Rut, la fedele moabita antenata di Gesù

Alcuni mesi fa abbiamo assistito a numerose iniziative che, in modo più o meno lodevole, hanno celebrato la figura femminile. Associazioni e movimenti vari, servizi giornalistici e televisivi, politici e opinionisti sono intervenuti in difesa della donna evidenziando il fatto che ella esige rispetto e non violenza. Purtroppo recenti e agghiaccianti fatti di cronaca hanno provocato, nell’opinione pubblica italiana, una reazione emotiva che ha evidenziato una crisi profonda delle relazioni tra uomini e donne. Sulla ribalta dello scenario sociale la piaga della violenza sulle donne è stato l’argomento più ampiamente dibattuto. Si è discusso a lungo di patriarcato come modello culturale e radice profonda da curare dopo averne individuato le cause che l’alimentano, cause che trovano origini in una mancata educazione alla vita affettiva, in un deficit culturale e spirituale. Alcune cause mettono in evidenza un certo disagio giovanile la cui matrice trae origine da una povertà culturale, diffusa negli ultimi decenni, che ha accantonato parole come dignità della donna, rispetto, empatia, bon ton, per sdoganare, al contrario, volgarità, sessualità, pornografia, disorientamento e uso di droghe. Non è facile trovare un modello educativo adeguato se non si interverrà con tempestività a ripristinare alcuni valori tradizionali che sono a fondamento della famiglia e della società. A questo punto vorrei condividere alcune riflessioni maturate in questi mesi di dibattiti sulla donna. Ho pensato alle figure bibliche femminili che la Sacra Scrittura ci presenta e ho trovato un modello meritevole di considerazione ma purtroppo poco noto: Rut.

Ai nostri giorni descrivere l’esperienza di questo personaggio femminile dell’Antico Testamento è argomento tanto antico quanto attuale per i vari messaggi di saggezza e per i profondi insegnamenti che ci offre. Ma chi è Rut se non una donna discreta e forte che ha un importante ruolo nella storia della salvezza, in quanto compare tra gli antenati di Gesù? Infatti, nel Vangelo di Matteo quando leggiamo la genealogia di Cristo troviamo citati i nomi di quattro donne che, se dal punto di vista umano non sono state eccellenti, risultano importanti secondo il piano di Dio. Tra esse viene elencata Rut, che andata sposa a Booz, divenne la nonna di Davide. “Booz generò Obed da Rut; Obed generò Iesse; Iesse generò Davide” (Mt 1,5), il più grande re di Israele, dalla cui stirpe nascerà Gesù, essendo Giuseppe appartenente alla casa davidica. La storia di questa nobile antenata del Messia è presentata nel più breve libro dell’Antico Testamento, un libretto di poche pagine in cui si narra la vicenda di una famiglia – marito, moglie e due figli – che, a causa di una forte carestia, da Betlemme emigra nel paese di Moab, il cui popolo non amava tanto gli israeliti. Morto il marito, i figli sposano due donne moabite che ben presto rimangono vedove e senza figli. Noemi, la suocera, decide di ritornare al paese di origine e lascia libere le nuore di restare nella loro terra e di rifarsi una vita. Delle due una ritorna nella famiglia di origine mentre l’altra, Rut segue fedelmente la suocera israelita e da straniera e pagana, onorerà il Dio d’Israele e si integrerà a pieno titolo nel popolo eletto. È ammirevole il legame che intercorre tra la suocera Noemi e Rut che le promette “dove andrai tu andrò anch’io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio” (Rt 1,16), è un legame tanto forte da non separarsi neanche nei momenti della disperazione.

Rut è una giovane donna moabita, sposa e vedova di un ebreo, che intraprende un viaggio nell’oscurità, non sa quale vita l’attende in una terra sconosciuta, eppure sceglie liberamente di far parte di un popolo straniero per essere fedele agli affetti familiari. Il suo gesto è edificante. Quante nuore ai nostri giorni opterebbero per una simile scelta? Nell’attuale società, segnata tante volte dall’egoismo, prendersi carico della suocera, trasferirsi in un paese straniero con tutti gli imprevisti di adattamento da affrontare, è un atto eroico che può essere compiuto solo per amore. Rut oltre ad essere modello di fedeltà familiare lo è anche di umiltà e di onestà. Infatti, nella nuova terra di Canaan, per sopravvivere lei e la suocera, si adatta a lavorare nei campi spigolando per tutto il periodo della mietitura. Qui incontra Booz, il proprietario del campo, un lontano parente di Noemi, il quale conoscendo le sue premure nei confronti della suocera, prende a cuore la situazione delle due donne e prova per la giovane vedova un sentimento di stima che si trasformerà presto in amore, tanto da prenderla in moglie. Rut sacrifica la sua vita, ma il Dio di Israele intesse il suo piano, manifesta la sua tenerezza e fa di questa straniera un’antenata particolare: la colma di benedizioni e la destina al ruolo di nonna del Re Davide, quindi antenata del Messia. Mentre nei nostri ambienti spesso assistiamo a forme di individualismo esasperato, ad un modo sbagliato di concepire e vivere l’amore, la figura di Rut, invece, ci testimonia l’amore come dono di sé, la forte volontà di inserimento adottando usi, costumi e aderendo alla religione di un popolo che, per lei straniera e idolatra, era ben lontano dalla sua mentalità. Riflettiamo su quanto sta accadendo nel nostro Paese con l’arrivo di migranti, fuggiti da guerre e povertà, ma che una volta accolti e legalizzata la loro presenza, hanno la pretesa di mantenere le loro tradizioni denigrando le nostre. Rut è un modello da imitare come donna forte, generosa, perseverante, lavoratrice, onesta, esempio emblematico dell’importanza dell’affettività. Al bando i modelli femminili che ci vengono proposti da cattivi maestri attraverso i mass media. Rut sia il modello da seguire perché di storie umane come la sua, ai nostri giorni, ce ne sono poche, possono contarsi come le dita di una mano. Non sarà facile trovare una donna come Rut degna di essere esempio di fedeltà, generosità e umiltà. Meditiamo, dunque, su questa grande donna, antenata di Gesù e riflettiamo anche come il Signore si serve degli avvenimenti più semplici per mostrare la sua potenza e accrescere la nostra fede.