Le Madri della Chiesa

Se ci sono i Padri della Chiesa senz’altro devono esserci le Madri! Ma al di là di ogni polemica, che tale affermazione potrebbe generare, un dato di fatto è certo: viviamo in un mondo che cambia velocemente, in un mondo in cui gli scenari della società e della Chiesa stanno prendendo coscienza che è necessario adattarsi alle diverse culture e ai nuovi tempi, soprattutto per quanto riguarda la questione femminile. 

La condizione femminile è stata trascurata dalla Chiesa fin dalle origini del Cristianesimo: la situazione della donna era di grave emarginazione sia nella società giudaica prima che in quella cristiana dopo, anche se il comportamento e l’insegnamento di Gesù nei confronti delle donne, abbia rappresentato una radicale innovazione con l’affermazione di certi valori. La storia del Cristianesimo dei venti secoli passati non è sempre stata attenta alle esigenze delle donne. La gerarchia ecclesiale ha mantenuto una mentalità legata ad una concezione piuttosto maschilista sorretta dalla dottrina dell’apostolo Paolo, giudeo di nascita e di formazione, uno dei più accaniti oppositori dei diritti delle donne. Come non pensare alle sue famose affermazioni di sottomissione femminile: “Mulier in silentio discat” la donna impari in silenzio (I Timoteo 2,11) o “Mulieres in ecclesiis taceant, non enim permittitur eis loqui” le donne tacciano nelle assemblee perchè non è loro permesso di parlare” (1 Cor 14, 34). Interdizione che è pesata per circa due millenni fino a quando San Giovanni Paolo II, nel suo magistero, ha sottolineato l’importanza del ruolo femminile per umanizzare il nostro mondo e ha parlato di “genio femminile”. É stato il pontefice che ha dedicato alla questione femminile la prima lettera apostolica Mulieris dignitatem (15 agosto 1988). In essa si ribadisce come la collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo è impegnativa: finalmente la donna, che era stata esclusa dalla vita sociale e non aveva avuto un riconoscimento concreto dei suoi diritti di persona, viene chiamata come l’uomo a partecipare al progetto di Dio nella storia.

Nella Chiesa delle origini le condizioni e gli stili di vita delle donne risentivano della cultura romana, greca e giudaica. Tuttavia la presenza femminile cristiana aveva uno spazio molto più ampio di quello consentito nel contesto della società pagana del tempo. Ci sono state donne il cui ruolo è stato di grande rilevanza nel Cristianesimo dei primi secoli, nonostante la presenza di molte di loro sia poco ricordata sia nelle fonti letterarie che nella documentazione archeologica. Parlare della donna vissuta nell’antichità sia pagana che cristiana è un argomento complesso e delicato: allora la donna era priva di parola e di autonomia, situazione che nella Chiesa cattolica si è protratta fino ad alcuni decenni fa, retaggio paolino e dei Padri della Chiesa che hanno affermato sempre la loro mentalità maschilista. I Padri costituiscono ancora oggi un importante punto di riferimento per l’esperienza cristiana, e quelli dei primi secoli sono testimoni autorevoli della tradizione apostolica perchè eredi diretti dell’insegnamento di Gesù e degli Apostoli.

