30enne denunciato dalla Polizia dopo aver aggredito gli agenti e rotto a calci il vetro della volante

Una notte di follia per un 30enne di nazionalità albanese residente ad Orvieto, che ha aggredito due agenti della Polizia di Stato e danneggiato l’auto di servizio. L’episodio è avvenuto qualche notte fa nel quartiere Sferracavallo, dove gli agenti erano intervenuti su segnalazione di alcuni automobilisti che avevano notato il giovane in evidente stato di alterazione urlare e girovagare per la strada, mettendo in pericolo sé stesso e gli altri.

Al loro arrivo, i poliziotti hanno tentato di calmare il giovane e di capire se avesse bisogno di aiuto, ma questi ha reagito con insulti e atteggiamenti aggressivi. Nel tentativo di allontanarlo dalla strada per evitare incidenti, il 30enne è fuggito, venendo poi rincorso e raggiunto dagli agenti.

Una volta salito sulla Volante per essere accompagnato in ospedale per un controllo medico, il giovane ha dato nuovamente in escandescenze, prendendo a calci il finestrino dell’auto con tale violenza da infrangerlo. Con non poca fatica, i poliziotti sono riusciti a immobilizzarlo e a consegnarlo ai medici del pronto soccorso.

Gli accertamenti sanitari hanno confermato che il 30enne era sotto l’effetto di alcool e sostanze stupefacenti. Per il suo comportamento, il giovane è stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Terni è stata informata dell’accaduto.




Competenza e lavoro per invertire la rotta e coinvolgere tutti in un nuovo modello di città

Le elezioni sono il luogo del dibattito, dei programmi, dei progetti e delle promesse.  Saper leggere tra le righe è esercizio non sempre facile, soprattutto per chi non è avvezzo alla politica, quella con la “p” minuscola, quella delle occhiattacce, delle ritorsioni sciocche, dei post scomposti, delle promessine e delle squadre fortissime che però non vengono mai presentate.  Se non la pensi come il padrone della ferriera, sei un nemico da abbattere, non un avversario da sconfiggere grazie ad un programma più convincente e realistico.

Con gli slogan, gli attacchi, la “caciara” si tenta in ogni modo di distrarre città e cittadini dai problemi reali.  Non va tutto bene, nonostante i commoventi dialoghi teatrali, c’è una città reale con un tasso di povertà che è in costante aumento, un invecchiamento della popolazione che, se da una parte segnala il lavoro eccellente dei medici di famiglia, dall’altra indica che i giovani rimangono al palo e dopo l’adolescenza passata in mezzo al tufo e nelle scuole, sono costretti a partire per studiare prima e per lavorare poi.  E’ un fenomeno che fino a inizio millennio era circoscritto mentre ora è trasversale, non guarda più il censo o il peso familiare in città.  Quelli bravi sono costretti a partire per l’asfittico panorama economico locale.  Non è colpa solo dell’imprenditoria territoriale.  Manca un progetto politico dedicato agli investimenti e un dialogo costante con le principali istituzioni bancarie che hanno come riferimento il territorio: Fondazione Cro e banche che hanno un legame con Orvieto e l’Umbria. 

Ogni progetto senza la gamba finanziaria non si sostiene, non si concretizza, non ha futuro e rientra nei sogni e nella categoria elettorale del “fumo negli occhi”.  E serve poi chi progetta avendo contezza dei costi altrimenti anche i programmi che sembrano realizzabili poi rimangono tristi cattedrali nel deserto che comunque costano alla collettività per la manutenzione, così come è successo troppe volte nel passato anche recente. 

Ha ragione da vendere l’amico Marco Fratini ma per arrivarci serve competenza, conoscenza dei processi economici e finanziari, dei bandi europei, dei sistemi complessi in maniera diretta e non per interposta persona.  Soprattutto serve chi ha capacità e, ancora una volta, competenza per convocare gli attori principali con già delle idee da proporre.  Convocare e promettere tavoli, consulte senza un’idea di partenza è un modo della politica per pulirsi la coscienza e non fare nulla, scaricando la responsabilità su chi partecipa che “non è propositivo”. 

