La nuova sanità regionale, non c’è da stare tranquilli a Orvieto

Sanità, la regione ha ricevuto il placet dal governo e il Piano sanitario è pronto a partire. Diventa realtà il terzo polo, quello di Foligno-Spoleto-Trevi, diventa realtà l’ingresso pieno del privato nella sanità pubblica, diventa realtà la marginalizzazione di Orvieto. Ma perché si può parlare proprio di marginalità della sanità cittadina? Poche righe per ricordare che Orvieto è un ospedale DEA di I livello e che l’ospedale di comunità avrà 20 posti letto extra-ospedalieri, cioè per lungodegenti e per chi necessità di cure in fase non o post acuta.

Viene cancellato un reparto di cardiologia, non a Orvieto. Salvata la cardiochirurgia di Terni per la quale si paventava il trasferimento a Perugia. Mancheranno venti primariati e anche l’oncologia è destinata a soffrire. Il punto nascite di Orvieto rimane, sempre in deroga. Fine delle notizie sulla città della rupe e la sua sanità. Al distretto si è pronti a dire addio, ora più vicino con la conseguenza che tutto il controllo e il centro di spesa viene spostato probabilmente a terni. Però abbiamo l’UTIC, viene sottolineato. In realtà l’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica, non c’è per mancanza di personale medico e infermieristico specializzato e nel particolare per l’assenza di strumentazione adeguata tanto che i trasferimenti verso Terni sono sempre più frequenti. Diventa realtà l’elisoccorso regionale con costi esorbitanti e che non migliorerà l’isolamento dell’orvietano in particolare per le patologie tempo-dipendenti. Già, Orvieto rimane isolata dal resto della Regione con i poli di eccellenza ad almeno 60 minuti di auto e/o ambulanza con buona pace della tempestività del soccorso e cura.

Rimane un’unica speranza quella della Conferenza dei Sindaci della USL Umbria 2 che vede come presidente il primo cittadino di Foligno, Stefano Zuccarini e nel consiglio di rappresentanza, quello di Terni, Trevi, Foligno stessa, Montecastrilli e Orvieto. Il rischio concreto è che le esigenze siano spesso confliggenti tra Orvieto e tutti gli altri. Infatti Terni è il secondo polo e Montecastrilli è a due passi mentre Foligno e Trevi sono parte integrante del costituendo terzo polo sanitario umbro. Il sindaco di Orvieto rischia di ritrovarsi schiacciato tra i due giganti e non, si badi bene, per incapacità politica o altro, ma proprio per la composizione del consiglio.

Le operazioni di maquillage come i lavori previsti sia all’ospedale che accanto al Duomo non bastano per rimanere tranquilli e esultare per il pericolo scampato. Rimangono delle domande in sospeso. Partiamo dall’ex-ospedale. Abbiamo un piano della viabilità che preveda l’inevitabile aumento del traffico quotidiano? E’ chiaro a tutti che non verrà aperto un punto di soccorso nel centro storico? La USL ha analizzato i costi di gestione sia dell’immobile che del nuovo personale necessario? I lavori partiranno nei tempi per rispettare quelli molto rigidi del PNRR?

Sull’ospedale due semplici domande: a quando l’apertura della UTIC con personale adeguato? Gli specialisti mancanti a quando, senza condivisioni con altre strutture? Perché ogni volta che si ridisegna la struttura di controllo Orvieto viene esclusa, come nel caso del distretto?

E infine per la Regione. Investire su Narni a due passi da Terni mentre si pensa al nuovo ospedale del capoluogo è economicamente vantaggioso? Lasciare Orvieto a parte è giusto? Pensare che l’elisoccorso sia la panacea di tutti i mali è corretto?

Al 2024 l’ardua sentenza!