La parabola discendente di Proposta Civica tra autogoal, comunicati e scarso senso politico

Volano gli stracci in casa Proposta Civica o in quello che ne rimane. In consiglio comunale il divorzio è stato sancito dall’uscita di Daniele Di Loreto, il consigliere più votato, che è entrato nel gruppo misto mentre Roberta Palazzetti è rimasta come unica rappresentante del gruppo. I sintomi del malessere partono da lontano, dal comunicato sull’essere veramente di sinistra in poi.  E’ stato un susseguirsi di autogoal che difficilmente si vedono anche nelle partite di calcio amatoriali.  Dopo il primo turno sembrava invece che si potesse riprendere il discorso, legittimo, di sostituirsi a Roberta Tardani nel governo della città.  Niente da fare, né apparentamento né accordo.  Muoia Sansone con tutti i filistei!

Ora si chiedono addirittura le dimissioni da consigliere di Daniele Di Loreto.  La Costituzione Italiana non prevede il vincolo di mandato per i parlamentari e per tutte le assemblee elettive, consiglio comunale incluso.  Ogni eletto risponde esclusivamente ai propri elettori.  Da qui discende qualche riflessione.

Il discorso del numero dei voti non tiene.  Basta andare a vedere il risultato del secondo turno con solo 164, o meglio 83 voti a dividere chi ha vinto da chi ha perso.  E la grande differenza tra il 45% e il 29,25% dei due candidati sindaco come è stata quasi colmata? Con quali voti se non quelli del blocco di Proposta Civica?  Forse con quelli di Nova, ma non bastano per giustificare la rimonta record.  Certamente anche il 10% di astenuti in più sul primo turno ha avuto il suo peso ma il flusso è chiaro.

Andando ad analizzare il numero di preferenze dei firmatari della lettera di richiesta di dimissioni la somma fa 397 contro i 580 di coloro che non hanno firmato, una maggioranza silenziosa? Il famigerato pizzino che nei giorni precedenti il ballottaggio girava su più chat, sanciva una cessione di sovranità inusitata per il PD, eppure si è preferito non aderire in nome di una “verginità” politica, ma la politica è altro.  In politica ci si confronta, ci si scontra e poi si cerca l’accordo tra forze almeno parzialmente omogenee per trovare la sintesi di governo.  Non sarebbe stata un’ammucchiata contro, ma una proposta alternativa a maggioranza civica. Se si voleva trovare un capro espiatorio in Di Loreto non è stato così, anzi.  Dai post che si leggono sui social dei quotidiani online e dei principali gruppi locali Di Loreto viene difeso nella sua scelta giustificata anche dall’analisi dei flussi elettorali.

La dietrologia non ci piace praticarla ma non vorremmo leggere nel prossimo futuro di consulenze o incarichi di governo che confermerebbero i dubbi, tutti, e la scelta di uscire del consigliere Di Loreto.