Gli effetti delle scelte di politica economica

Amministrare sistemi complessi, che siano una azienda o un ente pubblico c’è poca differenza, richiede una costante attenzione alla conoscenza ed alla misurazione degli effetti che le scelte strategiche e di indirizzo avranno sul sistema stesso e sul suo indotto. Anche in un ente pubblico, nello specifico un Comune, gli effetti delle scelte strategiche e di indirizzo dell’Amministrazione producono effetti che nel medio-lungo termine andranno a modificare nel senso voluto la conformazione e l’identità di una città.

Si chiama “politica economica” e consiste nella messa in atto a livello locale, sul proprio bilancio, delle azioni capaci di indirizzare l’evoluzione della situazione socio-economica del territorio di riferimento, nella direzione appunto definita dalle scelte di indirizzo.

Questa premessa è utile per inquadrare alcune riflessioni, fondate come sempre su dati oggettivi, su come le scelte di politica economica del passato recente abbiano potuto contribuire alla attuale condizione dei componenti fondamentali del sistema città: demografia, residenzialità, attività economiche.

Per fare questo si deve partire dai dati, che sono stati rilevati per gli otto Comuni dell’Umbria con popolazione tra 15.000 e 25.000 abitanti, con l’intento di rappresentare un confronto tra realtà simili per dimensioni. E’ stata rilevata la “spesa pro capite” che ciascun Comune ha stanziato nel proprio bilancio (Fonte: Openbilanci-consuntivi 2021) per: a) Politiche abitative b) Sviluppo economico c) Promozione del turismo. Altri dati di interesse sono rappresentati dal “prezzo medio delle abitazioni” rilevato da OMI Agenzia delle Entrate, e dalla componente demografica giovanile da 0 a 45 anni (Fonte. ISTAT)

(E’ doveroso precisare che, come sottolineato da Openbilanci da cui sono stati estratti i dati relativi alla spesa pro capite, che la precisione del dato dipende dalla precisione con la quale i Comuni inseriscono i singoli capitoli di spesa relativi ad un determinato capitolo.)

Le tabelle che seguono, esposte in forma di classifica, mostrano in che misura ciascun Comune ha scelto di privilegiare una misura rispetto ad altre, rappresentando in sostanza le scelte di politica economica che ogni Amministrazione ha compiuto:

Spesa procapite politiche abitative   spesa procapite sviluppo economico
 
Spesa procapite promozione turismo
CASTIGLIONE DEL LAGO 6,03 UMBERTIDE 173,88 ORVIETO 17,90
CORCIANO 4,14 BASTIA UMBRA 136,53 NARNI 10,59
ORVIETO 2,86 NARNI 23,19 CASTIGLIONE DEL LAGO 10,27
BASTIA UMBRA 1,09 TODI 16,58 TODI 8,74
NARNI 0,32 ORVIETO 10.09 CORCIANO 5,13
MARSCIANO 0,00 MARSCIANO 9,07 BASTIA UMBRA 1.64
UMBERTIDE 0,00 CORCIANO 5,87 UMBERTIDE 0,00
TODI 0,00 CASTIGLIONE DEL LAGO 3,96 MARSCIANO 0,00

Il confronto di queste prime tabelle dà una indicazione abbastanza chiara dell’indirizzo che ciascun comune ha scelto di imprimere alla sua strategia.

Il comune di Orvieto è al primo posto per la spesa destinata alla promozione del turismo ed al quinto posto per la spesa destinata allo sviluppo economico. Sul capitolo di spesa relativo alle politiche abitative, Orvieto si piazza al terzo posto in una classifica dove alcuni Comuni mostrano anche valore zero, ma questo dato va opportunamente messo a confronto con la tabella seguente, che mostra il prezzo medio per acquisto o affitto di abitazioni, e nella quale Orvieto è al primo posto.

