Fratelli d’Italia Orvieto risponde al mittente (Orvietolife) sulla sanità, ma lo sbaglia…

La nostra risposta è inevitabile in calce al comunicato stampa di Fratelli d’Italia che ci ha chiamato in causa ma con qualche inesattezza non da poco.

Salutiamo con soddisfazione l’attenzione che Orvieto life riserva alle pubblicazioni della bacheca di Fratelli d’Italia sezione di Orvieto. L’articolo certifica, quindi che siamo meritevoli di attenzione e riusciamo a catalizzarla, in verità, dopo il mantra infinito sulle polemiche interne al partito, ritenevamo non essere meritevoli di tale premura, neanche quando in campagna elettorale sono venuti a trovarci autorevolissimi esponenti sia del Governo, sia di Fratelli d’Italia, e anche di altre forze della coalizione. Tali eventi non sono stati degni neanche di un trafiletto di cronaca cittadina.

Entrando nel merito, ad esempio, di un articolo comparso su una nota testata online locale, appare chiaro, come sanno anche i bambini, che i numeri assoluti siano differenti da quelli relativi. Dal vangelo secondo Repubblica (si citano anche altre fonti di eruditi e accademici a gettone) si evidenzierebbe che la misura dell’effettivo valore degli investimenti nella sanità sia misurabile in base all’incidenza percentuale sul PIL. Tale criterio di misura, secondo altre altrettanto autorevoli fonti e linee di pensiero, può essere assolutamente fallace se si porta all’estremizzazione il concetto. Questo sistema di misurazione, infatti, risente dell’andamento congiunturale del Pil quindi se paradossalmente il Pil cala, come nel 2020, l’incidenza sale (al 7,3 per cento). Tecnicismi, ma che vanno a smentire altri tecnicismi adottati per concepire una tesi preconfezionata, quasi sempre, coincidente o molto simile a quella del PD e della sinistra italiana. Infine, una notazione sulla sigla OCPI che sta per Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani, legato all’Università Cattolica del Sacro Cuore, solo per dare una completa informazione anche ai lettori che hanno minore dimestichezza con questi temi. Nella seconda parte dell’articolo si parla del secondo grafico presente sulla bacheca, fondato sui dati provenienti dal Ministero, i quali vengono trattati con “sufficienza” pur essendo chiaro come l’Umbria nella graduatoria, si posizioni immediatamente a ridosso delle regioni più sviluppate del Nord. L’autore dell’articolo non comprende il nesso tra i due dati; ebbene faremo un esercizio di divulgazione per chi si sforza di non voler comprendere. La posizione in classifica dell’Umbria è totalmente in contrasto con la narrazione di questa testata che da mesi martella mediaticamente, raccogliendo quasi quotidianamente notizie e comunicati, nonché osservazioni politiche, sempre strumentali a un resoconto parziale e fazioso. Il secondo fattore di collegamento è che tale martellamento è omologabile a quello della stampa sinistra nazionale che procede con similari cadenze a sfruttare, con un’operazione mediatica discutibile sotto il profilo etico, un tema che tocca la “pelle viva” delle persone. Per cui si dimostra in un’unica locandina come di fatto la spesa assoluta per il SSN, al di là dei tentativi di ammaestramento dei dati funzionali alle proprie tesi preconcette, eseguiti dalla stampa “sinistrata” nazionale, è in crescita e, d’altro canto, pubblicando dati ufficiali del Ministero, rendendoli visibili al pubblico Orvietano, si smentiscono i teoremi della stampa locale e regionale (di sinistra ispirazione) che strumentalizza il malessere della gente al fine di contrastare un avversario politico.

L’articolo suddetto poi desta molte perplessità sull’ imparzialità, poichè non si conosce l’ identità dei partecipanti di questo comitato COSP, che risulta avere sede e organizzare i propri incontri nella sezione del PD di Sferracavallo.

Come direttore mi trovo costretto a replicare. Purtroppo Fratelli d’Italia a livello locale sembra sentirsi assediata e così non è, lo assicuriamo. Sì la bacheca è utilizzata, giustamente, ma sottolineo alcune inesattezze non da poco nel presente comunicato che come tutti gli altri che arrivano alla mail del giornale, vengono pubblicati.

  1. Lo stesso comunicato, perchè di questo si tratta, che ha fatto innervosire FDI è stato pubblicato con le stesse foto e con lo stesso testo dalle altre testate anche cartacee, ma su questo non sommetto, però veniamo citati solo ed esclusivamente noi. Ringraziamo per l’attenzione ma è errato il mittente. Non è OrvietoLife ma il Comitato Orvietano Salute Pubblica come si può tranquillamente evincere fin dal titolo.
  2. Per quanto riguarda le visite in campagna elettorale abbiamo fatto la scelta, valida per tutte le parti politiche in causa, di non scrivere anche perché con la legge sulla “par condicio”, che non condividiamo assolutamente, non c’è da scherzare. abbiamo intervistato tutti i candidati sindaco, compresi i ritirati e abbiamo pubblicato i comunicati stampa di tutti. Quando non lo abbiamo fatto fatto è stato o per mera dimenticanza, cosa rarissima ma he può avvenire perché non siamo perfetti, o perché non ci sono stati inviati gli stessi.
  3. Conosciamo bene dati e numeri e ogni giorno cerchiamo di informare fra mille difficoltà. Già perché i dati non vengono resi pubblici o annacquati fra mille rivoli e non solo sulla sanità. Se vogliamo rimanere sul tema, lo facciamo e giriamo alcune domande. Quali sono i cambiamenti in positivo nella sanità pubblica orvietana oggi, non quelli in programma? quali prestazioni sanitarie sono migliorate nell’orvietano? Sul Distretto ci sono note e prese di posizione perentorie oppure alla maggioranza di governo va bene che il Distretto venga chiuso senza battere ciglio? Mentre si perde tempo in beghe e competenze a Narni-Amelia si va avanti sull’ospedale anche se a soli 15 minuti da quello di Terni e Orvieto diventa ancora più periferico. Nel frattempo a Orvieto si è persa definitivamente la banca a pochi giorni dal vertice con sindaca e presidente della Regione; la Fondazione è più sola e con meno soldi. I trasporti piangono nonostante la magra soddisfazione per una pensilina a Roma Termini Est. Grande soddisfazione per i treni link ma su Assisi e Orvieto?



