti da presentare per ottenere i fondi del Pnrr.  Ricordiamo gli oltre 4,6 milioni di euro per il centro comunale di cittadinanza e servizi sociali previsto a Orvieto Scalo.  Anche in quel caso demolizione e ricostruzione con ampliamento.  Ci è subito sembrata esagerata la cifra stanziata, anche a fronte dei consistenti rialzi dei costi edili e della successiva revisione delle tabelle da parte della Regione.  Ci è balzato agli occhi il sicuro aumento dei costi di gestione per il nuovo edificio e qui anche la Corte dei Conti ha voluto enfatizzare il pericolo di scarsa sostenibilità dei costi di gestione per molti progetti presentati in Italia dalle amministrazioni locali.  Bollette, manutenzioni ordinarie e straordinarie, costi del personale, hardware e software oltre alle spese di rete.  Insomma, una lista della spesa che potrebbe riservare brutte sorprese nei bilanci futuri dell’Ente Comune, visto che le tensioni internazionali su gas e petrolio e più in generale su molte materie prime, sono destinate a durare per alcuni anni.  Ma soffermiamoci sul carico dei costi per i progetti orvietani, sono piuttosto alti, tanto che nel secondo progetto da finanziare con fondi Pnrr, quello dell’ex-ospedale, qui il problema è esattamente l’opposto e cioè i calcoli che, a una prima visione, sembrano piuttosto risicati e permangono forti dubbi anche sulla sostenibilità futura, come ha sottolineato sempre la Corte dei Conti.  Qui in più abbiamo la stranezza di una porzione di ex-caserma Piave acquistata nel 2008 dalla Usl per costruirvi una Casa della Salute.  Da allora si sono addensate le nebbie e è partito un “fuoco amico” che ha bloccato i progetti e i possibili lavori tanto che a Orvieto non abbiamo ancora un centro unico della USL che continua a pagare locazioni a privati da decenni in posizioni non sempre comode per gli utenti, basti pensare a via Postierla.  Ora la USL vuole spendere soldi provenienti dal Pnrr, che poi si dovranno restituire, per una Casa di Comunità, nuovo nome della Casa della Salute, in un’altra struttura di sua proprietà imputandolo probabilmente sullo stesso capitolo di bilancio, e l’altro edificio di scarso pregio e logisticamente molto più centrale di quello in piazza Duomo? 

A Orvieto, insomma, si progetta a costi probabilmente troppo elevati; ma soprattutto sembra che si vada alla ricerca prima del fondo da utilizzare per poi presentare un progetto sperando nella vittoria e sembra che il tutto avvenga senza avere un progetto d’insieme della città, senza un progetto di obiettivi da raggiungere e soprattutto senza un occhio attento ai costi futuri per le casse pubbliche.  Questo è un male antico che non sembra curabile, almeno nel breve periodo e nel presente.




Il comune di Porano ottiene oltre 54 mila euro dal Pnrr per la digitalizzazione dei servizi al cittadino

Nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR- il Comune di Porano ha recentemente ottenuto un finanziamento di € 54.412 a seguito della partecipazione alla Misura 1.4.1. “Esperienza del cittadino nei servizi pubblici” Investimento 1.4 “Servizi e cittadinanza digitale”.

Gli obiettivi del progetto sono il potenziamento del sito comunale per mettere a disposizione dei cittadini interfacce coerenti, fruibili ed accessibili nel rispetto delle normative vigenti e anticipando anche alcuni standard a livello europeo di trasparenza e user-centricity. Per questo primo obiettivo il finanziamento ottenuto è di 28,9 mila euro.  Il secondo obiettivo, finanziato con 25,51 mila euro, riguarda l’attivazione di ulteriori due servizi digitali per il cittadino erogati dal Comune e fruibili online cioè attraverso l’insieme di interfacce digitali, flussi e processi, tipicamente a seguito di un login identificativo, il cui scopo è che il cittadino richieda e si veda erogata una prestazione da parte dell’amministrazione, o effettui un adempimento verso l’amministrazione.

