Cielo sempre più cupo per i pendolari orvietani….

Da un po’ di giorni è consultabile online la nuova e definitiva versione del Modello di Esercizio RFI relativo al biennio 2025/2026 con allegata la relativa relazione. Il Modello di Esercizio contiene le indicazioni che incidono sulle modalità e offerta del servizio ferroviario. E per i pendolari e viaggiatori occasionali del territorio orvietano, le indicazioni contenute in questa nuova e aggiornata versione delle linee guida  non riservano nulla di buono.Anzi.

Fino al Modello di Esercizio relativo a questo ultimo biennio, 2023 /2024, per l’offerta ferroviaria inerente i  treni cosiddetti OSP(sigla che sta per Obbligo Servizio Pubblico, per capire bene si tratta dell’offerta ferroviaria che riguarda   tutti i treni regionali e intercity) venivano riservate due tracce ogni ora sulla linea Direttissima. Regola quasi mai rispettata, per i soliti motivi noti a tutti gli utilizzatori dei treni. Nel silenzio e indifferenza generale, questo paragrafo del Modello di Esercizio è stato modificato.In senso peggiorativo per i pendolari.

Nel prossimo biennio 2025/2026 le tracce garantite sulla linea Direttissima a tutti i treni OSP (quindi tutti i treni regionali e intercity), passeranno, sempre in riferimento all’arco temporale di sessanta minuti, da due a una. In pratica è stato dimezzato lo spazio riservato al transito sulla Direttissima a questo tipo di treni. Questa modifica è stata apportata non tenendo minimamente conto delle esigenze dei pendolari, che sulla tratta Roma Orvieto, e viceversa, già nelle condizioni attuali devono sopportare e sottostare a disagi di ogni genere. Attualmente sulla linea Direttissima sono presenti 12 tracce ogni ora. Già con due tracce riservate ai treni dei pendolari la situazione è disastrosa e improponibile. Facile immaginare come lo sarà ancora di più con questo dimezzamento delle tracce riservate loro.

Sarebbe ora che qualcuno intervenisse e si facesse sentire, per invertire questa tendenza finalizzata solo al profitto massimo, e che si ripercuote in maniera sempre più vergognosa, dannosa e insostenibile sulla qualità di vita dei tanti, tantissimi pendolari.




Il Comitato Orvietano per la Salute Pubblica lancia una petizione popolare contro la chiusura del Distretto sanitario di Orvieto

Fonte: Comitato Orvietano per la Salute Pubblica

Il tema protagonista dell’incontro del Comitato Orvietano per la Salute Pubblica di lunedì 2 settembre è stato quello del mantenimento del Distretto Sanitario di Orvieto. E’ stata organizzata infatti una raccolta firme, che impegnerà la cittadinanza orvietana per l’intero mese di settembre, a difesa del Distretto Sanitario di Orvieto, che la Regione intende eliminare, accorpandolo con quelli di Terni e Narni-Amelia.

Il Comitato per la Salute Pubblica, a poche settimane di distanza dalla sua costituzione, chiama a raccolta tutti i cittadini, le associazioni, le organizzazioni, i partiti e i sindacati a difesa di un presidio essenziale per garantire la necessaria qualità delle prestazioni sanitarie e dei servizi socio-assistenziali. La petizione si svolgerà sia attraverso banchetti per la raccolta delle firme che on-line, tramite la piattaforma change.org all’indirizzo https://chng.it/WLyNSS4KH8.

“Il Distretto sanitario è un’articolazione che assicura sul territorio di competenza i servizi di assistenza relativi alle attività sanitarie e socio-sanitarie e garantisce dunque – dicono i responsabili del Comitato – un servizio essenziale. Il Piano Sanitario Regionale 2022-2026 prevede, di fatto, la riduzione da 12 a 4 Distretti al fine. L’unica logica che secondo noi viene assecondata è quella del profitto, che comporterà ulteriori riduzioni della qualità dei servizi erogati dal Distretto di Orvieto, ed un’inaccettabile penalizzazione per il nostro territorio. Invitiamo dunque le cittadine ed i cittadini a firmare la petizione per scongiurare tutto questo” concludono.