Andrea Taddei, “progetto per valorizzare il patrimonio dell’Opera del Duomo, chiusure alternate dei musei, ritocco dei biglietti e discussione aperta per l’eolico”

L’Opera del Duomo ha deciso di prepararsi al Giubileo 2025 con un maquillage completo e complesso dei suoi gioielli.  Ne abbiamo parlato con il presidente Andrea Taddei allargando il discorso anche all’eolico, era inevitabile. 

Abbiamo ricevuto il comunicato dell’Opera del Duomo con la prevista chiusura dei musei.  Perché proprio alla vigilia del Giubileo 2025 con tanti visitatori potenziali?

In realtà non è una novità ma tutto nasce da un’analisi della situazione generale dei tre spazi museali curati dall’Opera del Duomo.  Tale ricognizione è partita durante il mio primo mandato, quindi ormai 4 anni fa.  Per completezza gli spazi espositivi sono i Musei papali dove è conservato il Reliquiario e le pale d’altare; poi ci sono i sotterranei della Cattedrale e il museo Emilio Greco che è spazio dell’Opera del Duomo e dove trovano spazio le opere donate dallo stesso Emilio Greco al Comune di Orvieto. Poi abbiamo il piano superiore di Palazzo Soliano, che ad oggi non è utilizzato se non come un magazzino.   E’ uno spazio importante, bello che vorremmo restituire alla città.

Ma perché intervenire ora?

Da più di 20 anni, lo spazio espositivo del museo è quello che tutti conosciamo, funzionale ma sicuramente da migliorare anche seguendo le osservazioni ricevute da vari turisti, che lamentano una cronologia delle opere che in qualche caso viene indicata non proprio lineare, ma soprattutto quello che ci piaceva era di cercare di dare un ordine cronologico anche alle tipologie perché fondamentalmente si passa da opere del Signorelli, quindi un periodo più lontano nel tempo, alle opere di Emilio Greco.  Vorremmo rendere il percorso più lineare senza improvvisi salti storici.   A questo si è aggiunta la volontà di effettuare dei lavori di miglioramento della climatizzazione per un maggiore benessere del pubblico, dei dipendenti e delle opere d’arte.  Questa è la parte che richiede sicuramente un po’ più di tempo.  Quindi ci saranno delle chiusure ma graduali.

Che s’intende per chiusure graduali?

Le due location che saranno chiuse sono i Musei Papali e il Greco, ma in momenti differenti, proprio per lasciare almeno la fruizione di uno spazio oltre i sotterranei della Cattedrale che non verranno toccati dai lavori.  La data ancora non l’abbiamo fissata, ma l’anno è anche eccessivo onestamente perché i lavori da fare non sono notevoli.  Ci stiamo ragionando all’intero del consiglio ma ancora nulla è deciso.  La volontà è quella di rivedere i percorsi legandoli cronologicamente, poi vogliamo sfruttare il piano superiore del Museo Greco perché abbiamo molte opere che non sono esposte.  Un ragionamento aggiuntivo va fatto su Sant’Agostino.   Attualmente è scaduta la convenzione tra demanio e sovrintendenza e di conseguenza l’accordo di utilizzo gratuito con l’Opera del Duomo.   Era uno spazio importante e spostava un po’ il turismo anche nell’area del quartiere di San Giovenale che, a mio parere, andrebbe presentato e pubblicizzato con maggiore vigore.

Quindi già c’è un progetto per i lavori?

C’è un piano approvato dal consiglio e l’intero lavoro sarà affidato a dei consulenti che si occupano di allestimenti museali.  Stiamo poi affrontando la questione economica.  In se l’intero ammontare non è enorme ma l’Opera del Duomo può intervenire direttamente solo per una parte. Il resto lo dobbiamo reperire magari attraverso fondi dedicati alla preservazione del patrimonio artistico.   In scala ci piacerebbe replicare l’operazione della nostra omologa di Firenze con cui abbiamo avuto e abbiamo contatti.  Loro hanno investito alcuni milioni di euro per rifare tutta la parte museale.  A noi serve molto meno ma l’idea è simile. 

Tornando ai tempi riteniamo che con la collaborazione tra Enti saremo pronti prima del previsto.  Certamente sono palazzi vincolati, e il Consiglio sta facendo una verifica per capire chi ci può accompagnare tecnicamente.

Come sono andati fino ad oggi gli ingressi?

Molto bene.  A luglio siamo già intorno al 10% di aumento sul 2023 che era stato l’anno migliore. Ad agosto i numeri ci raccontano di una piccola flessione ma ben compensata dall’aumento nel primo trimestre che invece nel 2023 aveva registrato ingressi bassi.

