Nove domande a tutti i candidati sindaco, rispondono solo Palazzetti e Conticelli

OrvietoLife ha inviato in mail a tutti i candidati sindaco di Orvieto una serie di domande alle quali rispondere. Siccome “domandare è lecito e rispondere è cortesia”, come ricordava sempre il compianto Maurizio Costanzo, abbiamo dato un tempo congruo per riflettere, scegliere, rispondere o meno. Alla fine ecco il risultato, solo due candidati hanno risposto, sono, in rigoroso ordine alfabetico, Giordano Conticelli e Roberta Palazzetti. Sarebbe stata un’occasione per far conoscere ai lettori la propria opinione su temi come la discarica, lo sviluppo, il prossimo futuro, le alleanze per ogni candidato. Peccato per chi non ha risposto ma OrvietoLife ha operato nel pieno rispetto della par condicio inviando le domande a tutti e dando a tutti lo stesso tempo. Ma ora andiamo a conoscere le opinioni di Palazzetti e Conticelli.

Il giorno dopo le elezioni se vi doveste trovare all’opposizione cosa farete?

Conticelli: Anche all’opposizione Nova si impegnerebbe con tutta la passione e la competenza che la caratterizzano per realizzare i suoi punti programmatici, nati e sviluppati fin dall’inizio grazie a un confronto costante e trasversale, durante eventi partecipativi come quello di Innova o grazie a focus con esperti indipendenti. Sono punti frutto della partecipazione civica e in quanto tali devono trovare voce. La nostra posizione indipendente ci permette di collaborare senza pregiudizi e con senso di responsabilità per concretizzare tutte quelle soluzioni che l’assemblea di Nova riterrà orientate al bene comune. Liberi da logiche di partito, non abbiamo l’obbligo di contrastare un’idea buona solo perché proposta da un altro colore. Detto questo per Nova è fondamentale, anche all’opposizione, continuare ad alimentare quella connessione tra cittadini, enti, associazioni e istituzioni per un risveglio della partecipazione e del senso di comunità. Nova vuole essere l’espressione delle assemblee cittadine all’interno dell’istituzione comunale.

Palazzetti: Continueremo a sostenere il nostro progetto, poiché le proposte in esso contenute sono esclusivamente indirizzate al bene della Città, allo sviluppo economico, al miglioramento dei servizi e all’attrazione degli investimenti. Continueremo a portare all’interno del consiglio comunale le esigenze dei nostri cittadini con i quali manterremo il dialogo che abbiamo avviato in questa campagna elettorale, che è stata contraddistinta da numerosissimi incontri, scambi di opinione, contatti, comuni riflessioni. Moltissimi cittadini, ben oltre ciò che avremmo potuto immaginare, ci hanno scritto, ci hanno mandato le loro proposte, ci hanno invitato nelle loro case per parlare degli annosi problemi che vivono quotidianamente. Non li deluderemo in ogni caso e garantiremo loro la massima informazione sulle scelte e le attività dell’amministrazione.

La discarica è un problema annoso che non si riesce a risolvere.  La chiusura non è possibile, si può, quindi, capire se si intende controllare con rigore e chiedere alla Regione un beneficio per la città e i suoi cittadini?

Palazzetti: Oggi ad Orvieto viviamo il paradosso di essere l’unico comune umbro che ha la discarica e allo stesso tempo subisce il massimo della tassazione. Proprio per questo richiederemo alla regione e ai soggetti che gestiscono la discarica una revisione dei costi a nostro favore. Parallelamente avvieremo una revisione del metodo di tassazione, che non sia più fondato esclusivamente sulla superficie abitativa e commerciale ma sulla effettiva quantità di rifiuti indifferenziati prodotti. Questo è un metodo maggiormente equo per le persone e le aziende, anche quelle che oggi si trovano nella posizione paradossale della doppia tassazione, per lo smaltimento dei rifiuti speciali e poi per la normale tassazione. Inoltre, una tariffa pagata sull’effettiva produzione di immondizia indifferenziata rappresenta un incentivo per una maggiore sostenibilità ambientale.