La raccolta firme in cartaceo coi banchetti fisici ad Orvieto partirà mercoledì 4 settembre dalle ore 8:30 alle 10:30 in piazza Monte Rosa, presso il centro commerciale “Il Borgo”, per tutti i mercoledì di settembre; poi seguirà nello spazio antistante il supermercato Conad a Ciconia, al momento solo per il 4 settembre dalle ore 10:30; sabato 7 settembre dalle ore 10 alle 13 i banchetti si troveranno invece in piazza della Repubblica, mentre presso il centro commerciale “La Porta di Orvieto” si potrà firmare sabato 21 settembre per tutto il giorno dalle ore 9 alle 20; infine nei giorni di sabato 14, 21 e 28 settembre, i moduli potranno essere firmati all’ingresso dell’atrio del Palazzo dei Sette al piano terra, lungo Corso Cavour, dalle ore 10 alle 13.

All’incontro hanno partecipato numerosi Sindaci dei Comuni dell’Orvietano tra cui quello di Baschi (D. Bernardini), Parrano (V. Filippetti), Castel Viscardo (D. Longaroni), Montecchio (F. Gori), Fabro (S. Barbanera), Montegabbione (S. Caravaggi), ed altri consiglieri delle amministrazioni comunali di Allerona e Civitella d’Agliano (VT). Tra le istanze dei Sindaci, quella di cui si è fatto portavoce Damiano Bernardini, riguarda la proposta di accorpamento della Direzione Sanitaria del Presidio Ospedaliero di Orvieto con quella del Distretto Sanitario, come soluzione all’incombente scadenza dell’incarico di direzione del Dott. Massimo Marchino al prossimo 30 settembre; la proposta viene avanzata al fine di evitare quanto accaduto al Distretto Sanitario di Narni-Amelia che si è visto sfilare la direzione del Distretto a favore di quello di Terni. Come già evidenziato nei precedenti incontri, i Sindaci presenti hanno chiesto ancora una volta la convocazione della Conferenza dei Sindaci della zona sociale n. 12 per un incontro che abbia come tema le intenzioni della Direzione Strategica della USL Umbria 2 per il “dopo-Marchino” ed evitare quanto già accaduto al Distretto di Narni-Amelia: tale scenario potrebbe costituire il malcelato preludio all’accorpamento dei Distretti, secondo quanto definito dal Piano Sanitario Regionale. Quindi aderiranno con propri banchetti per la raccolta firme, ognuno nel proprio Comune, tutti i rappresentanti dei comuni dell’Orvietano presenti ieri in assemblea.

Successivamente alcuni soci del Comitato hanno brevemente relazionato sull’incontro avuto lo scorso 26 agosto a Perugia, con altri rappresentanti dei territori umbri, per la costituzione di una rete regionale dei Comitati per la tutela dei servizi sanitari pubblici; in tale sede è stata discussa la proposta di un’eventuale lista civica per la Salute Pubblica in vista delle prossime elezioni regionali umbre, quale sintesi di un percorso virtuoso delle reti territoriali, che per loro stessa natura possono andare al di là delle dinamiche di partito e focalizzarsi sui bisogni delle comunità; prendendo atto dell’importanza di fare rete con le altre associazioni del territorio, il Comitato ha ribadito la necessità di evitare qualsiasi coinvolgimento diretto alle prossime elezioni regionali, lasciando alla libertà individuale di ognuno di scegliere, se partecipare oppure no, a progetti politici legati alle prossima tornata elettorale, con l’intento soprattutto che sulla Sanità Pubblica si arrivi presto ad un nuovo patto sociale tra tutti i partiti, in quanto “interesse comune” di tutti gli italiani. Inoltre è stato fatto presente che il Comitato organizzerà due eventi pubblici di divulgazione ed informazione, previsti per i prossimi 14 e 28 settembre, entrambi alle ore 18:00, presso il Teatro del Carmine di Orvieto, aperti a tutti i cittadini: nei prossimi giorni verranno comunicati i dettagli, i cui temi principali saranno la tutela della Salute Pubblica e l’importanza del Distretto Sanitario territoriale.

