Un giorno nella magia di Terni Comics

I nostri inviati Sandy Pivato e Giorgia Bavosa

l weekend del 7-8 settembre, la città di Terni si è trasformata in un vivace palcoscenico per gli amanti della cultura pop con l’evento “Terni Comics”. Questa manifestazione, dedicata al mondo dei fumetti, dei videogiochi e dell’intrattenimento, ha attirato visitatori di tutte le età, offrendo un’esperienza unica e coinvolgente.

L’evento ha visto la partecipazione di numerosi artisti, cosplayer e appassionati, creando un’atmosfera unica all’interno del nuovo Palazzetto PalaTerni. I partecipanti hanno avuto l’opportunità di immergersi in un universo fantastico, esplorando stand di fumetti, partecipando a workshop creativi e assistendo a panel con ospiti rinomati,anche di caratura internazionale. Tra i nomi di spicco, hanno partecipato gli streamer Dario Moccia, Marinoski, Pow3r, le cosplayer e creator Kusumi Sen, Ambra Pazzani e il doppiatore Maurizio Merluzzo.

Tra le attrazioni principali, spiccavano le aree dedicate al gaming e agli E-sports e gli spazi espositivi. Presente inoltre una grande area dedicata al gioco da tavolo e di ruolo per grandi e piccoli appassionati. Non sono mancati momenti di intrattenimento come la gara cosplay e panel dal vivo, che hanno contribuito a creare un’atmosfera magica e coinvolgente.

“Terni Comics” si è rivelato non solo un evento per appassionati del genere, ma una vera e propria celebrazione della creatività e dell’immaginazione, capace di unire persone di diverse generazioni e interessi. L’evento ha dimostrato come la cultura pop possa essere un potente strumento di aggregazione sociale e di stimolo culturale, lasciando un’impronta indelebile nel cuore dei partecipanti e promettendo di tornare con ancora più entusiasmo nelle prossime edizioni.

Link ai video realizzati durante la giornata




Roberta Palazzetti (Proposta Civica), “Cosa succede alla Chiesa di San Francesco? Passiamo dalle parole ai fatti perché è un pezzo importante della nostra storia”

La capogruppo di Proposta Civica, Roberta Palazzetti, ha presentato un’Interrogazione per conoscere lo stato e i piani di recupero e messa in sicurezza della Chiesa di San Francesco e ovviamente di tutti i beni artistici contenuti al suo interno. In una nota La stessa Palazzetti scrive, “Orvieto è, come sappiamo, ricca di luoghi storici e purtroppo anche di luoghi abbandonati e non utilizzati, a partire dalla tristemente famosa Caserma Piave. Con questa interrogazione il mio intento è aprire una finestra sulle condizioni di un luogo speciale, come la Chiesa Di San Francesco, che riassume in sé la storia, l’arte e la cultura di Orvieto, ma che è anche un luogo del cuore, della comunità. Sarebbe presuntuoso ridurre in un articolo la ricchezza storica, artistica e culturale della chiesa. Solo alcuni accenni. La Chiesa di San Francesco è stata di fatto il primo Duomo della città, prima della costruzione della Cattedrale. Fu la seconda chiesa consacrata a San Francesco dopo la Basilica di Assisi. Quando tutto avveniva a Roma, Papa Bonifacio nel 1297 scelse questa chiesa per la canonizzazione del Re di Francia Luigi IX.

San Francesco contiene una tale ricchezza di opere d’arte che è difficile elencarle tutte. Dagli affreschi di Pietro di Puccio sulla vita di San Matteo (tra i primi esempi di uso della prospettiva) al Coro Ligneo del ‘700, al Crocefisso Ligneo del ‘400 e alle numerose tele che erano qui esposte (da Enrico Fiammingo a Filippo Nardini). In che condizioni siano, come siano state protette dall’incuria e dai piccioni, nessuno sa. Ma la Chiesa di San Francesco è molto più di un luogo di arte e di turismo. È una Chiesa da sempre nel cuore degli orvietani. Non è un caso che qui venga ospitato il Sacrario dei Caduti, dove sono riportati i nomi di tutti gli orvietani che hanno perso la vita in guerra, dal Risorgimento fino alla Seconda Guerra Mondiale. Una lunga lista di uomini che hanno dato la vita per la nazione e che sono nonni e avi delle famiglie orvietane di oggi. Non è un caso che sia stata attiva per molti anni l’associazione ‘Amici di San Francesco’.

