Elezioni, racconto pro veritate con riflessioni necessarie e spero anche utili

A risultato elettorale fissato dal volere popolare e a bagarre post-risultato già smorzata, un racconto argomentato e qualche riflessione può essere utile proporli all’attenzione di chi vuole capire con mente sgombra anche da parte mia. Il racconto è lungo e richiede pazienza, ed è scritto per me, per mettere ordine nei miei pensieri, poi per gli amici che me lo hanno chiesto e naturalmente per chiunque voglia sentire la mia versione, senza riproporre polemiche, alle quali in ogni caso eviterò di dare spago. Abbiamo bisogno di altro.

Partirei dal dato consolidato: ha vinto Roberta Tardani con poco margine (c’è un messaggio), ha perso Stefano Biagioli con poco margine (anche qui c’è un messaggio); Nova con Giordano Conticelli ha ottenuto un discreto successo al primo turno, ma al ballottaggio ha deciso di non entrare in partita; le liste costruite intorno alla candidatura di Roberta Palazzetti, checché strumentalmente ne dicano alcuni, hanno giocato fino in fondo la partita: sono riuscite, per la qualità e la forza innovativa della candidata sindaco, per la serietà e la lungimiranza delle proposte programmatiche, per l’impegno profuso da tutti, per la qualità e la credibilità del progetto, prima a mandare la coalizione Tardani al ballottaggio e poi a rischiare di portare al ballottaggio proprio Palazzetti se la reazione del PD, soprattutto degli ultimi giorni del primo turno, non avesse determinato uno spostamento di molti elettori con l’abile argomento “Poiché tra Biagioli e Palazzetti c’è un accordo, votate Biagioli, tanto è uguale”. Palazzetti al ballottaggio, questa era partita da giocare sul serio. Non si è capito, o meglio, non si è voluto capire, come si è visto dopo.

Palazzetti ha ottenuto però quasi il 20%, più del quasi 18% ottenuto da me, anche allora con due liste civiche, nel 2019. E questo già dovrebbe far riflettere qualcuno, sia a destra che a sinistra. C’è infatti una parte dell’elettorato che, con il rispettabile risultato di quasi il 7% ottenuto da Nova, sfiora il 27% (dopo l’astensionismo, il primo partito orvietano) e che non si riconosce nei due principali schieramenti ritenuti per diverse ragioni entrambi incapaci di interpretare i bisogni di rinnovamento di una società che vuole guardare avanti e rinnovare il progetto e la modalità di governo. Una situazione che dura da almeno dieci anni e che con tutta evidenza si accentua. L’essenza del problema sta qui, il resto francamente è miseria. A chi ha vinto e a chi ha perso sta il compito di non mandare sprecato il messaggio: rinnovatevi, pensate al bene della città, collaborate per progetti lungimiranti, fermate il declino!

Poi è venuto il ballottaggio, su cui, seppure si sia già detto perfino troppo, spendo qualche parola per chiarire qualcosa a chi volesse ascoltare. Ha già detto Roberta Palazzetti, con la limpidezza che le è propria, come è andato il secondo turno sul versante Proposta civica – Nova – Biagioli sindaco. Aggiungo dunque solo qualche considerazione a margine sulla differenza tra apparentamento e sostegno politico e sulle conseguenze strategiche che vi sono connesse.

Apparentamento vuol dire che le liste, non il candidato sindaco cui sono collegate, possono decidere di appunto “apparentarsi” con un altro candidato sindaco, cioè di entrare nella sua coalizione anche se sono nate proprio per non starci e anzi hanno fatto le loro campagne rigorosamente distinte, ciascuna con l’obiettivo di portare al ballottaggio il proprio candidato. L’apparentamento è dunque, per definizione e per esplicita norma, una operazione di inclusione per prendere i voti di altre liste. Nulla può garantire che chi ha votato al primo turno per liste collegate ad un determinato candidato sindaco (in questo caso Palazzetti) voterà al ballottaggio il nuovo candidato sindaco apparentato (in questo caso Biagioli): i voti, contrariamente a ciò che pensa qualcuno, non si trasferiscono dall’uno all’altro semplicemente perché ciascun voto è deciso da una persona che fa le sue valutazioni e ha le sue passioni. Perciò l’apparentamento è un rischio che difficilmente si corre, come peraltro dimostra la storia dello stesso PD in tantissime situazioni italiane compresa la nostra Orvieto.

Il sostegno politico ha tutt’altra logica. È un patto politico tra soggetti diversi che si concretizza, in presenza di un impegno da mantenere in caso di vittoria, in una dichiarazione di invito ai propri elettori a votare uno dei due candidati andati al ballottaggio. Non comporta assoggettamento a logiche non condivise, ognuno mantiene le proprie ragioni ma le mette in gioco insieme agli altri che ritiene più affini cercando di creare uno schieramento non solo vincente ma capace poi di rappresentare un vero progetto di governo del cambiamento. Se ci sono i termini dell’accordo allora ci sono anche le volontà e le possibilità reali di governo innovativo in caso di vittoria.