Infine sabato 14 settembre, alle ore 10:30 al Community Hub di Orvieto Scalo (in via Sette Martiri 45-51) si terrà una Conferenza Stampa per presentare ufficialmente il Comitato Orvietano per la Salute Pubblica ed i membri del suo Direttivo. Si rivolge quindi, ancora una volta, un appello pubblico a tutti i cittadini interessati a partecipare al Comitato, secondo i propri interessi, capacità e competenze, scrivendo un’email a comitato.orvietanosp@gmail.com per ricevere il relativo modulo di iscrizione all’associazione. Il prossimo incontro pubblico viene fissato per lunedì prossimo, 10 settembre 2024, alle ore 21 presso lo spazio Bi.Pop. a Sferracavallo (in Via Po n. 4) per chi vorrà partecipare in presenza o con un collegamento online per chi potrà solo a distanza.

Link alla petizione: https://chng.it/WLyNSS4KH8.




La nuova (e vecchia) metafisica della “banca locale”

Nel pieno furore della lunga estate calda, è divampata sulla stampa locale la vexata quaestio della banca locale; le narrazioni sulla questione – che si dividono nell’attribuzioni di meriti (pochi) e colpe (tante) – concordano, invece, sulla profittabilità per il territorio della presenza di un istituto di credito a vocazione locale.

In questo contributo vorrei sottoporre a verifica quest’ultimo aspetto; per fare ciò è necessario condividere una rappresentazione stilizzata del funzionamento di una banca: il modello che propongo è di una istituzione che ha una “funzione di utilità”, cioè una relazione tra posizioni assunte sul mercato dei titoli e dei prestiti e “grado di benessere della banca”. L’idea è che l’istituzione debba massimizzare tale benessere, cioè tale funzione di utilità, e per farlo scelga tra i vari investimenti tenendo conto del rendimento atteso e del rischio: ad elevati profitti si associa molta alea e viceversa. Tenendo conto dell’avversione al rischio, soggettiva, la banca assemblerà il portafoglio in grado di massimizzare la sua utilità.

Prima osservazione: almeno in linea di principio e salvo per esempio eventuali restrizioni normative, la dislocazione geografica degli investimenti conta se e solo se impatta sui rendimenti per unità di rischio, per cui è già implicita nel meccanismo descritto. Ad esempio, è empiricamente rilevato che a parità di altre condizioni le imprese del meridione hanno una maggiore probabilità di insolvenza.

Seconda osservazione: investimenti meritevoli, cioè che massimizzano la funzione di utilità, ovunque territorialmente dislocati, verranno sempre posti in essere sia da una banca nazionale sia da una locale. Stante così le cose, dove si annida il nocumento dell’assenza di una banca a vocazione locale, che le varie narrazioni danno per scontato?

Necessariamente nel fatto che una banca locale dovrebbe/potrebbe finanziare investimenti sub-ottimali, cioè che non dovrebbe effettuare, anzi non effettuerebbe, se seguisse una logica economica.

Per “forzare” la banca a non massimizzare la propria funzione di utilità, nel contesto della rappresentazione che ho proposto, si dovrebbe ammettere l’esistenza o di un vincolo – che in ogni caso “imponga” di investire un certo ammontare minimo a livello locale – o l’introduzione nella funzione di utilità, a fianco del rendimento e del rischio, di una ulteriore variabile che faccia dipendere il benessere della banca anche dal fatto che si sia investito in attività locali, indipendentemente dal loro profilo di rischio/rendimento.

Quindi, terza osservazione, il punto economico, nascosto tra le pieghe della narrazione sulla banca locale, riguarda la possibilità che iniziative che non sarebbero considerate degne di essere finanziate in assenza di un istituto a vocazione territoriale, invece lo siano in sua presenza.

Quali sono le conseguenze di questa conclusione? A livello nazionale una situazione sub-ottimale, con alcuni investimenti ottimali spiazzati da quelli sub-ottimali, a livello locale un livello ceteris paribus più elevato di investimenti industriali e una maggiore rischiosità della banca derivante dal fatto di aver assecondato progetti con un rendimento per unità di rischio non ottimale; questo ultimo aspetto è cruciale: tale alea si ripercuote sui detentori sia delle quote di capitale della banca – fondazioni, investitori istituzionali e singoli risparmiatori – sia degli strumenti di debito – obbligazioni, certificati di deposito e conti correnti – ma soprattutto assorbendo patrimonio di vigilanza, il maggior rischio erode, nel lungo periodo, le possibilità della banca di sostenere investimenti più meritevoli.