Chi viene a Orvieto difficilmente non visita il Duomo, ma non possiamo fare un parallelo con la permanenza media.  Come OPSM possiamo monitorare quotidianamente gli ingressi con il nuovo gestionale che è entrato in funzione da marzo.  Abbiamo installato una biglietteria automatica di supporto agli operatori tradizionali e potenziato quella online, tutti servizi innovativi e tesi a migliorare il rapporto con i visitatori e il benessere dei lavoratori. 

Spesso c’è chi critica il fatto di pagare per entrare in Chiesa…

Ti ringrazio di questa domanda perché ci tengo in maniera particolare.  Anche personalmente mi sono trovato con qualche persona che si lamentava del biglietto per vedere una chiesa, e ho spiegato che per visitare il Duomo come sito d’arte, c’è un costo, perché qualcuno lo mantiene, lo cura e lo custodisce.  Se si tratta di pregare, c’è un ingresso dedicato al culto, che è dal lato sinistro guardando la facciata, gratuito e che consente l’accesso dal lato della cappella del Corporale e alla navata centrale.  Aggiungo che ad oggi il prezzo del biglietto è tra i più bassi d’Italia, tanto che siamo stati, diciamo “attenzionati” dall’AFI, l’Associazione delle Fabbricerie Italiane. In media nelle altre cattedrali si paga circa 20 euro con punte di 70 a Firenze per il percorso completo.  A Orvieto siamo fermi a 5 euro per Duomo e Museo.  E’ chiaro che ogni ritocco del prezzo del biglietto avverrà contestualmente a nuovi servizi proprio per rendere sempre migliore l’esperienza.  Il personale e la manutenzione, i restauri costano e i nostri introiti provengono anche dai biglietti e la tendenza è positiva. Mi preme ricordare che sono esentati dal pagamento del biglietto i residenti nel territorio della diocesi di Orvieto-Todi-Bolsena.

Torniamo alle chiusure, che succederà al personale?

La chiusura non comporterà alcun fermo del personale grazie alla turnazione, nel bookshop o in altre attività. Non ci sarà cassa integrazione e tutte le unità lavorative rimangono a tempo pieno.

Prima di chiudere un accenno alla situazione sul progetto eolico “Phobos”.  A che punto siamo?

Qui bisogna essere particolarmente cauti e chiari.  Intanto ribadisco che l’Ente non è stato mai contattato e coinvolto in fase di progettazione fatta in autonomia dalla società che ha presentato la documentazione al Ministero.  Ora siamo giunti alla vigilia della possibile costruzione del parco eolico e allora abbiamo avviato una interlocuzione che spero si riveli proficua per l’Ente con l’azienda titolare del progetto.  C’è da chiarire che tutta la fase precedente è stata possibile anche in assenza di accordi perché nella strategia “Green” i parchi eolici sono considerati di pubblica utilità e quindi nei documenti presentati al ministero è chiaramente scritto che i terreni coinvolti saranno disponibili o con accordo tra privati o con l’esproprio forzoso per pubblica utilità.  Abbiamo iniziato un dialogo con l’azienda che ha presentato il progetto e vi terremo aggiornati sui prossimi passi.




La risposta del COSP sulla spesa sanitaria in Italia e in Umbria, la “differenza tra finanziamenti nominali e reali”

Fin dalla nascita ogni pediatra sa che deve trattare i dati fisiologici di un bambino, come il peso o l’altezza, in rapporto a quelli di altri bambini della stessa età per verificare il loro reale stato di salute (si parla appunto di dati in percentile, cioè in rapporto a 100 bambini della stessa età); così come ogni lavoratore sa che il valore reale di uno stipendio va rapportato al costo della vita ed al tasso d’inflazione di una certa nazione (guadagnare 1.500 euro al mese in Italia ha un valore diverso che guadagnarli in Uganda piuttosto che in Olanda). Allo stesso modo i finanziamenti di un governo al SSN devono essere rapportati al tasso d’inflazione o al PIL di una nazione. Quindi, riportare i finanziamenti stanziati dal governo Meloni (come è apparso recentemente su una bacheca situata in Corso Cavour ad Orvieto), come numeri assoluti, non offre alcuna informazione utile a dedurre lo stato di salute di un SSN. A tale scopo riteniamo opportuno portare all’evidenza alcuni punti che possano aiutare ad un confronto più scientifico.

1. Finanziamenti nominali e finanziamenti reali. Considerati gli elevati livelli d’inflazione sperimentati dal nostro paese negli ultimi anni e ben presenti a tutti i cittadini che li hanno sofferti, sarebbe opportuno far riferimento invece ai valori reali (depurati cioè dell’aumento causato dall’inflazione, anche detto valore a “prezzi costanti”) di quei finanziamenti. Com’è facile osservare dalla seguente elaborazione pubblicata dall’Università Cattolica, infatti, la spesa nominale (barre blu) è andata sì aumentando nel corso degli anni, ma tale aumento è stato quasi interamente assorbito dall’inflazione, portando la spesa reale (barre arancioni) del 2023 appena al livello del 2019 e al di sotto dei livelli registrati nel 2010. Per quanto riguarda l’anno in corso, se la stima di inflazione del Documento di Economia e Finanza (1,2%) dovesse essere confermata dalla realtà, avremmo un leggero aumento (2,6%) della spesa reale rispetto all’anno precedente, portandola allo stesso livello del 2019 ed ancora al di sotto di quello del 2010.  Tra l’altro, anche l’affermazione secondo cui tali stanziamenti nominali sarebbero oggi in aumento, “al contrario” di quanto accaduto con i governi precedenti, è chiaramente non corretta come si può desumere dal costante aumento del finanziamento in termini nominali negli ultimi anni.