Con i loro scritti ci hanno tramandato un ricco patrimonio di sapienza, sempre più necessario ai nostri giorni. Ma accanto a loro ci sono state donne che sin dalla giovinezza hanno scelto di vivere la loro sequela Christi nella vita monastica o eremitica: queste donne vissero nella castità, nella preghiera assidua e nella povertà totale, donne troppo spesso dimenticate. Occorre che la Chiesa prenda atto di quanto sia stata indispensabile la loro testimonianza. Nel deserto c’era la figura dell’abba ma si era affermata anche quella dell’amma, il padre e la madre, erano donne cristianamente formate tanto da partecipare a livello teologico nelle dispute dottrinali ed ecclesiali del loro tempo. Esse si potrebbero definire le Madri della Chiesa per il prezioso contributo e l’opera di supporto che i Padri hanno ricevuto da loro. Molti Padri sono diventati importanti grazie all’opera silenziosa di queste donne e delle loro discepole. Come non ricordare San Girolamo, dottore e teologo, e il gruppo delle nobildonne che lo hanno seguito a Betlemme e lo hanno sostenuto con la loro cultura, la loro abnegazione e il desiderio di vivere un’esistenza alle sorgenti della vita cristiana in Terra Santa? Paola con la figlia Eustochio fondarono due monasteri a Betlemme: uno maschile e l’altro femminile, ed è proprio in quello dei monaci che San Girolamo si ritirò per completare la traduzione della Bibbia dalla lingua greca al latino. Ma chi era Paola? Era una nobile matrona, dell’alta e ricca aristocrazia romana, donna di grande cultura che conosceva la lingua ebraica e la greca alla perfezione, una delle famose madri del deserto e considerata la prima monaca della storia cristiana. Morto il marito, dal quale ebbe cinque figli, si consacrò alla preghiera e alla penitenza insieme ad altre vedove sotto la guida di Marcella. La sua residenza era una domus al centro di Roma, aperta per incontri di preghiera e di approfondimento della dottrina cristiana e per iniziative caritative, dedicate ai bisognosi della città. Ospitò San Girolamo quando giunse a Roma e lo seguì con la figlia Eustochio in Palestina, dopo aver venduto tutti i suoi beni. E a Betlemme visse nel suo monastero di cui fu abbadessa. La figlia ne continuò l’opera insieme a tante altre donne che abbracciarono la vita monastica. Anche una nipote, Paola, raggiunse la nonna e la zia e assistette Girolamo fino alla morte. Attorno al dottore più colto di quei tempi, Girolamo, ruotava un nutrito gruppo femminile che condivideva il suo grande amore per gli studi biblici. Erano donne convertite al cristianesimo, di elevato livello culturale, appassionate delle Sacre Scritture, che viaggiavano e compivano pellegrinaggi. Di tutta questa esperienza ci è stato tramandato ben poco. Anche Marcella, una vera teologa, apparteneva ad una delle più illustri famiglie patrizie romane. Rimasta vedova dopo appena sette mesi di matrimonio, la nobildonna si dedicò alla vita ascetica seguendo le direttive spirituali di san Girolamo. Nella sua casa, sul Colle dell’Aventino, confluivano nobildonne, vergini e vedove, preti e monaci il cui desiderio era l’approfondimento delle Scritture. La sua domus era diventata un centro di preghiera e di incontri: quando Girolamo lasciò Roma per recarsi in Palestina, tanti sacerdoti consultavano Marcella per chiarire alcuni punti di passi biblici di difficile comprensione.

Un’altra figura rilevante è stata Melania l’Anziana che, da vedova e dopo la morte dei due figli, si impegnò nello studio della Bibbia e nelle opere di carità, si trasferì a Gerusalemme e qui fondò un Monastero sul Monte degli Ulivi. Di lei si ricorda la conversione di un grande Padre, Evagrio Pontico, che venne da lei accolto nel Monastero di Rufino. Melania dopo averlo convinto ad abbandonare le abitudini mondane, Evagrio si convertì e si dedicò alla vita monastica divenendo uno dei più noti monaci del deserto del IV secolo. La nipote Melania, detta la Giovane, seguendo i consigli della nonna, decise di abbandonare, insieme con il marito, la sua ricca casa romana per trasferirsi in una sua proprietà in Campania lontana dagli sfarzi della vita imperiale. Qui visse in grande austerità, dedicandosi all’assistenza dei poveri, dei detenuti, dei sofferenti. La sua fama si diffuse presto e tanti si unirono intorno a lei fondando un centro di vita monastica. In seguito vendette tutte le sue proprietà e il ricavato lo destinò ai molti poveri dell’Impero, alla Chiesa e ai monasteri della Palestina, della Siria e dell’Egitto. Durante l’invasione barbarica dei Goti di Alarico fuggì con la famiglia diretta in Africa, dove possedeva ancora qualcosa. Si stabilì a Tagaste e qui conobbe Agostino d’Ippona con cui strinse una forte amicizia; inoltre in terra di Numidia fondò due monasteri. Concluse il suo peregrinare terreno, vissuto in austerità e preghiere, a Gerusalemme collaborando con Girolamo e continuando le sue iniziative caritative. Nella storia del cristianesimo dei primi secoli troviamo schiere di santi eremiti che vivono nel deserto, gli abba di cui abbiamo testimonianza attraverso gli scritti dei loro “detti” ma la presenza di altrettante donne, le amma, non viene presa nella giusta considerazione.