Conticelli: Il conferimento in discarica di rifiuti ad oggi non riciclabili o degli scarti del riciclo è una pratica non più sostenibile da un punto di vista ecologico ed economico, da ridurre al minimo essenziale. Orvieto ha ampiamente e – ingiustamente – ricoperto il ruolo di discarica umbra: dobbiamo far sentire la nostra voce, unita a quella di un intero territorio, per contrastare questo processo e spingere politicamente per una diversa, virtuosa e possibile destinazione dei rifiuti così da scongiurare ampliamenti. Questo è il vero beneficio per la città. L’alternativa da sostenere è la termovalorizzazione attraverso impianti moderni e ben gestiti che, rispetto all’accumulo in discarica dei rifiuti, riducono drasticamente l’impatto ambientale e generano energia. Ci sono strade percorribili in questa direzione, ancor prima della realizzazione del nuovo termovalorizzatore previsto dall’ultimo Piano Regionale di Gestione Rifiuti. Ad ogni modo, soprattutto per questioni complesse come questa, riteniamo doveroso organizzare incontri pubblici con esperti indipendenti per promuovere informazione trasparente e una forte consapevolezza ambientale sul territorio.

Caserma Piave: un unico progetto, il cosiddetto “spezzatino” o separare la ristrutturazione edilizia dai contenuti?

Conticelli: Un unico grande progetto di riqualificazione che comprenda diverse ma coerenti funzioni. Si deve agire nel rispetto della preesistenza creando nuovamente un “Landmark” della città per operare, fin dalle primissime fasi di sviluppo del progetto, avendo chiaro lo scopo e la fruizione dei diversi spazi. Impossibile procedere altrimenti: lo spazio deve essere modulato con criterio a seconda dell’utilizzo; procedere in altro modo significherebbe ancora una volta spreco di risorse e creazione di luoghi non adatti ad accogliere funzioni scelte solo successivamente. La Caserma Piave appartiene ai cittadini orvietani che negli anni Trenta affrontarono grandi sacrifici per sostenerne la realizzazione: crediamo doveroso che la discussione su progetti riguardanti questa struttura non avvenga dentro segrete stanze ma coinvolga l’intera cittadinanza. Noi di Nova vediamo come valida opzione il M.O.S.T. (Museo dei Tesori nascosti) ma integrato con un distaccamento universitario e centro di studio e ricerca; un progetto unitario che preveda anche la rigenerazione dell’intorno verde e il collegamento con i percorsi pedonali esistenti.

Palazzetti: Da un punto di vista edilizio dovrà essere un solo progetto, che sarà unico ed armonico. Il progetto lo farà il Comune, tenendo conto anche delle valide proposte già presentate e fino ad ora totalmente ignorate. Saremo noi, unitamente alle varie componenti della città, ad individuare i vari spazi, a pensare come riqualificarli, cosa farne e con chi. Ciò in base alle esigenze della città e dei cittadini. Si tratta di un’occasione unica per creare spazi di formazione, di ospitalità, commerciali e museali.  Alla luce poi dell’allocazione dei vari spazi ricercheremo i partner pubblici e privati con i quali riempire questi spazi. In tale modo la rigenerazione della ex Caserma diventerà un veicolo di crescita economica, occupazionale e culturale per tutta la città.

Quali azioni metterete in campo per alcune questioni fondamentali come sanità e trasporti ferroviari per le quali le competenze non sono dirette del sindaco?