2. “Tanto” o “poco”: rispetto a cosa?   Il “metro” comunemente più usato a livello internazionale è costituito dal rapportare la spesa sanitaria al livello del PIL, per evidenziare così quale quota della ricchezza prodotta da un determinato paese venga utilizzata per finanziare la propria sanità. Se guardiamo l’andamento di tale indicatore (linea gialla della figura riportata sopra) possiamo notare come il suo valore per l’anno corrente resterebbe sostanzialmente inalterato rispetto al 2023, se dovesse risultare corretta la stima del DEF di una crescita dell’1% del PIL, e al di sotto dei livelli del 2022 e del 2019. Se poi volessimo spingerci a confrontare tale indicatore con quelli espressi da altri paesi, l’impietoso confronto sarebbe quello riportato nella seguente figura elaborata dalla fondazione Gimbe: la spesa italiana si assesta infatti al di sotto della media OCSE e ben al di sotto di quella di paesi quali Francia, Germania o Spagna.

3. Parlare di una cosa, mostrarne un’altra.  Mentre nel testo di apertura si fa riferimento agli stanziamenti del governo per il SSN (vedi sopra) il grafico riportato dal manifesto presenta invece il punteggio ottenuto da ciascuna regione nell’ambito del monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza stabiliti a livello nazionale. Tale grafico, estrapolato dal rapporto “Monitoraggio dei LEA attraverso il Nuovo Sistema di Garanzia – Relazione 2022, Ministero della Salute, 2024, riporta il punteggio aggregato (da 0 a 100, con 60 come soglia di “sufficienza”) ottenuto da ciascuna Regione nella valutazione fatta dal Ministero rispetto ai livelli essenziali di assistenza stabiliti a livello nazionale. Al di là del fatto che la nostra Regione si attesta ancora sopra la sufficienza, non si capisce cosa si volesse comunicare associandolo ai dati sul finanziamento nazionale. 4. Conclusioni Tutto ciò per ribadire che solo un’analisi quanto più scientifica e scevra da ogni faziosità di parte, ci permetterà di uscire dalle sabbie mobili del dibattito politico, dandoci la possibilità di trovare soluzioni utili a tutti e per il “bene comune”. Il definanziamento del SSN viene da lontano, iniziato anche dai precedenti governi di centrosinistra come di centrodestra, problema alla base anche dell’attuale crisi della rappresentanza politica e del forte astensionismo che viene registrato ad ogni tornata elettorale (vedi circa il 40% di non votanti registrato all’ultimo ballottaggio per le comunali). 

Questo è l’obiettivo principale che si è prefissato il Comitato Orvietano per la Salute Pubblica: cercare di approcciarci alla soluzione, estremamente complessa, del rilancio del SSN con metodo scientifico e non fazioso (di qualsiasi colore politico esso sia). È infatti con questa modalità che ci siamo incontrati lunedì scorso, 26 agosto alle ore 21, in una riunione ristretta dei gruppi di lavoro, per rilanciare l’iniziativa della raccolta firme per il mantenimento del Distretto Sanitario di Orvieto, a partire ad esempio da un’analisi delle esigenze peculiari del territorio orvietano. È quindi con questi obiettivi che ricordiamo a tutti i cittadini interessati che ci incontreremo di nuovo, lunedì 2 settembre alle ore 21, questa volta in un’assemblea aperta a tutti (amministratori, associazioni, medici, personale sanitario, sindacati, partiti politici), a cui si potrà partecipare in presenza presso lo spazio Bi.Pop. di Sferracavallo ad Orvieto (Via Po n. 4) o con un collegamento online a distanza, per organizzare il lancio della petizione popolare.

Fonte: COSP – Comitato Orvietano Salute Pubblica




Il gruppo scout Orvieto 1 inaugura Punto del Sole, centro aperto a tutta la cittadinanza

Domenica 8 settembre alle ore 18.00 presso l’ex scuola elementare del Tamburino, in Loc. Ponte del Sole, il gruppo scout AGESCI Orvieto 1 inaugura “Punto del Sole”, nuova sede scout e centro aperto all’intera cittadinanza.   Questo evento segna una tappa fondamentale di un progetto di rigenerazione urbana e animazione sociale avviato quasi tre anni fa, che oggi il gruppo scout desidera condividere con la comunità come testimonianza concreta del proprio impegno educativo sul territorio.

“Punto del Sole” è uno spazio pensato per le ragazze e i ragazzi, con l’ambizione di diventare un punto di riferimento sociale, luogo di incontri, relazioni, cultura e molto altro. Siamo felici di raccontare gli obiettivi e il percorso intrapreso insieme a tutti coloro che ci hanno sostenuto e che vorranno continuare a farlo in questa importante sfida per la cura di un bene comune. Un progetto che ha già ricevuto il supporto di numerose persone, aziende, associazioni ed enti. All’inaugurazione interverranno i rappresentanti del Comune di Orvieto, della Diocesi di Orvieto-Todi e di Orvieto Ambiente Srl – del gruppo Acea – principale finanziatore del progetto di riqualificazione. Sarà inoltre un’occasione per ascoltare le testimonianze di diverse realtà che, sul territorio, animano luoghi di aggregazione sociale con una particolare attenzione ai giovani. La serata si concluderà con un piccolo rinfresco offerto dal gruppo scout. L’intera cittadinanza è invitata a partecipare.