Torniamo alla povertà che è strettamente collegata a uno sviluppo economico mancante, nonostante il mantra “è tutto pieno”, e non basta un gruppo social per risolvere il problema e ripetere all’ossessione “siamo tra la gente”. E’ necessario supportare fattivamente le istituzioni che si occupano di povertà e dei bisogni, quelle riconosciute legalmente, trasparenti e non presenti solo sui social e senza un controllo da parte di organi terzi. 

Per supportare l’economia e aiutare i cittadini in difficoltà il Comune da solo non può e allora ecco che si torna alla proposta dell’amico Marco Fratini (la Fondazione preferisce l’elicottero al treno).  Serve un primo cittadino che abbia la competenza e la capacità di convocare un gruppo concreto di supporto e aiuto con gli strumenti finanziari possibili, con tecnici ad hoc e senza perdite di tempo e selfie di rito.




Signorelli, profeta del nostro tempo

Neanche la costruzione del duomo, il più grande progetto mai realizzato che costò alla città notevoli sforzi, potè distogliere gli orvietani da odi e divisioni. Per lungo tempo Monaldeschi e Filippeschi si combatterono in una sanguinosa lotta che Dante ricordò nella Divina Commedia. La cattedrale di Orvieto doveva ergersi sopra ogni faziosa rivalità, così come dichiarato dagli Statuti di molte città italiane: “Distruggete completamente la minaccia crescente di lotte e discordia civile…Nelle faccende umane non c’è male più grande che la costante contrarietà e disgregazione”.

(video: Signorelli, profeta del nostro tempo)

Solo dopo decenni di conflitti, nasceva ad Orvieto l’esplosiva visione finale della Resurrezione della carne nella cappella di san Brizio. Con quei corpi nudi, Signorelli rappresentava l’immagine della nuova civiltà dove gli esseri umani non litigano, non si odiano, non contrastano ma dialogano pacificamente e s’abbracciano, pronti a trasformarsi in cittadini virtuosi, aperti al futuro, pieni di energia e in continuo divenire. Con Signorelli sorgeva la città utopica, eretta all’insegna di una nuova architettura sociale, densa di significati e pronta per essere abitata al meglio. Ebbene, nel Rinascimento, anche l’arte parlava di politica.

Qui le singole anime, seppur diverse fra loro, entrano in relazione e si soccorrono a vicenda, occupandosi l’una dell’altra. Nella nuova polis tutti si danno da fare in un impegno morale e civile che si tradurrà “in utilità pubblica e crescita comune”.

Orvieto avrebbe potuto scegliere se degenerare rimanendo prigioniero del passato, oppure, per rovesciamento, rigenerarsi e protendersi verso il futuro. Infatti la città che si erge sopra la Rupe non appare simile a tanti germogli che spuntano diritti come da un tronco d’albero eroso dal tempo, crescendo rigogliosi? Essa è l’immagine più emblematica della forza creatrice della natura unita all’opera dell’uomo, due realtà che insieme formano una città “compatta, sulla roccia uscita dalla terra, come una gemmazione della roccia stessa”. Al suono delle trombe angeliche i risorti si alzano da terra come una vera città, possente e compatta, un miracolo di grazia e volontà: sono “uomini e donne, muscolosi, fisici, in carne ed ossa, che si ergono come torri, come edifici su una piazza, come le grandi facciate di chiese e palazzi scolpiti e dipinti”. Tutti interagiscono fra loro creando quella cooperazione e quell’aiuto reciproco che è l’unico e vero antidoto alla disgregazione sociale.

In mezzo a questa umanità, dove non esistono classi sociali, c’è persino la Trinità, le Tre Grazie, modello terreno di perfetta unità fra gli uomini nella diversità delle loro vite. L’Orvieto ideale, finalmente libera dalle contese e dalle divisioni, si trasformava perciò in una città-simbolo che inaugurava, nella storia dell’arte, il primo manifesto dell’Umanesimo. Dall’uguaglianza alla convivenza pacifica, dal progresso alla ricerca del bene, l’Apocalisse annunciava quei grandi valori oggi universalmente riconosciuti come Diritti Umani. L’arte da sempre ha anticipato il futuro! Ad esso aspirò, fin dal Medioevo, anche la città di Orvieto dove vive da secoli una comunità operante che con il suo agire, abile e sapiente, occupa spazi che sono espressione della dignità e della libertà dei suoi cittadini. Qui è custodito un passato in continua evoluzione. Questa città è fatta a misura d’uomo e continua a sollecitare, a provocare, a ispirare desideri e scelte decisive in grado di aprire prospettive più autentiche, oltreché soddisfarle.