Palazzetti: Riprenderemo con determinazione il ruolo che spetta al sindaco, sia nella sanità sia nei trasporti. Quello di difesa e promozione delle esigenze dei propri cittadini, all’interno e con le istituzioni designate. Nella sanità, come indicato dalla legge regionale del 2015 e come uno dei 5 rappresentanti sindaci della conferenza dei servizi, porteremo le nostre proposte per l’effettivo adeguamento dell’organico sanitario ad Orvieto, per l’apertura dell’unità di emodinamica e per la revisione immediata del sistema delle liste d’attesa. Parallelamente apriremo uno sportello della salute a cui i cittadini si potranno rivolgere per ottenere i rimborsi delle spese mediche, quando non coperte dalla sanità pubblica nei tempi previsti. Nei trasporti attiveremo immediatamente una task force, per un rapporto diretto con la Regione e con il Gruppo FS, e laddove necessario sosterremo le istanze dei nostri concittadini di fronte all’Autorità di regolazione dei trasporti. Avremo una unità permanente all’interno dell’amministrazione comunale che si occuperà dei trasporti. Non sarà certamente un interesse episodico il nostro impegno in tal senso, dettato dall’emergenza del momento, bensì un progetto a sostegno di lavoratori e studenti ma anche per lo sviluppo del territorio, che passa necessariamente attraverso la qualità dei servizi offerti.

Conticelli: Dialogo, lavoro di rete e uno sguardo capace di guardare oltre la rupe sono gli elementi imprescindibili per mettere in campo azioni soddisfacenti. Tessere collaborazioni e sinergie con i comuni di un più ampio territorio, che va dall’alto Lazio alla bassa Toscana, per conferire a Orvieto il ruolo di capofila nella risposta alle esigenze di trasporto di questo bacino valorizzando la posizione strategica della fermata orvietana sull’asse ferroviario Roma-Firenze in modo da ottenere collegamenti più frequenti e veloci con i grandi centri vicini a beneficio di lavoratori pendolari e turisti. E’ fondamentale rafforzare in maniera significativa e regolare l’interlocuzione con USL Umbria 2 e Regione, coinvolgendo gli altri comuni dell’area interna, al fine di ottenere un maggior numero di specialisti attivi puntando su attrattività in termini di crescita professionale, possibili benefit nei primi mesi con fondi aree interne e facilitazioni nell’inserimento sul territorio. Questi strumenti possono condurre all’obiettivo di rendere realmente l’ospedale un DEA di I livello con effettiva funzionalità dei settori previsti, così come di fondare l’azione sul territorio sulle cure a domicilio e la prevenzione a 360 gradi.

I dati ufficiali di Istat, Bankitalia e Regione ci consegnano un quadro della città non esaltante dal punto di vista economico.  I numeri lo dicono e non sono interpretabili.  Come rilanciare l’economia a parte il turismo che, come specificato dai tecnici, è un settore che non fa rete così come strutturato a Orvieto?

Conticelli: Per rilanciare lo scenario orvietano, oggettivamente fragile alla luce di un’analisi onesta e documentata, noi proponiamo di incentivare l’economia reale e locale attraverso lo sviluppo di un portale unico web, associato alla costruzione di una rete di imprese, un portale dedicato alla filiera fornitori-clienti, all’incontro tra risorse umane e opportunità di lavoro e formazione e alla promozione commerciale di prodotti e servizi sotto un unico “marchio Orvieto”. L’obiettivo è quello di avviare un processo di creazione di valore interno, attraverso il rafforzamento della filiera locale, la formazione e la specializzazione delle risorse umane e la crescita di un brand commerciale locale. Per rendere accessibili alle imprese locali forme di finanziamento alternative ai tradizionali canali bancari promuoviamo il collocamento del primo Basket Bond “Filiera Orvieto”, uno strumento di debito privato, sottoscritto da Investitori Qualificati, rivelatosi efficace in diversi casi studio. Vogliamo, inoltre, dare vita ad un “Incubatore Pubblico” rivolto alle startup innovative per offrire spazi di lavoro, strumenti, servizi. Ci interessa interloquire con soggetti qualificati quali Invitalia e Fondi per organizzare eventi specifici sul settore e mettere a disposizione risorse economiche per lo sviluppo dei progetti imprenditoriali.