Io non ho partecipato a questa fase della vicenda, ma si è detto che il PD ha chiesto solo a Proposta civica di Palazzetti di apparentarsi, non anche a Nova, stranamente perché non risulta esatta la ragione addotta, ossia che lo statuto di Nova vieterebbe esplicitamente l’apparentamento. Se questa era la condizione, per proposta civica, seppure a fronte di una offerta di assessorati e di deleghe addirittura eccessiva, era evidente che apparentarsi senza Nova poteva risultare scelta azzardata per la consapevolezza di un elettorato di riferimento estremamente variegato, confluito in un progetto di cambiamento proprio perché estraneo allo scontro tra poli contrapposti.

Ma in caso di perdita, peraltro molto probabile, poteva significare per Proposta civica anche una scelta suicida: oltre a tradire il progetto di cambiamento fondato sulla rottura delle contrapposizioni frontali, ci sarebbe stato, come è stato autorevolmente sostenuto, il bel risultato della probabile esclusione dal Consiglio della sua candidata sindaco, e naturalmente la riduzione di Proposta civica a semplice appendice del PD. Di fronte a ciò la maggioranza degli aderenti a Proposta civica, dopo una lunga e molto approfondita valutazione, ha deciso che era molto meglio puntare sull’altra opzione, ossia una proposta di sostegno politico a Biagioli che coinvolgesse anche Nova. E io com’è noto ero d’accordo. Insomma, un progetto unitario delle forze di cambiamento, che a quel punto non sarebbe stato percepito né solo come un accordo numerico e di potere di per sé superficiale e improduttivo, ma come accordo politico serio, progettuale, programmatico e di metodo, sia per la composizione che per la futura azione di governo. Questo progetto è stato condiviso con la coalizione di Biagioli e con il PD. Tutta Proposta civica era d’accordo e Roberta Palazzetti ci ha lavorato con tutta la determinazione possibile.

Come è stato già abbondantemente spiegato, questa strategia è saltata perché nella notte di venerdi Nova a maggioranza ha deciso di ritirarsi da un accordo che fino alla sera sembrava fatto. Tutti i protagonisti sanno che le cose sono andate così. Tutti, credo, si renderanno conto che ogni soggetto non ha solo il diritto ma il dovere di fare ragionamenti politici e scelte di senso e di coerenza. Ora qualcuno dovrebbe perciò spiegarmi dove stanno i minimi fondamenti delle accuse di ogni tipo che dagli ambienti PD sono venuti a Proposta civica, alla sua candidata sindaco, ad altri esponenti e in particolare a me.

Io so naturalmente che cosa muove l’astio di alcuni/e che popolano la fauna politica orvietana e sono dispiaciuto che li disturbi la mia sola presenza e qualunque cosa io faccia, ma questi sono problemi loro, che io non posso risolvere. Insomma, da tempo ci provano, ma finché potrò cercherò di non accontentarli. Però anche a loro dico, oltre soprattutto a chi fosse disposto a farsi da loro influenzare, che il malanimo li rende perfino ridicoli. Come si fa, infatti, a pensare che una mia opinione (ripeto, una mia opinione), di uno che non era nemmeno in lista, possa essere stata la causa determinante di una decisione necessariamente collettiva!? Mi si attribuisce un potere di convincimento che francamente, se fosse vero, lungi dal rendermene orgoglioso mi spaventerebbe. Ovviamente è una scemenza.

Però c’è di più. È stata messa in giro la favola che io avrei impedito (sic!) l’apparentamento (che qualche mente ha elevato a mito, come assimilato alla via dei miracoli) perché dalla destra mi sarebbe stata promessa la candidatura alle prossime regionali. Ovvia la genialità della trovata: Perché Barbabella si è detto contrario all’apparentamento? Ma perché lo hanno allettato con quella promessa, suvvia!. Geniali davvero, avranno pensato: noi sappiamo come sono andate le cose, una serie di errori dall’inizio alla fine (forse il più grave, il reiterato tentativo di far ritirare Palazzetti), come facciamo a salvarci e passare da vittime di un complotto? Come sempre, attribuire ad altri le proprie responsabilità. Solo che per la smania di strafare hanno esagerato. Basta infatti farsi una domanda: ammesso che qualcuno ci abbia pensato, possibile che abbia ritenuto Barbabella talmente tonto da fidarsi di una promessa così lontana, aleatoria e improbabile? Questo mi disturba davvero: pensare che qualcuno mi abbia potuto ritenere così tonto.