Ma la visione di Signorelli porta con sé una certezza: la vittoria dell’amore sull’invidia. L’artista la rappresenta simbolicamente con una donna che allatta un bimbo stretto tra le braccia, mentre schiaccia sotto i piedi un’altra donna che si morde la mano, in preda alla disperazione. Nella città degli invidiosi, descritta da Dante, ci sono infatti coloro che non hanno sopportato di vedere il bene degli altri. Ciechi d’amore, hanno amato soltanto se stessi e la loro vita condannandosi, come Caino, al grande rimorso. La cooperazione invece trionfa sempre sulla divisione, il bene comune sull’egoismo, il benessere sulla desolazione. Dunque mitezza o superbia, compassione o odio, Paradiso e Inferno, due strade e due destini sempre aperti nel nostro essere uomini liberi che hanno piedi e non radici.




Fondazione Cotarella e Liceo Classico insieme per “L’arte di stare bene ovvero la ricerca della felicità”

Favorire il benessere dei giovani, fuori e dentro scuola. Per questo scopo Fondazione Cotarella e Liceo Classico “F.A. Gualterio” lavorano insieme in un innovativo progetto che ha coinvolto le classi terze del Liceo Classico e delle Scienze Umane dell’Istituto d’Istruzione Superiore Artistico Classico e Professionale di Orvieto coordinate dalle professoresse Chiara Scurti e Debora Dorillo e dalla dottoressa Giulia Micozzi, responsabile di Fondazione Cotarella.

L’idea è quella di integrare l’esperienza sul territorio con il percorso formativo scolastico favorendo la collaborazione tra pari, ma anche riflettere insieme sullo stare bene e quindi sulla ricerca della felicità a partire dalla lettera a Meneceo di Epicuro. Si parlerà dell’esperienza PCTO presso Fondazione Cotarella per alcune studentesse della 3ASU e verrà raccontata l’attività svolta.

Fondazione Cotarella collabora da anni con Istituzioni, Università, e con i principali Centri di Ricerca in Italia per contrastare la crescita dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA). Attiva anche nell’Orvietano grazie al Punto di Ascolto, sede principale in cui si sono svolte la maggior parte delle attività di questo progetto.

Verrà poi coinvolta la classe 3B, impegnata in una attività filosofica strutturata a partire dalla scelta della parola felicità, termine dalle origini antiche ma ancora attuale perché ciascun individuo, indipendentemente dall’età, la ricerca. Attraverso la mediazione di testi antichi gli studenti hanno preso coscienza e restituito la profondità semantica della parola collegandola alla loro visione di felicità in un dialogo a più voci con Epicuro. Una riflessione tra pensiero filosofico antico e moderno che “incrocia” i concetti di ragione, responsabilità, conoscenza, consapevolezza, “eudamonia”.




Congiu, Manoni, Orchi, Proia, Ricci, Stampete sono i primi sei confermati dell’Orvietana per la prossima stagione

La società Orvietana Calcio è lieta di annunciare la conferma di sei giocatori per la prossima stagione calcistica. Questi atleti fondamentali, continueranno a vestire i colori biancorossi, apportando la loro esperienza al servizio della squadra.

In difesa, confermato 𝙇𝙪𝙘𝙖 𝙍𝙞𝙘𝙘𝙞, classe 1999 e 𝘼𝙣𝙙𝙧𝙚𝙖 𝘾𝙤𝙣𝙜𝙞𝙪, classe 1993. Entrambi i difensori hanno dimostrato solidità e determinazione nelle retrovie, contribuendo in modo significativo alla tenuta difensiva.

A centrocampo, restano in maglia biancorossa 𝘿𝙖𝙣𝙞𝙚𝙡𝙚 𝙋𝙧𝙤𝙞𝙖, classe 1993, 𝘼𝙡𝙚𝙨𝙨𝙖𝙣𝙙𝙧𝙤 𝙊𝙧𝙘𝙝𝙞, classe 1993, e 𝙁𝙧𝙖𝙣𝙘𝙚𝙨𝙘𝙤 𝙈𝙖𝙣𝙤𝙣𝙞, classe 1997. Questi tre centrocampisti hanno mostrato buone capacità di gestione del pallone, risultando pedine chiave nella costruzione del gioco.