A conclusione della nota il sindaco di Porano, Marco Conticelli, sottolinea il grande impegno dell’ufficio competente coordinato da Alessandro Patassini.




Con il Pnrr 11,4 milioni per valorizzare l’architettura rurale. Pubblicato il bando sul BUR dell’Umbria

È stato pubblicato mercoledì 20 aprile, sul Bollettino Ufficiale della Regione Umbria (Supplemento ordinario n.4, Bur Serie Generale n.18) e sul portale istituzionale www.regione.umbria.it il bando regionale per la protezione e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale, nell’ambito del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Con oltre 11,4 milioni di euro, assegnati alla Regione Umbria dal Ministero della Cultura, verranno sostenuti progetti di restauro e valorizzazione del patrimonio architettonico e paesaggistico rurale di proprietà di soggetti privati e del terzo settore, o a vario titolo da questi detenuti, per garantire che tale patrimonio sia preservato e messo a disposizione del pubblico. Ammissibili anche progetti che intervengano su beni del patrimonio architettonico e paesaggistico rurale di proprietà pubblica, dei quali i soggetti privati e del terzo settore abbiano la piena disponibilità, con titoli di godimento di durata pari almeno a 5 anni successivi alla conclusione dell’intervento, mantenendo i vincoli di destinazione per analoga durata. Potranno essere finanziati almeno 76 interventi su edifici storici rurali, provvisti della dichiarazione di interesse culturale oppure costruiti da più di 70 anni e censiti o classificati dagli strumenti regionali e comunali di pianificazione territoriale e urbanistica.

Per l’assessorato alla cultura, è una opportunità importante da cogliere per preservare i paesaggi rurali e storici attraverso il recupero e la conservazione di un grande patrimonio culturale della regione, quale elemento identitario dell’Umbria e ulteriore motore di rilancio e sviluppo del turismo, dando valore alle tradizioni e alla cultura locale. Una fonte importante di finanziamento per migliorare la qualità paesaggistica del territorio e restituire alla collettività, e in molti casi all’uso pubblico, un patrimonio edilizio sottoutilizzato e non accessibile al pubblico. Il recupero, si rileva, favorirà sia le attività legate al mondo agricolo sia la creazione di servizi a beneficio della fruizione culturale e turistica, come i piccoli musei locali legati al mondo rurale che svolgono un ruolo importante nelle comunità locali promuovendo la conoscenza e la memoria. Potranno essere finanziati interventi di risanamento conservativo e recupero funzionale di elementi tipici dell’architettura e del paesaggio rurale, allestimento di spazi da destinare a piccoli servizi sociali, ambientali e turistici su:

a)  edifici rurali: manufatti destinati ad abitazione rurale o destinati ad attività funzionali all’agricoltura (mulini ad acqua o a vento, frantoi, cantine case torre colombaie, ville e grandi residenze di campagna), che abbiano o abbiano avuto un rapporto diretto o comunque connesso con l’attività agricola circostante e che non siano stati irreversibilmente alterati nell’impianto tipologico originario, nelle caratteristiche architettonico-costruttive e nei materiali tradizionali impiegati;

b)  strutture e/o opere rurali: i manufatti che connotano il legame organico con l’attività agricola di pertinenza (fienili, ricoveri, stalle, essiccatoi, forni, pozzi, recinzioni e sistemi di contenimento dei terrazzamenti, sistemi idraulici, fontane, abbeveratoi, ponti, muretti a secco e simili);

c)  elementi della cultura, religiosità, tradizione locale: manufatti tipici della tradizione popolare e religiosa delle comunità rurali (cappelle, edicole votive, abbazie, pievi, ecc.), dei mestieri della tradizione connessi alla vita delle comunità rurali.

