Ciao Riccardo…ora potrai ascoltare la tua playlist

E’ sempre difficile scrivere il ricordo di una persona. Questa volta lo è un po’ di più. Ciao Riccardo “Man” Stefanini. Quel tuo sorriso con l’immancabile sigaretta è ancora stampato nella mente. Anche al Teatro nella serata che ti ha dedicato la città per aiutarti si vedeva e si ascoltava la tua allegria nelle note fresche del Jazz.

Le tue battute fulminanti, le tue serate in compagnia degli amici tra un buon bicchiere di vino e l’immancabile musica sempre di sottofondo. E ogni anno per Umbria Jazz, puntuale, c’era la tua presenza per seguire i Funk Off, i concerti, collaborare perché la manifestazione-vetrina di Orvieto risultasse sempre splendente, viva, allegra e spensierata.

Allora ciao Riccardo, ora ti attende la musica infinita del jazz, dei fiati e degli ottoni, del pianoforte, della chitarra, del basso e delle percussioni e potrai scegliere la playlist!




“Multiversi – My cinematic world” è il nuovo album tutto strumentale del compositore Stefano Profeta

Esce il 5 marzo l’album di Stefano Profeta, “Multiversi – My cinematic world”, pubblicato su etichetta Carpe Diem, con il contributo di NuovoImaie. Dieci brani tutti composti, arrangiati, eseguiti e missati da Stefano Profeta, presso il Carpe Diem Home Studio e il Mami Record Studio di Orvieto.

“Multiversi -My Cinematic World” rappresenta un viaggio musicale attraverso le varie esperienze della vita di Stefano Profeta, ricca di opportunità di spaziare tra generi e ambiti culturali diversi. “Ho dedicato il mio lavoro, soprattutto negli ultimi anni, alla musica per immagini come colonne sonore per film, cortometraggi e documentari e alla musica per danza e teatro. Multiversi è infatti una raccolta di questo genere di brani a cui sono particolarmente legato e che sono felice di poter realizzare in un album”. Stefano Profeta è nato a Roma e vive tra Orvieto e la Capitale. Compone musica per cinema, televisione, pubblicità, teatro, danza, video arte e per library di production music. In passato si è occupato di scoprire e produrre nuovi talenti in campo discografico, tra cui Andrea Febo in gara tra i Giovani al Festival di Sanremo 2002, per il quale ha anche diretto l’orchestra. Negli anni Ottanta e Novanta ha collaborato con molti artisti tra cui Amedeo Minghi, Mietta, Alex Britti, Marcella Bella, Bobby Solo, Carmen Russo, Don Backy, Alan Sorrenti.

Per conoscere e ascoltare Stefano Profeta: spotify, Instagram Carpe Diem, Instagram Stefano Profeta, Tik Tok, pagina Facebook dell’artista.




Per Riccardo Stefanini i big di blues e jazz al Mancinelli con “Man&Friends – concerto per un amico”

L’amicizia diventa musica sul palco del Teatro Mancinelli di Orvieto. Giovedì 22 febbraio alle 21 i big della musica jazz e blues saranno i protagonisti di “Man&Friends – Concerto per un amico”, l’iniziativa benefica per raccogliere fondi per le cure di Riccardo Stefanini, collaboratore storico di tante manifestazioni musicali organizzate in città a partire da Umbria Jazz Winter. “Man” come lo chiamano i suoi amici e i tanti artisti che ricambieranno con la loro musica la sua allegria, la disponibilità e la generosità.

Tanti i volti noti del panorama musicale che hanno aderito: Paolo Fresu, Giampaolo Ascolese, i Funk Off e ancora Michele Ascolese, Stefano Indino, Natalio Manglavite, Mario Donatone&Blues-Man Latino, Elio Tatti, Riccardo Biseo, Franco Fasano, Massimo Moriconi, Emilia Zamuner e Daniele Di Bonaventura.

biglietti sono ancora disponibili on line sul sito di TicketItalia a questo indirizzo https://ticketitalia.com/man-friends-orvieto-2024 e presso la biglietteria del Teatro Mancinelli martedì 20 e mercoledì 21 febbraio dalle 16 alle 18.30 e giovedì 22 febbraio dalle 10.30 alle 13 e dalle 16 alle 19.