La proposta dello scoutismo è quella di “lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato”: è con questo spirito che intendiamo proseguire il nostro cammino, insieme a tutta la comunità.




La pelle invecchia con noi. La ricerca Welcare al servizio dell’organo più vasto del nostro corpo per migliorare la qualità di vita degli anziani

Una popolazione sempre più anziana. Secondo i dati Istat, riferiti al 2023, in Italia la popolazione over 65 è di oltre 14 milioni di persone e l’Umbria si posiziona tra le prime cinque regioni con il maggiore numero di anziani, con una percentuale del 26,8%. Un invecchiamento che determina sempre di più un fabbisogno di assistenza sociosanitaria e che riguarda soprattutto gli ultraottantenni, oltre 4 milioni e mezzo nel nostro Paese. Una popolazione che, con il progressivo invecchiamento, è soggetta a patologie croniche ed a problematiche cutanee. La pelle richiede pertanto cure specifiche e mirate per mantenere la sua funzione protettiva e contribuire alla nostra salute generale.

La pelle, con il passare degli anni, diventa più fragile, perdendo elasticità e capacità rigenerativa. Questo rende gli anziani più suscettibili a lesioni, infezioni e ad altre problematiche cutanee. In Umbria, dove l’alta percentuale di popolazione over 65 è spesso curata a domicilio, i problemi che riguardano la pelle investono molte persone. La pandemia da Covid-19 ha acceso i riflettori sull’importanza della pelle come uno dei primi indicatori dello stato di salute. Durante il periodo pandemico, la pelle ha infatti avuto un ruolo fondamentale nella rilevazione della malattia attraverso molteplici segni tra cui la presenza di orticaria, eritemi, eruzioni cutanee e vasculite, un’infiammazione dei vasi sanguigni che determina ulcere agli arti inferiori. È stato osservato inoltre un aumento della gravità dei sintomi direttamente proporzionale all’età dei soggetti malati.

La pandemia da Covid-19 ha anche dimostrato l’importanza dell’assistenza domiciliare, specialmente per la gestione delle persone con patologie croniche, che in Italia sono quasi il 45% degli over 65 e circa il 18% della popolazione dai 15 anni in su. Nel nostro Paese, peraltro, oltre due milioni di persone sono affette da lesioni croniche, come evidenzia l’Associazione Italiana Ulcere Cutanee (Aiuc). A questo va aggiunto che la maggioranza delle famiglie deve gestire autonomamente l’assistenza ai propri cari: il 33% di queste ospita un familiare bisognoso di supporto ma solo il 5% riceve aiuto esterno. Questo carico ricade quindi sui familiari, che devono “inventarsi” da zero il ruolo di assistente sanitario.  L’assistenza domiciliare è quindi una sfida sanitaria da cui il “sistema salute” non può sottrarsi.  E come sottolinea Fulvia Lazzarotto, CEO di Welcare Industries “Bisogna puntare su un modello di sanità che coinvolga attivamente il paziente nella gestione della propria salute, rendendo i pazienti più consapevoli e responsabili delle proprie patologie”.

Ma quali sono le terapie migliori che anche in casa ci aiutano a ridurre le lesioni che inevitabilmente subisce con l’invecchiamento la nostra pelle? È innegabile che le aziende che oggi producono dispositivi medici siano in grado di realizzare prodotti più o meno validi. Ciò che però contraddistingue Welcare dai suoi competitor è la capacità di ideare prodotti che, pur essendo inizialmente utilizzati in ospedale, si dimostrano perfetti anche in ambito domiciliare. La persona con patologie croniche, non trovando una cura definitiva in ospedale, dove vengono trattate principalmente le fasi acute, viene stabilizzata per poter proseguire i trattamenti a casa. Welcare consapevole di questo processo sviluppa prodotti pensando non solo alla malattia, ma anche alla persona che si prende cura del malato, offrendo dispositivi efficaci e di facile utilizzo. I prodotti di Welcare hanno una curva di apprendimento estremamente rapida, riducendo il carico fisico e lo stress mentale del caregiver.

Un impegno che Welcare Industries, azienda italiana con sede a Orvieto, porta avanti sviluppando e commercializzando dispositivi medici per la prevenzione e il trattamento delle infezioni e per la gestione delle lesioni cutanee. Una ricerca costante nello sviluppo di prodotti sicuri e di facile utilizzo, in grado di rispondere con efficacia ai protocolli di cura seguiti dai pazienti. Questi prodotti includono anche garze sterili per automedicazione, che combinano un’azione meccanica e una soluzione di tensioattivo per rompere il biofilm nel letto della ferita e rimuoverne i detriti.