Prezzi delle abitazioni OMI Agenzia entrate    2° Semestre 2023    (media min-max)
  VENDITA AFFITTO
ORVIETO             1.750 7,00
TODI             1.250 4,20
CORCIANO             1.200 4,05
CASTIGLIONE DEL LAGO             1.145 3,80
BASTIA UMBRA             1.090 3,75
MARSCIANO                 910 3,25
UMBERTIDE                 890 2,85
NARNI                 785 3,95

Posto che il valore delle abitazioni ad Orvieto, sia in acquisto che in affitto, è enormemente superiore rispetto alla media degli altri Comuni di dimensioni simili, non si può evitare di mettere in correlazione questo dato con quello della spesa per le politiche abitative e la relativa classifica, ma non solo.

L’ultima tabella che si propone rappresenta per ciascun Comune la quota percentuale di residenti tra 0 e 45 anni rispetto al totale dei residenti (31/12/2023 dai ISTAT):

Residenti 0-45 anni incidenza percentuale  
CORCIANO           47,96
BASTIA UMBRA           47,27
UMBERTIDE           46,70
MARSCIANO           45,83
CASTIGLIONE DEL LAGO           43,80
TODI           40,80
ORVIETO           40,27
NARNI           39,47

Questa ultima tabella, dove Orvieto è al settimo posto su otto, potrebbe sembrare avulsa rispetto alle altre riportate in precedenza, le quali mostrano valori di bilancio dei Comuni e prezzo delle abitazioni, ma non lo è affatto.

Esiste una stretta correlazione tra i diversi elementi che compongono un sistema complesso e che si muovono all’interno di questo, e c’è senza dubbio una correlazione tra il prezzo alto delle abitazioni, un sistema economico statico e la bassa componente demografica di giovani. 

E se è vero, come è vero, quanto detto nella premessa, e cioè che le scelte di politica economica di una Amministrazione determinano nel tempo lo stato attuale delle componenti socio economiche di una città, il possibile rimedio o quanto meno il tentativo di correggere le tendenze negative non può che partire dalle politiche di bilancio del Comune.

Certamente non si tratta solo di questo, non può essere soltanto il Comune con gli stanziamenti nel suo bilancio a modificare l’assetto di una città, ma l’atto di indirizzo politico che l’Amministrazione imprime, anche con le politiche di bilancio, danno comunque una direzione e degli obiettivi a medio lungo termine, tracciano una strada, ed è importante cercare di capire, magari in anticipo, se quella è proprio la strada giusta.




Tenta la rapina all’Unicredit dello Scalo con il volto coperto e coltello ma scappa a mani vuote

Un nuovo tentativo di rapina è andato a vuoto nella mattinata del 6 settembre, presso la filiale di Orvieto Scalo dell’Unicredit, in Via Monte Peglia. Un uomo, con il volto parzialmente coperto e brandendo un coltello, ha fatto irruzione nell’istituto di credito intimando ai dipendenti di consegnargli il denaro. La rapina, però, non è andata come previsto dal malvivente. Di fronte all’impossibilità del cassiere di consegnargli immediatamente il denaro contante, l’uomo ha preferito darsi alla fuga, facendo perdere le proprie tracce.

La filiale dell’Unicredit di Via Monte Peglia non è nuova a episodi di questo tipo. Già in passato, infatti, era stata presa di mira da rapinatori. Questo nuovo tentativo, fortunatamente fallito, riaccende i riflettori sulla sicurezza degli istituti di credito e sulla necessità di potenziare i sistemi di sorveglianza. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri, che hanno avviato le indagini per risalire all’identità del rapinatore. I militari hanno già sentito i dipendenti della banca e alcune persone che hanno assistito alla scena, raccogliendo importanti elementi utili alle indagini.