In sostanza, quarta osservazione, in virtù della politica descritta, la banca sarà meno redditiva, più rischiosa e meno in grado di finanziare in futuro gli investimenti ottimali.

Come si vede non necessariamente spingere l’investimento oltre le colonne d’Ercole dell’ottimalità è una buona prassi per il territorio, ove si valutino nel lungo periodo tutte le implicazioni. Gli unici casi in cui, probabilmente, la banca locale avrebbe ragione d’essere sono, in primo luogo, quando vi sia una forma di informazione (molto) asimmetrica: l’istituzione specializzata sul territorio è in grado di meglio valutare le aziende del comprensorio e di non commettere errori di selezione nelle quali cadrebbero, invece, le banche nazionali. In secondo luogo, nei casi in cui la banca nazionale, per qualche motivazione, non effettui gli investimenti locali, anche se ottimali. Infine, quando la banca locale abbia una minore avversione al rischio e quindi si spinga a finanziare anche attività aleatorie che la banca nazionale scarterebbe.

Sembrano veramente casi molto particolari, per cui, ahimè, si può concludere che nel lungo periodo non vi sono scorciatoie per la crescita! Neppure si può confidare nel metadone monetario prodotto da una categoria, ormai metafisica, come “la banca locale”; si tratta, invece, per i policy maker, di settare un habitat favorevole all’investimento, per le imprese, di ricomporre la filiera di produzione nella direzione della rete e nel suscitare economie di scala da integrazione orizzontale – cioè realizzare una certa fase di produzione per un gran numero di aziende – e per le banche, finanziare chi merita, cioè quegli investimenti il cui  profitto riportato a oggi, il così detto valore attuale ottenuto tramite il tasso di preferenza intertemporale di una popolazione (tasso di sconto), superi il costo dell’impianto. Gli altri investimenti? Io “preferirei di no”!




La replica del coordinamento comunale di Fratelli d’Italia al comunicato del COSP sulla sanità pubblica

Ringraziamo il Comitato Orvietano per la Salute Pubblica per l’opportunità di discutere l’importante argomento relativo al finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale e rispondiamo brevemente alla nota giornalistica di qualche giorno fa. Intanto salutiamo con soddisfazione l’attenzione che le testate locali riservano alle pubblicazioni della bacheca di Fratelli d’Italia sezione di Orvieto. Questi articoli certificano, quindi che siamo meritevoli di attenzione e riusciamo a catalizzarla.

In verità, dopo il mantra infinito sulle polemiche interne al partito, ritenevamo non essere meritevoli di tale premura, neanche quando in campagna elettorale sono venuti a trovarci autorevolissimi esponenti sia del Governo, sia di Fratelli d’Italia, e anche di altre forze della coalizione. Infatti tali eventi non sono stati degni neanche di un trafiletto di cronaca cittadina. Entrando nel merito del comunicato COSP, appare chiaro, come sanno anche i bambini, che i numeri assoluti siano differenti da quelli relativi. Dal vangelo secondo Repubblica (si citano anche altre fonti di eruditi e accademici a gettone) si evidenzierebbe che la misura dell’effettivo valore degli investimenti nella sanità sia misurabile in base all’incidenza percentuale sul PIL. Tale criterio di misura, secondo altre altrettanto autorevoli fonti e linee di pensiero, può essere assolutamente fallace se si porta all’estremizzazione il concetto. Questo sistema di misurazione, infatti, risente dell’andamento congiunturale del Pil quindi se paradossalmente il Pil cala, come nel 2020, l’incidenza sale (al 7,3 per cento). Tecnicismi, ma che vanno a smentire altri tecnicismi adottati per concepire una tesi preconfezionata, quasi sempre, coincidente o molto simile a quella del PD e della sinistra italiana. A sostegno della nostra interpretazione dei dati possiamo anche citare una nota del Comitato Regionale Sanità di Fratelli d’Italia Umbria.

