Sanità e Pnrr, habemus pecunia?

Arrivano i soldi del Pnrr per la sanità regionale e quindi anche per la USL Umbria 2 che immediatamente si attiva per il tramite del dg Massimo De Fino che firma due delibere per impegnare soldi e indicare i siti interessati. Habemus pecunia! Sembrano tanti, se non abbiamo fatto male i conti, si tratterebbe di circa 56,5 milioni di euro, un apparente fiume di denaro che finalmente viene investito nella sanità. Ma allora cosa non torna al cronista antipatico, puntiglioso e un po’ rompi…?

Come sempre ci atteniamo ai numeri. Per il capitolo della Casa di Comunità alias Casa della Salute, per la quale tra l’altro attendiamo ancora risposta sul destino di un complesso di proprietà USL e vincolato alla nascita della stessa presso la Piave, sono previsti in totale 15 milioni di euro da dividere con altre 10 tra Montefalco, Norcia, Fabro, Terni, Spoleto e Foligno. Ma non bastano? Facendo il cosiddetto conto della serva significherebbe circa 1,5 milioni per ogni sito. Sicuramente in alcuni casi ne serviranno di meno ma, con gli attuali costi e visto il tipo di immobile destinato a Casa di Comunità a Orvieto, probabilmente la città della Rupe dovrebbe fare la parte del leone. Secondo i calcoli fatti da chi nel passato, era interessato a rilevare il complesso, per demolizione e ristrutturazione, smaltimento dei detriti, sistemazione del tetto e altri lavori sarebbero serviti, ma stiamo parlando di stime risalenti al 2006, circa 2 milioni di euro. E oggi? Con i prezzi attuali sicuramente siamo a circa 4, l’esatto doppio. Poi il contenitore bisogna riempirlo di attrezzature, arredi e soprattutto di personale, calcolare le spese di gestione sapendo che l’ottimizzazione energetica in pieno centro storico con vista Duomo non è proprio semplice. Significa altri soldi da prendere sempre da questi 15 milioni di euro. E a Terni, Spoleto, Foligno, Fabro, Montefalco, Norcia, Amelia, Narni, Cascia, Trevi e Nocera Umbra? Attendiamo risposta.

Per gli Ospedali di Comunità che serviranno per evitare ingressi impropri nel pronto soccorso e a aiutare le famiglie nel gestire i pazienti “complicati” con 20 posti letto per brevi degenze a gestione quasi totalmente infermieristica, sul piatto ci sono 10 milioni di euro. In questo caso sono 5 quelli previsti nel territorio di competenza della USl Umbria 2, quindi con investimenti per 2 milioni di euro ognuno. Che tipo di attrezzature mediche serviranno? Un macchina per effettuare le TAC viene circa mezzo milione di euro, è solo un esempio. Quindi anche in questo caso oltre ai lavori prettamente edili si andrà? Attendiamo risposta.

Una voce certa e definita riguarda la riqualificazione dell’ospedale di Orvieto con 7,5 milioni di euro previsti per renderlo sicuro e sostenibile. L’edificio ha sicuramente urgente bisogno di un restauro profondo laddove possibile anche della logistica, così come di una sistemazione degna dell’esterno e delle strade. La cifra sembra più che adeguata per affrontare questo tipo di lavori oltre alla già prevista profonda ristrutturazione del pronto soccorso presentata qualche mese fa.

L’ultima chicca riguarda l’aggiornamento tecnologico e strumentale. Qui torniamo alla cifra lorda pe r6 ospedali e per i poliambulatori di Terni: 4 milioni tondi tondi. Nella cifra sono previsti anche i grandi macchinari. Sempre dividendo per il numero di strutture, quindi non una ripartizione puntuale ma media, siamo a 0,57 milioni di euro circa per ognuna. Basteranno? Andando a controllare i listini delle attrezzature mediche-ospedaliere riteniamo, ma non siamo dei tecnici del settore, che si rischia di avere qualche inaugurazione a orologeria in giro per la Regione e poco più. Facciamo un piccolo esempio ma molto calzante. Il poligrafo, che servirebbe per aprire l’emodinamica all’ospedale di Orvieto, vitale per l’emergenza-urgenza, costa intorno agli 800 mila euro, poi si deve reperire personale formato e farlo funzionare. Già saremmo ben oltre la cifra media prevista. Anche in quest’ultimo caso attendiamo risposta, anzi una doppia risposta perché sull’emodinamica non si può mollare perché andrebbe a riqualificare l’ospedale dal punto di vista professionale in particolare e come servizio di grande utilità per quelle patologie tempo-dipendenti che oggi per gli orvietani e per chi è suo ospite assomigliano molto a un incubo.

Torniamo alla domanda iniziale, habemus pecunia? Ma i calcoli sono stati effettuati correttamente, oppure c’è il rischio molto alto di costruire cattedrali nel deserto come paventato in un recente articolo di “Panorama” dedicato alle Case di Comunità? Speriamo di aver sbagliato tutti i conti, tutte le previsioni per la città, per i cittadini, per i pazienti e anche per le imprese che potrebbero aggiudicarsi i lavoro dopo regolare appalto.