Palazzetti: Il primo strumento di crescita è la ricerca degli investimenti pubblici e privati. Investimenti necessari per creare le condizioni e le infrastrutture indispensabili per generare un processo di crescita e di attrazione delle attività imprenditoriali. Per questo creeremo un gruppo di investimento dedicato alla ricerca di bandi ma anche di creazione di business plan per le aziende private. Daremo tutti gli strumenti possibili agli attuali imprenditori del territorio per crescere e per attrarre gli investimenti: complanare, apertura del casello autostradale a nord di Orvieto, fibra ottica per la connessione veloce. Introdurremo poi tutte le azioni per la formazione di figure qualificate, necessarie e al momento scarsamente presenti nel territorio. Lo faremo attraverso una forte attività di orientamento nei confronti dei nostri giovani, sin dalle scuole medie ma anche attraverso il ripristino di corsi professionali qualificanti come è avvenuto in passato. Il turismo potrebbe dare molto di più. Non fa rete perché è pensato in maniera decontestualizzata dal territorio.

Se fosse pensato per una città diffusa, che tenga conto anche degli altri comuni del circondario e oltre, quindi di un territorio più vasto, e contestualmente fosse destagionalizzato sarebbe in grado di valorizzare complessivamente l’offerta del territorio e di avere un riscontro economico di gran lunga superiore. Crediamo inoltre in una città laddove l’arte, la cultura, le scuole di formazione, siano strumento anche di crescita economica. Per questo lavoreremo per l’apertura di un ITS Academy e di corsi universitari unici che coprano le nuove esigenze di formazione: sicurezza informatica, intelligenza artificiale generativa, data science ed energie rinnovabili. È importante sapere che oggi, in Italia, ci sono mezzo milione di posti di lavoro in questi nuovi settori che non sono coperti per mancanza di alta formazione qualificata.  Ci sono tutte le condizioni per fare di Orvieto il centro di formazione di queste nuove figure. Lo stato italiano sta investendo precisamente nell’apertura di nuovi ITS su tutto il territorio. Grandi e medie aziende sono alla ricerca di queste opportunità e pronte ad investire. Orvieto è come ubicazione un posto ideale.

Come immaginate la città nel 2030?

Palazzetti: Se non ci sarà un cambio radicale nella visione e nella gestione amministrativa, la città la immaginiamo più spopolata, più anziana, meno ricca e con meno servizi. Diversamente, con un cambiamento nel metodo la immaginiamo una città più vicina alla città ideale che è oggetto del nostro programma, nella quale sarà evidente il miglioramento dei servizi, della cura e della vivacità della città, dove sarà a breve percepibile l’inizio di una vera rigenerazione urbana. Sarà una città dove ritorneranno ad affluire gli investimenti e l’occupazione attraverso la creazione di migliori condizioni per chi vi opera ora e di sviluppo per una visione di città della conoscenza.

Conticelli: La immaginiamo prima di tutto pensata e ragionata con la cittadinanza. Il sogno che ci anima è quello di una comunità orientata al bene comune che si nutra di appuntamenti assembleari, “consigli di quartiere”, bilanci partecipati, spazi di confronto, una città in grado di scoprirsi solidale e uscire da una visione in cui la cura della polis venga totalmente delegata ai professionisti della politica. Una città aperta, plurale e inclusiva, ma anche dinamica, attiva, viva capace di arrestare il declino demografico e la conseguente perdita di servizi. Immaginiamo un comune in cui esistano alternative all’uso del mezzo privato per spostarsi, una città in grado di connettere risorse, persone e territorio.  Centro e frazioni. Forte di una vera rete che sappia co-programmare, oltre le distanze culturali, per attrarre risorse e contrastare le disuguaglianze di ogni genere. Infine una città virtuosamente integrata nell’ecosistema che la ospita, impegnata a ridurre la propria impronta ecologica sul fronte dell’energia, della mobilità, della produzione e consumo di cibo e del vivere quotidiano.

Oggi quali progetti intendete mettere in campo per preparare la città al futuro?