Non è un caso che precedentemente alla chiusura della Chiesa si svolgessero qui eventi di forte richiamo per gli orvietani (dal Presepe vivente ai concerti). Questa Chiesa, della città (e quindi dal Comune), è ormai chiusa da anni, non visitabile, in stato di abbandono e in condizioni incerte sia da un punto di vista strutturale che di conservazione. Difficile prevedere l’impatto dell’incuria sulla stabilità dell’edificio recentemente visitato dai Vigili del Fuoco. Ancora più oscura la sorte dell’interno e delle opere, vista la massiccia presenza di piccioni. Non ci sono nei documenti ufficiali comunali né stanziamenti né azioni previste per il suo recupero, idealmente per la sua riapertura o almeno per la messa in sicurezza della struttura e delle opere preziose che contiene. Come Consigliere comunale ho quindi indirizzato alla Sindaca Tardani (avendo le deleghe su Cultura e Turismo) e all’Assessore Piergiorgio Pizzo un’Interrogazione sull’attuale stato della Chiesa e su quali piani e azioni siano in atto o intendano intraprendere per restituire questo patrimonio comunale alla collettività.

Ho indicato una lista specifica di domande a cui dare risposta e chiesto che lo si faccia anche in forma scritta (come previsto dal Regolamento e come assicurato dal Presidente del Consiglio). La mia limitata esperienza comunale mi ha già educato alle capacità oratorie di molti per eludere domande con vane promesse generiche. Ho intenzione di richiedere una visita all’interno della Chiesa per accertarmi di persona delle sue condizioni. Spero mi venga concessa in tempi brevi. Chi è interessato a leggere l’Interrogazione e le specifiche domande può accedere al sito o alla pagina Facebook di Proposta Civica Orvieto.

Spero che molti orvietani si uniscano e sostengano questa battaglia di civiltà. Perché non bastano le parole, né le promesse. Ma servono fatti”.




Il consigliere del PD Federico Giovannini presenta un’interrogazione sulla potabilità dell’acqua del Tione

Federico Giovannini – consigliere comunale PD

Il consigliere del PD Federico Giovannini ha presentato un’interrogazione per conoscere la reale situazione della potabilità dell’acqua alla Fonte del Tione. Molti cittadini, infatti, conitnuano ad attingere dalle cannellette convinti di potesi servire. La USL aveva apposto i cartelli di non potabilità che attualmente non sono più presenti ma non è cambiata la situazione. Ecco il testo integrale dell’interrogazione rivolta alla sindaca.

Premesso che:

L’acqua che fluisce fontanelle pubbliche della sorgente di acqua del Tione, presso Sugano, viene utilizzata da un numero consistente di cittadini come acqua potabile;
in data 12 marzo 2024 il Comune di Orvieto affiggeva un cartello, nei pressi della sorgente medesima, con il quale avvisava della NON POTABILITÀ dell’acqua a seguito di parametri microbiologici “non conformi” rilevati tramite analisi dall’USL Umbria 2
non essendo più presente questo avviso da tempo i cittadini giustamente hanno dedotto che i parametri microbiologici “non conformi” siano rientrati nella norma e che quindi l’acqua sia tornata potabile

Per chiedere

Se al Comune di Orvieto siano stati comunicati i risultati di analisi più recenti – rispetto a quelle di marzo 2024 – che attestino la POTABILITÀ dell’acqua del Tione;

Se, invece, i parametri di detta acqua fossero ancora “non conformi” per quale ragione è stato rimosso il cartello che indicava la NON POTABILITÀ dell’acqua;

Se tale rimozione sia stato l’esito di un gesto vandalico, si domanda, a tutela della salute dei cittadini, per quale ragione tale zona non sia adeguatamente monitorata e non siano state predisposte misure adeguate al fine di impedire l’attingimento di detta acqua.