Soluzioni di cura particolarmente utili per le persone anziane e per i soggetti che presentano condizioni croniche come il diabete. Attualmente, secondo quanto rilevato dall’ Italian Barometer Diabetes Report, sono quasi 4 milioni le persone affette da diabete, malattia complessa e in progressivo aumento. Chi è affetto da diabete presenta spesso disturbi e malattie cutanee connesse all’alterato metabolismo del glucosio. Le persone che soffrono di diabete di tipo 2 sono più a rischio poiché più sensibili alle infezioni della cute e delle mucose da parte di funghi e batteri.  Tra le più comuni ci sono le candidosi, le xerosi (pelle secca) e le dermatosi infiammatorie. La gestione della pelle nei pazienti diabetici richiede dunque un’attenzione particolare. I prodotti innovativi di Welcare rappresentano perciò un valido alleato nella gestione delle lesioni e nella prevenzione di complicanze anche gravi. La protezione della pelle fragile e la gestione efficace delle lesioni croniche contribuiscono dunque significativamente al miglioramento della qualità della vita degli anziani. Utilizzando prodotti innovativi e facili da usare, come quelli sviluppati da Welcare, i pazienti possono mantenere una maggiore autonomia e comfort. Inoltre, i caregiver familiari, che spesso si trovano ad affrontare il compito arduo di assistere i propri cari senza un’adeguata formazione, beneficiano di questi dispositivi che riducono il carico fisico e lo stress emotivo. Questo approccio non solo migliora le condizioni di salute dei pazienti, ma favorisce anche un ambiente domestico più sereno e sostenibile. La gestione delle patologie croniche e la protezione della pelle fragile degli anziani rappresentano delle sfide significative per il sistema sanitario, specialmente in regioni come l’Umbria. L’innovazione, su cui la lavora Welcare per dispositivi medici all’avanguardia, è essenziale per supportare i caregiver e migliorare la qualità della vita degli anziani, che dipende anche da cure mirate per la nostra pelle.




La Fondazione, “ecco cosa è successo negli anni e perché non abbiamo aderito all’ultimo aumento di capitale”

La notizia relativa all’intenzione del Mediocredito Centrale di mettere sul mercato la quota di sua spettanza della Cassa di Risparmio di Orvieto SpA, arrivata a pochi giorni di distanza dalle rassicurazioni alle Istituzioni pubbliche di un progetto di crescita e di sviluppo della Cassa, ha certamente generato incredulità per una cessione, da una parte, e preoccupazione, dall’altra. Purtroppo, non è la prima volta. La Cassa ha già cambiato, nel corso degli ultimi 15 anni, ben quattro soci di maggioranza (Banco di Roma, Cassa di Risparmio di Firenze, Banca Popolare di Bari, Mediocredito centrale).

Si è, subito, chiesto cosa farà la Fondazione e, soprattutto, perché non abbia aderito all’ultimo aumento di capitale.

Si ritiene allora opportuno fornire ulteriori chiarimenti sulle ragioni per cui la Fondazione, valutando attentamente – nei vari consessi e con l’assemblea dei soci – tutti i pro e i contro di una possibile adesione all’aumento di capitale della conferitaria, abbia scelto consapevolmente di non partecipare a un aumento che non ha mai condiviso nelle modalità e nei termini di esecuzione, tanto che ne è stata impugnata la delibera.

Una volta subentrata la Banca Popolare di Bari, vengono effettuate due ricapitalizzazioni della Cassa. La prima è del 2009 e vede impegnata la Fondazione con un conferimento in denaro di 4,4 milioni di euro. La seconda è del 2011, dopo aver rinunciato a una opzione di vendita della propria partecipazione in CRO SpA (con obbligo di acquisto da parte della Banca Popolare di Bari) a un prezzo prefissato fra 35 e 40 milioni di euro (convertita in un non comprensibile e svantaggioso mandato a vendere, con 5 milioni di penale in caso di mancata esecuzione del contratto). Il conferimento richiesto alla Fondazione, in questa seconda capitalizzazione, è decisamente più importante, 13 milioni di euro in denaro, mentre il socio di maggioranza apporta per la quota di spettanza unicamente sportelli (alcuni doppioni, poi chiusi), il cui valore di perizia viene successivamente svalutato con perdite per la Cassa di Risparmio di Orvieto per circa 40 milioni di euro. Da qui la mancata erogazione di dividendi e la svalutazione della partecipazione detenuta in CRO SpA per oltre 10 milioni di euro.

Tutto ciò ha generato un consistente impoverimento del patrimonio della Fondazione, con una rilevantissima, e irrimediabile, diminuzione della capacità erogativa sul territorio.

La Fondazione, oggi, deve gestire in modo attento le proprie ridotte disponibilità per arrivare a ottenere rendimenti minimamente adeguati allo svolgimento della propria mission, ma non certo sufficienti a garantire nel tempo la conservazione, in termini reali, del patrimonio.

D’altronde la storia ci insegna come alcune Fondazioni abbiano perduto in gran parte, se non tutto, il loro patrimonio per dare seguito alle richieste di aumento di capitale delle rispettive conferitarie.

Investire ulteriori 7,2 milioni di euro avrebbe portato l’impegno complessivo della Fondazione nella Cassa Risparmio di Orvieto SpA a un valore complessivo di circa 30 milioni (considerando il conferimento inziale), ossia metà del patrimonio oggi posseduto. Un investimento finanziariamente non sostenibile e infruttifero, attesa la mancanza di dividendi da parte della conferitaria e l’assoluta incertezza di riceverli in futuro, che avrebbe determinato un’ulteriore contrazione della capacità erogativa annuale della Fondazione.

Queste le motivazioni. È stato un ragionamento difficile, complesso, meditato e sofferto fatto da persone serie che hanno a cuore il bene e il futuro della Fondazione.

Fonte: Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto




Una lezione di “coerenza” nel viaggio ” da “e “per ” la Capitale da parte di FS

Nella mattinata di lunedì 26 agosto i pendolari orvietani respiravano e avvertivano qualcosa di nuovo nell’aria.

Finalmente, conclusi la notte del 24 agosto i lavori di Rete Ferroviaria Italiana per la manutenzione straordinaria del viadotto Paglia nei pressi di Orvieto, tutti davano per scontata una giornata non traumatica per raggiungere la Capitale in treno e per rientrare da essa.  Alle sette e venti la solita moltitudine di passeggeri, occasionali e pendolari, attendevano sul binario due della stazione di Orvieto il treno intercity 581 con arrivo previsto a Roma Termini alle ore 8e20.  A dispetto dei lavori terminati presso il fiume Paglia, il treno è comunque arrivato a Roma Termini dopo le nove.  Precisamente alle 9,04.  “Appena” quarantaquattro minuti di ritardo.