L’iniziativa è promossa dagli amici di Riccardo Stefanini con la collaborazione del Comune di Orvieto, dello staff del Teatro Mancinelli, della Fondazione Umbria Jazz e delle attività commerciali cittadine.

Per chi volesse contribuire ulteriormente è possibile farlo con un bonifico sul C/C con Iban IT19K0100525700000000002441intestato a Riccardo Stefanini con causale Donazione.




L’omelia del vescovo per le esequie di Don Augusto

Il Signore, che dispone i tempi del nascere e del morire, lo ha accolto nella sua pace nel giorno in cui la liturgia, con l’austero simbolo delle ceneri, ci riporta all’essenziale: siamo polvere, la nostra vita è come un soffio (cf. Sal 39,6; 144,4), ma Dio non permette che svanisca. “Egli – osserva Papa Francesco – raccoglie e plasma la polvere che siamo, perché non venga dispersa dai venti impetuosi della vita e non si dissolva nell’abisso della morte (…). Siamo cenere su cui Dio ha soffiato il suo alito di vita, siamo terra che Egli ha plasmato con le sue mani (cf. Gen 2,7; Sal 119,73), siamo polvere da cui risorgeremo per una vita senza fine (cf. Is 26,19) (…): siamo polvere amata da Dio, chiamata a essere polvere innamorata di Dio”.

Fratelli e sorelle carissimi, ci sono coincidenze che è difficile non definire disegno. La morte di don Augusto è avvenuta nel giorno di S. Valentino, patrono degli innamorati, molti dei quali – una moltitudine immensa! – egli ha preparato al sacramento del Matrimonio ricevendo il loro consenso. Questa coincidenza è una “carezza” di quella “provvidenza d’amore” che ha introdotto don Augusto nella stanza nuziale del cielo, “la città santa, la nuova Gerusalemme, la dimora di Dio con gli uomini, pronta come una sposa adorna per il suo sposo” (cf. Ap 21,1-5).

L’ultimo tratto del suo pellegrinaggio, segnato dalla malattia, è costellato di feste mariane: me ne ha parlato lui stesso, confidandomi che sarebbe entrato al Policlinico Gemelli nella memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes; celebriamo le sue esequie nel giorno in cui si ricordano i Santi sette Fondatori dell’Ordine dei Servi della Beata Vergine Maria. La devozione di don Augusto per la Madonna è documentata da una testimonianza che ho raccolto dalle sue labbra: “Ho recitato il Rosario ogni giorno, con un fervore così vivo che ha superato l’impegno della Liturgia delle ore”.

Questo edificio di culto, intitolato a Maria Ss. Madre della Chiesa, è tra i doni di fede più grandi che don Augusto lascia alla comunità parrocchiale che ha visto crescere lungo l’argine sinistro del Paglia, all’ombra della Rupe, e che ha voluto porre sotto il manto della Vergine Maria la quale, ai piedi della Croce (cf. Gv 19,25-27), “per il testamento d’amore del suo Figlio”, è diventata Madre della Chiesa. “Donna, ecco tuo Figlio!” (Gv 19,26): queste parole di Gesù rivelano che il suo primario intento non è quello di affidare la Madre a Giovanni, ma di consegnare il discepolo a Maria, assegnandole una missione materna d’intercessione e di grazia.

Fratelli e sorelle carissimi, don Augusto ha avuto per questa parrocchia un’autentica “cotta”, confessando, in occasione del suo giubileo sacerdotale, che ne ha visto anche le rughe, perché quando si guarda il volto della propria sposa le rughe si notano, si osservano ma, a poco a poco, si scopre che anch’esse ne modellano la bellezza. In questa comunità egli ha giocato tutta la “partita” del suo sacerdozio ministeriale; è sceso subito in campo come missionario del Vangelo, avendo appreso alla scuola di don Marzio Miscetti a prendersi cura dei malati, dei poveri e dei giovani in particolare, ai quali ha trasmesso che la libertà non è esente da falli e non ha rinunciato a fischiarli.