Emozione e atmosfera da grande evento al Museo Etrusco “Claudio Faina” di Orvieto in occasione dell’inaugurazione della mostra Volsinio capto. 265-264 a.C.

L’inaugurazione della mostra Volsinio capto. 265-264 a.C., avvenuta sabato 7 settembre, ha registrato grande successo, con tante presenze tra appassionati di archeologia, ospiti d’eccezione e personalità giunte sia dal mondo istituzionale che da quello accademico.

L’esposizione, realizzata dalla Fondazione Faina in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, presenta reperti significativi utili a ripercorrere le vicende storiche che coinvolsero l’antica città etrusca di Velzna, l’odierna Orvieto, nel suo scontro con Roma – alla vigilia della prima guerra punica – conclusosi nel 264 a.C. con la distruzione della città e il trasferimento forzoso dei suoi abitanti sulle alture attorno al lago di Bolsena. Un frammento di storia etrusca ricomposto attraverso due opere significative: il donario in peperino, che Marco Fulvio Flacco, il console vincitore di Velzna, fece erigere a Roma nell’area di Sant’Omobono e oggi conservato nel Museo della Centrale Montemartini. Come pure una testa femminile in pietra lavica, di fattura notevole proveniente da Orvieto e conservata nel Museo “Giovanni Barracco”, a testimoniare il livello dell’artigianato artistico della città etrusca negli ultimi decenni d’indipendenza.

All’inaugurazione, dopo i saluti istituzionali del Presidente della Fondazione per il Museo “Claudio Faina”, Andrea Solini Colalè, e della sindaca di Orvieto, Roberta Tardani, sono intervenuti Isabella Toffoletti, responsabile della Comunicazione e delle Relazioni esterne della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, e il curatore della mostra Giuseppe M. Della Fina. L’evento si è svolto alla presenza, tra gli altri, del Prefetto di Terni, Giovanni Bruno, di Andrea Taddei, Presidente dell’Opera del Duomo di Orvieto, di Libero Mario Mari, Presidente della Fondazione CRO, di Marco Ciarini, Presidente del Patto Vato 2000, di Gionni Moscetti Presidente del Gal Trasimeno Orvietano.

Sono intervenuti, inoltre, alcune Autorità Militari e il Sindaco di Ficulle, Gian Luigi Maravalle. Presenti all’iniziativa anche Luca Pulcinelli, funzionario della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria; Giorgio Rocca, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Orvieto; Alessandro Naso, professore di Etruscologia e Antichità Italiche presso l’Università “Federico II” di Napoli, nonché componente del Comitato Scientifico della Fondazione Faina; Giulio Paolucci, curatore della Fondazione “Luigi Rovati” di Milano. Per la Sovrintendenza Capitolina, sono intervenute, oltre a Isabella Toffoletti, anche Isabella Damiani, direttrice dei Musei Capitolini, Francesca de Caprariis e Monica Ceci autrici di alcuni dei testi del catalogo (Palombi Editori). Per la Fondazione Faina erano presenti anche i consiglieri Luca Frosinini e Clelia Petrangeli, new entry che ha sostituito Livio Farina e di nomina del Prefetto.




Il PD di Orvieto è dalla parte del COSP, “il nostro territorio ha bisogno di una difesa decisa del servizio sanitario territoriale”

Fonte: Maurizio Talanti segretario del PD di Orvieto

Come Partito Democratico di Orvieto, guardiamo con grande interesse e attenzione all’iniziativa lodevole e competente del Comitato Orvietano per la Salute Pubblica. In un contesto in cui la sanità pubblica è minacciata da scelte politiche che non tutelano a sufficienza i diritti dei cittadini, la vostra azione rappresenta un segnale chiaro: è necessario sensibilizzare, spiegare, e allargare la base di partecipazione per costruire una mobilitazione consapevole e forte, capace di coinvolgere il maggior numero possibile di persone.  Il nostro territorio ha bisogno di una difesa decisa e senza compromessi del servizio sanitario territoriale. L’iniziativa del Comitato e quella delle associazioni come Prometeo, che hanno saputo catalizzare l’interesse dei cittadini, sono un esempio di come sia possibile far nascere una reazione di difesa collettiva di fronte a quello che appare come un progressivo smantellamento del diritto alla salute. 

