Roberta Palazzetti (Proposta Civica), “Cosa succede alla Chiesa di San Francesco? Passiamo dalle parole ai fatti perché è un pezzo importante della nostra storia”

La capogruppo di Proposta Civica, Roberta Palazzetti, ha presentato un’Interrogazione per conoscere lo stato e i piani di recupero e messa in sicurezza della Chiesa di San Francesco e ovviamente di tutti i beni artistici contenuti al suo interno. In una nota La stessa Palazzetti scrive, “Orvieto è, come sappiamo, ricca di luoghi storici e purtroppo anche di luoghi abbandonati e non utilizzati, a partire dalla tristemente famosa Caserma Piave. Con questa interrogazione il mio intento è aprire una finestra sulle condizioni di un luogo speciale, come la Chiesa Di San Francesco, che riassume in sé la storia, l’arte e la cultura di Orvieto, ma che è anche un luogo del cuore, della comunità. Sarebbe presuntuoso ridurre in un articolo la ricchezza storica, artistica e culturale della chiesa. Solo alcuni accenni. La Chiesa di San Francesco è stata di fatto il primo Duomo della città, prima della costruzione della Cattedrale. Fu la seconda chiesa consacrata a San Francesco dopo la Basilica di Assisi. Quando tutto avveniva a Roma, Papa Bonifacio nel 1297 scelse questa chiesa per la canonizzazione del Re di Francia Luigi IX.

San Francesco contiene una tale ricchezza di opere d’arte che è difficile elencarle tutte. Dagli affreschi di Pietro di Puccio sulla vita di San Matteo (tra i primi esempi di uso della prospettiva) al Coro Ligneo del ‘700, al Crocefisso Ligneo del ‘400 e alle numerose tele che erano qui esposte (da Enrico Fiammingo a Filippo Nardini). In che condizioni siano, come siano state protette dall’incuria e dai piccioni, nessuno sa. Ma la Chiesa di San Francesco è molto più di un luogo di arte e di turismo. È una Chiesa da sempre nel cuore degli orvietani. Non è un caso che qui venga ospitato il Sacrario dei Caduti, dove sono riportati i nomi di tutti gli orvietani che hanno perso la vita in guerra, dal Risorgimento fino alla Seconda Guerra Mondiale. Una lunga lista di uomini che hanno dato la vita per la nazione e che sono nonni e avi delle famiglie orvietane di oggi. Non è un caso che sia stata attiva per molti anni l’associazione ‘Amici di San Francesco’.

Non è un caso che precedentemente alla chiusura della Chiesa si svolgessero qui eventi di forte richiamo per gli orvietani (dal Presepe vivente ai concerti). Questa Chiesa, della città (e quindi dal Comune), è ormai chiusa da anni, non visitabile, in stato di abbandono e in condizioni incerte sia da un punto di vista strutturale che di conservazione. Difficile prevedere l’impatto dell’incuria sulla stabilità dell’edificio recentemente visitato dai Vigili del Fuoco. Ancora più oscura la sorte dell’interno e delle opere, vista la massiccia presenza di piccioni. Non ci sono nei documenti ufficiali comunali né stanziamenti né azioni previste per il suo recupero, idealmente per la sua riapertura o almeno per la messa in sicurezza della struttura e delle opere preziose che contiene. Come Consigliere comunale ho quindi indirizzato alla Sindaca Tardani (avendo le deleghe su Cultura e Turismo) e all’Assessore Piergiorgio Pizzo un’Interrogazione sull’attuale stato della Chiesa e su quali piani e azioni siano in atto o intendano intraprendere per restituire questo patrimonio comunale alla collettività.

Ho indicato una lista specifica di domande a cui dare risposta e chiesto che lo si faccia anche in forma scritta (come previsto dal Regolamento e come assicurato dal Presidente del Consiglio). La mia limitata esperienza comunale mi ha già educato alle capacità oratorie di molti per eludere domande con vane promesse generiche. Ho intenzione di richiedere una visita all’interno della Chiesa per accertarmi di persona delle sue condizioni. Spero mi venga concessa in tempi brevi. Chi è interessato a leggere l’Interrogazione e le specifiche domande può accedere al sito o alla pagina Facebook di Proposta Civica Orvieto.

Spero che molti orvietani si uniscano e sostengano questa battaglia di civiltà. Perché non bastano le parole, né le promesse. Ma servono fatti”.