Le risorse, a fondo perduto, vengono assegnate fino all’80% delle spese ammissibili, nei limiti massimi di 150mila euro per soggetto ammissibile; fino al 100% delle spese ammissibili, nei limiti massimi di 150mila euro per soggetto ammissibile, se il bene è dichiarato di interesse culturale. Possono presentare domanda persone fisiche e soggetti privati profit e non profit. Le domande di ammissione andranno presentate a partire dalle ore 12 di martedì 26 aprile 2022, esclusivamente tramite l’applicativo predisposto da Cassa Depositi e Prestiti, accessibile dal canale Bandi della Regione Umbria. La procedura di selezione degli interventi da ammettere ai finanziamenti è una procedura a sportello con valutazione, nella quale l’ordine temporale di arrivo delle domande guiderà sia l’istruttoria della domanda che la valutazione di merito da parte della Commissione.

Le domande potranno essere inviate fino alle 16.59 del 23 maggio 2022; saranno istruite e valutate fino a concorrenza delle risorse finanziarie disponibili.




PD, “il progetto della ex-scuola di Orvieto Scalo è un rischio senza confronto con la comunità”

Si è tenuta venerdì scorso l’iniziativa pubblica promossa dal Partito Democratico di Orvieto, vòlta ad approfondire i profili del progetto di rifunzionalizzazione dell’ex scuola media di Orvieto scalo, per il quale il Comune ha ottenuto il cospicuo finanziamento di oltre 4,8 milioni di euro.  Con la considerevole somma, finanziata dai fondi confluiti all’interno del Pnrr, si andrà a demolire l’attuale fabbricato di via Monte Nibbio e si andrà a realizzare un nuovo edificio su due livelli, per un totale di oltre 1.200 mq. che ospiterà il Ce.Pol. (Centro Polivalente per le Politiche Sociali e della Famiglia), oltre alla sistemazione del verde pubblico limitrofo.

Numerose le preoccupazioni e le perplessità emerse circa le sorti degli spazi che nell’edificio ospitano oggi il Centro Anziani con sala multifunzionale e degli spazi concessi ad associazioni del territorio attive nel volontariato.   Nella relazione introduttiva al progetto si legge che “nell’area è presente un fabbricato pubblico dismesso oltre che i giardini pubblici. Limitrofa l’area sono presenti edifici residenziali, commerciale e per uffici, liberi o scarsamente utilizzati. È presente, inoltre, un parcheggio pubblico”.

Ma nell’area c’è molto di più.  C’è una realtà dall’alto valore sociale.  C’è la casa attorno alla quale cresciuta e si è naturalmente sviluppata una comunità attiva e vivace.  C’è un centro di aggregazione intergenerazionale di famiglie, di giovani e meno giovani che negli anni hanno costruito non solo realtà associative, ma un coeso tessuto sociale.  C’è uno spazio che, nell’ospitare attività ed iniziative, ha svolto un prezioso ruolo di presidio del luogo e di mitigazione dei fenomeni di degrado sociale. 

Un progetto che non tenga conto di questa realtà rischia di rivelarsi distante dagli intenti dichiarati con un intervento che, se assolve il compito del miglioramento del decoro urbano, rischia di mancare l’obiettivo della riduzione della marginalizzazione e del miglioramento del contesto sociale.  L’iniziativa ha rappresentato un valido momento di confronto con i principali fruitori degli spazi di quell’area, famiglie, giovani, anziani, un confronto cui l’Amministrazione si è sottratta nella fase di redazione del progetto, oggi finalizzato e finanziato.   Un confronto da cui non si può invece prescindere se non correndo il rischio di vanificare gli sforzi e partorire un progetto distante dalle reali esigenze della comunità locale, di cui disattende le istanze, senza rappresentare un’efficace risposta all’obiettivo di riqualificazione dell’area.  Una nuova palazzina destinata ad ospitare gli uffici oggi collocati nei locali all’ex caserma Piave, anche se realizzata con moderni elementi di bioarchitettura, non può assolvere di per sé al compito dipromuovere la generazione di un tessuto sociale, come non può e non deve prescindere dalle componenti attive che tale tessuto costituiscono.  Benché importante e necessaria sia l’individuazione di una nuova collocazione per gli uffici destinati al settore delle politiche sociali, in grado di offrire spazi adeguati alle attività prettamente concernenti i servizi erogati, questi non possono essere sottratti alla comunità che si dice di voler servire.  La riqualifica dell’immobile dell’ex scuola media, così come progettato, rischia di privare la comunità di orvieto scalo dell’unico centro di aggregazione esistente nel quartiere, e del suo ruolo attivo per l’intera collettività.