Ancora sulla banca locale: ciò che si sa… si può dire in tre parole

Sono grato all’Associazione Praesidium che ha voluto considerare meritevoli di attenzione le mie argomentazioni sulla banca locale. Il lavoro che è stato proposto alla lettura della collettività, nella forma di una lettera aperta, tocca molti aspetti rilevanti: l’impatto dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale in finanza, le economie di scala e anche di scopo (credo sia statiche sia dinamiche), fino ad arrivare all’articolazione del sistema europeo delle banche centrali e dell’euro digitale; una congerie di proposizioni che richiedono, almeno da parte mia, ulteriori ri-letture e riflessioni che mi prometto di esperire nei prossimi giorni.

Ma queste importanti considerazioni non giocano assolutamente nessun ruolo nel supportare le mie tesi!

Per convincersene, provo a ripetere il ragionamento questa volta con un esempio: in una data zona opera la filiale di una banca nazionale N e un’impresa locale I che vuole finanziare un progetto d’investimento, come cambiano le sue probabilità di ottenere i fondi se anziché N sul territorio è attiva la banca locale L?

Proviamo a descrivere i vari casi, che si riducono a quattro:

  1. Sia N che L finanzierebbero I
  2. Sia N che L non finanzierebbero I
  3. N finanzierebbe I e L no
  4. N non finanzierebbe I e L sì.

La differenza delle probabilità di ottenere i fondi tra i due scenari, – banca N e banca L –  si riduce, quindi, alla differenza tra le frequenze del caso 4) e quelle del caso 3). A sua volta tale differenza dipende dalla circostanza che L trovi meritevole I e N no, e viceversa; cosa può indurre questa casistica? Per motivi di sana e lodevole pigrizia, anziché scrivere ex novo faccio copia e incolla dal mio precedente contributo: ecco le motivazioni, già proposte,

… gli unici casi in cui, probabilmente, la banca locale avrebbe ragione d’essere sono, in primo luogo, quando vi sia una forma di informazione (molto) asimmetrica: l’istituzione specializzata sul territorio è in grado di meglio valutare le aziende del comprensorio e di non commettere errori di selezione nelle quali cadrebbero, invece, le banche nazionali. In secondo luogo, nei casi in cui la banca nazionale, per qualche motivazione, non effettui gli investimenti locali, anche se ottimali. Infine, quando la banca locale abbia una minore avversione al rischio e quindi si spinga a finanziare anche attività aleatorie che la banca nazionale scarterebbe…

Il punto che sembra sottolineare l’Associazione è quello della asimmetria informativa, citato da me al primo posto, ma nel periodo dell’inflazione dell’informazione che N abbia un deficit informativo non è realistico, e in ogni caso non è scontato che L sia meglio informata, perché dovrebbe esserlo? Ma soprattutto la (presunta) distorsione di cui sarebbe afflitta N dovrebbe essere sistematicamente di sottostimare il potenziale di I, mentre più realisticamente l’errore sarebbe anche di tipo opposto, nella cui casistica N finanzierebbe e L no (caso 3). Siccome dai casi ricadenti in 4) si devono sottrarre quelli rientranti nel 3), cioè le casistiche in cui N finanzierebbe e L no, le (eventuali) distorsioni tendono a compensarsi.  

Come detto nella precedente nota, questo mi sembra conclusivo, senza contare gli aspetti legati al rischio di L, dovuto all’atto di finanziare progetti con un rendimento/rischio non ottimale. Tutto qua. Come ci rammenta Wittgenstein in esergo al Trattato “…e tutto ciò che si sa, ciò che non si è sentito solamente brontolare e mugghiare, si può dire in tre parole”.




MCC conferma di avere ricevuto offerte per CariOrvieto. Tesei e Tardani, “è il segno di una banca sana e un territorio attrattivo”

Dopo settimane di indiscrezioni e articoli di stampa nazionale e locale è arrivata la conferma ufficiale da parte di MCC che con un brevissimo comunicato ha confermato che sono state ricevute offerte per l’85% di Cassa di Risparmio di Orvieto che ora verranno valutate dalla capogruppo per poi decidere se dare avvio alla vendita o rifiutare le offerte.