Di recente, tuttavia, sono state portate alla ribalta alcune figure significative che hanno messo in luce la preziosa opera di supporto ai Padri del deserto. San Giovanni Crisostomo definisce l’esercito di Cristo “gli uomini e le donne nel deserto che si danno alla vita ascetica…..le donne hanno combattuto spesso con più impegno degli uomini”. Ecco le Madri della Chiesa, tante e ignorate! Donne coraggiose, dotate di volontà ferrea e di spirito di sacrificio eroico! Figure femminili che nel Cristianesimo dei primi secoli hanno avuto il loro peso e che occorre oggi riscoprire e valorizzare il loro ruolo. Gli abba e le amma devono avere parità nella storia della Chiesa. Ce ne sono tante di amma in Egitto, in Siria, in Palestina, in Asia Minore, i cui nomi non ci sono noti se non di poche come Teodora, Sara, Maria Egiziaca, Sincletica. Di quest’ultima mi piace riportare un ammonimento rivolto alle sue monache, che Lisa Cremaschi, monaca della Comunità di Bose, scrive nella “Vita di Sincletica”: “Non lasciamoci trascinare dall’illusione affermando che quanti vivono nel mondo sono esenti da preoccupazioni; anzi, forse, a confronto con noi affrontano maggiori fatiche. Generalmente nel mondo sono le donne a patire maggiori tribolazioni, sopportano tutto senza che vi sia una fine alla loro fatica”.

Ci sono tante altre testimonianze e l’elenco non potrebbe esaurirsi con pochi nomi, ma mi limito a ricordare Macrina, la Madre del monachesimo femminile d’Oriente, sorella di Basilio e Gregorio; Marcellina, sorella del grande vescovo Ambrogio di Milano, Proba, Egeria e tante altre sante che vissero nel deserto e nell’anonimato.




A proposito di “Soloni” e “Armata Brancaleone”

Alcune considerazioni su quanto espresso pubblicamente da alcuni  “BIG” della politica locale, i quali si dichiarano fieri di essere stati rieletti e usano termini nei confronti di simpatizzanti del movimento trasversale che ha lottato ,spinto da un vento di passione e nuove visioni amministrative, affinchè a Orvieto l’aria potesse cambiare(sfiorando la riuscita dell’impresa), quali “Solone” o “Armata Brancaleone”. Occorre una necessaria e dovuta premessa. Chi sta scrivendo si ritiene una persona assolutamente ignorante, sia nel campo politico (per questo ne sto “beatamente” alla larga godendomi alla grande la mia vita) che nell’operare quotidiano. In parole povere la premessa necessaria da fare è che ammetto la mia umile “nullità” e “piccolezza” rispetto alla ciclopica levatura di certi “BIG” della politica nostrana.

Prima considerazione. Grottesco che componenti della  maggioranza rieletta apostrofino l’opposizione come popolo di “soloni”o armata Brancaleone”. Pur di rimanere incollati a “quelle dorate poltrone (ci sono riusciti con miseri 160 voti di margine, il che la dice lunga su quanto sia stata apprezzata nel quinquennio trascorso la riconfermata amministrazione), pur di accaparrarsi qualche voto in più, questa maggioranza ha “imbarcato” con spregiudicatezza e senza mostrare il minimo senso di vergogna ex socialisti accoppiati a sostenitori di Casapound. Ha imbarcato personaggi che prima dell’arruolamento hanno dipinto su tutte le testate locali quella uscente come “amministrazione inadatta e assolutamente inappropriata per la rupe”. Sono stati imbarcati ex dell’altra sponda politica, e qui un tocco di vivido rossore sarebbe stato dovuto sia dai richiedenti che dagli offerenti. Sarà la mia già accennata alta dose di ignoranza, ma risulta difficile da comprendere come personaggi ex big del PD locale possano candidarsi con il centro destra. Come invitare a pranzo gatti e topi insieme e dire che sarà un pranzo costruttivo e tranquillo.

Insomma, è stato arruolato di tutto e di più. Ne consegue che apostrofare gli altri come “armata Brancaleone” rende come minimo ridicoli e assolutamente ancora meno credibili questi “big” della politica locale, big con  credibilità già ridotta al lumicino (come evidenziano i numeri di una vittoria cosi risicata).

Seconda considerazione. Io se fossi stato un amministratore di maggioranza dell’ultimo quinquennio prima di ricandidarmi avrei umilmente chinato la testa e chiesto pubblicamente scusa al popolo orvietano. Avrei chiesto scusa alle centinaia di pendolari per averli “poco seguiti e assistiti” nel loro infausto destino. Avrei chiesto scusa ai tanti cittadini orvietani, quelli più fragili e deboli, che in questi ultimi anni non hanno potuto curarsi con dignità per le ragioni che tutti sappiamo. Avrei chiesto scusa per lo stato di abbandono delle voci “Cultura”e “Sociale”, trascurate, in maniera colpevole e imbarazzante non so se per incapacità o negligenza. Avrei chiesto scusa per le molte infrastrutture completamente abbandonate all’incuria e al degrado per tutto il quinquennio, e deperite in maniera irreversibile. E soprattutto avrei chiesto scusa perché dei tanti punti elencati nel  programma del 2019 non ne è stato completato  neanche uno. Ma voi scusa non l’avete chiesta e mai la chiederete.