· L’aumento di 11 miliardi del finanziamento è relativo a quanto aveva stanziato il governo Draghi, verso il quale, al tempo, nessun partito di sinistra aveva mosso critiche. Ci chiediamo quindi perché le stesse sinistre critichino un ulteriore (e ragguardevole) finanziamento per la sanità.

• I dati mostrati nel manifesto in maniera congiunta sono del tutto appropriati, rappresentando due aspetti intimamente connessi, considerato che la stragrande maggioranza delle risorse viene dedicata proprio ai livelli essenziali di assistenza. Per inciso, ribadiamo come gli indicatori ufficiali del ministero posizionino l’Umbria in un ambito di eccellenza nei confronti di altre regioni meno virtuose.

• Il rapporto tra spesa sanitaria e PIL è certamente utile (e lo stesso Ministro Schillaci ha già pubblicamente espresso l’intenzione di portarlo almeno al 7%), ma non costituisce l’unico parametro da considerare perché le valutazioni comparative vanno effettuate tenendo conto delle profonde differenze tra sistemi sanitari a livello dei singoli stati e delle differenze di tipo demografico.

• Infine, parlare di inflazione è del tutto fuorviante, dal momento che rispetto al 2022 (8,7%) e 2023 (5,9%), quella prevista per il 2024 si aggira attorno all’1,2% e pertanto le somme stanziate in maniera aggiuntiva (ovvero gli 11 miliardi sopra citati) oggi valgono molto di più.

Dobbiamo anche effettuare una notazione sulla sigla OCPI, utilizzata nei grafici del COSP, che sta per Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani, legato all’Università Cattolica del Sacro Cuore, questo solo per dare una completa informazione anche ai cittadini che hanno minore dimestichezza con questi temi. Il COSP, nel suo comunicato, ripreso da alcune testate locali, che implicitamente hanno fornito ai lettori impressione di totale condivisione, tanto che vi era la firma “redazione”, contesta anche il secondo dato presente sulla bacheca, fondato sui dati provenienti dal Ministero, i quali vengono trattati con “sufficienza” pur essendo chiaro come l’Umbria nella graduatoria, si posizioni immediatamente a ridosso delle regioni più sviluppate del Nord.   Colui che ha scritto il comunicato non comprende il nesso tra i due dati; ebbene faremo un esercizio di divulgazione per chi si sforza di non voler comprendere.

La posizione in classifica dell’Umbria è totalmente in contrasto con la narrazione di parte della stampa locale che da mesi martella mediaticamente, raccogliendo quasi quotidianamente notizie e comunicati, nonché osservazioni politiche, sempre strumentali a un resoconto parziale e fazioso. Il secondo fattore di collegamento è che tale martellamento è omologabile a quello della stampa sinistra nazionale che procede con similari cadenze a sfruttare, con un’operazione mediatica discutibile sotto il profilo etico, un tema che tocca la “pelle viva” delle persone. Per cui si dimostra in un’unica locandina come di fatto la spesa assoluta per il SSN, al di là dei tentativi di ammaestramento dei dati funzionali alle proprie tesi preconcette, eseguiti dalla stampa “sinistrata” nazionale, è in crescita e, d’altro canto, pubblicando dati ufficiali del Ministero, rendendoli visibili al pubblico Orvietano, si smentiscono i teoremi della stampa locale e regionale (di sinistra ispirazione) che strumentalizza il malessere della gente al fine di contrastare un avversario politico.

L’articolo suddetto poi desta molte perplessità sull’imparzialità, poiché non si conosce l’identità dei partecipanti di questo comitato COSP, che risulta avere sede e organizzare i propri incontri nella sezione del PD di Sferracavallo.

Fonte: Coordinamento Fratelli d’Italia Orvieto




Cosa ha voluto dire la Fondazione nel comunicato sulla banca e cosa cambierebbe con un vero supporto per Palazzo Coelli

Abbiamo deciso di approfondire la comunicazione fatta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto e ne sono usciti alcuni ragionamenti che abbiamo pensato di condividere con i cittadini. È necessario premettere che sarebbe necessario conoscere i patti parasociali che regolano il rapporto tra il Medio Credito Centrale e la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto e che sarebbe anche necessario approfondirne gli aspetti alla luce del diritto societario e della giurisprudenza di legittimità. Riteniamo comunque opportuno sottoporre queste nostre considerazioni a chi può avere ancora voce in capitolo su quanto sta accadendo in questo momento nel nostro territorio.