Naturalmente è stata tirata in ballo anche la favola che sarebbe proprio del civismo ballare, nel senso di passare da una parte all’altra a seconda delle convenienze. Qui per amore di precisione si potrebbe ricordare che normalmente chi rimprovera agli altri di ballare è qualcuno che ha ballato così tanto che alla fine dovrebbe essersi perfino stancato. Ma non ne vale nemmeno la pena. Il civismo serio, moto diverso dalle liste civiche di comodo, quelle che mascherano formazioni di partito, è quello che mette al primo posto gli interessi di comunità e si allea, quando appunto lo ritiene utile, con chi ritiene essere più affidabile per tutelare tali interessi sulla base di precisi accordi e scelte programmatiche e di metodi di governo. Non dunque formazioni antipartito, ma solo antiideologiche, ossia rifiuto di schierarsi in modo aprioristico, non essendoci evidentemente un diritto divino di comando. Se non basta Orvieto, ci sono elaborazioni, esperienze, documentazioni che testimoniano che cos’è il civismo serio a tutti i livelli. Se uno poi trova che l’unica dimensione della politica sia il partito tradizionale, comunque e dovunque, ed è contento, noi tutti siamo contenti per lui.

Ma torniamo alla favola dell’apparentamento. Io non mi dispiaccio tanto per la mascalzonata in sé, diffusa da persone tutte interessate per qualche motivo, tanto meno delle ricostruzioni in stile servizi segreti sovietici o DDR, quanto piuttosto di persone perbene che ci possono cascare in un clima politico in cui si cerca il consenso con le insinuazioni gratuite, le falsificazioni di realtà più smaccate, fino alle sparate demenziali. Forse perché memori del diffuso gesuitismo con il motto “calunniate, calunniate, qualcosa resterà”. Mi permetto di invitare i professionisti della falsificazione e del complottismo a dismettere le ostilità che, per l’illusione di fare danni agli altri, fanno soprattutto danni a loro stessi e purtroppo alla vita della città. Siamo purtroppo ancora piuttosto lontani dall’accettazione e dalla pratica dei principi e delle regole della democrazia liberale. Un guaio che inibisce il progresso.

Dunque penso che il compito delle persone responsabili oggi sia proprio lavorare per un’inversione di clima. Spetta a tutti noi, e io, come ho sempre fatto, mi adopererò per quello che posso perché questa inversione ci sia. Ma spetta soprattutto ai protagonisti. Non ho dubbi che lo farà Roberta Palazzetti. Voglio sperare che vi si dedichi Stefano Biagioli. Lo deve fare per il suo ruolo istituzionale Roberta Tardani. In particolare a lei, sindaco rieletto, spetta dimostrare di aver capito che la città è resa debole proprio dalle chiusure e dalle lotte intestine di breve e lungo periodo, e che i problemi gravi di cui soffrono la città e il territorio non richiedono arroccamenti ma collaborazioni, lotte comuni, dedizione al bene di tutti, qualità e lungimiranza, e non culto degli interessi particolari, così allettanti al momento e così deleteri per il futuro. Poi come sempre, a ognuno le sue scelte libere.




Un week-end a tutta musica, comics e Games dal 28 al 30 giugno

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Si apre la tre giorni di musica e non solo in Piazza del Popolo. E’ ormai giunta alla quarta edizione Orvieto Music Fest che quest’anno ha una bella novità Orvieto Comics&Games, un nuovo appuntamento che riprende la strada aperta anni fa da Orvieto Comics. Sarà un week-end pieno per giovani e adulti in pieno centro storico. Ci sarà il Dj-Set, ci sarà la musica per tutti e poi tanti appuntamenti in giro per la città dedicati al mondo dei comics e del Games.

Ci hanno spiegato tutto, con gli appuntamenti e le location tre degli organizzatori, Ferdinando Di Genua, Matteo Rossi e Alberto Pigozzi.




Cassa di Risparmio di Orvieto, questa sconosciuta

Alcuni anni fa, un notissimo protagonista della (allora) grande finanza italiana mi disse che “delle banche si può anche parlare male, a patto di farlo con rispetto”. All’inizio sembrò un paradosso ma, con il tempo, questa contraddizione si chiarì.  Tutti nutrono nei confronti delle banche un pregiudizio, ammettiamolo: non piacciono. Sono utili, anzi necessarie, un pilastro fondamentale del sistema, ma zero simpatia. Perciò se ne parla “male”, succede, è un’abitudine della quale i banchieri se ne infischiano, perché alla fin fine gli basta vedere quanto rende (in stipendi, bonus e potere vero) fare il loro mestiere. Con il rispetto è diverso: non riceverne può farli arrabbiare. Ci sta. Però sarebbe il caso che, prima di pretenderlo, anche loro lo mostrassero nei confronti dei clienti, dei dipendenti, degli investitori, delle Istituzioni. Come si dice: se vuoi il rispetto, guadagnatelo. 

