La Regione trova i soldi per due ospedali mentre a Orvieto solo maquillage e poco altro

Passo dopo passo va avanti la programmazione sanitaria regionale con una nuova riunione operativa tra la presidente Tesei, l’assessore Coletto e il direttore generale D’Angelo. Sul tavolo la realizzazione di due nuovi ospedali, quello di Narni-Amelia e l’altro a Terni. Il dato certo riguarda i soldi con il decreto firmato sempre il 17 ottobre che prevede il finanziamento da parte dell’Inail di 84 milioni per il polo ospedaliero di Narni-Amelia e di 100 milioni per il nuovo policlinico di Terni. I primi 84 milioni andranno a finanziare l’opera di Narni-Amelia, mentre gli altri 100 contribuiranno al project financing previsto per l’ospedale di Terni così da rendere sostenibile finanziariamente la realizzazione.

Il comunicato ufficiale si conclude con una frase interessante, “…equilibrio tra i territori, nel rispetto di norme e procedure amministrative”. Resta da intendersi sulla parole “riequilibrio” che non sembra, nei fatti, essere reale per Orvieto. Si chiude e si allontana l’ultimo centro decisionale e cioè il Distretto, si opera un maquillage profondo dell’ospedale, ma sempre di maquillage si tratta, si investono soldi sull’ex-ospedale in piazza Duomo per la realizzazione, 12 anni dopo, della Casa di Comunità abbandonando il sito individuato fin dal 2008 nella ex-mensa della Caserma Piave e poi rientriamo come territorio in quello calderone di investimenti tecnologici previsti per l’intera Regione.

Certamente se si vuole ottenere un mero e secco risparmio economico nel breve termine indebolire, stabilizzare i posti letto, e favorire il trasferimento presso altri ospedali individuati come eccellenze, questa è la strada maestra ma la sanità non può essere trattata solo e esclusivamente come voce di finanza publica, c’è una parte fondamentale che riguarda la cura e la prevenzione per i cittadini senza alcuna distinzione. E nel medio periodo e addirittura nel lungo? Ci penserà, se vorrà, chi ci sarà, magari rimettendo nuovamente mano al PSR, ai livelli di assistenza, nella distribuzione, che purtroppo non corrisponde quasi mai alle vere esigenze dei territori, di incarichi, direzioni, uffici che vedono Orvieto sempre retrocedere nelle retrovie, con la politica sempre allineata e coperta sui desiderata dei referenti regionali, magari in cambio di qualche prebenda e strapuntino. Poco importa se dalle “eccellenze” siamo a circa un’ora, se per una visita o un esame clinico ci si deve sobbarcare un giro dell’Umbria, bella sicuramente ma in altri frangenti, se su Orvieto passano due linee ferroviarie e l’autostrada e l’afflusso turistico è piuttosto alto, se il territorio ha un’età media più altra di quella già abbondante dell’Umbria.

Tutto questo lo dovrebbe ricordare la politica locale, soprattutto quando da opposizione diventa maggioranza, perché da ormai troppi anni le urla dei banchi dell’opposizione diventano cinguettii quando si diventa maggioranza in ossequio al quieto vivere regionale che in altri territori è bilanciato dalla rappresentanza negli organi istituzionali, consiglio e giunta regionale, con Orvieto che mestamente è fuori da ogni gioco da molto, troppo tempo e intanto a Perugia decidono, disfano, declassano, nominano, trasferiscono negli altri territori non sempre capoluoghi provinciali o regionali.