Molti degli stessi passeggeri, occasionali e pendolari, per rientrare a casa hanno usato il regionale veloce 4106.  Il tristemente famoso “carnaio” delle 17e20. E con questo treno si è assistito a un qualcosa di veramente “speciale”. Il treno, “sovraccarico” come suo solito, è partito in perfetto orario alle 17e20 dal binario due di Roma Termini ed è arrivato in perfetto orario a Roma Tiburtina alle 17e28. Poi è rimasto misteriosamente “parcheggiato” dieci minuti al solito binario sei.

Trascorsi i dieci interminabili minuti, il “solito” annuncio, “incubo” per ogni pendolare. “Causa alta frequentazione di materiale viaggiante su linea Alta Velocità, il regionale veloce 4106 per oggi sarà istradato su linea convenzionale”.  Ovvero la linea “lenta”. Così il treno veloce 4106 è arrivato a Orvieto alle 19e20, anche stavolta con “appena” 44 minuti di ritardo rispetto all’arrivo previsto alle 18e36.

44 minuti di ritardo per raggiungere la Capitale con l’intercity 581 delle 7e20 in mattinata.

44 minuti di ritardo per rientrare a Orvieto dalla Capitale con il regionale veloce 4106 delle 17e20. Insomma, tutto si può dire di Trenitalia ma certamente non si può dire che pecchi di incoerenza nel rispetto dell’orario di percorrenza nella stessa giornata “da” e “per ” la Capitale.




Il Pd di Orvieto sulla questione CRO, “facciamo chiarezza su tutto fin dall’inizio e cerchiamo di disegnare il futuro”

Grazie al meritorio lavoro dell’Associazione Presidium, all’analisi accurata di alcune testate giornalistiche e agli atti resi noti, abbiamo avuto la preziosa opportunità, seppur giovani, di approfondire con serietà e dedizione le complesse vicende legate alle istituzioni bancarie della nostra città.   Alla luce delle riflessioni maturate, emerge con forza la necessità che quanto accaduto negli anni non rimanga confinato nei circoli ristretti di un’oligarchia autoreferenziale, che oggi si dichiara sorpresa di fronte agli sviluppi attuali. Le questioni che riguardano la nostra comunità devono essere portate alla luce, restituite integralmente alla cittadinanza e ricostruite con trasparenza, affinché Orvieto possa ritrovare il proprio ruolo e dignità nel contesto delle dinamiche economiche e sociali. 

Il Presidente Messina nel 2018 ebbe la lungimiranza di effettuare una ricognizione, al suo arrivo nell’organismo del consiglio di amministrazione della Fondazione, che sarebbe oggi opportuno poter mettere a disposizione di Orvieto, per senso di verità e responsabilità e per dar senso anche ad alcuni passaggi della storia recente della Fondazione. 

In una fase così delicata per il futuro della nostra città e della sua identità economica, ci troviamo di fronte a una questione che va ben oltre la gestione tecnica di una banca.   La Cassa di Risparmio di Orvieto con la sua Fondazione rappresentano un patrimonio collettivo, un legame profondo tra la comunità e il suo territorio, un’istituzione che ha contribuito alla crescita economica e sociale di generazioni.   Ecco perché riteniamo doveroso, nonché morale, che si faccia chiarezza su tutte le vicende che hanno riguardato questa realtà nel corso degli anni. Forza Italia e la Sindaca Tardani hanno rivendicato un percorso virtuoso. Ebbene, se davvero hanno agito con senso di responsabilità e trasparenza, sarebbe ancor più doveroso rendere pubblico il documento del Presidente Messina.   Questo documento potrebbe offrire alla cittadinanza una chiara visione delle scelte compiute e delle strategie adottate. Non si tratta di una richiesta straordinaria, bensì di un atto di rispetto nei confronti di tutti i cittadini di Orvieto, che hanno il diritto di conoscere appieno ciò che è stato fatto, spesso, in nome e per conto della collettività.  

Oggi, chi detiene responsabilità di governo ha il dovere di non limitarsi a descrivere i mali del passato, ma di offrire una visione chiara e una strategia concreta per il futuro.

È lecito chiedere a Forza Italia e alla maggioranza attuale: quali sono stati, tra il 2010 e il 2018, gli interventi messi da voi in campo per tutelare l’Orvietanità e preservare la Fondazione Cassa di Risparmio come strumento di crescita locale? Quali azioni sono state intraprese per difendere questa istituzione fondamentale dal declino in cui oggi versa? Non possiamo permettere che la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto venga considerata semplicemente un asset da cedere, senza un progetto di lungo respiro che ne tuteli la funzione sul territorio, anche garantendo i posti di lavoro. 

È necessario agire con responsabilità, evitando che questo passaggio avvenga senza la dovuta trasparenza e senza una solida visione che salvaguardi gli interessi di Orvieto e dei suoi cittadini.   Come Partito Democratico di Orvieto non possiamo essere più chiari: vogliamo essere forza del futuro e non del passato. E in rappresentanza di una delle poche forze politiche della città che negli anni, democraticamente, si è saputa rinnovare nel suo gruppo dirigente crediamo sia fondamentale che tutti coloro che hanno avuto un ruolo in questa vicenda si assumano la propria parte di responsabilità e agiscano con la massima trasparenza.  Solo così potremo garantire a Orvieto un futuro in cui torni ad essere protagonista, non solo delle dinamiche locali pericolosamente miopi ed autoreferenziali.

