Per la Fondazione l’elicottero è meglio del treno?

Ideale lettera aperta ai grandi elettori e ai sedicenti poteri forti della Città. Come sempre, da che mondo è mondo, darete le vostre indicazioni di voto. Si sa che aspettate per anni questo momento, non dite di no. Piuttosto, nell’esercizio di questa segretissima, inveterata ma, in fondo, autorevole prerogativa, fate almeno uno sforzo: non regalate la vostra preferenza a chi vi blandisce con le promesse facili. Mente: soldi ce ne sono sempre meno. E si spendono male. Con la solita prospettiva provinciale, garantista di piccoli interessi che non hanno mai cambiato le prospettive di questa Città. Che forse preferisce restare così: è un fatto.

Del resto, anche chi potrebbe veramente cambiarle – usando la forza del denaro più che la volontà della politica – non lo fa. Qualcuno avrà letto (si spera) il comunicato con il quale la Fondazione della Cassa di Risparmio di Orvieto celebra la sua attività. Pochi, probabilmente, si rendono conto che, nel suo piccolo (che poi tanto piccolo non è) la Città e il Territorio dispongono, proprio grazie a questa attività, da anni, di un esclusivo e originale “PNRR”, locale e non nazionale. Qualcosa da considerare come un mini Piano di Ripresa dove la “erre” sta magari per Rupe (e non per resilienza, anche se in zona non ne manca). La nota racconta che, lo scorso anno, sono state elargite risorse per oltre mezzo milione di euro utili a realizzare 86 iniziative. Tante. Forse troppe.

Nel senso che un boccone non si nega a nessuno ed è giusto. Ma insistere nel modello dei “soldi dall’elicottero” (qualcosa comunque arriva, la sostanza dell’helicopter money è questa) può essere un comodo strumento per piacere a tutti, ma finisce per non servire a nessuno.

Economicamente è una dispersione. Politicamente una manutenzione ordinaria. Ci sono le solite scuse, legittime: la tutela del patrimonio, la necessità di soddisfare più richieste possibili, nell’illusione di una spartizione democratica. Va bene. Ma perché per una volta, una, non concentrare le risorse in pochi progetti più ambiziosi, più qualificanti e “straordinari”? Perché non immaginare questa possibilità di svolta per sostenere la costruzione di una vera università (tanto per buttarne lì una a caso)? Perché non spendere una quota consistente di questi soldi per contribuire alla fermata di un treno ad alta velocità che non “passi” necessariamente per Perugia (tanto per buttarne lì un’altra a caso)? Ok, sono solo provocazioni. E uno potrebbe chiedersi perché farle in campagna elettorale. Semplice: perché chiunque si candidi deve sapere che esiste una Fondazione (ancora) socia di minoranza di una banca. Ma socia di riferimento, se vuole davvero esserlo, di una Città e del suo Territorio. Peccato nessuno ne parli.