Conticelli: Sicuramente progetti di contrasto allo spopolamento del comune, senza i quali diventa difficile anche solo parlare di futuro. A questo proposito vogliamo sostenere e promuovere una rete delle città, anche al di fuori dei confini regionali, e favorire l’unione di comuni prendendo come riferimento il sistema locale del lavoro. Parallelamente dobbiamo implementare politiche efficaci di sostegno alla genitorialità e incentivare lo sviluppo di attività imprenditoriali ad alta specializzazione per avere posti di lavoro qualificati. Polo universitario e Istituti Tecnici Superiori devono diventare il cuore dello sviluppo territoriale. Non da ultimo dobbiamo muoverci, come area interna, per il potenziamento dei collegamenti con le grandi città, specialmente Roma e, parallelamente, favorire e attrarre progetti di lavoro da remoto e ibrido. Guardare al lungo periodo significa, inoltre, investire nell’innovazione, nella digitalizzazione e nello sviluppo tecnologico.

Proiettarsi nel futuro vuol dire mettere a sistema i luoghi della cultura e della formazione, creando hub culturali e trasformando il comune in uno spazio performativo ed espositivo diffuso che dia voce ad artisti locali ed internazionali, estendendo oltre il perimetro della rupe la produzione e la fruizione culturale. La città del futuro dà voce alle nuove giovani generazioni: ha bisogno di luoghi per incontrarsi, esprimersi, fare esperienze reali. Spazi interconnessi tra loro e diffusi sul territorio, capaci di ospitare eventi, spettacoli, corsi e laboratori, ma anche di avvicinare e includere diverse fasce della popolazione. Ultimo, ma non per importanza, il futuro passa per la cura del nostro ecosistema: comunità energetiche come sistema sostenibile e partecipativo per produrre energia localmente e contrastare i macro progetti industriali, adesione al Biodistretto del lago di Bolsena e una rete locale per la promozione e valorizzazione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta e a km0 con un proprio punto vendita.

Palazzetti: Abbiamo in varie forme declinato quello che abbiamo chiamato Può: un acronimo che sta per Piano Urbano di Orvieto e che nello stesso tempo vuole dare l’idea che si può fare. Si può fare la rigenerazione urbana del centro storico, degli altri centri residenziali e dei nostri meravigliosi borghi. Si può migliorare la qualità degli ambienti e la loro fruibilità. Si può pensare ad un uso appropriato dei numerosi immobili dismessi dentro e fuori il centro storico. Si può migliorare la qualità della vita e il benessere di tutti. Abbiamo a lungo parlato anche del gruppo di investimento, composto da professionalità adeguate presenti nel territorio, che sia uno strumento di lavoro polarizzato alla ricerca di tutte le opportunità pubbliche e private da attrarre ad Orvieto.

Inoltre, saremo focalizzati verso un’amministrazione efficace ed efficiente, aperta e trasparente, attraverso una partecipazione attiva delle molte forze che questa città esprime sul territorio, nelle frazioni, nelle numerosissime associazioni, nelle altre istituzioni cittadine. Attiveremo spazi e momenti di ascolto e di co-progettazione.

Quali sono le priorità per i primi 12 mesi di governo?

Palazzetti: Da subito sarà avviato il Piano Urbano di Orvieto, PUO’, che non potrà prescindere da una visione complessiva delle esigenze e degli spazi ora inutilizzati. Parallelamente sarà attivato un piano di manutenzione ordinaria e straordinaria, in modo che si avvii un processo di cura costante degli spazi pubblici e non si intervenga solo sull’emergenza o a fine legislatura. Lavoreremo con grande impegno per la ricerca degli investimenti, che faranno la differenza tra quanto fatto fino ad ora e quello che, al contrario, sarà necessario per invertire sia il declino demografico sia quella economico. Riorganizzeremo la macchina amministrativa, d’intesa con chi ci lavora e tenendo conto delle necessità della collettività. Sarà un’operazione di valorizzazione, finalizzata ad ottimizzare le risorse umane ed economiche disponibili, a dare i giusti riconoscimenti alle numerosissime professionalità presenti, a favorire il massimo livello di engagement e di soddisfazione per quanti sono quotidianamente impegnati nel servizio pubblico.