Ciò che è stato dichiarato dalla Fondazione (cioè, di aver promosso opposizione alla delibera che ha disposto l’aumento di capitale con cui è stata rifinanziata la Cassa di Risparmio di Orvieto) apre a nostro avviso scenari molto complessi. Ricordiamo che l’aumento di capitale era necessario per ripristinare il patrimonio di vigilanza e permettere alla Banca di proseguire le sue attività, ma quello che possiamo dedurre da una prima analisi è che sia stato fatto in misura fortemente eccedente rispetto a questa necessità. Lo dimostrerebbe proprio l’opposizione della Fondazione ed il fatto che la maggior parte di detto aumento sia stato messo a riserva. Questo avrebbe causato le difficoltà per la Fondazione di aderire all’aumento, con conseguente forte diluizione della partecipazione, facendo anche venire meno il diritto di opposizione alle operazioni straordinarie. Si comprende anche il perché, stante il contenzioso in atto, non sia stato inserito nel Consiglio di Amministrazione di CRO alcun soggetto espresso dalla Fondazione.

In questi casi l’onere di provare il comportamento strumentale del socio di maggioranza spetta al socio di minoranza. Si aprono due scenari possibili:

– La Fondazione va avanti in maniera decisa chiedendo l’annullamento della delibera di aumento di capitale cercando di ricondurlo a quello strettamente necessario e poi aderire all’aumento. Manterrebbe così voce in capitolo sulle operazioni straordinarie, compresa la vendita delle azioni del socio di maggioranza.

– La Fondazione potrebbe cercare di monetizzare il sopruso che le sarebbe stato fatto ricavandone un vantaggio economico.

È chiaro che la vendita della quota di maggioranza della Cassa di Risparmio di Orvieto sarebbe a questo punto più complessa perché l’acquirente dovrebbe incorporare il rischio di contenzioso e l’incognita sui diritti del socio di minoranza che ne limitano l’azione.

Se il nostro ragionamento ha senso, dobbiamo ammettere che la Fondazione si trova in una situazione molto complessa, visti gli attori in gioco, ed ha necessità di sentirsi supportata.

Per questo, le forze politiche e sociali del territorio dovrebbero decidere al fine il ruolo che vogliono avere sul futuro della Banca.

Fonte: Associazione Praesidium




Guida in stato di ebbrezza: denunciata dai Carabinieri 69enne a Orvieto

Nell’ambito dei servizi intensificati di controllo del territorio, volti a garantire la sicurezza dei cittadini e il rispetto delle norme del Codice della Strada, la Compagnia dei Carabinieri di Orvieto ha denunciato una 69enne del posto per guida in stato di ebbrezza. L’episodio si è verificato nella notte di martedì 27 agosto, quando alcuni residenti di Orvieto Scalo hanno segnalato alla Centrale Operativa il comportamento sospetto della donna alla guida della propria autovettura.

La 69enne, infatti, procedeva con andatura incerta e senza una meta apparente per le vie della frazione, creando pericolo per la circolazione stradale e mettendo a rischio la propria e altrui incolumità. Grazie alla tempestiva segnalazione dei cittadini tramite il numero unico di emergenza 112, una pattuglia dell’Aliquota Radiomobile del Norm è intervenuta prontamente, riuscendo a intercettare l’automobile nei pressi di un bar dove la conducente si era appena fermata. Durante l’identificazione, la donna è apparsa agli agenti in evidente stato di alterazione dovuto all’abuso di alcolici. Nonostante l’invito a sottoporsi al test con l’etilometro, la donna ha rifiutato, incorrendo comunque nella denuncia per il rifiuto di accertamento delle condizioni psico-fisiche. Come sanzioni accessorie, le sono stati ritirati la patente di guida e sequestrata l’autovettura.

L’operazione evidenzia l’importanza della collaborazione tra cittadini e forze dell’ordine nel garantire la sicurezza stradale e il rispetto delle leggi, soprattutto in situazioni di potenziale pericolo.