In queste settimane si è acceso il dibattito sull’utilità di una banca di territorio, sul ruolo e sul futuro della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto. Il 25 luglio si è tenuto un incontro tra i vertici di MCC e CRO con la presidente Tesei e la sindaca Tardani in cui si sottolineava il ruolo della banca CRo come fulcro del credito locale. Dopo pochi giorni è invece iniziato il tam tam della possibile vendita della banca stessa. La situazione si è andata ancora più chiarendo quando dal MEF hanno ribadito che MCC non ha il ruolo di banca. Certamente c’è differenza tra CRO e BPBari visto che la banca umbra ha fondamentali interessanti mentre il percorso di risanamento e rilancio di Bari è più complesso.

Nel comunicato MCC scrive sulle proposte che “si riserva di valutarle attentamente nell’ambito di un processo competitivo che abbia come obiettivi la tutela dei dipendenti e la crescita della banca e del territorio”. Anche Tesei e Tardani ritengono positivo questo nuovo quadro tanto che “nel prenderne atto e nel considerare l’interesse del mercato per la CRO indice di una operazione ben riuscita, di una banca sana e di un territorio attrattivo, seguiranno con grande attenzione, come già fatto per l’acquisizione MCC, questa fase anche confrontandosi, come già avvenuto, con il Governo, mantenendo come orizzonte indispensabile lo stesso piano di sviluppo che ha coniugato presidio territoriale, occupazione e sostegno a famiglie ed imprese”.

Rimanendo nel campo delle indiscrezioni di stampa oltre a Banco Desio avrebbe manifestato interesse la Popolare di Ragusa mentre sembra complicarsi l’ipotesi MPS, sul mercato anche quest’ultima e al centro di una sfida tra Unipol e Unicredit. Se dovesse concretizzarsi la strada brianzola il destino di Orvieto potrebbe seguire quello di Popolare di Spoleto con l’incorporazione nella capogruppo dopo pochi anni di transizione con il doppio brand.




Lettera aperta al Sig. Scrivano in risposta alla “metafisica della banca”

Fonte: Associazione Praesidium

Egregio sig.  Scrivano, noi non la pensiamo affatto come lei.

L’utilità o meno delle banche locali è un tema ampiamente dibattuto sia in Italia che all’estero con giudizi alterni, oggi sembra prevalere un parere positivo alla loro importanza per lo sviluppo delle aree periferiche. Lei, che visto il linguaggio utilizzato probabilmente opera nel settore, sembrerebbe privilegiare una visione meccanicistica della funzione bancaria:

– parametri di tipo generale ponderati con il fattore di rischio del territorio e con meccanismi di intelligenza artificiale possono determinare le decisioni;

– una sufficientemente grande dimensione dell’istituto, riducendo i costi operativi, massimizza i profitti.

 Si può spingere oltre il Suo ragionamento:

– la massimizzazione dell’utilità può raggiungersi fondendo le 222 banche di credito cooperativo nelle capogruppo da cui già oggi prendono i servizi corporate e/o con le altre banche minori come la CRO incorporate negli istituti più grandi;

– stante la dimensione delle banche risultanti e la futura introduzione della moneta elettronica, molte funzioni della Banca d’Italia potrebbero allora essere trasferite alla BCE con una significativa riduzione dei costi.

Noi non la vediamo così, anzi riteniamo che un simile modello organizzativo porti ad un forte impoverimento delle aree periferiche e ad una concentrazione di ricchezza nelle aree più sviluppate. Riteniamo che una banca posizionata sul territorio possa e debba esercitare dei margini di flessibilità che derivino dalla sua conoscenza del contesto e delle persone e che possa in questo modo contribuire ad aumentare il suo volume d’affari, massimizzare l’utilità globalmente intesa, stimolare le occasioni di crescita imprenditoriale senza che questo comprometta una giusta marginalità dell’attività. Inoltre, il fatto di non essere una pura organizzazione divisionale, ma avendo un presidio territoriale, sarebbe occasione di lavoro qualificato prezioso per il territorio e di più facili erogazioni dirette come già oggi accade, a differenza delle già presenti banche nazionali.