Mica siete persone ignoranti . Voi siete persone intelligenti. Siete dei “BIG”. Avete raccontato per cinque anni di lustrini e paillette, postando quotidianamente sui social, a tamburo battente, scene di film inesistenti. Scena di una Orvieto da bere mentre il popolo sempre più faticosamente arrancava. E arranca. E purtroppo dovrà ancora arrancare per i prossimi cinque anni. Perché su quelle poltrone ci sarete sempre voi.

Detto da una persona del popolo semplice e con un intelletto molto limitatamente sviluppato, i veri “soloni” per la mia amata Orvieto, ovviamente a mio modesto parere e veduta, siete stati e continuerete a essere voi. Credetemi, da ignorante sapendo di esserlo, credo di poter enunciare che Orvieto meriti molto ma molto di più di questi “vecchi” soliti “BIG” della politica.




Pronta al via la sesta edizione di “ONE-Orvieto Notti d’Estate” oltre un mese di film, libri, teatro e musica

L’Associazione Culturale “Cantiere Orvieto” è pronta ad alzare il sipario sulla sesta edizione di “ONE. Orvieto Notti d’Estate”, un contenitore culturale che animerà la città da lunedì 1° luglio a venerdì 9 agosto. L’evento proporrà 32 serate all’insegna della piacevole evasione, dell’intrattenimento intelligente e della riflessione.

Il programma per il 2024 è stato presentato sabato 29 giugno al Caffè Montanucci da Roberta Pedetti, che ha assunto il ruolo di presidente dopo Alessandro Punzi, mantenendo anche la carica di tesoriere. A coadiuvarla, la vicepresidente Emanuela Leonardi e il segretario Valentina Settimi. Il consiglio direttivo è composto da quattro membri: Daniela Tordi, Riccardo Campino, Stefano Malentacchi e Daniele Perali. La principale location degli eventi sarà il Giardino dei Lettori della Nuova Biblioteca Pubblica “Luigi Fumi”, con alcune eccezioni in altri suggestivi luoghi della città.

Cinema, libri e incontri con autori

Il cinema sarà protagonista con la proiezione di 19 film selezionati da Guido Barlozzetti, di cui tre con ospiti speciali: Paolo Zucca, regista di “Vangelo secondo Maria” (venerdì 12 luglio), la ricercatrice Mjriam Abu Samra per “Salt of the Sea” (martedì 23 luglio) e il giornalista Salvatore Kahlout per “I bambini di Gaza. Sulle onde della libertà” (lunedì 29 luglio). Tra i film in programma ci sono “Gloria”, “The Holdovers”, “La zona d’interesse”, “Palazzina Laf”, “Oppenheimer”, “La sindrome degli amori passati”, “Past Lives”, “Bob Marley. One Love”, “Anselm”, “Anatomia di una caduta”, “Mothers’ Instinct”, “I dannati”, “Challengers”, “Il gusto delle cose”, “Inside Out 2”, “Kinds of Kindness”.

Cinque presentazioni di libri arricchiranno il calendario: Giobbe Covatta con “Il commosso viaggiatore” (mercoledì 3 luglio), Anna Cherubini con “Diventeremo amiche” (martedì 9 luglio), Stefano Boldrini con “La filosofia della corsa” e Roberto Pace con “Tacco e punta fino in fondo” (martedì 16 luglio), Roberta Casasole con “Donne tipo 1” (lunedì 22 luglio) e Tiziana Ferrario con “Cenere” (mercoledì 24 luglio).

Musica, danza e teatro

Quattro gli eventi musicali in programma: “A zonzo” – Swing Italian Ballads con Tony Micory, Ale Deflorio e Buddy Ricci; un omaggio ai Nirvana dei Niumonia a trent’anni dalla scomparsa di Kurt Cobain; “Tango che canti l’amore” con Pierluigi Ferrari, Mercedes Marieva e Samuele Mazza.

Il programma include anche un evento di danza intitolato “Walk, passeggiando nella danza tra immagini e movimento” curato da Milena Zullo e Cristiano Castaldi, e un evento teatrale “Pietro Orlandi fratello” con Valerio Di Benedetto.

Archeologia e gaming

Uno degli appuntamenti dedicati all’archeologia sarà “Gli Etruschi di Velzna: commercianti o guerrafondai?” con Giorgio Rocca, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Orvieto, e Claudio Bizzarri, direttore del PAAO, realizzato in collaborazione con l’Ufficio Cultura del Comune. Inoltre, ci sarà un evento legato al mondo del gaming.