Pochi giorni fa l’autorevole “Forbes”, uno dei più famosi magazine economici, nell’edizione italiana, ha pubblicato un’intervista a Francesco Minotti, dal 2023 amministratore delegato del Mediocredito Centrale, banca di Stato che controlla la Cassa di Risparmio di Orvieto.  Minotti parla di un “gruppo bancario universale al servizio del Mezzogiorno, grazie all’acquisto della Banca Popolare di Bari, oggi BdM”. Così tanto universale, evidentemente, da potersi permettere di dimenticare “Orvieto”. E allora, proprio per il rispetto che si dovrebbe a clienti e dipendenti di un istituto, per il quale si ripete in tutti i comunicati il ritornello di quanto sia bravo, bello e radicato sul Territorio (nonostante abbia chiuso filiali qua e là), adesso servirebbe qualche puntualizzazione.

La prima è sulle coordinate geografiche: serve accertarsi se Orvieto abbia cambiato latitudine e sia diventata improvvisamente “Sud”. La seconda è su quelle bancarie: non sarà che quella montagna di depositi degli orvietani, della quale si vanta addirittura il primato regionale, venga (ancora) indirizzata in via preferenziale verso necessità lontane, a sostegno di imprese e famiglie a cinquecentocinquanta chilometri di distanza dalla “cassa”. E poi, la terza, che è in verità una domanda: tutta questa ostentata e pianificata indifferenza, conclamata con il rifiuto all’ingresso nel nuovo Consiglio di Amministrazione (a trazione “romana” e perugina) anche di un solo referente della Fondazione, che ne è ancora azionista, che cosa nasconde? Forse una vendita? Una punizione? O è solo scortesia?

Già. Delle banche si può parlare male, a patto di farlo con rispetto.

Ma forse è molto più facile guadagnare un bonus. Per le banche è questa l’unica regola. Universale.




Festa di saluti estivi all’Agorà con i gruppi di karate e scherma

Il 27 giugno di sera, gli istruttori di scherma e di karate della scuola Agorà hanno salutato allievi e famiglie con una cena imperniata sulla solidarietà in una atmosfera di sana e schietta amicizia. Riempite all’inverosimile le quattro lunghe tavolate allestite per l’occasione. Come primo piatto e’stato servito ai partecipanti pasta fresca, da tutti graditissima, con moltissime richieste di bis. Come secondo piatto è stato servita arista al forno, anche questo un piatto molto gradito. Ovviamente non è mancato il buon vino locale, di ogni tipo e gradazione, che ha accompagnato e allietato la cena. Molto ricca l’offerta del dolce. Ovviamente, vista la presenza di Davide Lo Conte, non è mancata, durante tutto il corso della cena, una buona e gradevolissima colonna sonora.

Il maestro Domenico Lo Conte ha illustrato ai convenuti le novità previste per le nuove associazioni sportive. Alla fine della cena, i maestri hanno salutato i propri allievi e le famiglie presenti, ringraziandole per la loro partecipazione e per la loro sempre massima disponibilità. Sono stati premiati gli allievi, con divertiti applausi di tutti gli invitati e abbracci e sorrisi da parte dei maestri, delle categorie “Io che dimentico sempre tutto dopo gli allenamenti”,”Io che domani ci sarò”,”Sorpresa dell’anno”,”Miss e mister dolcezza”,”Fioretto spezzato”.

Al momento dei saluti finali i maestri, nell’augurare una buone estate a tutti, hanno regalato agli atleti di karate e scherma dei simpatici gadget. Abbondantemente dopo le undici i commensali hanno dato una mano a sparecchiare e ripulire la sala per poi prendere la via di casa, con la nitida sensazione, tutti, di aver trascorso una bellissima serata, all’insegna della buona e genuina cucina locale permeata da quella atmosfera ricca di amicizia e solidarietà, facendoli sentire parte integrante di una vera comunità.




Con la telemedicina ECG, holter e spirometrie si possono eseguire anche nelle farmacie

Dagli inizi di giugno è attiva in Umbria la sperimentazione della telemedicina, in favore di tutti i cittadini che necessitano di elettrocardiogrammi, Holter pressori, ECG dinamico Holter e spirometrie, che potranno eseguirlo in una delle oltre 150 farmacie pubbliche e private aderenti. Sarà il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta a valutare la necessità degli esami e a proporre agli assistiti di tutte le età, indipendentemente dal possesso o meno di specifica esenzione ticket, l’esecuzione dello stesso in farmacia. Molteplici sono gli obiettivi della sperimentazione, primo fra tutti quello di portare i servizi sanitari sempre più in prossimità del domicilio del cittadino, facendo muovere, grazie all’utilizzo delle tecnologie della telemedicina, gli esami diagnostici anziché le persone. Inoltre, tale iniziativa si pone come un’azione in grado di contribuire all’abbattimento delle liste d’attesa, in virtù dell’allargamento della platea dei cittadini che possono usufruirne ovvero tutti i cittadini muniti di richiesta del proprio medico curante e non solo quelli con specifica esenzione, come avveniva in precedenza.