Tutto ciò a patto che ci siano Sistemi di controllo efficaci. Quanto occorso in passato è totalmente ascrivibile a sistemi di controllo che non hanno funzionato a livello centrale (Banca d’Italia e Consob) e locale (Fondazione), che aveva tutte le possibilità di allertare sui comportamenti distorsivi che venivano attuati. Pensiamo che le forze politiche e sociali del territorio orvietano debbano fare il possibile per tentare di mantenere un presidio bancario che, se ben gestito e controllato, ha già mostrato di saper stare sul mercato creando valore per sé stesso e per la città.

La Regione ed il Comune reagiscano all’immagine di ininfluenza conseguente al recente incontro tenuto con gli istituti finanziari. Se abbiamo ben compreso quanto dichiarato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, crediamo che sussista ancora la possibilità di porsi questo obiettivo.

Intanto come potete leggere nell’articolo del giornalista Romito, noto nel settore per essere bene informato, MCC vuole vendere Cassa di Risparmio di Orvieto con un meccanismo competitivo entro il mese di settembre.




La sfida di una struttura unica per integrare meglio ospedale e sanità di territorio

D’intesa con la Giunta Regionale dell’Umbria e con l’Amministrazione comunale di Orvieto, la Direzione strategica dell’Azienda Usl Umbria 2 ha ideato e sviluppato, in via sperimentale, un progetto pilota innovativo, dal punto di vista organizzativo, che prevede ad Orvieto l’istituzione di un’unica struttura integrata ospedale-territorio sotto la guida di un unico dirigente.

Il progetto è già da alcune settimane allo studio e al vaglio nelle sedi competenti con la chiara finalità di garantire, attraverso l’accorpamento delle direzioni sanitarie del “Santa Maria della Stella” e del distretto socio-sanitario e la conseguente presenza e istituzione di un’unica struttura, una effettiva collaborazione e sinergia tra presidio ospedaliero e territorio, elementi fondamentali per garantire risposte di qualità, efficaci ed efficienti alla popolazione.

Il direttore del distretto di Orvieto dott. Massimo Marchino sottolinea l’importanza di questa scelta strategica: “Questo modello organizzativo, che rappresenta un salto in avanti nel percorso di innovazione e modernizzazione del servizio sanitario regionale, nasce dall’impegno ed è frutto di un’attenta e approfondita analisi, valutazione, ideazione, elaborazione, della Direzione Aziendale della Usl Umbria 2 che ha partecipato e condiviso, da alcune settimane, il progetto di struttura unica con le Direzioni del Distretto e del Presidio Ospedaliero. Un progetto che condividiamo in pieno – conclude il dott. Marchino – che sosteniamo con forza e convinzione in questo secondo step realizzativo e che siamo certi produrrà risultati tangibili e migliorativi nella risposta assistenziale e di cura”.




Il cordoglio dell’Arma dei Carabinieri e della comunità di Monteleone di Orvieto per la prematura scomparsa del Luogotenente Lorenzo Capraro

Si sono svolti il 5 settembre nella Chiesa SS. Pietro e Paolo di Monteleone d’Orvieto i funerali del Lgt. C.S. Lorenzo Capraro, Comandante della locale Stazione Carabinieri, scomparso due giorni fa. Alla celebrazione, cui hanno preso parte il Comandante della Legione Carabinieri Umbria, Gen. B. Luca Corbellotti, il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Terni, Col. Antonio De Rosa, una nutrita rappresentanza dei Carabinieri della Compagnia di Orvieto e tutte le autorità locali, con in testa il Sindaco, hanno presenziato anche numerosissimi cittadini, pronti a rendere omaggio al Comandante Capraro.

