L’Agenzia Forestale Regionale dell’Umbria vince la causa contro la Riserva del Monte Peglia

Si conclude con una vittoria per l’Agenzia Forestale Regionale dell’Umbria (Afor) la disputa legale avviata dalla Riserva della Biosfera Unesco del Monte Peglia. Il Tar dell’Umbria ha infatti respinto il ricorso presentato dall’associazione ternana, confermando la legittimità del bando indetto dall’Afor per la gestione del complesso alberghiero-ristoranti di San Vito a Monte, nel comune di San Venanzo.

La Riserva del Monte Peglia aveva contestato il bando, giudicandolo illegittimo nei parametri di assegnazione e nei requisiti di partecipazione, definiti “vagi e generici”. Inoltre, l’associazione aveva chiesto un maxi risarcimento danni per la revoca della concessione del Parco dei Settefrati. Il Tribunale amministrativo regionale, tuttavia, ha ritenuto il ricorso “improcedibile e inammissibile”, motivando la decisione con la “mancata impugnazione degli atti presupposti” da parte della Riserva. In altre parole, la Riserva non avrebbe contestato tempestivamente gli atti precedenti che avevano portato alla pubblicazione del bando. Il Tar ha inoltre sottolineato la correttezza dei criteri di valutazione delle offerte, che prevedevano un’analisi approfondita di aspetti come la sostenibilità ambientale, l’efficienza energetica, il piano economico-finanziario e la durata della concessione.

Il dirigente Afor Michele Bazzani ha espresso soddisfazione per la sentenza, definendo il ricorso della Riserva del Monte Peglia “pretestuoso”. “Gli atti citati – ha affermato Bazzani – sono in piena rispondenza con le leggi regionali e non c’è stato nulla di illegittimo né tantomeno di arbitrario”. Con questa sentenza, l’Afor potrà ora procedere alla stipula del contratto con il concessionario del complesso di San Vito a Monte, avviando così una nuova fase per la valorizzazione di questo importante bene del territorio umbro.




Il TAR respinge tutti i ricorsi, il parco eolico “Phobos” sull’Alfina non viola le regole

Ricorsi, firme raccolte e comitati non sono bastati per fermare il progetto Phobos sull’Alfina. Il Tar dell’Umbria ha infatti bocciato tutti i ricorsi mettendo così la parola fine alla speraanza di vedere almeno ripensato il progetto che prevede 7 mega pale eoliche e stazione elettrica a Castel Giorgio.

E’ una sconfitta per le associazioni ambientali e per i residenti nell’area interessata, tra Orvieto e Castel Giorgio. I ricorrenti hanno insistito su varie questioni, a partire dalla questione primaria, il vento, che non sembrerebbe essere continuo a con la forza necessaria per giustificare un impianto di tal fatta. Sempre secondo i residenti c’è anche la questione ambientale e la perdita di valore di immobili e terreni.

Il progetto “Phobos” ha come committente, RWE – RENEWABLES ITALIA con sede in Roma, una Srl a socio unico, la progettazione è stata affidata a News Developments, società di Cosenza per servizi di ingegneria integrata e a Vamirgeoind (Ambiente, Geologia, Geofisica) di Palermo.  Il progetto di impianto eolico per 7 areogenetarori (le pale eoliche) da 6 MW ciascuno, da realizzarsi tre a Castel Giorgio su terreni di proprietà dell’Opera del Duomo e quattro a Orvieto su terreni di privati cittadini. IL progetto è sempre in valutazione e ora con laa sentenza del TAR potrebbe anche subire un’accelerata. fatte salve eventuali altre richieste da parte del Ministero o attualizzazioni e variazioni da parte del committente.




Sanità: la situazione è grave, ma non è seria

La Presidente Tesei rimprovera i suoi detrattori perché, a suo dire, strumentalizzano la Sanità politicamente, quando invece i dati (che conosce solo lei) la darebbero in forte recupero. La Sindaca Tardani ignora ogni richiesta di informazioni sul tema e, soltanto quando costretta, risponde che tutto è a posto. I cittadini non si sono però accorti del recupero di cui parla la Tesei e continuano a riscontrare sulla loro pelle che la situazione è grave.

L’Ospedale di Orvieto è veramente DEA di primo livello, come dichiarato due anni fa dalla Presidente Tesei?

Per rispondere avremmo bisogno di dati riguardanti quantità e qualità dei servizi sanitari erogati, ma gli stessi non sono disponibili. Molti servizi, ad esempio Urologia, particolarmente importante in relazione all’anzianità della nostra popolazione, non vengono proprio forniti.

La sua attrattività sul territorio circostante è in diminuzione.

Mancano risorse, manca personale, le strumentazioni spesso non sono adeguate, il personale che c’è (da ringraziare, perché è soltanto grazie al suo impegno che si riesce a mantenere un minimo di efficienza) è spesso demotivato, anche se non può dirlo pubblicamente. Le urgenze più gravi, poi, aspettano l’elicottero.

Le prestazioni diagnostico-strumentali, fondamentali per la medicina preventiva e per implementare il fascicolo sanitario elettronico, vengono fornite dalla Sanità pubblica in percentuale marginale e i cittadini, di fatto, se le pagano da soli o rinunciano a curarsi. Gli ultimi dati disponibili sono del 2023, poi è calato il silenzio. In tal modo, la Regione può dire ciò che vuole senza tema di smentita. Lo Stato sta provando ad introdurre meccanismi di controllo più incisivi per mezzo dell’Agenas, ma le regioni, appellandosi all’autonomia differenziata, stanno mettendo i bastoni tra le ruote.

Il Distretto

Ad Orvieto un tema così importante è stato trattato dal Consiglio Comunale dopo troppo tempo, poi ha deliberato all’unanimità che si sarebbe intervenuti, ma nei fatti in due anni tante chiacchiere ed il Distretto, se verrà definitivamente approvato il Piano regionale, sarà cancellato.

La Medicina Territoriale si trova in un limbo temporale che traguarda il giugno 2026

A questa data dovrebbe essere materialmente disponibile la Casa di Comunità, ubicata ad Orvieto in un posto che più sbagliato non poteva essere. Sembrerebbe quasi che nessuno abbia capito a cosa serva: decisivo è infatti dove viene costruita, circostanza che permette di farla funzionare correttamente. Basta invece andare in una regione dove la Casa di Comunità funziona per capirlo, ma forse i nostri amministratori non ci sono mai stati.Da molto tempo abbiamo chiesto di attivare un piano per la gestione del transitorio in preparazione dell’organizzazione definitiva. Non ci è stato mai risposto, crediamo che nessuno ci abbia minimamente pensato.

La struttura di monitoraggio della qualità dei servizi erogati, prima prevista nel Distretto dell’Orvietano, è stata spostata a Terni (utilizzando i fondi del Pnnr), dove risiederanno sia il Distretto che i centri operativi territoriali (Cot).

Ribadiamo: già da oggi i dati non sono più disponibili e così si può dire che tutto va bene anche se non è vero. Siamo troppo negativi? La soluzione per smentirci è semplice, il modello organizzativo nazionale fornisce tutte le possibilità, i software e indica l’organizzazione per poter essere trasparenti. Dati veri e certificati sono il punto di partenza di qualunque organizzazione seria, non renderli disponibili permette di dire bugie. L’arroganza non fa ben sperare sul futuro della sanità nel nostro territorio.

Programmino degli incontri periodici nei quali si parli solo di numeri e non di aggettivi e di promesse.

La situazione è percepita grave, ma non è seria perché non è governata con trasparenza.