Confermati Rizzolo e Broccatelli alla guida dell’Orvietana Calcio per la prossima stagione

Si è appena conclusa una stagione faticosa in “serie D” per l’Orvietana e è già tempo di programmare il futuro. La prossima stagione sarà ancora in “D” e il presidente Roberto Biagioli ha confermato sia il direttore generale che quello sportivo .

L’ultima novità riguarda il settore tecnico con la doppia conferma di Antonio Rizzolo, allenatore della prima squadra e di Enrico Broccatelli, come secondo. Biagioli ha così voluto cconfermare in blocco chi ha chiuso la stagione con la salvezza.




Flashmob della Uil a Perugia, 110 bare di cartone contro le morti sul lavoro. “proponiamo il protocollo cantiere sicuro”

“Siamo stanchi delle pacche sulle spalle e delle parole di circostanza. Per questo dal palco dell’Umbria lanciamo la proposta del ‘Cantiere sicuro’, un protocollo per stabilire i criteri, le caratteristiche e le modalità di come si deve lavorare in quel Comune, partendo dall’applicazione del contratto nazionale per tutti i lavoratori”. Questa la proposta che la Uil ha lanciato dal palco di piazza IV novembre con l’iniziativa ‘Basta morti sul lavoro!’, il flashmob itinerante che ha toccato alcune regioni e che in Umbria ha portato 110 bare di cartone in piazza, come 110 sono state le vittime dei morti sul lavoro degli ultimi cinque anni in Umbria. Quattro solo quelle degli ultimi mesi. 

Sul palco il segretario generale della Uil dell’Umbria, Maurizio Molinari, il presidente nazionale dell’Ital, Giuliano Zignani, l’attore Stefano De Majo per un monologo sul tema e il segretario nazionale organizzativo Emanuele Ronzoni.  “Con questa campagna – ha detto Molinari – vogliamo scuotere le coscienze di tutte le persone, lavoratori e istituzioni e mettere al centro la conoscenza e l’importanza della sicurezza nei luoghi di lavoro. E’ inaccettabile contare così tanti morti in una regione piccola come la nostra. C’è la necessità di una inversione di rotta in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, l’Umbria è da troppo tempo una delle regioni con la maggiore incidenza e nel solo primo trimestre 2024 sono state quattro le vittime di incidenti, tutte in provincia di Perugia. I settori più esposti restano le costruzioni, seguite dalla manifattura e dai trasporti. Non può passare l’idea di tragedia inevitabili e vogliamo sollecitare politica e governo a mettere in campo tutti i provvedimenti necessari”.  Quindi la proposta del ‘Cantiere sicuro’. Dal palco anche la commovente testimonianza di Michela Sordini, la figlia di una vittima del lavoro del 2023 che ha raccontato la sua terribile esperienza. 

“Serve la volontà politica per arrivare a zero morti sul lavoro – ha detto il presidente nazionale di Ital, Giuliano Zignani – serve la forza di far venir fuori il problema. Il tema è anche legato al patronato: il nostro ruolo è quello di fare prevenzione. Se non facciamo un lavoro culturale, partendo dalle scuole, non arriveremo mai al nostro traguardo. Occorre la cultura della legalità e della sicurezza: troppi sono i casi di lavoratori stranieri che magari non sanno l’italiano e che per questo perdono la vita, ignorando magari un’istruzione su un dispositivo. Mettere al centro la persona e non il profitto è l’obiettivo”.

