L’unico modo per non far perdere ad Orvieto la sua ultima chance: votare usando il cervello

Destra e sinistra sono i due disastri annunciati in cui rischia di sprofondare tra pochi giorni Orvieto, città moribonda con la testa annebbiata dal metadone del turismo. La grande illusione costituita dai due schieramenti nazionali rappresenta soprattutto la trappola letale in cui rischia di cadere una comunità ormai sfiancata e forse rassegnata, sicuramente sottoposta ad una martellamento propagandistico da parte della destra come mai si era visto. Eppure votare per la premiata ditta Tardani&Riciclati (con l’appendice ormai semi azzoppata di Nova) o per l’arzillo ex medico Biagioli è esattamente la scelta migliore da fare per continuare a mantenere la città sul piano inclinato della lenta ed inesorabile morte annunciata. Perché?

Perchè lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, prima per sessant’anni filati e poi per i successivi dieci anni, intervallati da uno che non era proprio Winston Churchill. Abbiamo visto di tutto e di più. Non v’è bastato? Abbiamo visto la sinistra ridurre in cenere e panni sporchi una città che oggi è arrivata per la prima volta ad aver meno di 20 mila abitanti. Un paesotto sempre più irrilevante, con fragilità sociali ormai da allarme rosso che è stato usato per fare le fortune di politici nel migliore dei casi incapaci per non dire di peggio. Esattamente la stessa gente che sta adesso dietro a Biagioli, solo con qualche giovane leva, cooptata per fare un pò di colore e confondere le idee, ma col peso politico delle soubrette. Quelli che non stanno dietro a Biagioli sono coloro i quali compongono l’altra metà della ditta Tardani&Riciclati. Sono le due facce della stessa medaglia. Sono sfrontati perchè sanno con chi hanno a che fare. Hanno infatti capito che agli orvietani si può rifilare di tutto, riuscendo a farla franca con soddisfazione quasi sempre. Gli orvietani sono persone tutto sommato semplici. Gli si possono far digerire sindaci, aspiranti sindaci, assessori, consiglieri e dirigenti che in qualunque azienda normale potrebbero al massimo aspirare a fare gli uscieri. Qui invece hanno sempre governato questi, destra e sinistra sono la stessa cosa. Gli antichi greci la chiamavano “kakistocrazia”, il governo dei peggiori.

“Vedo al governo della mia città tutti quelli che ai miei tempi andavano male a scuola” disse il regista Paolo Virzì a proposito di Livorno, al tempo della vittoria di quegli altri scappati di casa dei grillini. Ad Orvieto quelli che alle elementari avevano il sostegno e che nella vita non si sa bene cosa abbiano combinato costituiscono il perenne ceto politico di destra e di sinistra (con lodevoli eccezioni) che governa da sempre.
Hanno ridotto Orvieto come la vediamo. Zero economia, una sanità da profondo sud, il deserto dei tartari su ogni fronte e nessuna prospettiva di salvezza che non sia l’abbonamento al treno dei pendolari. Però hanno il coraggio di dire che i migliori sono loro. Ad Orvieto ci sono emergenze sociali enormi che condizionano la vita di centinaia di persone, ma i politici parlano sempre di altro, anche quelli “novi”. Un esempio su tutti. E’ ormai da diversi anni che ha chiuso i battenti il centro per l’Alzheimer di Canonica che dava perlomeno un pò di sollievo al problema di tante famiglie. I preti che ne sono proprietari hanno pensato bene di utilizzare meglio quella struttura gestendo gli immigrati. Comprensibile. Da allora nessuno si è però più curato di dare una risposta a moltissime persone alle prese con questa emergenza. Non ne parla nessuno, mica è il pozzo di san Patrizio. I radical chic novi si preoccupano giustamente delle comunità energetiche, la destra se ne frega come sempre, la sinistra che dovrebbe avere un pò di sensibilità sociale ignora del tutto il tema. Gente dannosa, inutile e pericolosa.

Con l’armata Brancaleone che ha fatto l’Ammucchiata e l’ha chiamata Futuro ci sono da sempre fenomeni mondiali della politica come l’inamovibile consigliere che sta lì da trenta anni e non è ancora riuscito a farsi venire mezza idea politica per dare una mano alla città. Professionista del vuoto, ormai parte della tappezzeria. Si ricandida. Rivotatelo.

Qui va male tutto tranne le statistiche del pozzo di san Patrizio. L’unico mantra di Tardani@Riciclati. Un disco rotto e patetico. Tardani è una brava ragazza di paese, ha fatto quello che sapeva fare. Quel poco, pochissimo, che poteva dare l’ha dato. Non siete convinti? Fate voi. In un quadro preoccupante e senza speranza, esiste la chance di affidarsi a Roberta Palazzetti. Ha un progetto basato sul rilancio economico. Ha un curriculum che racconta da dove è partita e da dove è arrivata. E’ l’unica speranza concreta che esiste. Insieme a lei c’è una mezza dozzina (non di più) di persone sensate e capaci sulle quali si può costruire la base di una nuova classe dirigente. Non siete convinti? Fate voi. Dunque, riassumendo. Da una parte abbiamo un simpatico ragazzo che a 33 anni fa ancora lo studente, poi un settantenne ex medico condotto, foglia di fico scelta per coprire tutto il peggio della peggiore sinistra che ha fatto per decenni carne da porco di Orvieto, poi una ex segretaria dell’associazione di categoria degli agricoltori, aspirante politica di professione, dietro alla quale c’è un apparato di interessi vari che è in tutto speculare a quello della sinistra quando esisteva la sinistra. Poi c’è una sessantenne che si è fatta da sola, ha guidato due multinazionali, gestendo progetti in mezzo mondo ed avendo la responsabilità di migliaia di lavoratori.

Fate voi. Ma se fate una cazzata, poi non lamentatevi per i prossimi cinque anni. Non ci saranno altre possibilità per provare a salvarci. Il cavaliere pallido ve lo segnala affettuosamente. Lui sta benissimo nel suo saloon, ben fornito di whisky e donne amichevoli.