Per troppo tempo, le scelte della Giunta ha consentito che il Servizio Sanitario Regionale venisse eroso, con gravi conseguenze per tutti noi. Il Partito Democratico di Orvieto è da tempo a denunciare con forza questa deriva ed impegnato a promuovere un’azione che riporti al centro della discussione politica la tutela di un diritto universale e essenziale come quello della salute anche con strumenti come il Forum Provinciale Sanità Pd all’interno del quale si stanno costruendo le proposte programmatiche per le Regione.  Le associazioni ed la partecipazione di nuovo ad Orvieto dimostrano competenza, equilibrio, e una visione strategica che rispecchia la serietà con cui affrontare una questione così cruciale. La capacità di agire con fermezza e intelligenza, pur mantenendo un dialogo rispettoso, è un esempio per tutti noi e rafforza la necessità di unire le forze. 

Il Partito Democratico di Orvieto riconosce in voi un alleato importante ed è disponibile ad accompagnare la mobilitazione a difesa di un servizio sanitario che deve rimanere pubblico, equo, e accessibile a tutti. 

Il Partito Democratico si impegna a fare la sua parte per costruire questa rete e sensibilizzare l’intera regione, perché la difesa della salute pubblica non può conoscere confini. 

Uniamo tutte le forze impegnate in città in questa e in tutte le battaglie che verranno, per garantire che nessuno venga lasciato indietro quando si tratta di difendere la salute e il benessere della nostra comunità. 




Turismo, segno positivo in città nei primi sette mesi del 2024 e la permanenza media sfiora i due giorni

Segno positivo per i flussi turistici nella città di Orvieto nei primi sette mesi del 2024. I dati diffusi dalla Regione Umbria indicano in 83.568 gli arrivi nelle strutture alberghieri ed extralberghiere tra gennaio e luglio, +2% rispetto allo stesso periodo del 2023, e in 155.296 le presenze (+5,8%). Torna a crescere la permanenza media, 1,86 giorni (+3,9%).

Nel dettaglio, con +1%, sono sostanzialmente stabili gli arrivi dei turisti italiani (49.256) mentre le presenze (81.095) crescono del 4,8%. Per quanto riguarda invece gli stranieri, i 34.312 arrivi nei primi sette mesi del 2024 fanno registrare un +3,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e le 74.201 presenze un incremento del 6,9%.

Con il segno più anche i dati relativi al Comprensorio Orvietano dove gli arrivi sono stati complessivamente 110.500 (+1,5%) e le presenze 234.456 (+4,3%). Di questi 67.691 arrivi (+0,4%) e 117.609 presenze (+3,4%) riguardano i turisti italiani. Migliori gli incrementi dei turisti stranieri con un +3,3% di arrivi (42.809) e un +5,2% di presenze (116.937). Nel confronto disponibile con il 2019, anno pre-pandemia, nell’Orvietano si registra un –8,1% di arrivi e un -1,6% di presenze. I dati positivi degli arrivi (+6,9%) e delle presenze (+11,6%) dei turisti italiani compensano solo in parte il segno meno sul fronte dei turisti stranieri: -24,7% di arrivi e -12% di presenze.

Le statistiche relative all’Orvietano restituiscono dati anche in base alla tipologia di struttura di accoglienza. Nei primi sette mesi del 2024 sono stati 46.260 gli arrivi (-7,2% rispetto al 2023) e 73.879 le presenze (-4,8%) negli esercizi alberghieri mentre 64.240 gli arrivi (+8,9%) e 160.667 (+9,1%) le presenze negli esercizi extralberghieri. Rispetto al 2019, crescono del 29,6% gli arrivi e del 15,6% le presenze nel settore extralberghiero e calano del 34,5% gli arrivi e del 25,6% nell’alberghiero.