Collaborazione e sostegno

La manifestazione è frutto di un accurato lavoro di selezione da parte dell’associazione, costituitasi a maggio 2018, e vede la partecipazione di enti pubblici, aziende private, associazioni e singoli cittadini. Anche il crowdfunding ha giocato un ruolo importante nel finanziamento del programma di qualità.

Un ringraziamento speciale va a tutti coloro che hanno contribuito e che parteciperanno, sottoscrivendo la tessera associativa durante le 32 serate. La manifestazione è realizzata con la collaborazione e il sostegno del Comune di Orvieto, Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, Fondazione per il Centro Studi Città di Orvieto, DigiPass, Cinema Multisala Corso e Festival Internazionale d’Arte e Fede.




Orvieto e la politica al cucchiaio, concava e convessa

L’appuntamento è chez Pontremoli, un bar & food a Sferracavallo dove, unico a Orvieto, puoi gustare un Campari Rab, il cocktail preferito da Pollicino sia nella versione winter che summer. Le petit Poucet nasce francese sul finire del ‘600, viaggia molto e, nel corso dei secoli, ne ha viste di tutti i colori, ne sa una più del diavolo. Ormai è un bambino agée, che ha imparato l’astuzia dell’intelligenza per sopravvivere alle avversità della vita. Da circa un anno vive a Orvieto, in un piccolo casolare da fiaba, perso nel verde delle colline.

Credo tu abbia seguito le vicende elettorali e conosca tutti i retroscena. Cosa ne pensi?

Parafrasando Mao Zedong, “Grande è la confusione sotto il cielo di Orvieto”, ma la situazione non è eccellente, al più può divenire promettente.

Sembri la Sibilla Cumana, spiegati meglio, aiutami a capire.

La campagna elettorale è stata combattuta e incerta fino all’ultimo, sono piombati a Orvieto i big della politica nazionale da Antonio Tajani a Elly Schlein, fino a Stefania Craxi. Vince il centrodestra e Roberta Tardani è di nuovo il Sindaco legittimamente eletto.

Ma a ben guardare, voi orvietani avete indicato tre sindaci: il primo è il “sindaco dell’Astensione” con 6000 voti (40% degli aventi diritto); l’altro è Stefano Biagioli, sindaco nel centro storico e scalo, Fossatello-Corbara, Tamburino (4715, il 29% dei votanti); il terzo è Roberta Tardani, sindaco a Ciconia, a Sferracavallo, nelle frazioni (4879, 30%). Ecco spiegata la confusione!

40%

30%

29%

La situazione invece è promettente perché queste elezioni hanno evidenziato una possibile nuova classe dirigente, a destra e a sinistra: sono giovani dai venti ai quarant’anni, puliti nella testa e vitali nel cuore, non importa se già eletti, non importa se alcuni affascinati ancora da qualche pifferaio magico. Solo loro potranno riportare alla politica cittadina una parte dei 6mila astenuti.

Qualche nome?

Vado a memoria e in ordine sparso: Matteo Panzetta, Sabrina Mandolini, Federico Fontanieri,  Lorenzo Turreni, Rebecca Animobono, Giulia Frizza, Leonardo Pimpolari, Maurizio Talanti, Valentina Carli, Giordano Conticelli e i ragazzi di Nova

Mi parli di tutti, ma niente su Roberta Palazzetti, il Dottor Spin e Proposta civica. Perché?

Se fossi credente, raccomanderei la Manager e la sua Proposta civica alla Misericordia divina! Dante Alighieri, li vorrebbe sepolti nel ghiaccio fino al collo e con la testa all’ingiù; non solo hanno tradito i parenti – e sì che le hanno dato una bella mano – ma se stessi. Nascono per “abbattere” Roberta Tardani (lo hai scritto tu nell’ articolo del 2 ottobre ’23) e finiscono per farla vincere al ballottaggio.

Ti riferisci al mancato accordo o apparentamento con il PD?

Certo che sì, l’accordo era fatto, stabilite perfino le caselle degli assessori, chi fa e che cosa. L’eventuale sindaco Biagioli si sarebbe occupato di attività minori, la “ciccia” a Roberta Palazzetti e al suo seguito. Il PD aveva accettato, del resto ritiene di essere come l’AVIS, donatore di consensi.

Non ti credo!

Vuoi vedere l’accordo, eccolo qua, redatto di suo pugno da Roberta Palazzetti (scarica il documento). Nel tardo pomeriggio del 14 giugno era tutto già organizzato per presentarlo alla stampa il giorno successivo.

E allora cosa è successo nella tarda serata e nelle prime ore della notte?