Da inizio anno, nella precedente fase della sperimentazione riservata ai pazienti con specifica esenzione, l’elettrocardiogramma eseguito in telemedicina si è rivelato particolarmente utile, consentendo numerose segnalazioni da parte dei farmacisti di casi di fibrillazioni e di necessari monitoraggi medici, ma anche l’immediato intervento in tre casi di infarto in corso, segnalati alla centrale del 118, con trasferimento del paziente in ospedale. Nel dettaglio, la procedura di telemedicina prevista dalla delibera della Giunta regionale n. 498 del 29 maggio 2024, prevede i seguenti passaggi:

 Il Medico Medicina Generale o il Pediatra Libera Scelta propongono ai pazienti idonei di effettuare l’esame direttamente in farmacia;

 Il cittadino si reca in farmacia con la prescrizione medica, sia cartacea che dematerializzata, sulla quale è indicata la tipologia di esame da eseguire;

 Il farmacista illustra al paziente la necessaria informativa, acquisisce il consenso informato e la prescrizione medica, nel rispetto della normativa in materia di privacy e gestione dei dati personali;

 Il farmacista fissa appuntamento per l’esecuzione della prestazione;

Una volta eseguito l’esame, il referto, redatto da strutture accreditate, sulla base della richiesta del cittadino, verranno consegnati direttamente in busta chiusa o in modalità telematica all’indirizzo comunicato dal paziente stesso. Previo consenso del cittadino, la farmacia può trasmettere il referto al medico curante.

L’elenco delle farmacie aderenti è consultabile al seguente link:

https://www.umbria.federfarma.it/Home/Servizi-al-cittadino/Campagna-testing-test-rapidi-antigenici.aspx




“Dopo il fallimento ideologico e pragmatico espresso dal civismo (locale) vediamo di indicare (leggendo) il vero civismo che serve alla società e alla politica”

Civismo è l’ultima delle parole magiche che la politica ha usurpato dal vocabolario per elevarla a (illusoria) formuletta risolutiva della propria crisi di idee, di contenuti, di senso. Dunque, di credibilità. Eccome tutte le parole magiche che, periodicamente, diventano di moda nel discorso pubblico, anche questa sfugge a una precisa definizione, può contenere tutto e li contrario di tutto, il vero e li falso, li bene e il male. Eppure civismo è una parola dal significato preciso perché antica, antichissima. Basterebbe avere qualche dimestichezza con l’etimologia per comprendere l’uso inappropriato e fuorviante che se ne sta facendo in questi mesi per far fronte al declino della politica e all’eclissi dei partiti. Viene dal latino civis, cittadino: alto senso dei propri doveri di cittadino, che spinge a trascurare o a sacrificare il proprio benessere per l’utilità comune, è la definizione della Treccani. Significa, cioè, osservare patti e rispettare regole che consentono li vivere insieme con gli altri, avere la coscienza dei propri doveri, dettata dal riconoscimento e dal rispetto dei diritti degli altri, tutelare e aver cura degli spazi e dei beni comuni, di pubblica proprietà e di pubblica utilità, al pari degli spazi e dei beni privati. Derivazione di civis e di civismo è, non a caso, la parola civiltà (dal latino civilitas), l’organizzazione della vita materiale, sociale e anche spirituale di un popolo misurata, in ultima istanza e nelle società moderne, proprio con li livello di osservanza e di rispetto del patto di convivenza civile, di coscienza dei doveri, di cura dei beni comuni.

Difficile, se si parte dalla significanza delle parole, comprendere che cosa c’entri tutto ciò con al formuletta magica del “civismo” tanto ni voga oggi nella politica, in particolare nei mesi che precedono le elezioni e nei giorni decisivi della scelta delle candidature. Difficile capire che cosa c’entri il civismo”, nell’accezione più alta del termine, con la confusa e indistinta proliferazione di liste e candidati civici nel solo tempo delle elezioni, che cosa c’entri l’alto senso dei propri doveri di cittadino con al formazione di alleanze politiche e di governo spurie, che cosa c’entri li civismo con l’insulsa e mai tanto deprecata cultura del trasformismo, del gattopardismo e del (loro parente stretto) qualunquismo. Ecco: giustificare e, persino, esaltare questi comportamenti e questi fenomeni con un uso truffaldino di una parola nobile come “civismo” rappresenta li senso e il vuoto dei nostri tempi, in cui abbiamo smarrito il valore e la pregnanza del linguaggio. E il cerchio si chiude se l’utilizzo improprio della parola “civismo” viene spesso innervata da uno slogan altrettanto vuoto e altrettanto truffaldino, peraltro dalla funesta eredità, che è quello dei profeti dell”andare oltre”, portatori della più trasformistica delle (in)culture (im)politiche che abbiamo conosciuto negli ultimi decenni, senza passato e senza futuro, perciò interamente proiettata sul presente, sulla gestione del potere e sulle alleanze qui ed ora, priva di progetto e di visione. Al netto delle spinte genuine e virtuose di chi sceglie di mettersi in gioco, di abbandonare il bordo campo e partecipare direttamente alla vita politica, “civismo” e “andare oltre” sono diventati ormai dei passepartout per transitare da uno schieramento all’altro, da un partito a un altro, da un gruppo a un altro, da una corrente a un’altra, per stare in una coalizione qui e in una coalizione alternativa a dieci chilometri di distanza. Questo falso “civismo” è l’epilogo inevitabile della farlocca contrapposizione tra una “società civile buona” e una “società politica cattiva” al centro, negli ultimi decenni, del racconto mediatico italiano. Un racconto fuorviante. Che tanti guasti ha già provocato con l’ascesa dei cosiddetti “portavoce dei cittadini”, dipendenti da centrali opache. E che tanti ne continuerà a provocare se non riscopriremo presto e bene la fondamentale importanza dei grandi soggetti collettivi, capaci di portare a sintesi interessi e preferenze individuali con visioni, sogni, progetti e aspettative comuni. Il falso “civismo”, insomma, non c’entra nulla con la rigenerazione ela rifondazione della politica, anzi ne è la negazione. Senza dimenticare che non pochi tra i cosiddetti “civici”, fallaci ideologi della sepolta demarcazione tra destra e sinistra, sono il peggio del peggio della vecchia politica. Ma sono anche vere alcune cose:

1. Che la crisi profonda dela democrazia dei partiti che ha attraversato il declino dela prima Repubblica e la parabola della seconda Repubblica, ha anche prodotto alcune esperienze di rigenerazione nei gruppi dirigenti, nel rapporto con l’etica pubblica e nel rispetto della volontà popolare nell’impegno a trasformare bisogni in diritti. Non moltissime esperienze e comunque non tali da far modificare l’ormai marginalissima fiducia dei cittadini italiani per i partiti (a lungo il 3% secondo la classifica annuale di Demos) che a fine del 2015 fa registrare un modesto 1% in più.

2. Che parte della spinta civica è costituita dal tentativo di dare espressione all’idea che la politica non debba speculare elettoralmente sui problemi della gente ma debba in un tempo ragionevole risolverli. Ora, spesso “risolvere” vuoi dire agire in un livello di connessioni territoriali e settoriali ni cui li micro-locale non e’ ambito di soluzioni possibili per moltissime questioni.

3. Che in alcuni contesti la dimensione di consensi dei civici e decisiva per fare maggioranza sia negli schieramenti di centrosinistra che negli schieramenti di centrodestra, così da rendere alcune di queste formazioni civiche (e qui conta la capacità di “far politica” e non solo di “rappresentare problemi”) così da diventare essi forti anche nell’imporre regole, appunto regole nel fare politica (finanziamenti, priorità, meritocrazia nelle nomine, eccetera).

Possibilità alternative
Questi cenni mettono in evidenza che il civismo politico – al netto di alcuni suoi limiti e difetti (contraffazione, riciclaggio di vecchia politica, iper-localismo che non fa percepire nessi causali con macro-fenomeni, eccetera) – ha diritto di esprimersi come alternativo alla democrazia dei partiti ma deve avere anche l’intelligenza di crescere ni condizioni di tallonamento critico e, come scrive da anni Pierre Rosanvallon, teorico del ruolo del controllo e della stesa protesta per salvare la democrazia, in condizioni di essere partecipe delle forme di valutazione e controllo interne alle istituzioni e quindi prodotte in condizioni sinergiche e comunque collaborative con la democrazia dei partiti, anche alo scopo di aiutarne al rigenerazione.

Naturalmente i casi locali complicano il discorso. E tirano la giacchetta talvolta verso soluzioni alternative, altre volte verso condizioni di cooperazione critica. Quello che è certo è che perdono la loro natura “civica” – in cui la politica è temporanea disponibilità a cedere competenze per sostenere al necessità di virtuose gestioni istituzionali – coloro che, non solo non hanno nessuna competenza da cedere, ma che scelgono poi modelli organizzativi, molto spesso autoritari, così da diventare anch’essi “partiti” con tutte el implicazioni che non concedono al doppia morale di assumere e criticare.

Renato Piscini




Il problema di Orvieto? E’ il traffico. Questo sembra ogni giorno nelle ZTL del centro storico

Una normale mattina estiva orvietana, mentre turisti e orvietani stanno seduti per la colazione nei tavolini dei locali o passeggiano sul Corso o via Duomo, camion, camioncini, furgoni, auto, motorini e motocarri passano quasi incessantemente sulla strada. Passano anche gli addetti alla raccolta dei rifiuti con i loro mezzi che, soprattutto d’estate, non emanano un odore troppo invitante. Nel frattempo i turisti prima divertiti poi contrariati si appiattiscono contro i muri e spostano le sedie assistendo alla città che si sveglia. Ma si sveglia piuttosto tardi perché quando succede tutto questo sono passate le 9 di mattina.