Conticelli: Attivare spazi, occasioni e strumenti per il coinvolgimento e la partecipazione democratica dell’intera comunità, per dare concretezza al regolamento per l’amministrazione condivisa sulla base della normativa più recente. Restituire a Orvieto il ruolo di capofila di un’area molto più ampia: è demagogico pensare di garantire servizi nel comprensorio e invertire il trend demografico senza connettere un territorio e una popolazione molto più ampia di quella del comune, dunque senza un peso politico maggiore.

Implementare un sistema efficace di raccolta fondi, pubblici e privati. Per arrivare a ciò dobbiamo creare e mettere in sinergia due nuovi soggetti: una rete di imprese, associazioni, enti sul territorio, per individuare bisogni e soluzioni per la comunità raccolte in un’unica strategia di coprogrammazione e una società a controllo pubblico in partenariato con un soggetto qualificato e competente per rafforzare il sistema di reperimento fondi in strettissima collaborazione con la rete stessa. Una struttura dedicata, messa anche a disposizione della cittadinanza, quotidianamente impegnata nella ricerca, nella progettazione e nella raccolta di finanziamenti regionali, nazionali ed europei.

Concludiamo con un’ulteriore domanda politica.  In caso di ballottaggio pensate ad un apparentamento ufficiale o continuerete a correre da soli?

Conticelli: Nova è ora ben concentrata nel portare le sue energie, competenze e novità al governo della città.  In caso di ballottaggio non appoggeremo nessuna forza politica: lasceremo gli elettori liberi di decidere sulla base del proprio senso di responsabilità. Abbiamo più volte ripetuto di non voler fare apparentamenti rispettando l’autonomia del nostro percorso, radicalmente diverso dagli altri nel metodo e nei principi. Abbiamo finora declinato qualsiasi invito ad accordi e così faremo, con coerenza, anche in caso di ballottaggio.

Palazzetti: Noi siamo scesi in campo con una proposta civica e indipendente, chiara, inequivocabile, fondata su un programma e una visione di città specifica e attuale. Con questo impegno ci siamo presentati agli elettori. A quella proposta faremo riferimento e sulla base di questo impegno nonché sui risultati elettorali ci comporteremo di conseguenza. Ovviamente non possiamo prescindere dai risultati elettorali dell’8 e 9 giugno. Per questo, in una riunione con tutti i candidati delle nostre due liste abbiamo deciso all’unanimità che torneremo sull’argomento immediatamente dopo la tornata elettorale.

A noi non interessa occupare spazi bensì avviare processi e lo faremo con chi condividerà questo nostro modo di fare la politica locale, laddove l’incarico è solo lo strumento per iniziare il lavoro e non la meta in cui esaurire la spinta motivazionale, come invece è stato in questi ultimi anni.




30enne denunciato dalla Polizia dopo aver aggredito gli agenti e rotto a calci il vetro della volante

Una notte di follia per un 30enne di nazionalità albanese residente ad Orvieto, che ha aggredito due agenti della Polizia di Stato e danneggiato l’auto di servizio. L’episodio è avvenuto qualche notte fa nel quartiere Sferracavallo, dove gli agenti erano intervenuti su segnalazione di alcuni automobilisti che avevano notato il giovane in evidente stato di alterazione urlare e girovagare per la strada, mettendo in pericolo sé stesso e gli altri.

Al loro arrivo, i poliziotti hanno tentato di calmare il giovane e di capire se avesse bisogno di aiuto, ma questi ha reagito con insulti e atteggiamenti aggressivi. Nel tentativo di allontanarlo dalla strada per evitare incidenti, il 30enne è fuggito, venendo poi rincorso e raggiunto dagli agenti.

Una volta salito sulla Volante per essere accompagnato in ospedale per un controllo medico, il giovane ha dato nuovamente in escandescenze, prendendo a calci il finestrino dell’auto con tale violenza da infrangerlo. Con non poca fatica, i poliziotti sono riusciti a immobilizzarlo e a consegnarlo ai medici del pronto soccorso.

Gli accertamenti sanitari hanno confermato che il 30enne era sotto l’effetto di alcool e sostanze stupefacenti. Per il suo comportamento, il giovane è stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Terni è stata informata dell’accaduto.