I dati dei primi sette mesi del 2024 – commenta il sindaco e assessore al Turismo, Roberta Tardani – consolidano i livelli dei flussi dello scorso anno con numeri molto buoni in particolare nel primo trimestre che invece nei mesi estivi risentono di una flessione del turismo di prossimità a vantaggio di una maggiore presenza di turisti stranieri. Nei prossimi giorni convocheremo l’Osservatorio sulla tassa di soggiorno nel quale analizzeremo i dati insieme agli operatori e discuteremo delle prossime iniziative e progetti da mettere in campo, a partire da quelli in vista del Giubileo 2025, e delle novità a cui abbiamo lavorato soprattutto sul fronte del turismo outdoor che presenteremo a ottobre in occasione del Ttg di Rimini“.




Autovetture intestate a persone ignare dell’acquisto, la Polizia di Stato ne sequestra 3 in autostrada

Continua senza sosta l’attività quotidiana della Polizia di Stato, e proprio durante questi controlli una pattuglia della Polizia Stradale di Orvieto, ha notato sulla Autostrada del Sole, una bisarca con targa ungherese che trasportava 3 autovetture senza targa.

Gli agenti hanno fermato il veicolo e, dopo una serie di accertamenti, hanno potuto costatare che, a carico di una delle autovetture trasportate, vi era una denuncia per truffa, in quanto oggetto di raggiro ai danni di una persona che si era vista recapitare a casa un contratto di finanziamento fraudolento, mai richiesto né sottoscritto. L’attività dei poliziotti è stata estesa agli altri due veicoli trasportati dalla bisarca, permettendo così di appurare che la stessa operazione fraudolenta era stata messa in atto anche per questi ultimi, probabilmente grazie all’utilizzo di documenti falsi con i quali venivano stipulati contratti di finanziamento ai danni di ignari malcapitati.

A seguito di quanto emerso dagli accertamenti, l’autista del veicolo industriale è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria e le tre le auto sequestrate, mentre sono in corso le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Terni.




Qualcuno aiuti Roberta Tardani a recuperare il senso della realtà

Solo nella Orvieto dei nostri tempi può accadere che un sindaco si ostini a delegittimare e a criminalizzare un movimento civico e spontaneo di cittadini che hanno deciso di mettersi insieme per cercare di porre un argine allo scadimento progressivo dei servizi sanitari e sociali. Solo in una città ridotta come è ridotta oggi Orvieto può succedere che un sindaco rifiuti il dialogo con le persone preoccupate per un ospedale sempre più in crisi e che anzi decida di continuare ad offendere quei duemila cittadini che hanno firmato finora la petizione per il Distretto sanitario, lasciando intendere che sarebbero raggirati da chi “alimenta preoccupazioni agitando gli spettri dello smantellamento dei servizi”. Gli spettri e i fantasmi di nemici politici annidati ovunque in realtà li vede lei. Se avesse maggiore lucidità politica, avrebbe infatti capito che le persone stanno firmando perché hanno a cuore questioni serissime che riguardano la loro vita e che se in questa vicenda esiste un risvolto politico è solo quello che sta facendo inconsapevolmente lei di spingere a sinistra gente che non merita certo di essere trattata così dal proprio sindaco e che è comunque disinteressata ad ogni posizionamento politico.  Il gioco di attribuire agli altri quello che in realtà facciamo noi è vecchio e logoro, ma è esattamente quello che sta facendo il centrodestra con il recente annuncio da parte della Asl di voler accorpare Distretto sanitario e direzione ospedaliera. Una decisione schiettamente politica presa in fretta e furia senza nemmeno condividerla con i sindaci del territorio, né con gli operatori. Una decisione, anzi un annuncio, che serve probabilmente solo a mettere una pezza politica in una competizione elettorale che vede il centrodestra umbro terrorizzato dalla prospettiva di essere mandato a casa a causa della gestione sanitaria.  Se quella annunciata è una vera riforma e non solo il pretesto politico per arginare un malcontento ormai dilagante, sarebbe importante rispondere a qualche domanda:

A) Quale è l’atto formale che istituisce questa riforma?

B) Quante risorse vengono messe a disposizione?

C)In che cosa consiste effettivamente l’innovazione? Nel risparmio di un dirigente? Con quale criterio verrà individuato il dirigente?