Qualche giorno fa si è raggiunto il limite. In piena ZTL si crea una fila di camioncini in attesa. Uno di loro si era bellamente parcheggiato senza preoccuparsi dello spazio per il transito così da effettuare alcune consegne. I “colleghi” erano piuttosto contrariati e a motore rigorosamente acceso, molti sono camion frigo, hanno atteso che finalmente tornasse l’autista per spostare il mezzo e continuare il giro. E se invece fosse dovuto passare un mezzo di soccorso? Avrebbe dovuto attendere il ritorno dell’autista perdendo secondi preziosi.

E’ innanzitutto una questione di educazione civica. Non può valere l’adagio “dobbiamo lavorare”, anche gli altri hanno diritto di stare in tranquillità, di camminare liberamente senza rischiare una botta accidentale. Poi ci sono le regole. Il permesso che hanno i mezzi da possibilità di accesso e transito, non di sosta e soprattutto non di sosta indiscriminata in ogni angolo e sempre nel rispetto della segnaletica e del codice della strada. Insomma no ai mezzi contromano, no ai motorini privati, ancora no ai motorini nell’area pedonale del vicolo che collega il corso a piazza del Popolo o di fronte al cinema.

Ora la campagna elettorale è terminata e proprio la sindaca Tardani ha annunciato che sarà creata una zona pedonale proprio nell’area che va dal Teatro a piazza della Repubblica e dal Duomo alla Torre del Moro. E’ giusto, noi di Orvietolife lo sosteniamo da tempi non sospetti, addirittura dai tempi della giunta Germani. L’unica vera area pedonale di cui ha bisogno la città va dal Duomo, compresa la piazza, alla Torre del Moro e dal teatro fino a Piazza della Repubblica, lasciando al transito solo la parte di Via loggia dei Mercanti e via della Cava. Pochi permessi, solo quelli strettamente necessari e agenti di polizia locale a piedi all’interno dell’area pedonale, si può; raccolta rifiuti anticipata come la consegna di merci deperibili. Uniche eccezioni i mezzi di soccorso in servizio, furgoni per i medicinali se necessario e poi tutti a piedi. Sarebbe un bel segnale da parte della sindaca e un ottimo avvio della stagione turistica estiva. evitiamo che si dica, il problema di Orvieto? E’ il traffico!




“Nella riunione il Pd non c’era e nessuno ha chiesto a Palazzetti un passo indietro sulla candidatura”

Ho letto in un’intervista rilasciata da Roberta Palazzetti alcuni passaggi su cui sento il dovere di avanzare specifiche precisazioni. Dopo aver dichiarato in forma pubblica la disponibilità a candidarmi su sollecitazione di un gruppo di amici cattolici orvietani, avevo altrettanto chiaramente espresso il dubbio che servisse una semplificazione delle candidature già allora avanzate. Grazie ad alcuni politici locali di Italia Viva, è stato organizzato un incontro dei tre candidati alternativi alla Sindaca uscente, che si è svolto in modo assolutamente sereno e in cui non figurava un rappresentante ufficiale del PD. Già questa circostanza mi induce a dire che non risponde al vero che in quell’incontro il PD abbia chiesto a Palazzetti di ritirare la disponibilità alla competizione. Nel corso della riunione, e con la consueta chiarezza, la Palazzetti ha escluso di Poter fare un passo indietro perché la sua candidatura aveva già trovato una strutturata organizzazione e specifici consensi. 

Anche Stefano Biagioli ha precisato che non era in grado di rinunciare, poiché aveva già accettato di guidare una coalizione di Liste civiche e politiche. Nel corso dell’incontro peraltro è stato sottolineato che arrivare ad una candidatura unitaria era comunque auspicabile, così come è stato evidenziato dai rappresentanti delle Liste presenti l’impegno ad una campagna elettorale priva di aggressività e attacchi personali, anche in vista dell’ipotesi del ballottaggio. Un patto di non belligeranza che è stato nei fatti rispettato. In nome di questa circostanza, pochi giorni dopo, ho reso pubblica la scelta di guidare una specifica Lista civica nella coalizione Biagioli, ritirando dunque la disponibilità a correre come Sindaco. Il testo è stato pubblicato sul Corriere dell’Umbria.

Il clima di quella riunione poteva apparire un preliminare di accordo nell’eventualità di un ballottaggio, con un’auspicabile confluenza da parte di chi fosse arrivato terzo, ma su questo punto le risposte non sono state formulate in maniera incontrovertibile”. 

Mario Morcellini




Ladro in solitaria forza armadietti alla piscina comunale e ruba in un’auto

E’ la tarda mattinata di sabato 22 giugno.  Una persona decide di andare in piscina per effettuare un po’ di allenamento nel giorno libero dal lavoro.  Tutto fila liscio.  All’uscita trova la brutta sorpresa con l’armadietto nello spogliatoio forzato e la macchina posteggiata all’interno dell’area della piscina comunale, svuotata. 