In attacco, 𝙎𝙞𝙢𝙤𝙣𝙚 𝙎𝙩𝙖𝙢𝙥𝙚𝙩𝙚, classe 2002, continuerà a rappresentare il reparto avanzato della società. La determinazione dimostrata, rende fiduciosi nel suo contributo per la prossima stagione.

Siamo orgogliosi di poter contare su questi giocatori, sicuri che insieme raggiungeremo nuovi traguardi e vivremo emozionanti sfide sul campo




CTS e l’Iisacp presentano “Progettando il Domani: le aspirazioni professionali dei giovani di Orvieto”

L’Impresa sociale Cittadinanza Territorio Sviluppo (CTS), in collaborazione con l’Istituto Istruzione Superiore Artistica Classica Professionale (IISACP) di Orvieto, è lieta di presentare i risultati dell’indagine demoscopica “Progettando il Domani, le aspirazioni professionali dei giovani”, la prima del 2024, che esplora le aspirazioni professionali dei giovani studenti delle classi terze e quarte.
L’indagine, condotta nell’ambito del percorso per lo sviluppo delle competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO), ha coinvolto la classe 4A del Liceo Economico Sociale. Grazie alla partecipazione attiva degli studenti e all’uso di questionari online anonimi, abbiamo raccolto preziose informazioni sulle aspettative e le aspirazioni lavorative dei giovani di Orvieto.
Principali risultati dell’indagine:

  1. Influenza della famiglia e della scuola:
    La famiglia (44%) e la scuola (26%) emergono come le principali influenze sulle scelte future dei
    giovani, con una differenza minima tra i sessi.
  2. Prospettive sul futuro lavorativo:
    Una maggioranza significativa dell’87% (ragazze 57% e ragazzi 43%) immagina di fare il lavoro
    desiderato, che il 69% aspira a un buon equilibrio tra vita lavorativa e privata e il 46% che
    desidera fare esperienze all’estero.
  3. Modelli di ispirazione:
    I modelli principali sono i familiari, seguiti da artisti, scrittori e sportivi, indicando una forte
    influenza del nucleo familiare nella formazione delle aspirazioni professionali.
  4. Importanza dell’educazione:
    La passione e la perseveranza sono considerate le chiavi del successo (36%), seguite
    dall’ambizione (18%) e dallo studio (14,5%).
  5. Percezioni di genere:
    Le ragazze percepiscono una minore chiarezza negli sbocchi professionali delle materie
    tecniche e scientifiche rispetto ai ragazzi, evidenziando la necessità di interventi mirati per
    colmare questo gap.
  6. Chiarezza degli sbocchi professionali:
    Sebbene una buona percentuale degli studenti abbia le idee chiare sul proprio futuro, esiste
    una disconnessione tra le loro ambizioni professionali e la percezione della chiarezza degli
    sbocchi offerti dalle diverse materie.
    Conclusioni:
    L’indagine riflette un quadro positivo della gioventù orvietana, pronta a contribuire
    significativamente al benessere sociale e a svolgere ruoli chiave nell’assistenza e nella
    formazione delle persone (il 17% già svolge in maniera attiva del volontariato).
  7. I risultati completi dell’indagine saranno presentati durante una conferenza stampa che si terrà il 5 Giugno 2024
    presso l’Aula Magna dell’IISACP di Orvieto, alle ore 10:00. Sarà un’occasione per discutere approfonditamente i
    dati raccolti e le implicazioni per il futuro dei nostri giovani.

    Per ulteriori informazioni:
    Cittadinanza Territorio Sviluppo – Impresa sociale

  • Email: info@osservatoriocts.it



Treni e disagi tanto per non cambiare

Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo una lettera aperta scritta da Pietro Zoccolini, che ringraziamo per essere un nostro lettore. Ancora una volta al centro i problemi di collegamento ferroviario tra Orvieto e Roma, i pendolari, i disagi e il decoro, soprattutto il decoro…

Seguo i vostri articoli e in modo particolare quelli che riguardano il problema trasporti ferroviari-pendolarismo e non solo. La questione mi sta a cuore per molti motivi ma i principali sono: che vivo sul treno da oltre venti anni come pendolare; che Orvieto città turistica non può essere così bistrattata nei collegamenti ferroviario e non solo. Ho letto e condiviso spesso le cronache di viaggio che pubblicate. Cronache di disavventure per i pendolari per la maggior parte. 

