Nuovo atto della guerra tra “Fratelli e fratellastri” d’Italia. Giovani, vecchie conoscenze e richiami non democratici

Nuovo atto della guerra tra fratelli e fratellastri d’Italia.  Galeotto su il consiglio comunale dello scorso 15 marzo e il presidente del consiglio comunale che ha rimarcato le perplessità sull’operato dell’attuale giunta. La risposta del partito da Terni è arrivata durissima, puntuale e in maniera non tanto velata si chiede a Garbini di trarre le conseguenze della propria posizione, ormai in aperto contrasto con quella del partito.

Ora c’è da capire chi è il fratello e chi il fratellastro.  C’è chi ha preso il partito con percentuali ben diverse da quelle odierne e per quattro anni non ha fatto mai mancare nei momenti topici il proprio sostegno e voto alla maggioranza in consiglio.  Il giovin Umberto, con i suoi pregi e difetti si è trovato a dover affrontare liti, lettere di accuse al Prefetto, frecciatine che hanno logorato il rapporto con Tardani in maniera insanabile; il resto lo hanno fatto le varianti al PRG.  D’altronde Garbini da tempo ha rimarcato di non volere più essere alleato di un centro-destra a trazione Tardani.  Giusto o sbagliato che sia lo diranno gli elettori l’8 e 9 giugno prossimi.

C’è chi ha utilizzato il partito a corrente alternata, entrandovi, poi uscendo e rientrandovi oggi che le percentuali sono alte, altissime.  E il papabile capolista a suo tempo si è presentato come candidato sindaco civico, alternativo e iper-critico nei confronti dell’operato della sindaca Tardani, senza sconti anche a pochi giorni dalla scelta di rinunciare alla corsa per entrare in Fratelli d’Italia e appoggiare l’attuale prima cittadina definita incompetente e soprattutto non fedele al programma elettorale con cui si era presentata e aveva vinto le elezioni nel 2019.  Cosa è cambiato in pochi giorni? E ancora dove sono le smentite o le scuse dell’ex-candidato Spagnoli?  Perché altrimenti dovremmo intendere che la sua opinione è rimasta la stessa e la convivenza sarebbe praticamente impossibile come è già successo nel passato con l’unico rappresentante di Fratelli d’Italia in consiglio comunale.

Infine un richiamo al vincolo elettorale che un consigliere ha solo ed esclusivamente con i propri elettori e non con il partito.  Non solo, il consigliere è garante del rispetto del programma da parte del sindaco.  Se ritiene che non ci siano più le condizioni allora il consigliere può cambiare opinione, sempre in virtù di quel vincolo fiduciario nei confronti degli elettori che non hanno votato necessariamente la coalizione ma hanno votato sicuramente la persona scrivendo la preferenza.  Chiedere altro potrebbe essere un nocumento per la democrazia.