Gianluca Foresi, “destini e destinazioni dei beni culturali”

A Orvieto si parla da tempo di destinazione d’uso per diversi edifici. Su tutti la ex-caserma, il Palazzo dei Sette e l’ex-ospedale. Inoltre sono state ipotizzate anche soluzioni per allocare preziosi lasciti e patrimoni culturali materiali della città: Archivio Maoloni (grafico di importanti quotidiani nazionali) e l’intero corredo dei costumi del Corteo Storico, nato dall’intuizione della signora Lea Pacini.

Per questi due preziosi beni la scelta per la conservazione sembra cadere su Palazzo dei Sette. Non mi esprimo sul primo, di cui non conosco con precisione l’entità. Sul secondo invece vorrei dire che la scelta più felice, utile e anche idonea alla sua natura e missione, potrebbe essere quella dell’ex-complesso ospedaliero sito in piazza del Duomo. I motivi di questa mia scelta sono fondamentalmente due. Ne aggiungo un terzo, che anticipo, ovvero il poter fare iniziare la sfilata dei 400 sontuosi costumi nuovamente da piazza del Duomo: sarebbe già una straordinaria novità nella tradizione, che con il ritorno in piazza dei figuranti vedrebbe una scenica e teatrale chiusura del cerchio.

Il primo motivo, perché a livello storico, culturale e ideale, il Corteo Storico è in qualche modo figlio della costruzione e del motivo per cui la cattedrale fu edificata. La processione del Corpus Domini e il relativo corteo storico rievocano il miracolo del Corporale e il Sacro lino con le macchie del sangue di Cristo è appunto custodito all’interno della Cattedrale. Il secondo motivo è legato invece all’aspetto turistico a quello imprenditoriale e a quello museale. Quest’ultimo riguarda anche l’annosa querelle sulla musealizzazione dei costumi, ormai giunti alla soglia del logoramento e conseguentemente di difficile gestione per l’uscita annuale. In questa sede, nei mesi in cui i costumi non vengono utilizzati, si potrebbe realizzare quindi una messa in mostra dei costumi, con relativo biglietto d’ingresso, separato o all’interno del circuito della Carta Unica, così che iul turista possa seguire un percorso guidato e tematizzato, che finalmente farebbe conoscere a quanti non hanno contezza questo grande patrimonio locale e, azzardo, nazionale.

Non c’è bisogno di dire che gli introiti potrebbero andare a finanziare la manutenzione3 dei costumi o la creazione di nuovi. Ora io non conosco le dinamiche né politiche, né istituzionali, gestionali o giuridiche che potrebbero impedire o dare seguito a un’idea come questa, ma credo che dal punto di vista logistico, strategico, culturale, nonché turistico-imprenditoriale possa rappresentare un adeguato criterio per finalmente valorizzare un bene che a breve potrebbe rischiare di essere inutilizzato per i fini per cui è nato.