Durante la campagna elettorale, Roberta Palazzetti aveva parlato di Orvieto città ideale, di trasparenza, di ascolto e tante volte, forse troppe, di Visione. Sembra che sia entrata in una sorta di trance onirica, ha “sognato” Roberta Tardani con il suo tutor politico Raffaele Nevi, il capo dei civici umbri Andrea Fora, già consigliere regionale del centrosinistra, ora di centrodestra, e il capo dei civici X di Orvieto: le si avvicinano con fare minaccioso, come i Bravi di Don Rodrigo: lei Signora è Donna di mondo, e sa benissimo come vanno queste faccende, “questo matrimonio non s’ha da fare né domani né mai”.  E la poverina ha risposto Sì.   Risultato, Roberta Tardani, pur con qualche patema d’animo, si conferma Sindaco, Roberta Palazzetti, da brava manager, come un cuiller à soupe è concava e convessa secondo le convenienze, e i CiviciX guadagnano un credito da spendere in occasione delle prossime candidature regionali.

E Daniele Di Loreto, il dottor Spin?

Spero tu sappia distinguere il valore amicale dal giudizio politico. Parafrasando il Macchiavelli, “Bisogna, adunque, essere golpe a conoscere e’ lacci, e lione a sbigottire e’ lupi”, il dottor Spin ha l’astuzia della Volpe, ma difetta nel coraggio del Leone. Qualora la realtà non corrisponda ai suoi desideri, lui sceglie di abbandonare. E’ successo così nel matrimonio con Germani, dopo un anno ha divorziato; poi con Tardani, breve luna di miele e ancora divorzio. Questa volta si è superato, ha divorziato dalla Palazzetti prima ancora di sposarsi: è fantastico, il tuo amico! Daniele può essere una risorsa per la città per formazione e cultura, un cattolico praticante ascrivibile all’area del centrosinistra dove, credo, sarebbe accolto con favore; così l’opposizione in Consiglio Comunale, oltre al Pd, potrebbe contare su un gruppo di tre valenti civici: Biagioli, Caiello e Di Loreto. Ma cosa farà, non so dire.

Alcuni parlano di Evasio Gialletti, capogruppo di tutta la maggioranza.

E’ una sonora sciocchezza. Gialletti è solo il risultato di un accrocco politichese, mutuato da Rovero.Ermini (ex PSI) e da Roberto Meffi (FI), con il conforto compiaciuto – così sembrerebbe – di Stefano Fatale (ex-PSI) e di Roberto Moroni (FI), e forse il sorriso benevole di Raffaele Nevi. A Roberta Tardani sono più i voti che le ha fatto perdere, di quei pochi che le ha portato in dote. E poi, è una mina vagante perché da politico navigato sa essere anch’esso concavo e convesso alla bisogna.
Non vale il nostro tempo! Finiamo di bere questo CampariRab e poi ci salutiamo.




La Libertas Orvieto si classifica prima alla prova di tetrathlon di Foligno

Nel pomeriggio di sabato a Foligno si è svolta la Finale regionale del Trofeo Coni con le prove multiple in quattro specialità.  I vincitori di questa giornata andranno a rappresentare l’Umbria nella finale nazionale del Trofeo Coni che si svolgerà a settembre.  Ottima la prestazione dei ragazzi della Libertas Orvieto che hanno affrontato tre tipologie di tetratlon previste dal regolamento Coni cimentandosi, quindi in più specialità dove importante era la versatilità dei giovani atleti.

Il frutto dei risultati ottenuti dalla categoria maschile e femminile ha portato la Libertas Orvieto a piazzarsi come prima società Umbra nella  speciale classifica combinata. Un ottimo segnale questo, che fa intendere come gli atleti orvietani siano preparati in modo multidisciplinare per poi poter trovare in futuro la specialità adatta ad ogni singolo atleta. 

Di seguito i risultati e i punteggi degli atleti della libertà e Orvieto. 

Baffo Angelica Tetrathlon A 1 punti 2028,

Patriarca Giulia A 3 punti 1892,

Galanello Martina A 4 punti 1759,

Pedichini Giulia B 1 punti 1961,

Giri Eleonora C 3 punti 2205,

Sensi Yasmin C 6 punti 1784,

Louha Sara C 7 punti 1717,

Schiavo Michela C 9 punti 1684,

Maschi.

Perazzini Leonardo C 2 punti 2387,

Tordi Riccardo C 3 punti 2309.