Queste le considerazioni che il Partito Democratico ha tradotto di una mozione che, facendosi portavoce delle istanze raccolte, auspica si avvii quel percorso di concertazione con cittadini e associazioni che fin qui è mancato e si proceda all’individuazione di aree idonee a soddisfarne le esigenze: spazi dedicati al centro aggregativo per anziani, uno spazio multifunzionale nella disponibilità della comunità, servizi pubblici con funzione spogliatoi per l’utilizzo del campo da calcetto e dello spazio verde.




Progetto da finanziare con il Pnrr dell’antico orto di San Giovenale presentato dal Comune di Orvieto

Il Comune di Orvieto ha presentato un progetto di recupero e riqualificazione dell’antico orto di San Giovenale per rendere maggiormente fruibile ai cittadini e ai turisti una delle più belle aree verdi del centro storico di Orvieto. E’ la proposta presentata per partecipare al bando del Ministero della Cultura che, nell’ambito del PNRR, finanzia gli interventi di restauro e la valorizzazione di parchi e giardini storici. Il progetto di fattibilità tecnico-economica predisposto dall’Ufficio Patrimonio Storico-Monumentale prevede un investimento complessivo di circa 423mila euro di cui 356mila finanziabili con i fondi Pnrr e la restante parte con risorse di bilancio

L’intervento consiste nella completa riqualificazione del giardino storico di San Giovenale attraverso una riedizione e rivisitazione del vecchio orto con percorsi pavimentati in tufososte di meditazione in acciaio corten e legno, un “hortus” con vasche in acciaio corten destinate alla coltivazione di essenze edibili, un “herbularius” con piante officinali e arbusti ornamentali, piantumazioni di roseti e alberi autoctoni da frutto. Si prevede inoltre il restauro delle caverne scavate nel masso tufaceo, la realizzazione di un impianto di illuminazione ad alta efficienza energetica, la messa in sicurezza di recinzioni e l’ampliamento dei cancelli d’ingresso e dei percorsi di fruizione nonché sistemi di allarme e di videosorveglianza a tutela del sito.

“ Il bando del Ministero della Cultura finanziato con fondi Pnrr – spiega il vicesindaco con delega a patrimonio e urbanistica, Mario Angelo Mazzi – rappresenta un’occasione per riqualificare uno dei giardini più belli e suggestivi della città come sollecitato in passato anche da associazioni e cittadini. L’obiettivo non è soltanto recuperare un’area dalla valenza storica, nel cuore del quartiere medievale e a ridosso della chiesa più antica di Orvieto, ma metterla pienamente a disposizione dei residenti e dei turisti anche per lo svolgimento di iniziative, eventi culturali e manifestazioni già tradizionalmente ospitate nel parco. Non secondario è poi il miglioramento dei parametri ambientali. L’intervento prediligerà infatti la salvaguardia delle specie autoctone e di pregio presenti, il reinserimento di essenze presenti storicamente e riconducibili direttamente all’uso che si è fatto nei secoli di quel luogo, il recupero degli elementi architettonici naturalistici, un’illuminazione a basso voltaggio e ad alto rendimento ambientale. Un lavoro che si prefigge di migliorare tutti gli standard di sicurezza, fruizione e accessibilità con il coinvolgimento dei residenti per raggiungere il più elevato beneficio per la comunità”. 




Approvato in giunta regionale piano per Case di Comunità, centrali operative e piano pandemico

La giunta regionale su proposta dell’assessore alla Salute, Luca Coletto, ha approvato nella seduta del 28 febbraio, tre atti di grande importanza per la programmazione sanitaria dei prossimi anni: si tratta della dislocazione delle case e ospedali di comunità, nonché delle centrali operative territoriali, nell’ambito del PNRR 2021 – 2026, del Piano strategico operativo regionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale 2021-2023, nonché del Piano operativo regionale e le schede di intervento della Missione Salute 6, sempre inserita nell’ambito del PNRR.