Immediata la denuncia alle forze dell’ordine che giunte sul posto non hanno potuto fare altro che constatare l’accaduto.  Il ladro si è impossessato delle chiavi dell’auto della vittima e in pochissimi minuti ha rubato cuffiette, occhiali e contanti lasciati all’interno.  Secondo una prima e sommaria ricostruzione dell’accaduto un signore di circa 40 anni è entrato nella struttura, ha acquistato qualcosa per potere poi girare all’interno quasi indisturbato. Ha approfittato di un momento di relativa calma per introdursi nello spogliatoio dove ha forzato almeno due armadietti.  In uno dei due ha trovato le chiavi dell’auto che poi ha “visitato” velocemente.  L’uomo potrebbe essere un professionista visto che non si è minimamente interessato degli smartphone, che sono facilmente rintracciabili da parte dei proprietari, e ha agito con freddezza.  Il bottino poteva essere maggiore se il ladro non fosse stato disturbato dall’arrivo di un avventore che è entrato nello spogliatoio interrompendo l’opera.

E’ sempre fondamentale l’attenzione e il controllo segnalando al personale addetto o direttamente alle forze dell’ordine se si notano movimenti o comportamenti sospetti.




L’astensione è il primo partito di Orvieto che si scopre divisa a spicchi e conservatrice

Le tossine della lunga campagna elettorale sono ancora in circolo e lo si nota dai comunicati che sono arrivati in queste ore successivamente alla vittoria in extremis di Roberta Tardani sullo sfidante Stefano Biagioli. E’ tempo però di tentare una prima analisi del voto del 23 e 24 giugno. La media dei votanti si è abbassata di circa il 10% sul primo turno ma è ben superiore alla media italiana, questa sì sconfortante. Nonostante tutto il partito vincitore è sicuramente quello dell’astensionismo che ha toccato i 6320 voti.
Abbiamo vissuto un pomeriggio al cardiopalma perché per alcune ore la vittoria non sembrava così scontata. Biagioli si avvicinava minacciosamente a Tardani ma l’ultimo seggio ha dato il via libera ai festeggiamenti in piazza e in Comune. La differenza è di decimali e di 164 voti, in realtà 84 sarebbero bastati per ribaltare il risultato.
Cosa ci insegna questa campagna?
Il PD ha nuovamente fallito l’obiettivo e, come abbiamo già detto in precedenza, sembra non essere forza aggregante ma “egocentrica” con sacrifici misurati e attenti per ottenere la vittoria. Infatti si sono costituti due raggruppamenti civici che hanno ottenuto circa 2800 preferenze sommandoli. Nova non è riuscita a entrare in consiglio mentre Palazzetti porterà 2 consiglieri ma con qualche problema interno, anzi più di qualche problema. Il PD ha provato ad attirare in fase emergenziale le forze civiche ma forse troppo tardi. Si sa, la politica è anche compromesso. Forse un po’ di coraggio in più avrebbe potuto cambiare le sorti generali. Ha ragione Palazzetti che 1300 voti sono rimasti sospesi dal blocco civico, ma probabilmente hanno voluto dare un ulteriore segnale; non ci piacciono i due candidati ma con voi come controllori avremmo potuto pure partecipare. Il vero merito dei civici e in particolare di Palazzetti, è stato quello di obbligare i due candidati politici ad affrontarsi in un ballottaggio e a non rendere il turno elettorale un referendum pro o contro. Ma una volta raggiunto il primo obiettivo si poteva osare di più e sporcarsi le mani per provare a dare l’affondo finale alla candidata più forte.
Non ci sono mai state le condizioni, questa la spiegazione in estrema sintesi di Palazzetti, e la cronistoria è reale. Fin da novembre era reale la candidatura e da allora il PD ha posto un muro insormontabile con il doppio “no” pregiudiziale su due nomi: Garbini e Barbabella. Il PD ha compiuto l’errore solito di escludere a prescindere, senza sporcarsi le mani, senza fidarsi, senza affrontare apertamente il problema arrivando a un punto d’incontro.
Altri due elementi per avviare una discussione: i votanti ci restituiscono una città tagliata a spicchi come una mela, la maggioranza degli spicchi è dei civici e degli astenuti, né di chi ha vinto né di chi ha perso. L’altro elemento riguarda Orvieto che si ritrova ad essere conservatrice, con il cuore a sinistra e la testa e il portafoglio a destra. Nel frattempo l’unica banca con sede in città perde totalmente rappresentanza locale, i trasporti continuano a peggiorare, l’economia non marcia come dovrebbe, l’unico settore in relativa crescita è quello turistico che però non fa indotto, cioè non crea nuova ricchezza, la povertà è in aumento.
I grandi temi e la realtà quotidiana tornano ora protagonisti dopo il grande show della campagna elettorale che ha distratto un po’ tutti per un tempo che potrebbe rivelarsi troppo lungo da recuperare.