CariOrvieto, MCC potrebbe vendere e dalle orecchiette passiamo alla Cassœula di Desio

La notizia che ci attendevamo, come scritto da Marco Fratini su Orvietolife alcune settimane orsono, è stata pubblicata nella giornata del 21 agosto a firma di Rosario Dimito su “Il Messaggero”. A settembre il Tesoro partirà con un piano di cessioni per rastrellare denaro fresco. Lo farà con la prevista vendita della quota residuale di MPS pari al 23,69% e, sempre secondo il quotidiano romano, di CariOrvieto posseduta dal Tesoro tramite Invitalia-MCC per l’85% dopo l’ultimo aumento di capitale di fine 2022 che ha diluito la quota della Fondazione CariOrvieto al 15%.

Per OrvietoLife non è un fulmine a ciel sereno ma un nuovo round della partita iniziata, in verità, ai tempi della proposta della Fondazione pronta ad acquisire la maggioranza allora in mano a Popolare di Bari. Oggi è concreto l’interesse di Banco Desio come ai tempi del compianto presidente della Fondazione CRO c’erano in campo Bper e Credem oltre la proposta di Gallazzi. Un’altro tentativo di matrimonio ci fu dopo il ciclone giiudiziario che travolse la Popolare di Bari con l’idea di un polo della popolari del Sud insieme alla Popolare di Ragusa e CRo che, all’epoca veniva indicata come pronta ad entrare nell’orbita di Banco Desio o Credem. Fin qui la ricostruzione delle varie tappe. Ora sul tappeto c’è Banco Desio che sarebbe molto interessato a CRo per rafforzarsi in Umbria, Lazio e Toscana dopo l’incorporazione di Popolare di Spoleto e l’azionista pubblico che potrebbe decidere di aprire una vera e propria asta per CRO.

Ci poniamo alcune domande che scriviamo sperando di ricevere delle risposte.

  1. Recentemente è stato diffuso un bel comunicato stampa sull’incontro tra i vertici di MCC e CRO con Tesei e Tardani. Lì si è discusso di rafforzamento della banca, della presenza sul territorio, di possibili nuove assunzioni. E della possibile cessione?
  2. Banco desio ha totalmente cancellato ogni riferimento a Spoleto, legittimamente, dopo un periodo di convivenza dei due marchi. Che ne pensano i sindacati dell’eventuale ingresso di CRo in Desio? Significherebbe essere una rete di sportelli, senza più alcuna testa decisionale, seppur limitata, senza necessità di una sede e con l’ingresso in un gruppo già completo in tutte le sue caselle?
  3. E la Fondazione? Non riceve più utili da anni, ha perso parte della partecipazione e ogni peso decisionale nella SpA e se dovesse divenire realtà la cessione si ritroverebbe con un nuovo azionista di controllo con un valore della propria partecipazione specificato dalla vendita stessa da parte di MCC. Oggi la partecipazione non ha più possibilità di bloccare operazioni sul capitale, quindi basterebbe un nuovo aumento di capitale per diluire ulteriormente la quota.
  4. La politica non ha affrontato la questione dei risparmiatori che hanno acquistato quote della BPBari e l’eventuale nuovo passaggio andrebbe ad allontanare ancor di più ogni possibilità di soluzione e/o mediazione. Ma di cosa hanno parlato veramente?

Se venisse confermata la notizia sarebbe una vera e propria pietra tombale sulla banca di territorio e non solo. A he servirebbe un intero palazzo in pieno centro storico a Banco Desio. Marco Fratini ha scritto recentemente “Cro, tante orecchiette e pochi umbrichelli” , forse invece della orecchiette a Orvieto potremmo ritrovarci a mangiare la Cassœula con buona pace di umbrichelli e lumachelle…