 “Si tratta di un passaggio significativo – ha spiegato l’assessore Colettoche apre una nuova fase in un contesto, come quello sanitario, che è stato fortemente segnato dalla pandemia che comunque, rappresenta un’esperienza significativa anche per orientare le scelte future”. Relativamente all’atto sulla dislocazione delle case e degli ospedali di comunità e delle centrali operative territoriali, l’assessore Coletto evidenzia che “sostanzialmente si punta ad un vero e proprio potenziamento della sanità territoriale prevedendo all’interno delle case di comunità molti servizi che vanno dalla specialistica ambulatoriale, al servizio di prenotazione delle prestazioni, ambulatori di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, servizio infermieristico. Le centrali operative territoriali inoltre, – ha spiegato l’assessore – faranno sì che vengano evitati inutili accessi al pronto soccorso degli ospedali attraverso la presa in carico sul territorio di quei pazienti che per le cure possono essere indirizzati direttamente alle case di comunità”.

 Per quanto riguarda il Piano pandemico, Coletto dopo aver ricordato che “l’Umbria si dota di un nuovo Piano operativo a distanza di molti anni, visto che il Piano precedente porta la data del 2007”, – ha precisato che –  “lo schema approvato è in aderenza alle direttive nazionali che tratteggiano un percorso per affrontare una pandemia influenzale”. A livello regionale, quindi, è stata individuata la catena di comando in caso di pandemia con l’individuazione di una unità di crisi e di un comitato pandemico.

Infine, per quanto riguarda il Piano operativo regionale e le schede di intervento della Missione Salute 6 nell’ambito del PNRR, l’assessore ha spiegato che l’obiettivo del Piano regionale sarà come indicato a livello centrale, migliorare l’efficacia nel rispondere ai bisogni di cura delle persone, anche alla luce delle criticità emerse nel corso dell’emergenza pandemica, ed è articolata in due componenti fondamentali: la prima punta a potenziare le  reti di prossimità, le strutture intermedie e  la telemedicina per l’assistenza territoriale, la seconda  ha come priorità l’innovazione, la ricerca e la digitalizzazione del servizio sanitario.




Il Pnrr investe 8 milioni sulla sanità ma rimangono tanti, troppi nervi scoperti a Orvieto

A Ciconia si è tenuto un importante incontro organizzato dai sindacati sulla sanità nell’orvietano proprio dopo la presentazione del nuovo Piano Sanitario Regionale da parte della presidente Tesei alle parti sociali.  L’incontro è stato definito “troppo veloce, senza confronto.  Ci hanno spiegato velocemente cosa prevede il PSR.  In altre realtà regionali questo stesso confronto è stato molto approfondito”.  Per Orvieto è prevista la creazione della Casa di Comunità e dell’Ospedale di Comunità in piazza del Duomo oltre a una serie di investimenti nella struttura dell’ospedale a Ciconia.  Interessante il contributo portato da Mauro Petrangeli, per lungo tempo dipendente USL con incarichi organizzativi, che ha spiegato come il PSR “è di difficile lettura e questo non è una buona premessa visto che la sanità e il suo funzionamento deve essere di facile comprensione per i cittadini, i veri protagonisti.  La sanità è per i cittadini e non per altri.  Un buon piano sanitario, ha concluso Petrangeli, deve mettere al centro il paziente e dare la massima priorità alla sanità pubblica.  I numeri sono importanti ma i risparmi non devono essere il primo punto bensì devono coniugarsi con il miglioramento dei servizi erogati”.  Era molto atteso l’intervento del sindaco di Orvieto che ha preso le difese della Regione perché dopo dieci anni ha ripreso in mano il dossier sanità anche grazie al PNRR “è un’occasione da non perdere per ridisegnare il sistema sanitario anche e soprattutto a Orvieto”.

