L’astensione è il primo partito di Orvieto che si scopre divisa a spicchi e conservatrice

Le tossine della lunga campagna elettorale sono ancora in circolo e lo si nota dai comunicati che sono arrivati in queste ore successivamente alla vittoria in extremis di Roberta Tardani sullo sfidante Stefano Biagioli. E’ tempo però di tentare una prima analisi del voto del 23 e 24 giugno. La media dei votanti si è abbassata di circa il 10% sul primo turno ma è ben superiore alla media italiana, questa sì sconfortante. Nonostante tutto il partito vincitore è sicuramente quello dell’astensionismo che ha toccato i 6320 voti.
Abbiamo vissuto un pomeriggio al cardiopalma perché per alcune ore la vittoria non sembrava così scontata. Biagioli si avvicinava minacciosamente a Tardani ma l’ultimo seggio ha dato il via libera ai festeggiamenti in piazza e in Comune. La differenza è di decimali e di 164 voti, in realtà 84 sarebbero bastati per ribaltare il risultato.
Cosa ci insegna questa campagna?
Il PD ha nuovamente fallito l’obiettivo e, come abbiamo già detto in precedenza, sembra non essere forza aggregante ma “egocentrica” con sacrifici misurati e attenti per ottenere la vittoria. Infatti si sono costituti due raggruppamenti civici che hanno ottenuto circa 2800 preferenze sommandoli. Nova non è riuscita a entrare in consiglio mentre Palazzetti porterà 2 consiglieri ma con qualche problema interno, anzi più di qualche problema. Il PD ha provato ad attirare in fase emergenziale le forze civiche ma forse troppo tardi. Si sa, la politica è anche compromesso. Forse un po’ di coraggio in più avrebbe potuto cambiare le sorti generali. Ha ragione Palazzetti che 1300 voti sono rimasti sospesi dal blocco civico, ma probabilmente hanno voluto dare un ulteriore segnale; non ci piacciono i due candidati ma con voi come controllori avremmo potuto pure partecipare. Il vero merito dei civici e in particolare di Palazzetti, è stato quello di obbligare i due candidati politici ad affrontarsi in un ballottaggio e a non rendere il turno elettorale un referendum pro o contro. Ma una volta raggiunto il primo obiettivo si poteva osare di più e sporcarsi le mani per provare a dare l’affondo finale alla candidata più forte.
Non ci sono mai state le condizioni, questa la spiegazione in estrema sintesi di Palazzetti, e la cronistoria è reale. Fin da novembre era reale la candidatura e da allora il PD ha posto un muro insormontabile con il doppio “no” pregiudiziale su due nomi: Garbini e Barbabella. Il PD ha compiuto l’errore solito di escludere a prescindere, senza sporcarsi le mani, senza fidarsi, senza affrontare apertamente il problema arrivando a un punto d’incontro.
Altri due elementi per avviare una discussione: i votanti ci restituiscono una città tagliata a spicchi come una mela, la maggioranza degli spicchi è dei civici e degli astenuti, né di chi ha vinto né di chi ha perso. L’altro elemento riguarda Orvieto che si ritrova ad essere conservatrice, con il cuore a sinistra e la testa e il portafoglio a destra. Nel frattempo l’unica banca con sede in città perde totalmente rappresentanza locale, i trasporti continuano a peggiorare, l’economia non marcia come dovrebbe, l’unico settore in relativa crescita è quello turistico che però non fa indotto, cioè non crea nuova ricchezza, la povertà è in aumento.
I grandi temi e la realtà quotidiana tornano ora protagonisti dopo il grande show della campagna elettorale che ha distratto un po’ tutti per un tempo che potrebbe rivelarsi troppo lungo da recuperare.