Le maggiori associazioni cittadine dicono “no” alla REMS dentro la Piave

L’Azienda USL Umbria Orvieto 2, in linea con la Sanità umbra in generale è purtroppo al collasso con conseguenti impatti sulla maggior parte dei servizi sanitari essenziali per i cittadini che sono costretti a rivolgersi a costose strutture private. Ognuno di noi ha purtroppo constatato l’assenza di soluzioni prioritarie su tali criticità mentre, in modo alquanto inopportuno, sono stati discussi progetti futuri non necessari a soddisfare in alcun modo i bisogni di salute dei cittadini. Un esempio recente è stata l’assemblea pubblica sulla SANITÀ dello scorso 29 novembre presso il Palazzo del Capitano del Popolo a cui hanno partecipato l’assessore alla Sanità Luca Coletto e la presidente della Regione Donatella Tesei il cui focus dei loro interventi, invece che essere finalizzato a proposte di soluzioni e tempistiche sostenibili in merito ai gravosi problemi di sanità pubblica tra cui quelli sopracitati, si è utopicamente limitato a elementi marginali – quali le pensiline ecologiche fotovoltaiche – decisamente poco attinenti alle problematiche che la cittadinanza vede come prioritarie in termini di sociosanitari. In tale occasione, è arrivato invece un inatteso e alquanto indigesto “regalo di Natale”: la prospettata possibilità di aprire una REMS nella ex mensa della caserma Piave di proprietà della Regione Umbria. Mai usata, seppure esistente un progetto di spostamento della sede di via Postierla, e dunque diventata un problema della Corte dei Conti che è arrivata a battere cassa per i notevoli debiti accumulati dalla Usl Umbria 2.

Premesso che: il bisogno di cura di qualsiasi malato è un sacrosanto diritto costituzionalmente garantito per tutti; la struttura in questione ospiterà, come da normativa prevista, persone con disturbi psichiatrici che si sono resi responsabili di efferati delitti (dal serial killer al pedofilo) dichiarati infermi mentali cronici, altamente pericolosi per sé e gli altri; va ricordato che la loro permanenza nella Rems è stabilita a fine vita; fermo restando che la tutela del residente Rems debba essere dignitosa e sicura, va evidenziato che questo riguarda oltre sia gli operatori che ci lavoreranno sia i cittadini che vivono nella zona dove essa viene ubicata.

Ma cos’è una R.E.M.S.? Una struttura in grado di ospitare persone con patologie psichiatriche che hanno commesso reati e sono state dichiarate incapaci d’intendere e di volere. In sintesi, una volta era chiamato in modo chiaro e diretto: manicomio criminale. E chi non ricorda il famoso film Hannibal the Cannibal, avete idea della tipologia e della varietà di persone che possono “abitare” tra quale mura? Questi i passaggi in breve fino ad ora: L’istituzione di una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza in Umbria è stata ufficialmente richiesta alla Regione la scorsa estate dal presidente dell’Assemblea Legislativa, Marco Squarta; La questione è arrivata sul tavolo dell’assessore alla Sanità, Luca Coletto, con l’intenzione di proseguire questa strada e rendere l’Umbria una regione autonoma sotto questo punto di vista; il primo e precedente tentativo è naufragato a Gualdo Tadino per una massiccia e pacifica protesta cittadina; Orvieto è stato individuato come potenziale ospitante della Rems umbra presso la sala mensa della ex caserma Piave. Tale struttura è totalmente inadeguata e per diversi motivi, ma soprattutto in quanto sita in pieno centro storico e in una zona soggetta ad alta frequentazione di persone come giardini pubblici, fermate con sosta di bus di linea e turistici, strutture educative statali (liceo artistico) e comunali (scuola di musica) oltre che uffici pubblici.

In aggiunta a questo è di un’inaudita gravità: gravissimo non sentire il parere della cittadinanza in modo unanime è contraria a tale iniziativa; impossibile implementare qualsiasi altra iniziativa o progetto futuro nella struttura adiacente (che rappresenta il 70% dell’intera area); svalutare qualsiasi tipo di immobile nel centro storico; tagliare le gambe alla maggior parte delle attività commerciali ed economiche ubicate nella città e nell’intero comprensorio del territorio orvietano. Appare, pertanto, evidente quanto malsano che la presenza di un carcere psichiatrico in cosiffatta condizione sia quasi un abominio anche a fronte di una non condivisione su una decisione presa in totale assenza di consenso tramite una pacifica e aperta discussione tra i cittadini orvietani e i propri rappresentanti istituzionali.

Appare pleonastico, ma forse c’è bisogno di ribadirlo che i primi a dover essere informati, soprattutto per scelte così rilevanti, debbano essere i cittadini per partecipare democraticamente a decisioni che incidono pesantemente sul futuro della città e della loro quotidianità.

Tutto questo non vi sembra un buon motivo per andarsene da una Orvieto, che si prospetta senza alcun futuro per i nostri figli? Ciò non toglie che siamo pronti e disponibili a un sereno e fattivo confronto pubblico con le istituzioni, in modo da permettere a tutti gli orvietani di essere partecipi e di portare avanti le loro necessità e istanze.

Comitato Cittadino “AMICI DI ORVIETO”

Associazione “PROMETEORVIETO”

Associazione civica “ITALIA NOSTRA”

Associazione civica “ORVIETO CITTÀ APERTA”