Sicuramente è un momento cruciale con il famoso treno che passa e non si può perdere ma sempre ragionando e cercando di capire quale sia la scelta migliore.  Il primo cittadino ha voluto sottolineare che il nuovo piano sanitario è sicuramente da migliorare ma “questo è il momento dell’unità e non dei capipopolo o dei proclami sui giornali.  Ci sono le sedi istituzionali per discutere come l’assemblea dei sindaci e lì ci si deve confrontare”.  La Regione ha messo sul piatto per Orvieto 8 milioni di euro sui 106 destinati dal PNRR alla sanità umbra.  “E’ prevista all’interno dell’ex ospedale di piazza Duomo la realizzazione della Casa di comunità Hub e dell’Ospedale di Comunità per un investimento totale di oltre 8 milioni di euro.  Nella Casa di Comunità Hub si progettano e si erogano servizi sanitari e di integrazione sociale, i servizi standard presenti saranno ambulatori di medici di medicina generale e aggregazioni di medici, infermiere di famiglia e di comunità, continuità assistenziale, ambulatorio infermieristico anche con punto prelievo, ambulatorio specialistico anche con servizi diagnostici, assistenza domiciliare, Cup e Cot (Centrale operativa territoriale). La presenza medica è garantita h24 7 giorni su 7, quella infermieristica h12 7 giorni su 7. L’investimento previsto con fondi Pnrr è di 3 milioni 275mila euro. L’Ospedale di Comunità avrà invece 20 posti letto di nuova istituzione. L’investimento previsto con fondi Pnrr è di 3 milioni 343mila euro ai quali si aggiungono 1,1 milione di euro di fondi aziendali”. 

A proposito di partecipazione la sindaco ha annunciato che la parte frontale del palazzo sarà nelle disponibilità del Comune per attività istituzionali non legate alla sanità.

Tutto bene?  Per quanto riguarda gli investimenti sicuramente è una boccata d’ossigeno per la sanità orvietana e forse una delle ultime possibilità per tornare a essere attrattiva.  Rimane la forte perplessità sulla scelta e sul perché Piazza Duomo.  Come se ci si vergognasse un po’ sulla piazza non ci sarà nulla di sanitario, meglio, per la viabilità si sta studiando un sistema che non impatti sulla stessa piazza e poi la palazzina della Piave è stata liquidata come “scelta solo sulla carta”.  Quella “carta” ha avuto un costo per la Usl e la titolarità rimarrà alla stessa azienda e quella scelta non avrebbe obbligato a studiare e lavorare per un sistema viario adeguato e un parcheggio di fianco al Duomo.  Non solo ma quella palazzina che si avvia a essere un triste rudere nella desolazione della ex-Piave, rimarrà in carico della Usl che dovrà curarne la manutenzione con dei costi che non proverranno dal PNRR, ma dall’azienda.  Poniamo noi due semplici domande. Chi controlla i conti ne sarà contento? Si è mai pensato seriamente a questa soluzione?

I sindacati hanno sottolineato che il PNRR finanzia le strutture che prevedono tanti servizi, ottimi, ma non il personale e su questo punto rischia di naufragare tutto o meglio di trasformarsi da sogno in incubo con un contenitore semi-vuoto.  Anche su Panorama recentemente è uscito un articolo che paventava “il flop delle Case di Comunità” e indicava proprio nel personale il vero punto debole del sistema.  I medici di famiglia, in particolare non vogliono saperne di essere trasformati in dipendenti USL per lavorare in queste strutture complesse che dovrebbero essere l’anello di congiunzione tra sanità di territorio e ospedali.  Se poi la Regione non prevede concorsi allora il timore si trasforma in certezza.

Dulcis in fundo ci sono le critiche ai capipopolo e alle esternazioni sulla stampa.  Insomma, ancora una volta i giornalisti si caricano il fardello dell’essere cattivi, un po’ populisti e maestri di disinformazione.  In realtà in tutti questi mesi il vero deficit informativo è stato istituzionale.  Non una parola all’esterno e invece tanti annunci spot.  Il lavoro dei giornalisti è stato reso particolarmente difficile proprio dai silenzi squarciati da improvvisi raggi di luce proiettati dal regista interessato.  E’ chiaro che chi opera nell’informazione e non vuole essere capopopolo, va alla ricerca di notizie più certe e si rivolge a chi ha un ruolo amministrativo, in primis, o di rappresentanza sindacale o dirigenziale nelle aziende sanitarie. 

