Crescita e turismo, servono dialogo, rispetto delle regole e dei regolamenti

Attenzione al turismo e agli operatori del settore, questo è il mantra a Orvieto da almeno qualche anno.  Era questo durante la consiliatura Germani, anche quando decise di chiudere al traffico piazza del Popolo, ascoltando le categorie a giochi fatti, proprio mentre gli operai cancellavano le strisce.  E’ così oggi, a distanza di più di cinque anni.  Questa volta al centro c’è il nuovo regolamento per l’occupazione del suolo pubblico e il decoro urbano.  Giusto, girare nel centro storico e vedere una selva indefinita di segnali, indicazioni, panche, sedie, ombrelloni, pedane tutte “personalizzate” è certamente a tratti desolante.

C’è un grande “ma” su tutto, il metodo seguito, quello della partecipazione a giochi fatti, ancora una volta.  La città non è solo di chi opera, ma di tutti i cittadini e l’ideale sarebbe un referendum ma non è pensabile effettuarlo per ogni decisione anche importante per la comunità.  Allora perché non riunire i rappresentanti delle varie categorie produttive durante l’iter e non in fase di presentazione?  Cosa non quadra nel nuovo regolamento?  Secondo molti operatori le problematiche principali sono relative alla lunga interruzione per le licenze temporanee e per il pagamento anticipato del canone, almeno per il 2022.

Secondo Serena Stopponi, rappresentante degli operatori del settore, “il nuovo regolamento è stato approvato a fine anno e siamo stati chiamati quando tutto era stato deciso, insomma per la presentazione.  Abbiamo sottolineato come questa modalità sia errata e ci è stato promesso che per le prossime occasioni saremo chiamati con largo anticipo”.  Intanto rimangono scoperti i problemi, “è vero nel regolamento è scritto che le temporanee – spiega ancora Serena Stopponi – devono levare gli arredi esterni dal 10 gennaio alla Domenica delle Palme, ma nel frattempo, almeno secondo alcuni operatori del settore, le abitudini della clientela sono cambiate, complici sia il cambiamento del clima meno rigido in inverno, sia ancora la pandemia; probabilmente verrà effettuato un intervento da parte dell’amministrazione a partire dal prossimo anno ma per il 2022 e inizio 2023 vigono le attuali regole”.

Siamo andati a spulciare il nuovo regolamento che ha apportato poche novità sul precedente lasciando, però, alcune criticità.  Per avere la licenza di occupazione di suolo pubblico permanente, ad esempio, è necessario avere le pedane ma queste non vengono permesse dappertutto sia per motivi estetici che di sicurezza stradale.  Quindi?   Alcuni operatori possono lavorare all’esterno sempre, altri in un determinato periodo anche se disponibili a investire denaro e a pagare per i giorni di occupazione in più.  La temporaneità, tra l’altro, non è definita da leggi particolari, se non dal fatto che l’occupazione continuata deve essere inferiore ai 365 giorni.  Basterebbe, quindi, una semplice chiusura per ferie o il riposo settimanale per ottemperare a tale regola. 

Altre prescrizioni sono piuttosto interessanti e di principio giuste, come ad esempio la “zonizzazione” delle aree e l’uniformità di arredi e accessori.  Con la divisione di zone si potrebbe “aiutare” chi opera in aree a minore afflusso turistico, come la zona del Corso che arriva fino al Teatro Mancinelli o San Domenico, oppure chi opera in aree con densità abitativa bassa, come le frazioni, mentre a chi usufruisce di uno spazio pubblico, cioè di tutti, in aree ad alto valore turistico potrebbe essere richiesto un sacrificio maggiore o eguale all’attuale, effettuando una scala sconti per gli altri.  Le note dolenti arrivano con i controlli e il rispetto delle regole.  Già nel precedente regolamento erano individuati i rapporti tra spazi interni e occupazione di suolo pubblico che in taluni casi non vengono rispettati, così come gli ingombri con arredi oltre le aree già destinate a un esercizio commerciale.  Poi ci sono gli arredi veri e propri, le famigerate fioriere, le modalità di riscaldamento, tutte ben normate nei regolamenti ma spesso disattese.  Chi deve controllare? 

Se si cerca il decoro della città allora bisogna avere il coraggio di controllare che le regole vengano rispettate anche a costo di essere, nel breve periodo, impopolari.  Un esempio riguarda quelle definite nel regolamento “pre-insegne” che dovrebbero essere apposte negli spazi di proprietà comunali pagando il canone relativo.  Eppure, in ogni angolo spuntano indicazioni di vare dimensioni, gusto, estetica differente.  Il risultato è un arcobaleno di dubbio gusto come le fioriere discutibili installate dal Comune, nella precedente consiliatura.  Lo stesso ragionamento vale per gli spazi occupati, per i sistemi di riscaldamento o raffreddamento, per le tipologie di arredo.  E’ fondamentale, dunque, che il dialogo sia sempre aperto fra tutte le parti, che il rispetto delle regole sia assicurato per tutelare chi lavora e chi intraprende, che al suolo pubblico venga dato il giusto valore e che il decoro urbano sia veramente al centro di ogni discussione.  Solo così possono svilupparsi il turismo e la cultura d’impresa, un binomio indissolubile per creare crescita economica, sociale e culturale nella città.