Praesidium, “gli arzigogoli di BPBari e il silenzio sul futuro di CariOrvieto”

Stiamo assistendo a dei veri e propri “contorcimenti” della Banca Popolare di Bari e, volendo essere buoni, potremmo dire che sta faticando per trovare la sua rotta: i numeri non quadrano, si accumulano e si accumuleranno perdite consumando il capitale, si dimettono Amministratori e componenti del Collegio sindacale, si fa fatica (se crediamo all’articolo di Repubblica) a trovare manager esterni che guidino il risanamento. A nostro avviso, permangono una serie di equivoci che devono essere sciolti.

E’ noto a tutti che la vecchia gestione ha accumulato perdite ingentissime, che per sopravvivere ha privilegiato la liquidità a breve compromettendo la marginalità futura, che non ha affrontato nei tempi giusti la ristrutturazione necessaria al nuovo modello di business delle banche, che non ha saputo o potuto allentare i rapporti con la Pubblica Amministrazione. La gestione commissariale ha poi determinato un anno di fermo operativo e organizzativo. Oggi, la Banca Popolare di Bari è uno strano Istituto in cui la P.A. centrale e locale è presente in modo importante e determina le scelte, ma, contemporaneamente, ha necessità di stare su un mercato che è in forte trasformazione. Il Fondo Interbancario, che ha messo soldi per evitare un disastro per lei più costoso, è uscito dal capitale sociale mettendo tutto in mano al Mediocredito Centrale. In tutto questo piano necessitava un “arzigogolo” amministrativo che desse una parvenza di continuità e, per questo motivo, sono stati tenuti in vita “virtualmente” a prezzi di saldo i vecchi azionisti. Diciamo “virtualmente” perché in nessun modo è stato tenuto conto della loro esistenza: 69.000 persone che non sono presenti negli organi di governo e di indirizzo della banca e che non hanno alcuna voce in capitolo. A ciò si aggiunga che, avendo perduto molti soldi a causa di pressioni e consigli sbagliati, sono giustamente arrabbiati. Sono, ricordiamo, anche clienti di una fascia mediamente importante per la stessa banca con un rapporto fiducia con la stessa quanto meno da ricostruire. Anche il misero valore di sei centesimi di euro per azione si è ormai ridotto a quattro centesimi, ma pure questo è virtuale perché in nessun modo il titolo è vendibile sul mercato ed è destinato ancora a diminuire.

La banca è quindi chiamata a scegliere se tentare di trovare dei meccanismi di ricucitura con i suoi clienti storici ed agevolarne la partecipazione alle decisioni o mettere in piedi una nuova organizzazione commerciale che reperisca altri clienti di pari disponibilità sul mercato. Crediamo che BpB debba aprirsi e comunicare più chiaramente cosa vuol fare senza voli pindarici, certamente non nelle stanze chiuse della Pubblica Amministrazione centrale e locale.

Tutto questo avrà necessariamente impatto sulla Cassa di Risparmio di Orvieto e la Fondazione CRO, che sarà chiamata a scelte importanti e dalla quale ci attendiamo una più trasparente comunicazione e apertura alla Città, nel suo e nostro interesse.

Associazione Praesidium




Praesidium, disponibilità da parte di BPB per “aiutare” l’imprenditoria locale

Alla ripresa autunnale riteniamo utile fare il punto della situazione riguardante Banca Popolare di Bari e Cassa di Risparmio di Orvieto.

Come noto, tutti e due gli Istituti sono alla prese con un impegnativo piano di ristrutturazione, teso a riportare i bilanci in utile nell’arco di un quadriennio attraverso una decisa rivisitazione dei costi, un riesame della redditività dei prodotti offerti ed un inevitabile aumento di capitale. Come già saprete, la Banca Popolare di Bari è interessata anche dal piano di privatizzazione del Monte dei Paschi di Siena, con il possibile assorbimento degli sportelli del sud. Non ci risulterebbe essere interessata da tale operazione la Cassa di Risparmio di Orvieto.

In recenti colloqui con i vertici delle due banche abbiamo avuto l’impressione di un atteggiamento di maggiore sensibilità da parte degli Amministratori nei confronti dei vecchi soci, a cui sembrerebbero ora voler riservare nuove “esclusive e vantaggiose” condizioni economiche. Un piano dettagliato su quanto sopra dovrebbe esserci messo a disposizione a breve e, certamente, ve lo comunicheremo appena sarà in nostro possesso. E’ emersa altresì in detti colloqui una disponibilità ad eseguire un approfondimento congiunto sulla disponibilità di risorse che potrebbero essere messe a disposizione dell’imprenditoria locale da parte di MCC, Invitalia spa, Cassa Depositi e Prestiti e Banca Europea degli Investimenti. L’impressione che abbiamo avuto è che non ci siano difficoltà per il reperimento di fondi, ma al contempo che si debba lavorare per far emergere le progettualità volte allo sviluppo del territorio ed a generare ricchezza.