Don Augusto, un prete “in uscita” ante litteram, da appassionato del calcio quale era, sapeva che la tifoseria non sta in tribuna ma in curva. Nel campo della vita pastorale non si è fatto condizionare né dagli applausi né dai fischi, ma ha giocato fino alla fine, fino ai “rigori”, quelli della sofferenza. Nella sua lunga stagione sacerdotale ha allenato diversi preti a gustare croci e delizie del ministero, testimoniando loro che la partita di una parrocchia si sviluppa a tutto campo: non c’è spazio per chi non sa fare gioco di squadra o si limita a spazzare la palla in tribuna. Anche a me ha lasciato intendere che, a Ciconia, il vescovo è un guardalinee che coadiuva l’arbitro.

Don Augusto carissimo, possa tu “godere in cielo della piena visione dei misteri di cui sei stato dispensatore sulla terra”. Il tuo corpo scende nello spogliatoio della terra, ma il Signore, che ha vinto il campionato contro la morte, sconfiggendola, ti ha riservato la veste della vita immortale. Dalla “curva” del cimitero di Capretta, continua a fare il “tifo” per questa parrocchia e dalla “tribuna” del Cielo supplica il Signore di mandare operai in questo “filare” della sua Vigna.

+ Gualtiero Sigismondi




“Oggi in cielo è festa!” Ciconia si prepara a accogliere il suo Don Augusto

E’ arrivata improvvisa la notizia della scomparsa di Don Augusto che si trovava al Policlinico Gemelli da qualche giorno. La comunità di Ciconia è sgomenta, triste e attende il ritorno del “suo” parroco per l’ultima volta. Sarà venerdì 16 e per quella data i giovani della Parrocchia, quelli tanto amati dal don e ora orfani di un padre spirituale sempre disponibile, hanno voluto organizzare tutto nei minimi particolari. Già il titolo del manifesto è un programma “Oggi in cielo è festa”, sì perché da ora ci sarà un sorriso in più.

I giovani chiedono a tutta la comunità di esporre le bandiere della festa di Ciconia alle finestre fin dalla mattina del 16 febbraio in attesa del ritorno nella sua “Casa”, la Chiesa di Ciconia che proprio il don ha fortemente voluto contro tanti e contro la burocrazia. Arrivo previsto del feretro alle 15 e poi verrà aperta la camera ardente. Alle 20, ancora un omaggio con un corteo da piazza degli Aceri fino al piazzale della Chiesa per poi radunarsi in raccoglimento per il Santo Rosario alle 21, una preghiera a Maria, la colonna della fede per don Augusto. Sabato 17, poi, i funerali dalle 10,30 per l’ultimo saluto .

Ciao Don Augusto!




Ciao Don Augusto, pastore di Ciconia che ora piange il “suo” parroco

Nella tarda mattinata del 14 febbraio è tornato alla casa del Padre don Augusto Passeri, così ha scritto don Emanuele Frenguelli, il suo più stretto collaboratore sui social. La notizia ha iniziato a rimbalzare come un tam tam senza sosta. Il parroco di Maria Santissima Madre della Chiesa era ricoverato da alcuni giorni al Policlinico Gemelli. Don Augusto, 81 anni, se ne è andato in silenzio, quasi in punta di piedi nel giorno delle Ceneri e, coincidenza, di San Valentino dedicato all’Amore, sì con la “a” maiuscola, quello che ha dato per decenni alla comunità di Ciconia che silenziosamente piange.