D) Cosa si intende quando si parla di integrazione?  

E) Quale personale si vuole utilizzare per l’assistenza infermieristica domiciliare, quale prospettiva per gli infermieri dell’ospedale? Quale personale si intende utilizzare in pronto soccorso e per i medici di medicina generale?

F) Quali spazi verranno usati per la specialistica ambulatoriale?

G) Quale strumentazione verrà usata?

H) Si andrà verso un potenziamento dei servizi territoriali o un accentramento degli stessi sull’ospedale, che però essendo un Dea di primo livello ha già diverse peculiarità da svolgere e criticità da superare? Come sarà gestito questo doppio livello?

I) quando ed in quale sede il sindaco ha raccolto le istanze del territorio?

L) In quali sedi ha discusso del nuovo piano sanitario regionale che tra l’altro non è ancora stato approvato in Consiglio regionale, quindi esiste al momento solo una proposta ?

Se tutti questi interrogativi troveranno risposta e si capirà che oltre alle chiacchiere ci stanno anche soldi, personale e macchinari, tutti ne saremo sinceramente contenti perchè i giochi politici interessano solo ai politici. Così come lo saremo quando diventerà realtà anche la famosa promessa elettorale della scuola di polizia nell’ex caserma Piave.

L’auspicio è che questo “accorpamento”possa produrre effetti positivi e che la Giunta comunale possa rivendicarlo come un proprio merito, il timore è che si tratti di un escamotage per bloccare una petizione che sta creando grande preoccupazione. La raccolta firme invece proseguirà fino alla fine perchè tra pochi mesi ci saranno probabilmente nuovi vertici politici in Regione e nuovi manager sanitari e a tutti deve essere ben chiaro che Orvieto non è disposta a subire ulteriori penalizzazioni. Indipendentemente dal colore politico di chi potrebbe infliggerle.




Integrazione ospedale-Distretto, più efficienza e autonomia del territorio

Fonte: Lista Civica Roberta Tardani Sindaco – Fratelli d’Italia – Lega – Forza Italia

L’istituzione di una struttura integrata tra l’ospedale “Santa Maria Stella” e il Distretto socio-sanitario di Orvieto sotto un’unica direzione è una opportunità che siamo pronti a cogliere e una sfida che auspichiamo sappia raccogliere tutto il territorio. Si tratta di un progetto che, anche in vista della riorganizzazione del sistema sanitario territoriale con la realizzazione della Casa e dell’Ospedale di comunità in Piazza Duomo, assicurerá maggiore efficienza, coordinamento e integrazione tra ospedale e territorio così da rispondere più efficacemente ai bisogni di salute della nostra popolazione. 
È inoltre una soluzione di prospettiva perché rafforzerà i servizi e garantirá e tutelerá l’autonomia di un territorio che per la posizione geografica e la composizione demografica ha delle peculiarità e delle esigenze specifiche nel contesto regionale. È quello che il sindaco di Orvieto, raccogliendo le istanze del territorio, ha sostenuto in tutte le sedi di discussione sul nuovo piano sanitario regionale.

I cittadini hanno rinnovato la fiducia a questa maggioranza affidandole il mandato a proseguire il buon lavoro avviato e a trovare risposte ai problemi aperti. Il progetto della struttura unica tra ospedale e distretto dimostra che affrontando le questioni seriamente nelle sedi opportune si possono individuare soluzioni nuove e coraggiose che hanno sempre e solo come unico scopo quello di tutelare il diritto alla salute delle persone. È il compito della politica e di una buona amministrazione, è spesso la strada più lunga e difficile ma anche quella più corretta rispetto a chi, solo per fini diversi, alimenta preoccupazioni agitando gli spettri dello smantellamento dei servizi.




