“Pagliacci” riveduta e aggiornata in versione orvietana…

“Pagliacci”è una famosa opera teatrale di Ruggero Leoncavallo, della durata di un’ora e una manciata di minuti, rappresentata per la prima volta a Milano il 21maggio 1892.
In questo turno di elezioni locali ne stiamo vedendo una versione riveduta e corretta avente come “location” gli incantevoli scenari della città sulla rupe. I personaggi sono tanti e variegati, spesso grotteschi nel loro funambolico saltellare per convincere il mondo che il nero è bianco e il bianco è nero. Tra i personaggi principali dell’opera non può non essere ricordato l’attuale prima cittadina, sempre sorridente e impeccabile nella sua studiata eleganza, che non si capisce bene se per necessità o virtù, fa della sua rielezione una questione di vita o di morte.
Per riuscire nella sua impresa si è circondata e affidata a vari personaggi, più o meno caratteriali e caratteristici nelle loro a volte tristi mille sfaccettature. Tra questi personaggi non si può non notare un ex segretario del partito avverso alla prima cittadina che di punto in bianco cambia colori e casacca e si accomoda alle sue “dipendenze”. Ergendosi a simbolo degli eterni “cambiacasacca”, a volte giustificabili altre no, che sempre ritroviamo in ogni epoca storica. Altro personaggio che si fa bene notare è un esponente adesso in pensione, dall’aspetto rassicurante. Personaggio che però assume i tratti del grottesco nel suo partire a spada tratta contro la attuale amministrazione, definendo i suoi cinque anni di vita una sciagura per la rupe e dintorni, candidandosi a sua volta come primo cittadino per soppiantarla. Per debellare le forze del male e della sventura. Novello Don Chisciotte pronto a sacrificare  il proprio tempo libero da pensionato per il bene della collettività. Solo che a un certo punto il protagonista di questa scena ritira la sua candidatura per candidarsi proprio a fianco della stessa prima cittadina. L’eterna ambiguità delle scelte dettate da non si sa quale ispirazione. Oggi di qua. Domani di là. Dopodomani di nuovo di qua. Il giorno dopo il dopodomani di nuovo di là. Con il popolo che ha la testa frullata nel provare a capirci qualcosa.
Ovviamente l’opera è arricchita da vari personaggi secondari. Così non mancano, per rendere reale il variegato clima e mondo che ruota intorno alla rupe ,
un po’ di  amministratrici di blogger o di pagine social.
Ovviamente non potevano mancare personaggi che in ogni epoca hanno rappresentato il massimo della contraddizione e della ambiguità. Così nel prosieguo della trama si incontrano pseudo socialisti che con un mirabolante e incredibile salto mortale non trovano di meglio che aggregarsi e unirsi a esponenti di CasaPound. Come provare a fare convivere in una gabbia dei famelici gatti affamati con dei topolini. Intorno a queste grottesche scene ispirate da una forsennata sete di potere, fa da contro altare il mondo sulla rupe della gente normale, del popolo che in questi anni ha visto peggiorate le sue condizioni di vita sotto ogni punto di vista. Genitori disperati perché i propri figli non possono più frequentare l’asilo perché si sono giustamente licenziate, non ricevendo dalle ditte lo stipendio da mesi, le accompagnatrici dei pulmini. E si è arrivati a questo punto nella totale indifferenza di chi doveva monitorare e evitare di arrivare a questa conclusione. Nelle scene dell’opera si muovono poi tanti personaggi secondari, soprattutto persone anziane e fragili, che patiscono senza nulla poter fare le infinite liste di attesa e devono rinunciare a curarsi.
Di fianco a loro si scorgono tanti, tantissimi pendolari stanchi, disillusi e abbandonati da tutto e da tutti, che sono costretti a recarsi al lavoro con viaggi che riportano alla mente ‘i viaggi della disperazione’ che dovevano subire i nostri migranti che si recavano all’estero a inizio secolo scorso.

Contrasti propri delle scene dell’opera, con storie di miseria e disperazione che si frappongono alle favole e favolette raccontate all’impotente e malcapitato  popolo. Così per magia la fatiscente caserma Piave diventa una brillante e moderna struttura adatta ad ospitare una sede della scuola della Polizia. Così dopo anni di immobilismo sui lavori importanti per mancanza cronica di fondi, di colpo escono milioni da ogni dove per fare di tutto e di più. Con sempre quel sentore da parte del popolo che il modo di fare di questi improponibili e antichi personaggi sia molto più vicino al modo di fare dei “pagliacci” dell’opera che a  dei veri Politici. Con la P maiuscola.
Popolo che si sente preso in giro, abbandonato a se stesso.
Coi gli amministratori locali che continuano a suonare per loro ammalianti e allegre note, mentre il Titanic lentamente ma inesorabilmente continua a scivolare verso il fondo.