Competenza e lavoro per invertire la rotta e coinvolgere tutti in un nuovo modello di città

Le elezioni sono il luogo del dibattito, dei programmi, dei progetti e delle promesse.  Saper leggere tra le righe è esercizio non sempre facile, soprattutto per chi non è avvezzo alla politica, quella con la “p” minuscola, quella delle occhiattacce, delle ritorsioni sciocche, dei post scomposti, delle promessine e delle squadre fortissime che però non vengono mai presentate.  Se non la pensi come il padrone della ferriera, sei un nemico da abbattere, non un avversario da sconfiggere grazie ad un programma più convincente e realistico.

Con gli slogan, gli attacchi, la “caciara” si tenta in ogni modo di distrarre città e cittadini dai problemi reali.  Non va tutto bene, nonostante i commoventi dialoghi teatrali, c’è una città reale con un tasso di povertà che è in costante aumento, un invecchiamento della popolazione che, se da una parte segnala il lavoro eccellente dei medici di famiglia, dall’altra indica che i giovani rimangono al palo e dopo l’adolescenza passata in mezzo al tufo e nelle scuole, sono costretti a partire per studiare prima e per lavorare poi.  E’ un fenomeno che fino a inizio millennio era circoscritto mentre ora è trasversale, non guarda più il censo o il peso familiare in città.  Quelli bravi sono costretti a partire per l’asfittico panorama economico locale.  Non è colpa solo dell’imprenditoria territoriale.  Manca un progetto politico dedicato agli investimenti e un dialogo costante con le principali istituzioni bancarie che hanno come riferimento il territorio: Fondazione Cro e banche che hanno un legame con Orvieto e l’Umbria. 

Ogni progetto senza la gamba finanziaria non si sostiene, non si concretizza, non ha futuro e rientra nei sogni e nella categoria elettorale del “fumo negli occhi”.  E serve poi chi progetta avendo contezza dei costi altrimenti anche i programmi che sembrano realizzabili poi rimangono tristi cattedrali nel deserto che comunque costano alla collettività per la manutenzione, così come è successo troppe volte nel passato anche recente. 

Ha ragione da vendere l’amico Marco Fratini ma per arrivarci serve competenza, conoscenza dei processi economici e finanziari, dei bandi europei, dei sistemi complessi in maniera diretta e non per interposta persona.  Soprattutto serve chi ha capacità e, ancora una volta, competenza per convocare gli attori principali con già delle idee da proporre.  Convocare e promettere tavoli, consulte senza un’idea di partenza è un modo della politica per pulirsi la coscienza e non fare nulla, scaricando la responsabilità su chi partecipa che “non è propositivo”. 

Torniamo alla povertà che è strettamente collegata a uno sviluppo economico mancante, nonostante il mantra “è tutto pieno”, e non basta un gruppo social per risolvere il problema e ripetere all’ossessione “siamo tra la gente”. E’ necessario supportare fattivamente le istituzioni che si occupano di povertà e dei bisogni, quelle riconosciute legalmente, trasparenti e non presenti solo sui social e senza un controllo da parte di organi terzi. 

Per supportare l’economia e aiutare i cittadini in difficoltà il Comune da solo non può e allora ecco che si torna alla proposta dell’amico Marco Fratini (la Fondazione preferisce l’elicottero al treno).  Serve un primo cittadino che abbia la competenza e la capacità di convocare un gruppo concreto di supporto e aiuto con gli strumenti finanziari possibili, con tecnici ad hoc e senza perdite di tempo e selfie di rito.




Signorelli, profeta del nostro tempo

Neanche la costruzione del duomo, il più grande progetto mai realizzato che costò alla città notevoli sforzi, potè distogliere gli orvietani da odi e divisioni. Per lungo tempo Monaldeschi e Filippeschi si combatterono in una sanguinosa lotta che Dante ricordò nella Divina Commedia. La cattedrale di Orvieto doveva ergersi sopra ogni faziosa rivalità, così come dichiarato dagli Statuti di molte città italiane: “Distruggete completamente la minaccia crescente di lotte e discordia civile…Nelle faccende umane non c’è male più grande che la costante contrarietà e disgregazione”.