Cassa di Risparmio in vendita: è Orvieto la vera “minoranza” da difendere

La narrazione (ora va di moda dire così) vuole che a Orvieto sia in vendita la quota di stragrande maggioranza di una cassa di risparmio profittevole, radicata sul territorio e addirittura simbolo della sua “attrattività”. Felici di saperlo perché, obiettivamente, in questa ultima fase storica, l’unico (o quasi) comunicato stampa diffuso orgogliosamente dalla banca cittadina (una volta andava di moda dire così) ha glorificato il finanziamento milionario concesso a una società di autonoleggio fiorentina. Ottima notizia per il territorio, anche se è posizionato centocinquanta chilometri più a nord. Chi ha sognato di leggere la celebrazione di una fiducia equivalente che andasse a sostenere le idee di qualche coraggioso imprenditore (ma c’è?) delle nostre parti è rimasto deluso: da anni va così. Prima le risorse prendevano la via di Bari, ora anche Firenze, chissà in futuro.

Ragionare sulle banche impone una visione laica: i soldi, oltre a non avere né puzza né odore, sono geograficamente senza confini.

Per questo, premettendo che il proprietario dell’85% della “cassa” è il Mediocredito Centrale, cioè lo Stato, che l’ha usata pro tempore (salendo e scendendo come si fa con la funicolare) per toglierla dall’imbarazzo delle conseguenze di un legame deleterio con la Popolare di Bari, la cessione era prevista ed è legittima. Ci mancherebbe.

Già, lo Stato. I clienti e i dipendenti della “cassa” sono contribuenti e cittadini con uguali diritti. Si può dire lo stesso della Fondazione e, indirettamente, dei suoi soci e consiglieri. Il tema, allora, è questo: proprio lo Stato, proprietario della banca, ha scelto deliberatamente di non prevedere una minoranza nella gestione dell’istituto, venendo meno ai principi di giusta rappresentanza, se non proprio di democrazia, almeno finanziaria. Non può essere accettabile per la politica, per le Istituzioni e per le autorità che vigilano su queste riorganizzazioni e che hanno il dovere di tutelare le minoranze (in questo caso una Città), visto che le maggioranze possono, evidentemente, fare quello che vogliono.

Quel che accadrà è già scritto: con la premessa che gli orvietani della questione potrebbero anche infischiarsene (e magari con l’arrivo di un acquirente “industriale”, dotato di marchio e capacità, potrebbero anche guadagnarci), il passaggio di mano della Cassa di Risparmio sta maturando più o meno a tavolino, al riparo da occhi indiscreti, romanamente guidato e senza possibilità di critica o partecipazione. Ma sarebbe sincero ammettere che, per quanto lascino increduli, processi di questo genere non sono mai un fulmine a ciel sereno. Mai.

Possono accadere tre cose: la prima è che la “cassa” venga ceduta, quasi come un aiuto di Stato mascherato, a qualche microcosmo bancario che ha bisogno di aumentare le masse e gli sportelli (quelli rimasti, perché alcuni sono stati chiusi nell’indifferenza generale) per non sparire.

La seconda è che questa operazione possa essere realizzata anche attraverso un aumento di capitale e successiva fusione che annullerebbe definitivamente la presenza della Fondazione nella gestione (peraltro è già così): annullerebbe, cioè, l’esistenza e il rispetto di una minoranza, civica ancor prima che finanziaria.

Poi, c’è la terza possibilità: chi arriva avrebbe a cuore il mantenimento del rapporto con la Città e, quindi, tenderebbe la mano a questa minoranza, siglando l’ennesima opzione per la vendita della quota della Fondazione a determinate modalità di prezzo e tempi.

Anche questo è già accaduto, ovunque. Da anni operazioni così vengono utilizzate per cacciare le fondazioni dai capitali: a spingere in questa direzione, oltre ogni ragionevole dubbio, è da sempre la Banca d’Italia. Quindi, partita persa, anzi: non è stata nemmeno giocata. Se siete arrivati a leggere fin qui, avrete capito che quello della vendita della “cassa” è un finto bersaglio: quello grosso (si fa per dire, ma sono comunque storia e milioni) è la Fondazione che, isolata e silente, è probabilmente destinata a perdere l’aggancio con una banca. Nel frattempo, ha già perso quello con lo Stato (che la ignora) e si deve allenare a un futuro da pro loco, magari di lusso, con tanto di bel palazzo e collezioni d’arte. Speriamo non troppo povera.