Ricordiamo poi che è vigente un protocollo di conciliazione solidaristico sottoscritto da BPB e PRAESIDIUM che consente ai soci in difficoltà e che presentino i requisiti ivi descritti (isee, malattia, disoccupazione, ecc.) di ottenere un parziale ristoro a fondo perduto. Abbiamo ribadito a BPB e CRO che Praesidium continuerà a perseguire, in tutti i modi e con tutti i mezzi legali, la tutela degli interessi dei propri associati, dunque il raggiungimento dell’obiettivo primario del recupero del denaro investito

Rimaniamo, come sempre, a vostra disposizione e vi terremo aggiornati non appena in possesso di informazioni utili.




CRO, il presidente della Fondazione Libero Mario Mari, “aumento di capitale in programma ma decideremo nella massima trasparenza”

Cassa di Risparmio di Orvieto è di nuovo al centro della cronaca economica e finanziaria regionale. Dopo il previsto taglio delle filiali dal prossimo 8 ottobre, ora si torna a discutere su un aumento di capitale piuttosto importante. OrvietoLife aveva anticipato a marzo 2021 che si sarebbe trattato di circa 16/20 milioni di euro con un impegno della Fondazione che ritenevamo già pesante. Oggi le cifre che circolano sono di una decina di milioni più alte anche se non confermate ufficialmente.

Il presidente della Fondazione Cro, Libero Mario Mari, raggiunto telefonicamente, ha spiegato che “l’aumento di capitale è confermato ma non abbiamo contezza dell’ammontare né dei tempi visto che ancora ufficialmente non ci è stato comunicato nulla dall’azionista di controllo. E’, questa, una manovra conservativa su sollecitazione di Bankitalia e ritengo sia positivo che lo Stato decida di investire su CariOrvieto, è un segnale di fiducia nel futuro della banca”. Per quanto riguarda l’impegno della Fondazione il presidente è stato altrettanto chiaro, “ribadisco che non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale e comunque quando arriverà coinvolgeremo tutti gli organi istituzionali preposti e anche la città perché l’impegno è importante, circa 7 milioni di euro, e tutto verrà deciso nella massima trasparenza e nell’interesse della banca e della città”. Il presidente Mari è tornato anche sulla questione delle filiali che verranno chiuse il prossimo mese di ottobre, “come Fondazione abbiamo ascoltato i sindaci e anche il dg della banca. Oggi tutto sta cambiando e il taglio delle filiali è un problema comune a tutti i gruppi bancari, piccoli medi e grandi. Provare ad ottenere un rinvio non avrebbe certamente risolto i problemi che i sindaci dei piccoli comuni hanno manifestato, d’altra parte la banca non può non accogliere la sfida digitale e soprattutto non può continuare a sopportare i costi di gestione in un momento delicato per l’intero comparto non solo per CRO”.




Cro, dall’8 ottobre chiudono sei filiali, sul territorio orvietano Alviano, Montecchio, Montegabbione e Porano

Cassa di Risparmio di Orvieto, controllata da Banca Popolare di Bari, Gruppo Mediocredito Centrale, ha ufficializzato l’avvio del processo di razionalizzazione delle filiali sul territorio umbro e un’accelerazione nel rilancio dell’Istituto iniziato con la nuova governance. Saranno sei le filiali coinvolte, appartenenti all’area della Tuscia (Alviano, Montecchio, Montegabbione e Porano) e all’area Flaminia (Montefranco e Terni Cospea) per le quali l’ultimo giorno di operatività sarà il prossimo venerdì 8 ottobre. Tutti i rapporti delle filiali interessate da chiusure saranno migrati sulle filiali più vicine.

La decisione rientra nell’ambito del nuovo piano industriale di Gruppo, che prevede tra le sue linee strategiche la razionalizzazione della rete fisica, senza alcun impatto sui livelli occupazionali del territorio. “Il processo di rilancio dell’Istituto passa anche attraverso un processo di razionalizzazione della presenza territoriale – ha commentato Emanuele Carbonelli, direttore generale di CRO –. La banca ha l’obiettivo di operare una significativa trasformazione tecnologica, continuando a essere una realtà vicina al territorio e specializzata nel creare relazioni di valore con privati e piccole medie imprese italiane dell’area Centro-Sud. Grazie alla nuova catena di controllo, Cassa di Risparmio di Orvieto diventa una realtà ancora più solida”.