E’ difficilissimo ricordare una persona che ha dedicato la sua intera vita pastorale e non solo alla “sua” comunità quella di Ciconia. Nel ’68 diventa sacerdote e dieci anni dopo viene assegnato a Ciconia. E’ il quartiere che ha segnato il passaggio dal centro storico alla valle del Paglia, considerato a torto dormitorio e don Augusto questo termine non lo ha mai accettato. E allora inizia la sua avventura, il suo cammino di pastore senza una vera e propria chiesa. Un garage dove celebrare Messa, dove fare catechismo, dove incontrare tante coppie e fedeli. Ma se volevi il “don” lo potevi incontrare in giro nelle strade dove viveva la comunità. Poi decide che è arrivato il momento di costruire una vera parrocchia per il quartiere che è diventato il più popoloso della città.

Uno sforzo che ai più sembrava insostenibile e invece, passo dopo passo ci è riuscito. Una grande emozione per tutta la comunità. Don Augusto un pastore vero, una persona disponibile e alla mano, pronta ad aiutare senza apparire in prima persona. La comunità si allarga con le festa di Ciconia e tanti altri eventi che uniscono le persone. Ecco “non è un dormitorio – soleva dire don Augusto – ma un quartiere vivo, dove si dorme, si lavora, si gioca, si litiga e si fa pace e soprattutto dove si prega”.

La comunità di Ciconia s’identifica con don Augusto tanto che quando in diocesi decidono di trasferirlo a Castel Giorgio parte prima una petizione e poi tante manifestazioni di protesta, addirittura in molto erano pronti a manifestare davanti al Duomo. Allarme rientrato, il vescovo fa retromarcia e lascia tutto così. Don Augusto può tornare a seguire il suo gregge.

E così ha fatto fino a qualche giorno prima del ricovero al Policlinico Gemelli. “Appena possibile – ha scritto sempre don Emanuele Frenguelli – verranno date tutte le indicazioni sulle esequie e altri momenti di preghiera”. Ora è il momento del raccoglimento, del ricordo e della preghiera.




Si è insediata Ilaria Bernardini nuova direttrice dell’ospedale di Orvieto a tempo pieno

Si è insediata lunedì scorso, 5 febbraio, alla guida della struttura ospedaliera “Santa Maria della Stella” di Orvieto, la dr.ssa Ilaria Bernardini che assume l’incarico di vertice per i prossimi cinque anni dopo essere risultata vincitrice dell’avviso pubblico bandito dalla Usl Umbria 2. Per l’occasione sono stati convocati i responsabili di reparto e dei servizi dell’ospedale, tutti presenti all’incontro.
Dirigente medico, specialista in Igiene, la dottoressa Bernardini vanta un’importante esperienza professionale presso la Direzione Medica di Presidio dell’Azienda Ospedaliera di Perugia dove ha ricoperto il ruolo di responsabile della Gestione operativa dei processi clinico assistenziali e raccordo con l’Ufficio Controllo di Gestione, occupandosi in particolare  del percorso del paziente chirurgico programmato, dalla lista di attesa alla sala operatoria e svolgendo attività quotidiana di verifica delle sedute operatorie e reportistica dei dati di attività. Particolarmente attiva inoltre nel campo delle liste operatorie, nella verifica dei tempi, nell’analisi delle criticità e nell’organizzazione di incontri, per la loro risoluzione, con professionisti chirurghi, anestesisti, infermieri per ottimizzare l’organizzazione e le risorse.

L’impegno della dottoressa Bernardini al “Santa Maria della Misericordia” di Perugia si è rivolto anche al monitoraggio dei principali indicatori di performance aziendali con analisi dei sistemi di valutazione dell’organizzazione. Numerosi i ruoli e le mansioni svolte nel nosocomio del capoluogo di regione: dalle attività del comitato infezioni ospedaliere a quelle legate all’accreditamento, alla gestione del rischio clinico, al registro tumori e ai flussi informativi regionali relativi alla mobilità sanitaria, solo per citarne alcuni.

