Riceviamo e volentieri pubblichiamo un articolo di replica al corsivo de Il Cavaliere Pallido a firma Angelica Ridolfi nel quale critica lo stile e i contenuti del corsivista che scrive sotto pseudonimo e non in maniera anonima, questo dobbiamo precisare.
Salve, Cavaliere pallido,
il tuo (o vostro) ultimo elzeviro mi ha disturbato così tanto che ho deciso, infine, di uscire dal cono d’ombra in cui avevo scelto di posizionarmi.
Angelica Ridolfi sono e fui. Docente di Filosofia e Storia all’Istituto Majorana Maitani di Orvieto. Dapprima ero incuriosita, e, anche, qua e là, divertita dai semi di zizzania gettate a larghe manciate. Ma il vile anonimato, serbatoio dell’invidia meschina, non deve avere nessuno spazio in questa decisiva campagna elettorale – troppo usuale qui. Lo pseudonimo, maschilista, suprematista, americanista, razzista e, presumibilmente, fascio sionista, ha sollecitato, da parte mia, qualche ipotesi, anche ‘non binaria’.
Allora, scrivo perchè mi sento convocata: sono stanca di queste modalità becere che danneggiano ogni possibilità autentica di cambiamento. Ma quando cresciamo, così, tutt3? Su questo territorio è disseminata un’infinita essenza alchemica, la manna. L’alta nave pirata, ha bisogno del porto di Tortuga, seconda stella a sinistra e poi dritto, fino all’alba di una nuova mattina.
È il primo passo – poi ce ne saranno altri – verso questa elettrizzante nuova era, in cui l’unità preziosa, simbolica, del Sette, può trovare la forza di edificare la prossima cattedrale.
Dai! Spegniamo i roghi e danziamo per una nuova libertà!
di Angelica Ridolfi
La replica del direttore
Come direttore è un obbligo rispondere. I toni qui, sono piuttosto veementi. A più riprese ho avuto occasione di spiegare che tradizionalmente il corsivista, molto spesso, scrive sotto pseudonimo perché si vuole tutelare la sua vera identità, perché l’autore scrive di questioni di cui normalmente non si occupa, perché si vuole scrivere con maggiore enfasi e libertà senza gli inevitabili lacci che provengono dall’utilizzo di nome e cognome. Le campagne elettorali sono, per definizione, sempre i momenti in cui lo scontro politico si fa più aspro anche fra alleati. Ne abbiamo avuto esempi anche a Orvieto nel recente passato. Nell’ultima campagna elettorale, quella del 2019, un candidato è stato colpito da attacchi giornalistici tanto che rinunciò a presentarsi mentre un altro sceglieva la strada giudiziaria per fermare una parte dei giornalisti locali. Senza andare a tirare fuori i “ceci di Natale” di cui la cronaca elettorale orvietana è stata sempre ricca. Le campagne anche nazionali sono così. E’ un male? Sicuramente non è un bene perché così si evita spesso di parlare e di discutere di programmi e progetti futuri per la città. Ma i toni anche aspri di polemica sono insiti nella politica.
Lo pseudonimo in questo caso, è una mera citazione filmografica, nulla di politico, assolutamente. Almeno non era nelle intenzioni di alcuno di noi, autore degli articoli incluso. Si voleva porre l’accento sul cow-boy senza macchia e senza paura, senza peli sulla lingua e piuttosto rude. Interessante il parallelo tra fascismo e sionismo, ma qui mi fermo, questa è tutta un’altra storia e non è questo il luogo e il momento per discuterne. Negli scritti non c’è traccia di razzismo, mi ero dimenticato, Su OrvietoLife non c’è spazio per il razzismo, mai!