Lettera aperta a Franco Raimondo Barbabella e ai cittadini orvietani

Caro Franco, inutile rispondere punto su punto a quel che scrivi adesso. Lo farò compiutamente tra qualche mese, quando le acque si saranno calmate e certi elementi emergeranno con maggiore chiarezza dai polveroni post-elettorali, contribuendo ad analisi più lucide. Però due o tre cose devo dirtele. Anzi devo dirle a chi ci legge (a questo punto saranno pochi, stanchi, e annoiati) cercando di destreggiarmi nel groviglio di aspetti politici, personali, umani (passati e presenti) che emergono dal tuo ragionamento.

Cominciamo dalla vicenda del mancato apparentamento, o meglio dell’accordo sfumato fra Proposta Civica ed il PD. Tu hai partecipato soltanto alla prima delle due riunioni online di Proposta Civica (12 e 13 giugno). Non eri presente alla seconda, o almeno non ricordo che tu abbia preso la parola, quando la questione NOVA è entrata in scena (ma ti pare serio che la leader di due liste civiche si dimentichi durante la prima riunione un dettaglio tanto determinante come il possibile ingresso di NOVA in giunta? Vogliamo far ridere i polli?). È facile ma anche puerile scaricare la responsabilità del mancato apparentamento sulle decisioni altrui. La tua intelligenza è troppo grande per non considerare questioni di responsabilità politica che prescindono dall’esito elettorale. Ma si può pensare che un comitato elettorale che sostiene una candidata a sindaco decida di non apparentarsi per paura di perdere e di “far perdere la faccia” (sic!!) alla candidata stessa? Abbiamo ascoltato anche questa argomentazione, oltre a previsioni elettorali fatte come si fa la formazione della nazionale di calcio al bar dello sport. Avere la responsabilità di discutere del futuro della città presuppone anche un certo grado di informazione e discernimento, altrimenti non è confronto democratico ma superficialità imperdonabile. La democrazia non è soltanto discutere, le regole e il metodo con i quali si discute sono altrettanto importanti.

Permettimi di dire che sei tu a dimostrare di essere un complottista e di perderti in ragionamenti contorti prefigurando trappole e tentativi di fagocitazione che forse vivi come incubi del passato. Mi pare improbabile scorgere reali possibilità di cannibalismo politico da parte di un partito come il PD che semmai ha il problema di ricostituirsi dopo cinque anni di vuoto, per vicende a tutti note. La verità è che il PD non era in grado di imporre niente a nessuno, e al di là di questo non mi pare che alla prova dei fatti abbiano mai dimostrato di volerlo. Sai benissimo che l’eventuale esclusione di Roberta Palazzetti dal consiglio comunale in caso di sconfitta al ballottaggio è uno scenario senza precedenti, e tutti gli esperti interpellati al momento l’hanno esclusa categoricamente. Ma ti ostini ad usare questo argomento sapendo che non ha fondamento. Perché?

Affermi che il PD avrebbe subdolamente fatto passare il messaggio che votare per Proposta Civica o per loro era la stessa cosa perché poi tanto ci saremmo alleati al ballottaggio. Beh, curiosa davvero questa ricostruzione. Basata su cosa, su quali dati? Roberta Palazzetti ha preso molti voti che altrimenti sarebbero andati al PD, inclusi i voti di Bella Orvieto, che di fatto ha ottenuto meno della metà dei consensi rispetto alle ultime elezioni. Di fatto il travaso è avvenuto a vantaggio di Proposta Civica. L’unico appello agli elettori delusi di sinistra fatto da alcuni membri di Proposta Civica, incluso il sottoscritto, che ora vengono maldestramente definiti la costola ideologizzata, è stato subito rintuzzato da Roberta Palazzetti con un comunicato che ribadiva la neutralità politica delle liste civiche. Una roba da circo, che però doveva rassicurare i destri nostrani. Così in questo sterile equilibrismo ostentato per non scontentare nessuno, alla fine ci siamo ritrovati a non sapere dove andare a parare. O meglio, qualcuno lo sapeva già: mai col PD!

In tutta la tua argomentazione poi manca la descrizione della proposta fatta dal PD a Proposta Civica. Ne vogliamo parlare o imbarazza troppo? Pur di non fare l’apparentamento avete imbastito tre o quattro narrazioni che non si reggono in piedi, sono contraddittorie, e contraddette dai fatti. Ancora ad oggi non si capisce cosa sia accaduto fra la sera di venerdì 14 giugno (con l’accordo siglato) ed il sabato mattina. Non lo sappiamo. È interessante notare che nell’ultimo comunicato di Roberta Palazzetti non si parla più di NOVA, mentre si adducono ragioni non meglio precisate che avrebbero indotto la candidata di Proposta Civica a rifiutare l’accordo in extremis. Possiamo sapere anche noi o è osare troppo chiedere i motivi?

