E’ scontro aperto tra Fondazione e MCC sulle nomine ai vertici della CariOrvieto

Lo scorso 17 giugno sono stati rinnovati il Consiglio di Amministrazione e il Collegio Sindacale della Cassa di Risparmio di Orvieto Spa.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, in qualità di socio di minoranza, ha deciso di non partecipare all’inutile votazione, lasciando anzitempo l’assemblea, in completo disaccordo con Mediocredito Centrale che, avvalendosi di un’interpretazione giuridicamente discutibile, e assolutamente non condivisibile, delle disposizioni statutarie disciplinanti il funzionamento dell’assemblea (che formeranno oggetto di adeguate censure nelle sedi  opportune), ha di fatto precluso ogni legittima possibilità di nominare i rappresentanti della Fondazione, di cui erano state depositate, nei termini e nei modi previsti dalla legge e dallo statuto, le relative liste di candidati per il Consiglio di Amministrazione e il Collegio Sindacale.

La Fondazione è consapevole del fatto che, non aderendo all’ultimo aumento di capitale, conseguito dal socio di maggioranza mediante una gestione assembleare essa stessa discutibile e, appunto, censurata dalla Fondazione con il giudizio tuttora pendente dinanzi al Tribunale di Perugia, non ha più la percentuale di “blocco” che avrebbe potuto impedire un simile atteggiamento di Mediocredito Centrale; ma la nomina degli organi di governo di una società non si fa né con i blocchi, né tantomeno con atti di forza, di dubbia legittimità statutaria, compiuti per precludere ogni iniziativa al socio di minoranza per difendere i propri legittimi diritti. Soprattutto in una realtà in cui la compagine sociale è formata da due soli soci (anche se uno di maggioranza e uno di minoranza) i rapporti fra gli stessi dovrebbero ispirarsi a principi di lealtà, correttezza e trasparenza per il bene ultimo e comune della società che amministrano. La Fondazione stigmatizza la conduzione unilaterale della vicenda e contesta fermamente nel metodo e nel merito l’operato del socio di maggioranza. Nel metodo perché, per giungere a una decisione da loro già definita da tempo, sono state necessarie quattro assemblee, con rinvii non giustificati (se non in modo evidentemente pretestuoso) e assenze, altrettanto immotivate, del socio di maggioranza; dalla prima assemblea che era fissata per il 29 aprile si è giunti, dopo quelle del 20 e 29 maggio, al 17 giugno (i tempi non sono casuali). Nel merito perché nella definizione dei nomi non si è tenuto minimamente conto delle esigenze del territorio e del socio storico della Cassa.

Durante l’ultima assemblea, sono state rivolte domande sui motivi che hanno portato a un rinnovo, quasi completo, del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale, nonostante gli ottimi risultati raggiunti dalla precedente consiliatura, così come delle ragioni dei rinvii e delle assenze ingiustificate, senza però ricevere alcuna risposta. La Fondazione intende, quindi, ribadire come la decisione del socio di maggioranza di imporre la soluzione prevaricatrice – peraltro discutibile in assenza di motivazioni e contraria a suo avviso alle norme statutarie – delinei la scarsa attenzione di Mediocredito Centrale alle esigenze della Fondazione che, nonostante mantenga una quota significativa del capitale (14,68%), viene illogicamente privata della opportunità di avere, nell’ambito degli organi di governo della Banca, una adeguata rappresentanza. Agire in tal modo su un aspetto fondamentale, come quello della definizione della governance, senza chiare, dichiarate e comprensibili motivazioni, se non quella di escludere e minare la rappresentatività della Fondazione, costituisce un forte pregiudizio al valore e al rispetto dei principi statutari e della tradizione della Cassa di Risparmio di Orvieto, compromettendo, forse irrimediabilmente, i futuri rapporti fra i due soci.

Per queste ragioni, la Fondazione non ha inteso partecipare alla votazione lasciando l’assemblea, dopo aver inserito a verbale la propria dichiarazione di voto, riservandosi ogni consequenziale iniziativa a tutela dei propri diritti connessi alla titolarità della partecipazione al capitale sociale.