L’Italia ha ancora dei sentimenti buoni

Le immagini che stanno rimbalzando a ritmo frenetico da Lampedusa fanno riflettere, addolorare e commuovere.  Ancora una volta migliaia di esseri umani pronti a rischiare la vita sobbarcandosi una traversata piena di insidie e pericoli, in mano a scafisti senza scrupoli, per arrivare ad approdare sulle nostre coste in cerca di lavoro e di libertà tornando a reimpossessarsi di quelle vite taglieggiate, vituperate e distrutte nei paesi d’origine. E mentre la politica si interroga sui vari temi dell’accoglienza, qualche esponente in maniera più lungimirante e raziocinante, qualcun’altro con sparate folkloristiche ad uso e consumo di un certo tipo di elettorato pronto ad esaltarsi ascoltando “parole forti”, dalle cronache dell’isola siciliana emergono alcune storie di eccezionale umanità che ci rendono orgogliosi di essere italiani e ci fanno riscoprire quei sentimenti che in cuor nostro sappiamo di avere.  Sentimenti che conosciamo ma che nelle ultime stagioni, in preda a mille oggettive difficoltà e ad una crisi valoriale senza precedenti, pensavamo di aver smarrito e dimenticato per sempre.
C’è la storia di Francesca, la 31enne lampedusana che durante un giro in barca al tramonto attorno alla sua isola, avvista un barchino di migranti che si va a schiantare sugli scogli e non esita, assieme ai due zii che erano con lei e a gettarsi in acqua ed offrire soccorso salvandone in tutto 17, tra i 4 tratti dall’acqua ed i 13 recuperati dai gommoni di un amico della Guardia Costiera da lei allertati.  Oppure la storia di mamma Teresa,84 anni, che alla porta di casa si trova da principio 4 ragazzi del Burkina Faso distrutti dalla fatica ed affamati e che presto diventano una decina ed allora Teresa chiama il figlio Antonello per aiutarla.  Il vigile del fuoco torna a casa ed assieme alla madre preparano in fretta e furia tre chili di spaghetti al sugo per i profughi affamati che li ringraziano con gli occhi colmi di felicità e gratitudine.  Eppoi il carabiniere Pasquale Iadicicco che nella calca di migranti formatasi al porto di Lampedusa riesce a recuperare in mezzo ad un mare di gambe e di piedi una bimba di 4 anni e restituirla alla mamma, di fatto salvandole la vita, non prima di averla coccolata, abbracciata e protetta dalla folla.  La frase più bella dell’appuntato Pasquale è sull’istinto paterno che ha sentito in cuor suo proteggendo la bimba e “su quegli occhioni che non dimenticherà mai”.
Ecco, questa è l’Italia che piace, è il cuore del nostro paese e della nostra gente che sa emergere al momento giusto, dove c’è bisogno, memore di far parte di una nazione che a sua volta è composta anche da emigranti, da quei tanti connazionali che da oltre un secolo lasciano il suolo patrio per andare a cercare fortuna in altri paesi e continenti.
Tutto questo fa parte della nostra storia e non vi è retorica o la ricerca del trionfo dei buoni sentimenti ad ogni costo nel far emergere queste situazioni, ma solamente il dovere di raccontare la capacità di un popolo di saper accogliere chi è in difficoltà e la consapevolezza di essere stati e di essere a nostra volta, in molti casi, stranieri in terra straniera.
La nostra storia è permeata del valore dell’accoglienza che nessun politico, nessuno slogan, nessun egoismo, che pure purtroppo è presente in alcuni strati della popolazione italiana, potranno cancellare. È l’Italia dei sentimenti buoni.