Siciliano d’origine, Carabiniere integerrimo, Maresciallo di elevato profilo professionale ed umano, conosciuto e amato da tutta la cittadinanza, Capraro lascia i propri cari, l’Arma e tutti coloro che lo conoscevano all’età di 58 anni, dopo aver combattuto a lungo contro una terribile malattia. Per ben 32 anni ha retto il comando della Stazione Carabinieri di Monteleone d’Orvieto, tutti vissuti al servizio della collettività; alle spalle una carriera ricca di esperienza, che lo ha visto operare da protagonista in varie realtà: da Carabiniere presso le Stazioni di Badia a Settimo (FI) e San Casciano Val di Pesa (FI), poi, dopo esser stato promosso Vice Brigadiere, presso i Comandi Stazione di Riesci (CL) e Castiglione del Lago (PG) e, dopo un periodo presso l’Aliquota Radiomobile di Città della Pieve, promosso Maresciallo, dal 1992 al comando della Stazione di Monteleone d’Orvieto.

Un uomo tutto d’un pezzo, capace di svolgere il proprio incarico con la massima disponibilità, sempre in prima linea, pronto a dare il suo prezioso consiglio a chiunque ne avesse necessità. Autentico punto di riferimento per l’intera comunità, lascia un grande vuoto, palpabile nel ricordo di tutti coloro che oggi hanno voluto porgergli l’estremo saluto.

L’Arma dei Carabinieri, la comunità di Monteleone d’Orvieto e la redazione di Orvietolife si stringono affettuosamente alla sua famiglia.




Blitz dei Carabinieri Forestali in un capannone a Castel Viscardo trasformato in stoccaggio abusivo di prodotti fitosanitari pericolosi

Un’inchiesta dei Carabinieri Forestali di Allerona ha portato al rinvenimento di decine di metri cubi di rifiuti pericolosi, tra cui pesticidi scaduti e revocati dal mercato, stoccati in condizioni precarie e in totale violazione delle norme ambientali. La “discarica” abusiva è stata scoperta all’interno di due capannoni abbandonati e di un’attività commerciale. Una vera e propria bomba ecologica nel comune di Castel Viscardo. L’allarme è scattato a seguito di un incendio divampato nei pressi di uno dei capannoni. I militari, intervenuti sul posto, si sono trovati di fronte a uno scenario inquietante: oltre ai pesticidi, sono state rinvenute grandi quantità di grano contaminato da escrementi animali, taniche di idrocarburi, concimi esausti e altri rifiuti speciali. Le indagini hanno rivelato che il proprietario dei capannoni e dell’attività commerciale utilizzava gli edifici come discarica abusiva da diversi anni. L’uomo, che non è più autorizzato alla vendita di prodotti fitosanitari dal 2010, rischia ora l’arresto e una salata multa per il reato di deposito incontrollato di rifiuti pericolosi.

Sul posto sono intervenuti anche i tecnici dell’Usl Umbria 2 e dell’Arpa Umbria di Orvieto per effettuare i rilievi del caso e disporre le operazioni di bonifica. Il Comune di Castel Viscardo, dal canto suo, è chiamato a emettere un’ordinanza che imponga al responsabile di ripristinare i luoghi e di smaltire correttamente tutti i rifiuti.

La presenza di questi rifiuti rappresenta una grave minaccia per la salute pubblica e per l’ambiente. I pesticidi, sostanze altamente tossiche, possono contaminare il suolo, le falde acquifere e l’aria, mettendo a rischio la flora, la fauna e la salute delle persone. Inoltre, il rischio di incendi o esplosioni è sempre in agguato, considerato lo stato di degrado in cui versano i materiali stoccati.




Urologia, non è stato risolto nulla: i professionisti da Foligno sono solo pannicelli caldi

Nell’ultimo Consiglio comunale la dottoressa Tardani, nostro sindaco, rispondendo ad un’interrogazione urgente del consigliere dott. Caiello, affermava che entro il mese di agosto 2024 sarebbe stato risolto il problema di Urologia nell’Ospedale di Orvieto.