La dottoressa Ilaria Bernardini sostituisce alla guida dell’ospedale di Orvieto il dott. Patrizio Angelozzi che, malgrado l’impegno di responsabile della struttura complessa di Ostetricia e Ginecologia, con grande disponibilità, capacità e competenza, dal mese di luglio 2022 ha guidato anche la struttura ospedaliera. Il dottor Angelozzi, che torna al suo originario ed esclusivo incarico di direzione del reparto di Ostetrica e Ginecologia, ha ricevuto il ringraziamento, per l’importante contributo in termini di dedizione, professionalità, impegno e risultati raggiunti, del direttore generale ff dott. Piero Carsili presente al “Santa Maria della Stella” per il passaggio di consegne e per il primo giorno di lavoro della dott.ssa Bernardini. “Per la prima volta – ha dichiarato il manager sanitario – l’ospedale di Orvieto ha al vertice un direttore di struttura complessa a tempo pieno, parte integrante dell’organico aziendale. Un segnale inequivocabile del ruolo strategico del nosocomio orvietano nella rete ospedaliera regionale, ribadito nei programmi della Regione Umbria e confermato dai progetti di potenziamento e sviluppo in termini strutturali, di dotazione organica, di innovazione tecnologica”.

Il direttore generale ff della Usl Umbria 2 dott. Piero Carsili ha quindi rivolto i migliori auguri di buon lavoro alla nuova direttrice dell’ospedale di Orvieto, allo staff della direzione di presidio e ai professionisti impegnati nei reparti con l’auspicio e l’impegno comune di offrire, grazie ad un lavoro corale e ad un’organizzazione efficiente ed efficace, risposte sempre più di qualità ai cittadini”.

Il nuovo direttore dell’ospedale di Orvieto dott.ssa Ilaria Bernardini si è detta “onorata di assumere questo prestigioso incarico” e ha garantito “massimo impegno, dedizione e attenzione puntando sul lavoro di squadra con la certezza di poter migliorare ulteriormente la performance e l’efficienza della struttura ospedaliera grazie a questi elementi e al supporto indispensabile dei professionisti, delle istituzioni, della comunità cittadina”.




Fabrizio Cortoni è il presidente della neonata sezione di Orvieto dell’ANPI

Venerdì 26 gennaio, presso il Community Hub di Orvieto Scalo, si è tenuta l’assemblea dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) che ha rinnovato gli organi della neonata Sezione di Orvieto, evidenziando il crescente impegno dei cittadini nella difesa dei valori costituzionali.

L’assemblea, che ha visto la partecipazione attiva dei soci dell’ANPI di Orvieto, ha portato alla formazione del nuovo Comitato di Sezione. Il presidente eletto è Fabrizio Cortoni, il quale sarà affiancato nei suoi compiti da due vicepresidenti, Roberto Bettoja e Tonino Ciarlora. Annarita Manuali assumerà il ruolo di tesoriere, mentre Paola Polimeni sarà la referente per il mondo della scuola. L’iniziativa di istituire una Sezione ANPI per Orvieto e il comprensorio Orvietano è stata presa lo scorso ottobre, dopo anni di impegno come Gruppo ANPI del Provinciale di Terni. La decisione è stata motivata dalla crescita significativa del numero dei soci di ogni età e dalla necessità di intensificare l’azione sul territorio. L’ANPI, Ente morale dal 1945 e riconosciuto dal Ministero della Difesa, è un soggetto in prima linea nella difesa dei valori costituzionali, che quotidianamente sono a rischio di revisione e svalutazione. L’impegno della Sezione di Orvieto si inserisce in questo contesto, contribuendo a preservare la memoria storica e a promuovere la partecipazione attiva dei cittadini nella tutela dei principi fondamentali della nostra democrazia.

Il presidente neo-eletto, Fabrizio Cortoni, ha espresso la sua gratitudine per la fiducia accordata dai soci e ha sottolineato l’importanza di lavorare insieme per difendere i valori che sono alla base della nostra società. La Sezione di Orvieto si propone di organizzare una serie di iniziative culturali e sociali per coinvolgere sempre più persone nella riflessione su temi cruciali per il nostro Paese.




