Carmela Palmieri, avvocata, è candidata a sindaco per il Comune di Porano con la lista “Uniti per Porano” in contrapposizione con il candidato e sindaco uscente Marco Conticelli. Palmieri è riuscita nella piccola, grande impresa di riunire le tante anime dei due gruppi di opposizione in una sola lista, seppure con qualche defezione e così a Porano questa volta sono due le liste che si contrappongono e due i candidati.
Chi è Carmela Palmieri e perchè candidarsi a Porano?
Sono semplicemente…una cittadina di Porano! Avvocato, pugliese (e rivendico con orgoglio le mie origini) vivo a Porano da circa 15 anni (i primi 2 da pendolare) dopo essermi trasferita da Roma per scelta. Ho un figlio, e vivo il quotidiano come tutti, dividendomi tra lavoro e famiglia. La risposta è: perché non candidarsi? Che poi è ciò che ho pensato discutendo in famiglia, e quindi del tutto autonomamente, senza pressioni o richieste specifiche. Perché non provare a portare uno slancio ed una visione nuova nel paese? L’ ho fatto. E non certo per appetiti personali, considerati gli oneri e i pochissimi onori di un sindaco di un piccolo borgo! La Lista che rappresento è portatrice sana (e coraggiosa) di una visione differente, di un modo di amministrare sottratto alle vecchie logiche. Ci credo, ci crediamo.
“Uniti per Porano” rappresenta il tentativo di mettere insieme varie anime del centro-sinistra. E’ riuscito il tentativo visto che nel recente passato qualche malumore c’è stato?
E’ stato sicuramente faticoso formare un gruppo in cui confluissero persone con principi ideologici comuni, ma provenienti da esperienze diverse. Ciò che conta è che, finalmente, a Porano abbiamo solo 2 liste. Nel percorso di formazione e di confronto tra i soggetti che si indentificavano nei due gruppi di opposizione, c’è chi ha scelto altre strade o “definizioni”. Noi non entriamo nella opportunità di tali scelte. Posso dire che abbiamo sempre rifiutato incasellamenti o marchiature, ed io personalmente sono molto soddisfatta del
gruppo!
L’Umbria tutta sta affrontando l’inverno demografico come l’Italia e il fenomeno è ancora più accentuato per i comuni sotto i 5 mila abitanti. Come si può provare a contenere il fenomeno?
Il progressivo calo demografico sembra inarrestabile, è vero. E i piccoli centri, diversamente che in passato, non sono immuni agli effetti dei cambiamenti sociali. Cittadini sempre più soli o isolati. E’ evidente che è necessario ormai un nuovo modello di welfare “pubblico”. La politica sociale del Comune deve migliorare la qualità della vita del nostro paese, i soli servizi istituzionali non sono più sufficienti a garantire il benessere di Porano. Come si realizza ciò? Innanzitutto assicurando al cittadino, soprattutto al fragile, una serie di servizi concreti, una protezione sociale che contribuisca a farlo uscire dall’isolamento (vedi le nostre proposte di taxi socio sanitario). Ma anche attraverso proposte che portino nei piccoli comuni crescenti occasioni di aggregazione tra i cittadini (soprattutto tra i giovani). Perché sono e saranno loro, i giovani, i protagonisti per combattere lo spopolamento (più che l’invecchiamento). Come? Con opportunità abitative e lavorative, con iniziative culturali. I territori con minori servizi sono infatti quelli che soffrono (e soffriranno) un maggiore calo demografico. Se l’Italia non è un paese di giovani…i piccoli comuni possono (devono) diventare paesi per i giovani!
Trasporti, scuola, assistenza sanitaria sono temi dirimenti in questa tornata elettorale. C’è chi si difende spiegando con non sono deleghe specifiche di un sindaco, chi invece ritiene di poter contare. Per lei come deve comportarsi il sindaco di Porano?
Il Sindaco, l’abbiamo ripetuto più volte, è la promanazione dello Stato più vicina al cittadino. E funge da raccordo fondamentale tra il cittadino e le altre istituzioni. L’assenza di deleghe di legge non è (più) una giustificazione. Efficienza amministrativa, adeguatezza infrastrutturale e manutenzione ordinaria sono servizi che ogni cittadino si aspetta che esistano e che siano eccellenti. Sono servizi che vengono erogati dalla macchina organizzati a del Comune che non hanno bisogno di alcuna discrezionalità politica. Un sindaco non è un buon sindaco se si occupa solo di asfaltare le strade, tagliare l’erba e mettere a norma situazioni non regolari. Un sindaco non è un buon sindaco se non si occupa delle questioni della salute e della protezione sociale dei concittadini. Quindi diventa fondamentale l’azione dei comuni con proposte e rivendicazioni nei confronti del livello regionale e, per quanto riguarda la Sanità, delle aziende sanitarie.