Fonte: Partito Democratico di Orvieto




24 agosto, 8 anni di dolore e rabbia senza Barbara e Matteo

8 anni dal terremoto del centro Italia, 8 anni dalla perdita di Barbara e Matteo, 8 anni per un dolore mai sopito.
Barbara e Matteo dal piccolo cimitero di Rocca Ripesena riposano guardando Orvieto. Molti in questi giorni andranno a portare un fiore, a fermarsi e chiedersi perché due giovani vite spezzate dalla responsabilità di uomini delle istituzioni pubbliche, sindaci, costruttori, organi di controllo che hanno permesso che si costruissero case alberghi addiritura caserme non conformi alle norme antismiche.
8 anni senza che la legge abbia individuato i responsabili, senza che la legge abbia perseguito se non solo qualche pesce piccolo.
8 anni che hanno distrutto le attività economiche costruite con fatica da Matteo.
Ed infine anche la beffa di non riconoscere alcun sussidio economico, ma anzi chiedendo, da parte del fisco, ai famigliari i contributi e le tasse non versate.
Ecco l’unica presenza dello Stato in questa tragedia.
I Famigliari hanno reagito a questa situazione con iniziative e donazioni solidali ricordando così e mantenendo viva la memoria di Barbara e Matteo.
Un abbraccio a Marco, Chiara, Olimpia, Franco e Fernanda.
Io non potrò mai dimenticare quei giorni che mi hanno colpito intimamente, io non ho mai conosciuto Barbara e Matteo ma li sento come una perdita e un dolore anche mio.
Ma non rinunceremo a continuare a chiedere verità e giustizia.




Qual è il futuro degli istituti finanziari locali, Banca e Fondazione?

Le onde d’urto del terremoto Banca Popolare di Bari stanno producendo ancora conseguenze sulla popolazione locale, sulla Cassa di Risparmio di Orvieto spa e sulla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto.

1) I cittadini del territorio si trovano da 10 anni proprietari di azioni della Banca Popolare di Bari acquistate ad €. 8,95, che oggi valgono €. 0,06, che non hanno alcun mercato su cui possono essere negoziate, che sono quindi totalmente illiquide e che non possono neanche generare minusvalenze per una compensazione fiscale.

2) Sono peraltro ancora in corso numerosissime cause presso gli Uffici giudiziari promosse dai cittadini e dalle imprese che hanno subito la vendita di questi titoli effettuata in modo improprio.

3) Tale situazione interessa circa 1000 famiglie del territorio strettamente Orvietano per un valore economico superiore a 20 milioni di euro.

4) La Cassa di Risparmio di Orvieto ha subito nel tempo numerose perdite che hanno eroso il patrimonio di funzionamento portandolo al di sotto dei requisiti richiesti.

5) Le necessità finanziarie effetto della crisi della controllante Banca Popolare di Bari hanno impattato in modo rilevante, dunque, anche nel nostro territorio.

6) Lo Stato, per il tramite del Mediocredito centrale, ha effettuato una consistente ricapitalizzazione ed un risanamento gestionale della CRO che l’ha riportata in utile e l’ha resa oggi appetibile sul mercato.

7) La Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto ha subito appieno le conseguenze di questa situazione. Ricordiamo che negli ultimi nove anni non ha avuto alcuna remunerazione dalla sua partecipazione di minoranza qualificata del 26,47%, conseguentemente è stata costretta a ridurre il valore delle erogazioni sociali al territorio. Il valore al libro di 22 milioni di euro della partecipazione si è ridotto producendo una perdita di patrimonio di alcuni milioni.

Non è affatto chiaro il perché non abbia partecipato all’aumento di capitale proposto dal socio di maggioranza e nemmeno si sia opposto a questo valore, che, da una prima non approfondita analisi, appare sovradimensionato. Ricordiamo che essere socio di minoranza qualificata dà il diritto di opporsi ad aumenti di capitale non strettamente necessari che comportino una diluizione della partecipazione. Oggi Fondazione CRO possiede soltanto circa il 15% del capitale sociale della banca, che la fa essere socio finanziario a tal punto che non ha ottenuto, cosa veramente strana, alcun consigliere nel cda di CRO. La Fondazione CRO appare come un sommergibile che riemerge soltanto quando c’è qualcosa di positivo da comunicare o che non si può fare a meno comunicare, per il resto naviga sott’acqua senza spiegare le ragioni delle proprie decisioni.

8) Il risultato di tutto ciò è che ad oggi la Città non ha più alcun elemento di controllo sulla banca: la proprietà, quindi, rispettando le leggi di mercato, può prendere qualsiasi iniziativa.

Oggi è stata annunciata la vendita della Banca Cassa di Risparmio di Orvieto con un meccanismo competitivo; chi controllerà per conto del territorio le modalità con cui verrà venduta? Formalmente nessuno ne ha l’autorità, anche il sistema politico, viste le ultime dichiarazioni, sembra non essere tenuto in alcuna considerazione. I rischi per i lavoratori e per la Città sono molto alti.

La fondazione come pensa di riacquistare il posizionamento perduto? Trarrà le conseguenze di quanto accaduto?

Se riscontreremo interesse nella Città affronteremo in maggior dettaglio il tema in uno specifico incontro con tutti gli attori che riterranno opportuno intervenire.

Associazione Praesidium