Non s’inventa ma si ragiona, si cerca di capire anche dando più ampio respiro al dibattito.  Come non ricordare, allora, le tante richieste per il “territorio”.  Come non ricordare che più volte ci è stato spiegato che dal punto di vista economico l’orvietano non è un territorio perché manca di servizi fondamentali come, guarda caso, un albergo a 5 stelle con tutti gli annessi di livello, un servizio ferroviario veloce con Roma e l’aeroporto di riferimento, innovazione e investimenti, che languono nell’orvietano. La vera riflessione non è, “abbiamo salvato dallo speculatore l’ex-ospedale”, ma come mai a prezzi di saldo, come più volte è stato sottolineato da molti esponenti politici e no, proprio quel palazzo con vista sul Duomo, di pregio, non ha attirato appetiti corretti di un privato o più privati.  D’altra parte, si comprende l’esigenza di un sindaco che è quella di offrire soluzioni per i propri cittadini dopo una fase lunga di non-decisione di una classe politica che ha prima accettato supinamente e disciplinatamente lo svuotamento della città e del suo centro storico e poi non l’ha ripensata.  L’ultimo tentativo è stato quello della ex-caserma con RPO e il suo presidente Franco Raimondo Barbabella, poi messo alla porta senza una spiegazione e attaccato da ogni parte.

Sul futuro di Orvieto si addensano le nubi del tramonto demografico, come evidenziato dal report di Cittadinanza Territorio Sviluppo, la mancanza di innovazione, la scarsità di investimenti, i troppi contenitori ancora vuoti, il turismo che è rimasto a una permanenza media sotto i 2 giorni, una banca di territorio in sofferenza, una Fondazione bancaria che dovrà decidere le sorti della sua partecipazione nella SpA entro il 2022, un ospedale senza alcun appeal per i professionisti medici e con prestazioni non da emergenza-urgenza, un commercio in forte crisi, aree industriali con scarse industrie, con la spada di Damocle della discarica e eventuali ampliamenti.  Certo la pandemia ha bloccato alcuni processi altri li ha inevitabilmente ritardati e, nonostante ciò, il Comune ha rinnovato e messo in sicurezza molte strade, i giochi e le aree verdi, ha mantenuto il Teatro aperto, seppure con delle limitazioni dovute al coronavirus, ha favorito iniziative culturali e di spettacolo ma ancora non ha toccato la carne viva dei tanti problemi strutturali della città e il tempo, ricordiamolo, è tiranno.




La “Casa di Comunità” in Piazza Duomo, chi dice sì e chi no, ma la fretta non consiglia mai il meglio

La “Casa di Comunità”, erede della “Casa della Salute” ha riacceso il dibattito in città.  Il problema vero riguarda l’ubicazione scelta e la presenza di un secondo edificio, sempre di proprietà di USL, che rischia di divenire un secondo scheletro.