Oggi voglio parlare di un altro caso, meno da pendolare ma più da turista/viaggiatore. La storia non è la mia ma quella di mia figlia Arianna e non è riferita a pendolarismo ma a viaggio occasionale anche se nel passato è stata pendolare rinunciando al lavoro per le difficoltà di collegamento appunto tra le città. Per l’uso che ne potete fare ecco di seguito il resoconto di un viaggio con Trenitalia da Orvieto a Roma. “Venerdì 24 maggio. Ho programmato un weekend a Roma con le mie amiche da settimane. Abbiamo prenotato il B&B, il punto di incontro, per tutte, è Roma.  L’orario previsto di incontro sono le 16,30, ma da Orvieto non c’è un treno che arrivi attorno a quell’ora. L’unica alternativa valida è il regionale delle 13,27 – ma io sono abituata a essere sempre quella che arriva prima di tutti gli altri. Mi sono sempre adattata bene. Quando arrivo al binario, mi posiziono in cima. Di solito è il punto in cui sale meno gente e si trova più posto, e il treno dell’ora di pranzo non è mai troppo trafficato. Ma mi rendo subito conto che qualcosa non va quando salendo i primi vagoni sono strapieni e, non solo. C’è caldo, tantissimo. L’unico vagone con l’aria condizionata che incontro è pieno fino al midollo di persone anche molto più grandi di me – che ho trentadue anni – e non mi sento, sinceramente, di fare alzare nessuno. Anche se soffro di ansia da viaggio e non è facile neanche per me. Mi sistemo in un vano tra un vagone e l’altro. C’è un altro ragazzo davanti a me, con cui ci scambiamo uno sguardo rassegnato. Nessuno parla, siamo in piedi e dentro di me mi dico: magari qualcuno a Orte scenderà. Le persone a Orte scendono sempre.

Comincio a sentire molto caldo: un po’ l’agitazione del momento, un po’ è che fanno davvero più di trenta gradi. Mi sento un po’ affaticata e comincio a ragionare se sia il caso di sedersi o meno sullo scalino, ma è lercio e io non ho coraggio. A Attigliano arriva una famiglia: madre, padre e tre bimbi piccoli. Si mettono vicino a noi. Con la signora ci scambiamo un sorriso rassegnato. Nel frattempo passa il controllore, che mi chiede il biglietto. Ho fatto il biglietto digitale, valido esclusivamente per il treno su cui sono sopra. Il controllore mi dice che senza check in dovrei pagare cinque euro in più. Io, in piedi, sudata, con il fiato corto e tutte le difficoltà del caso, non oppongo resistenza, anche se non capisco il senso. Mi scuso, persino, perché negli ultimi tempi ho fatto sempre il biglietto cartaceo e non lo sapevo. Arriviamo a Orte. Persone scese: due. Persone salite, solo sul mio vagone, una decina. Tutte stipate in cerchio intorno a me. Una ragazza più giovane cede allo scalino sudicio, i bambini si accovacciano sulle ginocchia e io, ormai con il respiro mozzo, cedo e mi siedo sul mio zaino.

Ora, mentre sto qui a scrivere non posso fare a meno di riflettere. Vivo a Orvieto e ogni volta che vado a trovare i miei amici mi sento dire: però sei fortunata, sei in un posto che è ben collegato. E io rispondo: è vero. Orvieto è un bel posto, sereno, si vive bene. Ma non è ben collegato, perché non è possibile che sulla linea Roma-Firenze ci siano così pochi treni, quasi praticamente solo regionali, un intercity ogni tanto. Qualcuno potrebbe obiettare, potevi prendere il treno successivo, saresti arrivata alle 16,48. E sarebbe stato sicuramente più vuoto. Perché? Perché non è un diretto. Avrei fatto un cambio di un’ora a Orte per un tragitto che, in alta velocità, richiederebbe si e no 45 minuti. E se questo disagio lo vivo io che sto andando fuori per il weekend, come fanno le persone che viaggiano tutti i giorni? Perché sono stata anche una di loro, tra parentesi, ed è vergognoso che per lavorare fuori si debba rinunciare alla propria vita personale, intrappolati in una routine dove ti svegli, prendi il treno, lavori, torni col treno e ci passi sopra, in sintesi, almeno il 30% del tuo tempo, togliendolo alla famiglia e al disimpegno personale, altrettanto importanti per mantenere una vita sana.

