Francesco Notazio, Bar Montanucci, “il rispetto delle regole viene prima di tutto, basta con voci e pettegolezzi”

La pandemia è un fatto reale, il rischio di contagio è altrettanto reale e l’unica strada percorribile, a oggi, è la vaccinazione senza se e senza ma.  C’è poi il pettegolezzo cattivo, quello che…non si sa mai ma meglio evitare.  Del gossip di provincia le vittime preferite sono persone con qualche notorietà o attività importanti.  E’ questo il caso del Bar Montanucci oggetto di “si dice…”, “sembra che…”.  Francesco Notazio, proprietario dell’attività storica del centro storico, ha deciso di replicare e di presentare la realtà dei fatti, senza infingimenti a tutela del nome e soprattutto della clientela.

Andiamo con ordine, le voci che circolano sono chiare, Montanucci ha violato le regole sulla quarantena.  Che cosa è successo?

Queste voci diffamano la nostra correttezza e per evitare ulteriore fango provo a fare chiarezza e, carte alla mano, sono pronto al confronto con chiunque. I fatti sono semplicissimi.  Un addetto alla cucina, regolarmente vaccinato e in attesa della terza dose già prenotata per gennaio, il 24 dicembre si sottopone a test in farmacia risultando negativo, come il resto della famiglia, visto che la madre aveva una forte bronchite.  Il 26 dicembre la bronchite colpisce anche il nostro dipendente che torna a fare un nuovo tampone e questa volta esce positivo.

A questo punto vi siete attivati per seguire la normativa?

Sono stati sicuramente momenti di grande tensione e comunque certo, abbiamo seguito alla lettera quella che prevedeva il protocollo.  Il 27 dicembre è entrata in vigore la norma per cui non c’era bisogno di un molecolare di controllo, che comunque era stato effettuato il giorno precedente.  Dal 27 è partita la quarantena anche se in cuor nostro speravamo in un falso positivo.  In autonomia abbiamo proceduto a isolare i contatti diretti all’interno dell’azienda chiedendo loro di sottoporsi a quarantena, abbiamo chiuso la cucina e sanificato tutti gli ambienti dove aveva operato l’addetto positivo. 

Ma non eravate già in piena operatività per il 31 dicembre?

Certamente, avevamo già realizzato molte preparazioni del cenone del 31 dicembre.  Con la catena del freddo avremmo dovuto solo rigenerarle.  Il 26 avevamo già più di una trentina di prenotazioni.

E che decisione ha preso?

Ho scelto di disdire le prenotazioni telefonando a tutti i clienti, anche a chi aveva prenotato per l’asporto.  Ho anche chiesto alla band già bloccata per San Silvestro di trovare un altro ingaggio e che avrei comunque onorato l’impegno di spesa, visto che per noi la parola data è fondamentale, nel caso in cui fossero rimasti “liberi”.  Così poi è stato.  Sono venuti a suonare nonostante non avessimo più il cenone.

Ma torniamo ai fatti.  Come si è proceduto con la cucina vista il caso di positività riscontrato?

In pratica non ha mai chiuso il reparto visto che è un ambiente totalmente indipendente.  Un altro addetto alla cucina era già in quarantena perché di ritorno dall’Albania e sarebbe dovuto tornare in servizio proprio il 27, previo tampone negativo, in vista di UJW.  Voglio chiarire, poi, che la pasticceria opera in un ambiente totalmente separato dalla cucina e con orari diversi di lavoro.

Qual è stata la politica aziendale sulla prevenzione covid in particolare durante le festività?

Siamo stati molto scrupolosi e anche personalmente ho iniziato a sottopormi a test dal 23 dicembre con regolarità.

E i dipendenti?

Anche i miei dipendenti hanno seguito la stessa linea di condotta e mi sono sempre adeguato in maniera prudenziale alle norme in vigore. Tutti indossano mascherina ffp2 proprio per limitare ogni eventuale rischio.  Ovviamente siamo rigidi anche nei controlli verso la clientela e a Natale la Guardia di Finanza ha controllato la presenza nel locale di persone munite di green pass e il 30 dicembre abbiamo avuto il controllo da parte dei NAS e, questo lo sottolineo con forza, se siamo aperti significa che abbiamo operato e operiamo nel rispetto delle regole.  Per quanto riguarda, poi, la presenza di no-vax fra i miei dipendenti, perché anche questa è un’altra voce malevola che circola, facciamo chiarezza.  Io ho la terza dose fissata per il prossimo 21 gennaio e è vero, ho alcuni dipendenti che non hanno intenzione di vaccinarsi, una minoranza e non per questo intendo licenziarli, non amo le discriminazioni di alcun genere.  Non condivido la loro scelte ma le rispetto e, sia chiaro, non vi rinuncio per i comportamenti scorretti perpetrati contro chi non la pensa come me.  Per lavorare fanno tutto quello che è previsto dalla legge, quindi il tampone ogni 48 ore e nel caso in cui il governo dovesse prendere decisioni più drastiche sono pronto, come sempre, a rispettarle.  Magari non le condivido alcune scelte, ma non sta a me giudicare, io devo solo applicarle a tutela mia, dei miei dipendenti e dei clienti che quando entrano al Bar Montanucci devono sentirsi in un luogo sicuro e accogliente.