La risposta del COSP sulla spesa sanitaria in Italia e in Umbria, la “differenza tra finanziamenti nominali e reali”

Fin dalla nascita ogni pediatra sa che deve trattare i dati fisiologici di un bambino, come il peso o l’altezza, in rapporto a quelli di altri bambini della stessa età per verificare il loro reale stato di salute (si parla appunto di dati in percentile, cioè in rapporto a 100 bambini della stessa età); così come ogni lavoratore sa che il valore reale di uno stipendio va rapportato al costo della vita ed al tasso d’inflazione di una certa nazione (guadagnare 1.500 euro al mese in Italia ha un valore diverso che guadagnarli in Uganda piuttosto che in Olanda). Allo stesso modo i finanziamenti di un governo al SSN devono essere rapportati al tasso d’inflazione o al PIL di una nazione. Quindi, riportare i finanziamenti stanziati dal governo Meloni (come è apparso recentemente su una bacheca situata in Corso Cavour ad Orvieto), come numeri assoluti, non offre alcuna informazione utile a dedurre lo stato di salute di un SSN. A tale scopo riteniamo opportuno portare all’evidenza alcuni punti che possano aiutare ad un confronto più scientifico.

1. Finanziamenti nominali e finanziamenti reali. Considerati gli elevati livelli d’inflazione sperimentati dal nostro paese negli ultimi anni e ben presenti a tutti i cittadini che li hanno sofferti, sarebbe opportuno far riferimento invece ai valori reali (depurati cioè dell’aumento causato dall’inflazione, anche detto valore a “prezzi costanti”) di quei finanziamenti. Com’è facile osservare dalla seguente elaborazione pubblicata dall’Università Cattolica, infatti, la spesa nominale (barre blu) è andata sì aumentando nel corso degli anni, ma tale aumento è stato quasi interamente assorbito dall’inflazione, portando la spesa reale (barre arancioni) del 2023 appena al livello del 2019 e al di sotto dei livelli registrati nel 2010. Per quanto riguarda l’anno in corso, se la stima di inflazione del Documento di Economia e Finanza (1,2%) dovesse essere confermata dalla realtà, avremmo un leggero aumento (2,6%) della spesa reale rispetto all’anno precedente, portandola allo stesso livello del 2019 ed ancora al di sotto di quello del 2010.  Tra l’altro, anche l’affermazione secondo cui tali stanziamenti nominali sarebbero oggi in aumento, “al contrario” di quanto accaduto con i governi precedenti, è chiaramente non corretta come si può desumere dal costante aumento del finanziamento in termini nominali negli ultimi anni.

2. “Tanto” o “poco”: rispetto a cosa?   Il “metro” comunemente più usato a livello internazionale è costituito dal rapportare la spesa sanitaria al livello del PIL, per evidenziare così quale quota della ricchezza prodotta da un determinato paese venga utilizzata per finanziare la propria sanità. Se guardiamo l’andamento di tale indicatore (linea gialla della figura riportata sopra) possiamo notare come il suo valore per l’anno corrente resterebbe sostanzialmente inalterato rispetto al 2023, se dovesse risultare corretta la stima del DEF di una crescita dell’1% del PIL, e al di sotto dei livelli del 2022 e del 2019. Se poi volessimo spingerci a confrontare tale indicatore con quelli espressi da altri paesi, l’impietoso confronto sarebbe quello riportato nella seguente figura elaborata dalla fondazione Gimbe: la spesa italiana si assesta infatti al di sotto della media OCSE e ben al di sotto di quella di paesi quali Francia, Germania o Spagna.

3. Parlare di una cosa, mostrarne un’altra.  Mentre nel testo di apertura si fa riferimento agli stanziamenti del governo per il SSN (vedi sopra) il grafico riportato dal manifesto presenta invece il punteggio ottenuto da ciascuna regione nell’ambito del monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza stabiliti a livello nazionale. Tale grafico, estrapolato dal rapporto “Monitoraggio dei LEA attraverso il Nuovo Sistema di Garanzia – Relazione 2022, Ministero della Salute, 2024, riporta il punteggio aggregato (da 0 a 100, con 60 come soglia di “sufficienza”) ottenuto da ciascuna Regione nella valutazione fatta dal Ministero rispetto ai livelli essenziali di assistenza stabiliti a livello nazionale. Al di là del fatto che la nostra Regione si attesta ancora sopra la sufficienza, non si capisce cosa si volesse comunicare associandolo ai dati sul finanziamento nazionale. 4. Conclusioni Tutto ciò per ribadire che solo un’analisi quanto più scientifica e scevra da ogni faziosità di parte, ci permetterà di uscire dalle sabbie mobili del dibattito politico, dandoci la possibilità di trovare soluzioni utili a tutti e per il “bene comune”. Il definanziamento del SSN viene da lontano, iniziato anche dai precedenti governi di centrosinistra come di centrodestra, problema alla base anche dell’attuale crisi della rappresentanza politica e del forte astensionismo che viene registrato ad ogni tornata elettorale (vedi circa il 40% di non votanti registrato all’ultimo ballottaggio per le comunali). 

Questo è l’obiettivo principale che si è prefissato il Comitato Orvietano per la Salute Pubblica: cercare di approcciarci alla soluzione, estremamente complessa, del rilancio del SSN con metodo scientifico e non fazioso (di qualsiasi colore politico esso sia). È infatti con questa modalità che ci siamo incontrati lunedì scorso, 26 agosto alle ore 21, in una riunione ristretta dei gruppi di lavoro, per rilanciare l’iniziativa della raccolta firme per il mantenimento del Distretto Sanitario di Orvieto, a partire ad esempio da un’analisi delle esigenze peculiari del territorio orvietano. È quindi con questi obiettivi che ricordiamo a tutti i cittadini interessati che ci incontreremo di nuovo, lunedì 2 settembre alle ore 21, questa volta in un’assemblea aperta a tutti (amministratori, associazioni, medici, personale sanitario, sindacati, partiti politici), a cui si potrà partecipare in presenza presso lo spazio Bi.Pop. di Sferracavallo ad Orvieto (Via Po n. 4) o con un collegamento online a distanza, per organizzare il lancio della petizione popolare.

Fonte: COSP – Comitato Orvietano Salute Pubblica