Ad esempio, a 40 anni dalla legge 833 istitutiva del SSN uno dei suoi capisaldi – il legame col territorio – è annichilito e deve essere con forza riaffermato. Cosa può fare il sindaco? Innanzitutto far sentire la sua voce attraverso la Conferenza dei Sindaci, non diventare uno YES MAN del potere centrale, rivendicare ad esempio la trasparenza delle liste di attesa ed il potenziamento del personale sanitario. Il sindaco ha il diritto ed il dovere di rappresentare con forza alla Regione quelle che sono le necessità del territorio che amministra, e le criticità che, a quanto pare, tutti sembrano ignorare nelle sedi istituzionali preposte. E ciò vale per la Sanità, per la Scuola e per i Trasporti.
Villa Paolina, polmone verde, lavori fatti, concessione al CNR per una parte. Rimane però spesso come un’occasione di sviluppo persa o è solo un’impressione?
Villa Paolina ci sta a cuore particolarmente ed il suo rilancio è uno dei punti del nostro programma. E’ paradossale che molti (anche ad Orvieto!) non sappiano cosa sia o non l’abbiano mai visitata! Le sue potenzialità sono sicuramente inespresse. A breve saranno completati i lavori per il centro di ippoterapia ma come rendere ciò compatibile con la fruizione da parte del cittadino? Villa Paolina è un luogo meraviglioso, perché relegarlo ad una sola attività? Manca una visione organica. Villa Paolina deve rappresentare il punto di riferimento per tutto l’Orvietano, con iniziative diversificate per ogni fascia di età: attività dedicate alla natura ed alla tutela ambientale, fiera dell’agricoltura biologica, un mercato mensile di ortaggi, frutta di stagione, formaggi, vino, olio e artigianato a Km zero, installazione di attrezzature per un percorso salute o palestra da arrampicata da usare tutto l’anno, campi estivi tematici dedicati alla protezione civile, all’escursionismo, alla tutela dell’ambiente.
Come collegare meglio il centro con tutto il resto del territorio?
Sorrido alla sua domanda, perché nonostante le distanze risibili esiste una “marginalizzazione” inspiegabile delle “periferie” a Porano. Io risiedo al Borgo Hescana e sono, siamo, noi del Borgo considerati dei “forestieri”! Occorre semplicemente considerare i cittadini tutti, e prevedere iniziative che li coinvolgano. Ci sono spazi non solo nel centro storico, dove allestire eventi. Una idea è quella di istituire i “comitati di quartiere”, per un confronto continuo con tutti i residenti.
Nel programma si parla di “albergo diffuso”. Cosa significa e come può collaborare un’amministrazione pubblica?
La riqualificazione dei piccoli comuni passa anche attraverso il recupero e riqualificazione urbana dei centri storici. L’Umbria ha un eccezionale patrimonio in termini di cultura, storia, arte, tradizione, paesaggio e ambiente. Vi sono numerosi borghi e centri storici da valorizzare che possono rappresentare una attrattiva turistica. L’albergo diffuso (più case, preesistenti e vicine fra loro, adibite ad attività ricettive) consente nuove opportunità d’impresa e lavoro, utilizzando al meglio il patrimonio edilizio esistente. Il comune deve promuovere iniziative di sviluppo ricettivo anche attraverso formule di detassazione per immobili disabitati nel centro storico. Solo in tal modo si creano economie virtuose.
Salvaguardia del territorio, sviluppo economico e produzione di energia da fonti rinnovabili (campo fotovoltaico del Comune, comunità energetiche ed eolico). Come coniugare il tutto?
Il fattore energetico è un elemento centrale per la tutela ambientale e un alleato prezioso per le attività economiche e per gli enti pubblici. Un ruolo importante è quello ricoperto dai territori comunali fino a 5.000 abitanti nella produzione di rinnovabili. Nella transizione energetica i piccoli comuni oggi sono protagonisti con il fondo del PNRR di ben 2,2 miliardi a fondo perduto per la costituzione di comunità energetiche per realizzare sia maggiore sostenibilità ambientale ma anche coesione comunitaria e innovazione sociale. Nel nostro programma vi è l’adesione alle CER (le comunità energetiche rinnovabili per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, che consentono minori costi dell’energia per cittadini e le imprese, nonché nuove opportunità economiche per il territorio.
Porano è posto al confine con il Lazio, è la cerniera tra l’area orvietana e l’Alta Tuscia, ha quindi un ruolo fondamentale per il territorio più ampio. Come intercettare questa opportunità e favorire lo sviluppo socio-economico del Comune?
Porano non si salva e sviluppa da sola, l’abbiamo detto più volte, ma solo dentro una logica che le Aree interne hanno ben evidenziato. Insomma, occorrono servizi in generale che si intreccino con quelli erogati dagli altri comuni, economie che producano da una parte risparmi, dall’altra aumento delle opportunità. Le Aree interne sono da “rileggersi” però non più come aree “disagiate” (come al tempo della loro elaborazione) ma occasione di sviluppo di ampi territori. C’è bisogno di una cooperazione tra tutti i livelli istituzionali e soprattutto con i Comuni confinanti per continuare a produrre valore sociale, ambientale ed economia di comunità, attraverso politiche strutturali e non episodiche. Questa la sfida che Uniti per Porano si impegnerà ad affrontare.