Liliana Segre e Sami Modiano sono cittadini onorari di Orvieto, per non dimenticare

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Dal 25 gennaio Orvieto ha due nuovi cittadini onorari: Sami Modiano e Liliana Segre. L’ufficialità, dopo l’approvazione all’unanimità in consiglio comunale, è arrivata proprio durante l’evento organizzato dal Comune per celebrare il “Giorno della Memoria”. La senatrice a vita Liliana Segre non era presente alla cerimonia, come già annunciato, mentre Sami Modiano non ha potuto collegarsi neanche in remoto per motivi di salute. Non meno emozionante la giornata con il video di Liliana Segre, l’intervista rilasciata a Senato tv nel 2019 e quello di Sami Modiano quello del suo viaggio insieme agli studenti proprio nel campo di sterminio di Birkenau dove ha vissuto i drammi dell’odio razziale, della separazione dai familiari, della loro scomparsa, della lotta quotidiana per sopravvivere. Entrambi i testimoni dell’Olocausto non hanno tuttavia fatto mancare un messaggio di saluto alla città di Orvieto rispettivamente letto da Giada Cuccurullo, della 4B del Liceo artistico “Livio Orazio Valentini”, e da Riccardo Chiasso, rappresentante d’istituto del Liceo scientifico “E. Majorana”. A Maria Elisa Leonte della 4B del Liceo artistico, il compito di leggere alcuni passaggi del libro scritto sulla storia di Sami Modiano.

A Liliana Segre il consiglio comunale ha conferito la cittadinanza onoraria nell’aprile 2021 votando contestualmente l’adesione del Comune di Orvieto alla “Rete dei Comuni per la memoria, contro l’odio e il razzismo”. “Stimato Sindaco di Orvieto – ha scritto la senatrice a vita – da qualche tempo ormai ho l’onore di potermi dire vostra concittadina. Purtroppo non potrò essere presente di persona alla cerimonia ufficiale di conferimento della Cittadinanza Onoraria, che coinciderà con le celebrazioni della Giornata della memoria 2024, ci tengo però giungano a tutte le mie concittadine e tutti i miei concittadini i più sentiti ringraziamenti e calorosi saluti. Un pensiero particolare però all’amico Sami Modiano, anche lui infaticabile testimone dell’orrore della Shoah. La mia opera decennale in fatto di trasmissione della memoria è stata sempre improntata a questo criterio: non semplice testimonianza e rievocazione, ma sforzo indefesso di formazione delle ragazze e dei ragazzi, della coscienza dei cittadini tutti. Certa di avere la comprensione e la condivisione di una terra come quella umbra che ha grande tradizione di Resistenza e di democrazia, rinnovo a voi tutte e tutti il ringraziamento per la Cittadinanza Onoraria di Orvieto ed auspico il miglior successo alle iniziative legate alla Giornata della memoria“.