(video: Signorelli, profeta del nostro tempo)

Solo dopo decenni di conflitti, nasceva ad Orvieto l’esplosiva visione finale della Resurrezione della carne nella cappella di san Brizio. Con quei corpi nudi, Signorelli rappresentava l’immagine della nuova civiltà dove gli esseri umani non litigano, non si odiano, non contrastano ma dialogano pacificamente e s’abbracciano, pronti a trasformarsi in cittadini virtuosi, aperti al futuro, pieni di energia e in continuo divenire. Con Signorelli sorgeva la città utopica, eretta all’insegna di una nuova architettura sociale, densa di significati e pronta per essere abitata al meglio. Ebbene, nel Rinascimento, anche l’arte parlava di politica.

Qui le singole anime, seppur diverse fra loro, entrano in relazione e si soccorrono a vicenda, occupandosi l’una dell’altra. Nella nuova polis tutti si danno da fare in un impegno morale e civile che si tradurrà “in utilità pubblica e crescita comune”.

Orvieto avrebbe potuto scegliere se degenerare rimanendo prigioniero del passato, oppure, per rovesciamento, rigenerarsi e protendersi verso il futuro. Infatti la città che si erge sopra la Rupe non appare simile a tanti germogli che spuntano diritti come da un tronco d’albero eroso dal tempo, crescendo rigogliosi? Essa è l’immagine più emblematica della forza creatrice della natura unita all’opera dell’uomo, due realtà che insieme formano una città “compatta, sulla roccia uscita dalla terra, come una gemmazione della roccia stessa”. Al suono delle trombe angeliche i risorti si alzano da terra come una vera città, possente e compatta, un miracolo di grazia e volontà: sono “uomini e donne, muscolosi, fisici, in carne ed ossa, che si ergono come torri, come edifici su una piazza, come le grandi facciate di chiese e palazzi scolpiti e dipinti”. Tutti interagiscono fra loro creando quella cooperazione e quell’aiuto reciproco che è l’unico e vero antidoto alla disgregazione sociale.

In mezzo a questa umanità, dove non esistono classi sociali, c’è persino la Trinità, le Tre Grazie, modello terreno di perfetta unità fra gli uomini nella diversità delle loro vite. L’Orvieto ideale, finalmente libera dalle contese e dalle divisioni, si trasformava perciò in una città-simbolo che inaugurava, nella storia dell’arte, il primo manifesto dell’Umanesimo. Dall’uguaglianza alla convivenza pacifica, dal progresso alla ricerca del bene, l’Apocalisse annunciava quei grandi valori oggi universalmente riconosciuti come Diritti Umani. L’arte da sempre ha anticipato il futuro! Ad esso aspirò, fin dal Medioevo, anche la città di Orvieto dove vive da secoli una comunità operante che con il suo agire, abile e sapiente, occupa spazi che sono espressione della dignità e della libertà dei suoi cittadini. Qui è custodito un passato in continua evoluzione. Questa città è fatta a misura d’uomo e continua a sollecitare, a provocare, a ispirare desideri e scelte decisive in grado di aprire prospettive più autentiche, oltreché soddisfarle.

Ma la visione di Signorelli porta con sé una certezza: la vittoria dell’amore sull’invidia. L’artista la rappresenta simbolicamente con una donna che allatta un bimbo stretto tra le braccia, mentre schiaccia sotto i piedi un’altra donna che si morde la mano, in preda alla disperazione. Nella città degli invidiosi, descritta da Dante, ci sono infatti coloro che non hanno sopportato di vedere il bene degli altri. Ciechi d’amore, hanno amato soltanto se stessi e la loro vita condannandosi, come Caino, al grande rimorso. La cooperazione invece trionfa sempre sulla divisione, il bene comune sull’egoismo, il benessere sulla desolazione. Dunque mitezza o superbia, compassione o odio, Paradiso e Inferno, due strade e due destini sempre aperti nel nostro essere uomini liberi che hanno piedi e non radici.