Sarebbe interessante capire cosa intendesse la Sindaca per risolvere il problema di Urologia, anche perché la “sua” soluzione era l’utilizzo di due urologi dell’Ospedale di Foligno per un paio di turni di visite a settimana ad Orvieto. Se non avessero impedito irritualmente al consigliere Caiello di replicare, forzando il regolamento comunale, quest’ultimo avrebbe spiegato da professionista del settore cosa sarebbe stato necessario fare per erogare detto servizio come richiesto.

Il fatto di far venire ogni tanto dei professionisti controvoglia da Foligno è un pannicello caldo che permette soltanto di fare qualche visita in più in alternativa alle strutture private esistenti. Fornire il servizio significa invece ripristinare il reparto di Urologia con un primario, degli aiuti e del personale infermieristico. Tutto ciò, peraltro, mentre si dichiara che l’Ospedale di Orvieto è D.e.a. di primo livello e, proprio quanto è previsto come Urologia, dovrebbe esserci soprattutto in un territorio come il nostro che gareggia per avere il record italiano delle persone anziane residenti. Ricordiamo che nell’incontro pubblico del 22.11.2022 al Palazzo del Popolo di Orvieto, questo è stato garantito alla popolazione, in modo strillato, sia dalla presidente della regione Umbria che dal nostro sindaco.

Resta il fatto che è incivile spedire persone anziane bisognose di cure a 100 km di distanza, in un posto non comodamente raggiungibile come Foligno: andrà a finire che gli orvietani scopriranno che è più facile e comodo andare ad Arezzo a curarsi. Pensiamo che anche il nostro Sindaco dovrebbe battersi insieme a noi per farci avere tutti i servizi che sono previsti, anche se ciò comporterebbe non essere più la cinghia di trasmissione delle inefficienze della Regione.

In alternativa, potrebbe sempre prometterci che non farà più piovere nel weekend e che non farà più cadere i capelli, come detto in una simpatica campagna pubblicitaria.

*

Di seguito, per far meglio comprendere cosa sta accadendo oggi, ecco alcuni esempi di eventi recenti.

1) “… Da giugno dello scorso anno sono stato “vittima” di ciò che oggi denunciate. Coliche renali portate avanti per mesi attendendo spesso invano una visita urologica. La storia è lunga e non voglio annoiare con discorsi privati di malasanità incancrenita del nostro ospedale. Misi a conoscenza anche la nostra sindaca e portai all’attenzione lo scarso interesse della Regione sul Santa Maria della Stella. Quando su queste pagine lessi il proclama della Tesei sulla Sanità regionale constatai con mia amarezza l’assenza di qualsivoglia iniziativa o contributo a favore del nostro ospedale. Sono dovuto andare a Foligno, dormire in un ripostiglio su una barella… E questa è solo una parte della storia …”.

2) Un signore anziano di Orvieto, stante l’inesistenza del reparto e della possibilità di operarsi ad Orvieto, veniva convocato dalla Urologia di Foligno per un intervento chirurgico. Recatosi a Foligno, insieme ai parenti che nel frattempo avevano dovuto prenotare un posto per il pernottamento in città, restava in attesa del proprio turno alcune ore. Poi, il personale gli comunicava che non poteva essere più operato a causa di un’urgenza per la quale doveva essere utilizzata la sala operatoria e che il suo intervento era rinviato di due settimane. Il paziente ed i parenti erano così costretti a tornare ad Orvieto con un nulla di fatto.