Qui qualcosa deve cambiare. Se non le ferrovie dello stato, il modo in cui Orvieto comunica e si rapporta con loro – perché è un sito turistico, ma stare ai tempi degli altri e a queste situazioni prima o poi porterà a un calo drastico delle visite. Non isoliamoci.”

Ora, immaginiamo i turisti di questo treno, magari in viaggio per Orvieto o da Orvieto diretti a Roma…

Cordialmente, Pietro Zoccolini.




Per la Fondazione l’elicottero è meglio del treno?

Ideale lettera aperta ai grandi elettori e ai sedicenti poteri forti della Città. Come sempre, da che mondo è mondo, darete le vostre indicazioni di voto. Si sa che aspettate per anni questo momento, non dite di no. Piuttosto, nell’esercizio di questa segretissima, inveterata ma, in fondo, autorevole prerogativa, fate almeno uno sforzo: non regalate la vostra preferenza a chi vi blandisce con le promesse facili. Mente: soldi ce ne sono sempre meno. E si spendono male. Con la solita prospettiva provinciale, garantista di piccoli interessi che non hanno mai cambiato le prospettive di questa Città. Che forse preferisce restare così: è un fatto.

Del resto, anche chi potrebbe veramente cambiarle – usando la forza del denaro più che la volontà della politica – non lo fa. Qualcuno avrà letto (si spera) il comunicato con il quale la Fondazione della Cassa di Risparmio di Orvieto celebra la sua attività. Pochi, probabilmente, si rendono conto che, nel suo piccolo (che poi tanto piccolo non è) la Città e il Territorio dispongono, proprio grazie a questa attività, da anni, di un esclusivo e originale “PNRR”, locale e non nazionale. Qualcosa da considerare come un mini Piano di Ripresa dove la “erre” sta magari per Rupe (e non per resilienza, anche se in zona non ne manca). La nota racconta che, lo scorso anno, sono state elargite risorse per oltre mezzo milione di euro utili a realizzare 86 iniziative. Tante. Forse troppe.

Nel senso che un boccone non si nega a nessuno ed è giusto. Ma insistere nel modello dei “soldi dall’elicottero” (qualcosa comunque arriva, la sostanza dell’helicopter money è questa) può essere un comodo strumento per piacere a tutti, ma finisce per non servire a nessuno.

Economicamente è una dispersione. Politicamente una manutenzione ordinaria. Ci sono le solite scuse, legittime: la tutela del patrimonio, la necessità di soddisfare più richieste possibili, nell’illusione di una spartizione democratica. Va bene. Ma perché per una volta, una, non concentrare le risorse in pochi progetti più ambiziosi, più qualificanti e “straordinari”? Perché non immaginare questa possibilità di svolta per sostenere la costruzione di una vera università (tanto per buttarne lì una a caso)? Perché non spendere una quota consistente di questi soldi per contribuire alla fermata di un treno ad alta velocità che non “passi” necessariamente per Perugia (tanto per buttarne lì un’altra a caso)? Ok, sono solo provocazioni. E uno potrebbe chiedersi perché farle in campagna elettorale. Semplice: perché chiunque si candidi deve sapere che esiste una Fondazione (ancora) socia di minoranza di una banca. Ma socia di riferimento, se vuole davvero esserlo, di una Città e del suo Territorio. Peccato nessuno ne parli.




Torna il Premio OrvietoSport con l’edizione numero 15

La 15a edizione del “Premio OrvietoSport” avrà luogo sabato 25 maggio, dalle 17, alla Sala Consiliare del comune di Orvieto. Il Premio, che gode del patrocinio del comune di Orvieto / assessorato allo Sport, intende premiare e sottolineare le prestazioni vincenti dello sport orvietano, ed è, fin dalla sua prima edizione, un appuntamento a cui la testata sportiva OrvietoSport.it ha sempre dato risalto.

