“Fidel” Filippetti e le api comuniste di Parrano

C’è quell’impiegato pubblico orvietano, comunista duro e puro, che ogni anno trascorre quindici giorni di mare a Montalto esclusivamente per motivi politici, perché la ben nota località di villeggiatura del viterbese gli fa venire in mente l’isola di Cuba: entrambe – sottolinea lui, assai convinto – sono ‘di Castro’. Ma con la Destra più o meno ovunque al potere e la crisi armocromatica della Sinistra, tutto sembra essere cambiato. Spuntano così i nostalgici della Falce e Martello, pur se nel mondo trovano sempre meno luoghi praticabili. Eppure la terra del Comunismo Reale esiste ed è molto più vicina di quanto si pensi. Si trova a due passi da Orvieto. Il tragitto per giungervi? Esci al casello autostradale di Fabro e già ti imbatti nella Cortina di Ferro. Superate le prime balze del Monte Peglia, procedendo per una manciata di chilometri ma senza alcun varco armato, sei nella ridente Parrano, la meta tanto agognata. Certo non troverai Fidel, anche perché nel frattempo è passato a miglior vita, ma il suo emulo nostrano: il sindaco Valentino Filippetti, barbuto anch’egli ma ben più garbato, più accogliente e decisamente più accomodante con gli oppositori.

A Parrano il Comunismo è un fatto anche gastronomico. Da queste parti la bellezza della natura e dei luoghi induce a disinteressarsi di quanto accade nel resto del mondo e ancor più delle vicende italiane, è un’esistenza di pace lontana dalle quotidiane risse politiche in tv e il termine Meloni qui non ha a che fare con partiti e governo, ma evoca piuttosto la dolce frutta abbinabile al prosciutto. Mentre il miele, ben noto prodotto salutare, ha ormai superato il banale concetto di proprietà privata e dunque appartiene a tutti. A due passi dalla piazza principale del borgo sorge un apiario comunale con tanto di cassette a disposizione dei residenti, dove chiunque può conferire, allevare e infine degustare. A ‘confezionare’ l’oro giallo provvedono api comuniste, di provata fede e comprovata tessera, controllate attraverso una sorta di piano quinquennale modello Krusciov. Poi ciascuno può prelevare i barattoli, ma guai se ti scoprono nottetempo in cucina, lontano da sguardi indiscreti, con l’acquolina in bocca intento a svitare il tappo per intingere le dita; potresti essere accusato di bieco capitalismo e condannato a sei mesi di accudimento delle api stesse, a mani nude e senza maschera protettiva, per di più dovendo intonare a squarciagola ‘L’Internazionale’.

Il sindaco Filippetti davanti alla Little Free Library di Parrano

E’ comunista anche la benzina e perfino il diesel, tanto per intenderci. Comunista nel senso che l’unico distributore di carburante di Parrano appartiene al Comune e quindi se qualcuno si risente per il prezzo al litro, che in realtà è parametrato a quello delle pompe ‘borghesi’, deve rivolgersi al sindaco Filippetti, in questo caso versione-petroliere. Le imprecazioni degli automobilisti sconfortati per i continui aumenti sono tante e variegate: ‘T’avessi accise’ sbraitava pochi giorni fa un napoletano di passaggio dopo aver fatto rifornimento, e non è dato sapere se gli strali fossero diretti contro il malcapitato primo cittadino o nei riguardi della ben nota tassa che aumenta ogni qual volta cala il prezzo del greggio, così tutto resta come prima, anzi via via tutto costa di più.

Che poi con le automobili, in questo angolo di mondo baciato dalla bellezza, c’è un rapporto davvero speciale. Nel magnifico castello che domina l’abitato ha soggiornato per lunghe stagioni, essendone allora proprietario, nientemeno che Vittorio Valletta, cioè il vero padrone della Fiat negli anni Cinquanta e Sessanta, designato dalla famiglia Agnelli a gestire la fabbrica con mano ferma nelle intense stagioni del boom economico e ‘maestro’ dell’avvocato Gianni, divenuto poi suo successore al vertice dell’impero a quattro ruote. Per la dantesca legge del contrappasso, ma del tutto in linea con i principi politici del luogo, adesso lungo le strade parranesi circola una Trabant, mitica quanto instabile vettura realizzata nella Germania dell’Est ai tempi del muro di Berlino e forse derivata da un prototipo a pedali, il cui sportello destro si apre solo se prima chiudi quello sinistro e non viceversa. Insomma, la versione comunista della Fiat o giù di lì.

Qui perfino la cultura è di tutti e non poteva essere altrimenti. Il barbudos Filippetti ha da poco inaugurato la Little Free Library, la prima e unica in Umbria, sul modello di quelle già esistenti negli States. Nel giardino pubblico un contenitore in legno con sportellino perennemente aperto dispensa libri agli aspiranti lettori, alla condizione di prelevare un volume soltanto dopo averne depositato un altro. Qualche ragazzino impertinente per settimane vi ha conferito i propri libri scolastici delle Medie, guardandosi bene però dall’effettuare il prelievo di volumi diversi, poi una mamma solerte ha scoperto che era solo una trovata per non studiare e il ‘dissidente’ è stato ben presto smascherato. Più di un bieco reazionario ha fatto notare all’illustre sindaco che in questo modo, con la biblioteca a sportellino aperto, si rende vano l’impegno dei bibliotecari e si tagliano posti di lavoro, dando vita a un modello sociale non certo in linea con gli ideali marxisti, ma sono quisquiglie e ogni polemica si scontra inevitabilmente con l’originalità della soluzione adottata.

Il luogo è ameno, l’aria buona, la gente cordiale, il Comune ospita la ‘Venere verde’, una statuetta femminile ritrovata in zona dagli archeologi che è una delle rappresentazioni scultoree più antiche del Centro Italia, non manca un suggestivo Parco termale. Un borgo tutto da visitare, dove anche l’inevitabile contrapposizione politica è stemperata dalla ragionevolezza e dalla capacità di mediazione dei leader dei partiti locali, tanto che ci si appresta a intitolare una via a Enrico Berlinguer e lo si fa con voto unanime. Come dire che in questa strana Umbria montana e boschiva che sembra rimandare a un paesaggio di elfi e gnomi piuttosto che al concetto di paese ben definito cui ci ha abituati la nostra regione, non ci si divide certo sulle persone serie. La politica qui fa litigare ma con rispetto, perché dall’una e dall’altra parte agiscono persone consapevoli, persone perbene: il sindaco Filippetti sarà anche comunista ma è simpatico e generoso, insomma è una pasta. Il capo dell’opposizione si chiama Ceci. E allora che dire di più? Buon appetito a tutti da Parrano.