Costruire una Casa di Comunità nella piazza che ospita una delle Chiese più belle al mondo, monumento alla bellezza, simbolo unico per la cristianità, non può essere normale, non può essere una vittoria.  Non calzano, poi gli esempi di altri palazzi ripristinati a uffici e ambulatori in altri centri storici, lì non c’è il Duomo di Orvieto.   Insomma, non si può definire Orvieto unica solo a corrente alternata; o lo è sempre o non lo è.  Si sta progettando, poi, una piazza senza auto, finalmente, e speriamo senza eccezioni, e nel frattempo si vuole aprire un maxi-cantiere della durata almeno di 24 mesi, a essere ottimisti, aprirci una serie di servizi e uffici che prevedono il transito continuo di auto, tramite viabilità alternativa, per carità, ma che alla fine tocca anche la piazza.  Poi ci sono i costi di ristrutturazione, funzionalizzazione e di personale che saranno sicuramente molto alti, ma magari viene in soccorso il Pnrr, visti i vincoli architettonici e paesaggistici presenti.  Alla ex-Piave, intanto, la USL acquisì nel 2007 per 2,4 milioni di euro la palazzina mensa proprio per costruirvi la Casa della Salute.  All’epoca il sindaco era Stefano Mocio e con quell’operazione si riuscì anche a stabilizzare il bilancio dell’Ente.  Non solo, si riusciva a “legare” la USL a impegnarsi in un investimento importante per la città e il territorio.  Quindi, quanto costerà questa Casa della Salute?  Per ora 2,4 milioni di euro senza colpo ferire e senza miglioramenti nei servizi erogati da 15 anni.  A questi si devono sommare i soldi previsti dalla vendita all’asta dell’ex-ospedale e poi quelli che verranno impiegati per la sua ristrutturazione, per l’arredo, per l’acquisizione di attrezzature mediche, per le bollette elettriche negli anni e per il nuovo personale da assumere.   E’ chiaro che le spese di ristrutturazione, arredo, acquisto attrezzature, bollette, personale, vanno calcolate in ambedue i casi, ma sicuramente con costi ben differenti.  E il conto lo pagheremo tutti noi.  All’ex-ospedale c’è anche da inventarsi la viabilità alternativa per non intasare il Duomo, progettarla, metterla in opera…Alla Piave si deve ristrutturare ma non un palazzo storico nella piazza più importante della città con vincoli molto stringenti.  C’è da arredare, riempire di attrezzature e soprattutto metterci il personale necessario.  Ma le dimensioni sono diverse, prima di tutto; tutto il sistema viario e dei parcheggi è praticamente pronto, basterebbero poche e semplici migliorie dai costi piuttosto contenuti per il Comune di Orvieto. E per chi deve controllare va tutto bene?

Ora c’è anche la questione “Case di Comunità” e “Case della Salute” sollevata dal settimanale “Panorama” con i medici che non ne vogliono proprio sapere di diventare dipendenti delle Usl lasciando la convenzione in libera professione come medici di famiglia.  Non solo i medici ritengono che si rischi di gettare soldi nell’ennesimo buco nero senza vantaggi per gli ammalati, soprattutto cronici.  Insomma, già prima di nascere si rischia l’ennesimo flop in salsa italiana e non solo a Orvieto.

Sono tanti i contenitori, brutta parola ma così vengono definitivi dalla politica, nel centro storico ancora vuoti e ognuno è un’occasione persa, un fallimento, un pugno in un occhio ma è altrettanto un errore, un’occasione persa, un fallimento, un pugno in un occhio occupare per forza e senza un progetto di medio-lungo termine omogeneo che migliori la vita dei cittadini e dei suoi ospiti. Qualche piccola considerazione che poniamo sommessamente e speriamo che con la pandemia in ritirata si riesca a aprire un dibattito serio sul futuro della città e sulla destinazione dell’ex-ospedale soprattutto per cancellare “ex”.   

La Piave è baricentrica rispetto al territorio di riferimento, comoda da raggiungere sia in auto che con i mezzi pubblici, anche da altri comuni.  Per rivitalizzare il centro storico serve assolutamente la Casa di Comunità al Duomo?  Non scherziamo, nel frattempo si portano allo Scalo alcuni uffici comunali e gli abitanti calano.  Non solo, chi utilizza ambulatori, uffici e arriva in auto fino al Duomo, sicuramente con parcheggio orario o a pagamento per evitare i soliti furbetti, ripartirà appena terminata la commissione.  E poi si occupa uno dei palazzi più belli della città con ambulatori e uffici sanitari?  Ora con il Pnrr, vari finanziamenti europei, possibile che non si riesca a immaginare una destinazione più “consona” e al servizio della città nello stesso momento? Ma soprattutto è possibile che i privati non riescano a cogliere occasioni di tale portata?  Nel passato gli orvietani hanno dato dimostrazione di guardare avanti, di pensare alla città, alla loro città.  Perché non provarci di nuovo, insieme al Comune e alla USL, perché no?