All’interno del Premio, sarà assegnato, come in ogni edizione il riconoscimento alla “Squadra dell’Anno” e saranno consegnate numerose menzioni a squadre e atleti che nel corso della stagione, a giudizio della redazione di OrvietoSport, si sono particolarmente distinti nelle rispettive discipline sportive.

Come ormai è tradizione, inoltre, oltre ai riconoscimenti alla Carriera, alla Memoria, alla Giovane Promessa e alle altre menzioni, sarà consegnata la Targa “Giulio Ladi” promossa dalla testata OrvietoSport con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria e della USSI Unione Stampa Sportiva Italia – Umbria e in collaborazione con le famiglie Ladi/Palazzetti. Il riconoscimento intende premiare, attraverso il nome e il ricordo del compianto giornalista orvietano, un giornalista/comunicatore/addetto stampa particolarmente attivo e rappresentativo in ambito sportivo.

Torna anche la Targa “Valeria Gribaudo” che in collaborazione con le famiglie Zappitelli/Gribaudo nel ricordo della amatissima Valeria allenatrice di minibasket che ha cresciuto generazioni di piccoli cestisti, intende sottolineare l’impegno e la passione che ogni giorno gli allenatori, in particolare dei settori giovanili dei vari sport, portano avanti per la crescita sportiva e personale dei giovanissimi orvietani.

A condurre la cerimonia, a cui saranno presenti la sindaca di Orvieto, e l’assessore allo Sport, e numerosi altri ospiti, saranno le colonne storiche del quotidiano sportivo che dal 2008 racconta lo sport orvietano: il giornalista Marco Gobbino, Luisa Calistri, e Luisiana Nenna.




La formazione al centro del patto per lo sviluppo, un corso ITS per avvicinare i giovani alle imprese

“Il tema della formazione di personale specializzato e dell’inserimento qualificato dei giovani nel mondo del lavoro sarà centrale nel Patto per lo sviluppo sostenibile del territorio tra pubblico e privato che costruiremo insieme alle categorie e alle forze vive della città”.  È quanto afferma il sindaco di Orvieto e candidata alla conferma, Roberta Tardani, all’indomani del confronto tra candidati organizzato da Cna.

“La difficoltà di reperire manodopera specializzata – dice – è una questione molto sentita dalle imprese del territorio. Occorre puntare pertanto sulla formazione e per questo nelle scorse settimane abbiamo già aperto un confronto con la Fondazione Its Academy e con le associazioni per strutturare un progetto pilota per l’avvio di un corso Its a Orvieto.  Abbiamo innanzitutto posto le condizioni: raccogliere le esigenze in termini occupazionali delle imprese del territorio ma anche intercettare le nuove opportunità per ampliare e diversificare l’offerta, individuare soluzioni logistiche agevolate, a partire dalle sedi che il Comune può mettere a disposizione, attrarre giovani interessati a questo percorso con la collaborazione degli istituti scolastici, avere la disponibilità di docenti che in larga parte provengono proprio dalle imprese del territorio dove si svolge circa la metà del percorso formativo biennale di un corso Its.

Sui settori sui quali puntare ci confronteremo con le associazioni di categoria alla luce proprio dell’analisi sulle esigenze delle aziende partendo naturalmente dalle vocazioni del territorio ma anche dagli ambiti che servono per favorire la transizione digitale, e quindi l’intelligenza artificiale, la cybersecurity, le telecomunicazioni considerando poi come le nuove tecnologie possano essere anche applicate ai settori tradizionali. Ci sono anche finanziamenti del Fse+ – prosegue – che nell’ambito della nuova Strategia delle Aree Interne possono sostenere azioni di istruzione e formazione terziaria finalizzate a favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro”.

“La sinergia tra istituzioni pubbliche e privati – conclude Roberta Tardani – sarà fondamentale nel costruire insieme la strategia di crescita del territorio e all’interno del patto per lo sviluppo sostenibile, anche per intercettare bandi e finanziamenti europei, saranno messe a rete tutte le competenze delle associazioni e delle scuole che hanno dimostrato in questi anni grandi capacità di aggregazione e progettualità”.