A Sami Modiano è stata conferita la cittadinanza onoraria nell’ottobre 2023 facendo seguito alla proposta lanciata in occasione dell’incontro pubblico (qui il link per seguire la giornata del febbraio scorso con Sami Modiano ndr) con lo stesso Modiano organizzato dal Club Amici della Stampa. Ad avanzare la proposta in quella occasione il giornalista e già vicepresidente della Comunità ebraica di Roma, Ruben Della Rocca, che alla platea di studenti ha tratteggiato la figura di Modiano. A lui, dalle mani del sindaco Tardani e dei vicepresidenti del consiglio comunale Silvia Pelliccia e Federico Giovannini, è stata affidata la targa che consegnerà a Sami Modiano. “Ringrazio il sindaco, il consiglio comunale e la città di Orvieto – ha detto – per aver accolto la nostra proposta. Eravamo tutti in lacrime quel giorno ascoltando le parole di Sami. Con me, ad accompagnarlo nel racconto, i colleghi Roberto Conticelli e Alessandro Li Donni che ringrazio ancora per aver organizzato quel momento così emozionante. Purtroppo Sami non è potuto essere qui per motivi di salute. Due giorni fa ha avuto un incontro a La Sapienza ma questi appuntamenti per lui possono essere paragonati alle performance di un’atleta in una gara di altissimo livello. E ogni volta che racconta il suo passato è un’atleta stanco e provato. Tutti i sopravvissuti dai campi di sterminio, ci hanno messo 30-40 anni per raccontare il loro vissuto da bambini. Si vergognavano. Sami era un ragazzo come voi e come spesso ripete e come ha detto anche la senatrice Segre la cosa che li ha colpiti ancora prima dei campi di sterminio sono state le leggi razziali e il non poter andare a scuola. Sami Modiano è stato espulso da scuola a 8 anni con l’unica ‘colpa’ di essere ebreo. La generazione di Sami sta finendo – ha aggiunto Della Rocca – è il nostro compito oggi è quello di stipulare un patto tra Istituzioni, mondo della comunicazione e scuola per raccogliere e portare avanti il testimone della Memoria. E questo potete farlo informandovi, studiando per il piacere di studiare e di crearsi una coscienza civica. Non è facile informarsi al tempo dei social che ci hanno reso dei robot, occorre cercare le informazioni corrette, pulite. Lo dobbiamo a Sami, a Liliana Segre e tutti coloro che anche oggi nel Mondo stanno vivendo momenti terribili solo perché ebrei, musulmani o discriminati“.

Il ruolo delle scuole e degli insegnanti è fondamentale – ha rimarcato l’assessore all’Istruzione, Alda Coppola, che ha moderato la giornata – ed è particolarmente significativo che oggi ci siano i nostri giovani a celebrare il conferimento della cittadinanza onoraria a due personaggi che saranno ricordati nella storia e alla quale sarà legato indissolubilmente anche il nome di Orvieto“.

Un ringraziamento particolare al Sindaco – ha scritto Sami Modiano nella sua lettera – e a tutti coloro che hanno desiderato conferire a due Sopravvissuti all’inferno nazista la cittadinanza onoraria di Orvieto, città che ho potuto apprezzare nella sua bellezza e nella cortesia ed accoglienza ineccepibili lo scorso anno. Il tempo passa e la forza di raccontare ciò che abbiamo passato, noi Sopravvissuti, nel ricordo costante di tutti coloro che abbiamo perduto, sta venendo sempre meno. Spero che le mie parole che ho detto lo scorso anno, il racconto di ciò che un bambino ha dovuto passare nell’inferno, siano rimaste nel ricordo di qualcuno di voi. Il mio compito è stato sempre di fare in modo che il ricordo di ciò che è stato sia sempre costante e forte, a voi tutti il compito e l’augurio che possiate fare in modo che le differenze razziali non trovino terreno fertile nelle generazioni future“.