Siccome questi sono aspetti determinanti nella narrazione che state offrendo alla città, credo che meritino un approfondimento serio. Ci scriverò un libretto, a futura memoria. I cittadini di Orvieto meritano la verità. Ma sono sicuro che gli eventi o i protagonisti stessi mi precederanno. Anzi, me lo auguro. Innanzi tutto bisogna partire dalla genesi della candidatura Palazzetti, su cui avremo tempo di illustrare antefatti che pochi di noi conoscevano fino a una settimana fa. Insomma, caro Franco, con la retorica te la sei sempre cavata molto bene, ma questa volta non sarà sufficiente. Sono troppi i buchi in questo racconto che vorreste propinare agli elettori per salvare le apparenze. Come troppi sono i personalismi; troppi IO e pochi NOI, troppi protagonismi, rimpianti, e voglie di rivincita che si perdono in un passato di conflitti mai risolti, soprattutto dentro di te. Credo che potresti fare il bene della città, oltre quello che hai già procurato come uno dei sindaci migliori della storia di Orvieto, se per una volta ti limitassi a dire “ho sbagliato”. Come ben sai, perché ce lo siamo detti, io volevo che tu ti candidassi per una delle due liste. Almeno adesso, forse, non avresti rimpianti da far pesare sulla collettività, che ha già tanti problemi e non si merita di attraversare altri conflitti per sterili ripicche o ambizioni personali legittime, che non hanno bisogno di essere mascherate con futili arzigogoli retorici.

Con affetto e stima. Davide




Opinionisti e supporters cercasi!

Sono passati diversi giorni dalla riconferma a Primo cittadino di Orvieto di Roberta Tardani, e di tutti i grandi “maitre a penser” che in questi ultimi due mesi si sono dilettati a dare giudizi (spesso inqualificabili), a fare endorsement, a scrivere corsivi firmati con pseudonimi (a dimostrazione della nullità di certi personaggi), a riempire pagine di giornali al solo fine di screditare il Sindaco uscente, bene, di tutti questi signori (sic!) se ne sono improvvisamente perse le tracce. La vittoria della Tardani ha frantumato i piani di tutta questa variegata ammucchiata di soloni, assolutamente autoreferenziale e priva di radicamento: per sostenere il candidato del PD si sono riviste “vecchie” conoscenze del giornalismo e della politica, nonché personaggi fuori contesto che ormai la città aveva da tempo dimenticato. Un’armata Brancaleone molto livorosa ma anche molto ininfluente nell’indirizzare le intenzioni di voto degli elettori: e si, perché gli elettori sono molto più avanti di chi, da troppi decenni, cerca di imbonirli con sistematici e ciclici lavaggi del cervello.

Un tempo, per farsi vedere dai grandi capi-bastone della sinistra locale e per poi essere considerati, bastava andare a mangiare (meglio ancora cuocere) due fegatelli alla festa dell’Unità; oggi serve molto meno, basta un post o un articoletto per mettersi in luce e per dire attraverso la tastiera “ci sono anche io”. Ne abbiamo lette e viste di ogni, ma quella della grande star televisiva Barlozzetti le supera tutte. Infatti, il presentatore, prima ha fatto l’anfitrione ad un incontro elettorale della candidata civica, sostenendo la bontà del progetto e, quindi, abbracciandone la terzietà rispetto ai due blocchi di cdx e csx, poi, appena la realtà civica non ha avuto il successo sperato e si è destrutturata anche a causa delle liti al proprio interno (così riportano le notizie di “radio Corso” e gli articoli di alcuni sue prime donne), lo stesso Guido ha sostenuto che il tempo degli alibi fosse finito e risultasse necessario l’apparentamento con il dottore. Un cambio di prospettiva partorita a pochissimi giorni dal ballottaggio, tanto da far apparire chiaramente e senza possibilità di smentita che il tutto fosse già abilmente preconfezionato.

Il solito giochetto fatto di sotterfugi, di conventicole, di regie occulte, al solo fine di costruire un teorema finalizzato a far ritornare il vecchio e ormai tramontato “moloch” di potere. Ed invece, gli endorsment e le presentazioni alla sala dei 400 non sono bastati a far vincere il dottore e, come i pifferi di montagna, questi soloni sono tornati a casa pesantemente suonati. E si perché alla fine “vince chi ha i numeri che sono il fondamento della democrazia”, così ha giustamente sentenziato Guido Barlozzetti.

Ma state pur tranquilli che tra cinque anni, in prossimità delle lezioni del 2029, tutti questi soloni sbucheranno di nuovo dalla madre terra, come i fagiolini secondi del piano.