3) “… Dopo 14 mesi in lista di attesa per intervento alla prostata, mi recavo a luglio 2024 a Foligno per sapere che fine avesse fatto il mio nominativo. Trovavo lo specialista che mi diceva che avrei dovuto eseguire, prima dell’intervento, una RM MULTIPARAMPETRICA CON BOBINA ENDORETTALE CON E SENZA MDC, per scongiurare altre problematiche. Prenotavo al Cup di Foligno detto esame, per il quale mi informavano che c’erano 4-6 mesi di attesa per eseguirlo. A ciò, pensavo, andranno aggiunti altri due mesi per la visita. Il fatto è che quando sono stato visitato 14 mesi fa: a) non mi era stato detto di fare questo ulteriore esame, b) comunque, anche qualora arrivi la data dell’intervento nell’immediato, devo continuare ad aspettare perché sono in attesa della RM e della visita. E tutto questo facendo la spola tra Orvieto e Foligno …”




Tre giorni e già oltre mille le firme per la petizione lanciata dal COSP in favore del mantenimento del Distretto sanitario a Orvieto

Fonte: COSP – Comitato Orvietano per la Sanità Pubblica

Ben 1.063 firme raccolte in tre giorni. Sta avendo un consenso enorme in tutto il territorio Orvietano la petizione lanciata lunedì 2 settembre dal neo costituito Comitato per la Salute Pubblica che si propone di evitare l’accorpamento del Distretto Sanitario di Orvieto con quello di Terni e Narni-Amelia. La petizione si sta svolgendo in vari punti di Orvieto, on-line al link https://chng.it/WLyNSS4KH8 e nei prossimi giorni partirà in altri comuni del territorio. Dal Distretto Sanitario dipende l’organizzazione e la gestione di essenziali servizi territoriali come il Consultorio, il Centro di Igiene Mentale e quello per il contrasto alle dipendenze.

La Regione ha avviato un progetto di riforma per ridurre drasticamente il numero dei Distretti, per quello di Orvieto si ipotizza un possibile accorpamento con Terni, con la conseguenza di produrre un ulteriore indebolimento ed una nuova penalizzazione per l’area orvietana, già alle prese con una gravissima crisi demografica ed economica. I prossimi banchetti si troveranno sabato 7 settembre dalle ore 10 alle 13 in piazza della Repubblica; tutti i mercoledì del mese di settembre, dalle ore 8:30 alle 10:30, in piazza Monte Rosa presso il centro commerciale “Il Borgo”; invece sabato 14 settembre sarà possibile firmare la mattina, dalle ore 10:30 alle 12:30, presso il Community Hub di Orvieto Scalo dove sarà organizzata, alle ore 10:30, anche una conferenza stampa per presentare ufficialmente il Comitato ed i membri del Direttivo, ed il pomeriggio, dalle ore 18 alle 20 presso il Teatro del Carmine dove sarà organizzato anche un evento pubblico sull’importanza dei Distretti territoriali; quindi nella giornata di sabato 21 settembre, i moduli potranno essere firmati all’ingresso del Palazzo dei Sette al piano terra, lungo Corso Cavour, dalle ore 10 alle 13 ed all’ingresso del centro commerciale la “Porta di Orvieto” dalle ore 9 alle 20; infine il 28 settembre sarà possibile firmare la mattina, ancora all’ingresso del Palazzo dei Sette dalle ore 10 alle 13 e la sera, dalle ore 18, presso il Teatro del Carmine dove si terrà un altro evento pubblico dedicato al Diritto alla Salute ed al nostro SSN a confronto con quello di altre nazioni. Inoltre nei prossimi giorni potranno essere trovati dei banchetti in diversi comuni dell’orvietano quali Baschi, Allerona, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Montecchio, Montegabbione, Parrano, Porano, Castel Giorgio e Civitella d’Agliano, in cui alcuni promotori e sostenitori del Comitato si stanno organizzando in autonomia per quanto riguarda gli orari e le date in cui sarà possibile andare a firmare la petizione.

Infine riteniamo utile al dibattito che si è instaurato in città, in merito allo stato reale di salute del SSN e di quelli regionali, rilanciare la lettura delle analisi elaborate dalla fondazione GIMBE, uno degli enti più qualificati in Italia per la valutazione del SSN, attraverso la voce autorevole del suo presidente Nino Cartabellotta, riportata ad esempio in questo articolo online: https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=124048&fr=n