Arriviamo a questa giornata – ha detto il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani – con una condivisione di intenti che Orvieto ha saputo dimostrare con il voto espresso dal consiglio comunale. Quello di oggi è un giorno speciale per la nostra città, il giorno nel quale accogliendo a pieno diritto nella nostra comunità due testimoni viventi dell’Olocausto non vogliamo soltanto celebrare il Giorno della memoria ma dare alla memoria un senso e un valore. Non conosco personalmente la senatrice Segre ma ho ascoltato la sua storia e seguito il suo impegno quale presidente della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo. Ho avuto invece il piacere di conoscere e ascoltare direttamente Sami Modiano nell’incontro pubblico organizzato qui a Orvieto un anno fa e ho ancora scolpite nella memoria le sue parole, il silenzio e la commozione di una platea che ascoltava la storia di un ragazzo come voi che ha visto l’orrore. ‘Io sono ancora là a Birkenau, ci disse, non potrò mai andarmene via da li. I miei occhi hanno visto cose orrende, che non si possono cancellare. Ero solo un ragazzo…’. Liliana Segre e Sami Modiano, erano ragazzi come voi quando sono diventati testimoni di una delle più grandi atrocità della storia. Oggi li accogliamo nella nostra comunità come interpreti dei valori di pace e di giustizia, come simboli di speranza. Per Orvieto – ha proseguito – avere due cittadini come Liliana Segre e Sami Modiano è motivo di orgoglio, è un atto di gratitudine e una immensa responsabilità. Essere cittadini, infatti, non è solo essere membri di una comunità, implica un senso di appartenenza, significa condividere valori, cultura e storie comuni. Essere concittadini di Liliana Segre e Sami Modiano ci consegna quindi una responsabilità collettiva ancora maggiore. Quella di custodire la memoria, di assicurare che simili tragedie non si ripetano, di lottare contro l’ingiustizia, di promuovere la comprensione e il rispetto per la diversità, di non rimanere indifferenti alle conseguenze dell’odio e della discriminazione, di preservare i valori fondamentali della dignità umana. È un orgoglio per la città di Orvieto poter condividere le storie drammatiche e straordinarie di Liliana Segre e Sami Modiano. Riconoscerli come cittadini onorari non è solo un atto formale ma un segno tangibile della nostra gratitudine per la loro testimonianza e l’impegno a custodire la memoria delle vittime della Shoah. La loro presenza nella storia della nostra città ci arricchisce e oggi più di prima ci deve ispirare a costruire un futuro basato sulla tolleranza, sulla solidarietà e sulla giustizia“.




Promulgato dal Dicastero delle cause dei Santi il decreto sulle virtù eroiche del Servo di Dio Gianfranco Maria Chiti

La Diocesi di Orvieto-Todi accoglie con gioia la notizia riguardante l’iter della causa di beatificazione e canonizzazione di Padre Gianfranco Maria Chiti. Mercoledì 24 gennaio, infatti, Papa Francesco ha ricevuto in udienza il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi e ha autorizzato lo stesso Dicastero a promulgare il decreto riguardante le virtù eroiche del Servo di Dio, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini.

Fra’ Gianfranco Maria Chiti nacque a Gignese il 6 maggio 1921. Generale di brigata dei Granatieri di Sardegna, all’età di 57 anni, anziché “fare zaino a terra”, come la legge gli imponeva con il congedo, preferisce “arruolarsi volontario” nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Sacerdote professo in tale Ordine, indossando il saio di San Francesco sopra la mimetica, svolge un intenso apostolato soprattutto ad Orvieto, dove era stato inviato come custode del Convento di San Crispino. Qui rimane fino al 2004, anno in cui, a Roma, nell’Ospedale Militare del Celio, muore, il 20 novembre, in concetto di santità.

Il suo ricordo rimarrà indelebile per aver salvato, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, più di 200 partigiani da sicura fucilazione, creando un fittizio “corso di arruolamento” nei Granatieri, e permettendo loro, poi, di far ritorno nelle proprie famiglie. Il suo nome, inoltre, è annoverato nel Libro dei Giusti della Sinagoga di Torino per aver posto in salvo alcune famiglie di ebrei. Il 13 aprile 2015 monsignor Benedetto Tuzia emette l’editto che ne promuove la causa di beatificazione e di canonizzazione.

L’8 maggio, in Duomo, lo stesso vescovo, nel corso di una solenne celebrazione, dà ufficialmente inizio all’inchiesta diocesana, dando lettura del “libello” e nominando gli officiali incaricati di curare la procedura canonica: giudice delegato monsignor Carlo Franzoni, promotore di giustizia don Stefano Puri, notai Rossella Borgia e Paolo Bambini, postulatore e vice postulatore della causa, rispettivamente, i padri cappuccini Carlo Calloni e Flavio Ubodi. Il 30 marzo 2019, nella Basilica Cattedrale di Orvieto, ha luogo la sessione di chiusura della fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio.

Fonte: Diocesi Orvieto-Todi