“Abbiamo esaurito le lacrime – ha detto Ronzoni – e queste stragi sono ormai inaccettabili. Stiamo chiedendo al Governo nazionale più responsabilità. Abbiamo detto che bisogna aumentare gli ispettori, le norme ci sono e bisogna farle rispettare. Bisogna assumere nuovi ispettori e mandarli a lavorare: possono farlo anche i governi locali e le Asl. Serve aumentare formazione e informazione. Bisogna investire i soldi che l’inali non spende in formazione preventiva. Vanno rese pubbliche le aziende che non rispettano le norme. A quelle aziende occorre evitare di far usare fondi e contributi pubblici. E poi occorre istituire una procura speciale: molti dei morti sui posti di lavoro sono omicidi e qualcuno deve pagare”. Ronzoni ha lanciato l’allarme anche sulla “corsa al profitto” che si è inasprita dopo il Covid. “Troppi lavoratori – hanno detto – non lavorano in sicurezza. Vanno fatte rispettare le norme e bisogna ribellarsi se un datore ti costringe a lavorare in situazioni non accettabili. Serve sicurezza per i lavoratori, anche mentali. Oltre 5 milioni non hanno il contratto rinnovato”.

Fonte: Ufficio stampa UIL




Spigolature elettorali…

Abbiamo letto post e commenti sui social dai toni sgangherati ed aggressivi. Dalla derisione fine a se stessa, all’insulto appena velato, sono commenti che come minimo denotano una scarsa attitudine al fair play (cosa ben diversa dal politically correct) e una discreta propensione alla mistificazione. Da parte nostra non è questione di mal digerire le critiche, quanto di non ravvedere in esse un fondamento, una logica … tolta la voglia di avvelenare i pozzi. Prendiamo la questione delle liste d’attesa in materia di sanità. Chi scriveva su Facebook “Una candidata a sindaco di Orvieto, con originale lettura, assume esistano poteri di indirizzo e controllo del sistema sanitario in capo ai Comuni”… avrà visto la prima pagina del Corriere dell’Umbria datata 18 maggio? Avrà finalmente compreso che Proposta Civica ha semplicemente deciso di farsi parte attiva di una rivendicazione legittima, da parte dei cittadini, a vedersi erogate le prestazioni essenziali, che gli vengono negate in base ad un sistema “truccato”? Non ci siamo auto-investiti di un potere normativo, ma rivendichiamo un ruolo politico di tutela dei cittadini (Tralasciamo chi scrive riferendosi a noi “Quindi il problema delle liste d’attesa nella sanità si supererebbe facendo scrivere al proprio medico “urgente” sulla ricetta? E questo significherebbe alzare il livello???” – perche’ in questo caso sospettiamo eclissi neuronali multiple alle quali, onestamente, non ci sentiamo in grado di contrapporre un argine). Passando ad altro tema, al turismo. Leggiamo sempre su Facebook un paio di memorabili considerazioni: “In attesa del turismo delle élite … chiedo per un candidato sindaco … siamo tutti figli del terzo scaglione IRPEF?” e “Oggi Orvieto è piena di gente … ora io non gli ho chiesto se fossero notai di Lecce o architetti di Piacenza… l’unica cosa che ho notato è che la loro carta di credito è passata”. Ebbene, fingendoci più prosaici di quello che siamo, mettiamola così: se quella stessa carta di credito passasse due, tre, quattro volte sui POS orvietani, anziché una tantum nel corso di una giornata a spasso per la città … vi dispiacerebbe forse?! Quello cui aspiriamo – se non fosse chiaro – non sono le élite, bensì un turismo che incida in misura maggiore sull’economia complessiva (e dunque sulla crescita) della città, per favorire il quale non sono evidentemente sufficienti le campagne pubblicitarie, i tanti soldi spesi a fare di Orvieto una réclame. Avete presenti i dati in decrescita alla voce “turismo” in termini di arrivi e presenze nel 2023? Vi invitiamo peraltro a leggere correttamente anche i dati in questione relativi al primo trimestre 2024, di cui il sindaco uscente si fa vanto. Potreste arrivare con noi alla conclusione che usa un paio di occhiali non adeguati.

Per inciso, in un altro commento sul profilo Facebook di un consigliere di maggioranza particolarmente in vena di autocommiserazione, leggiamo “… è facile attaccare con dei dati scritti sui fogli”. Come a dire, insomma, che i dati sono buoni solo quando ci danno ragione. Certo è che, anche senza confrontarci con i dati in senso stretto, quando abbiamo ascoltato martedì scorso i racconti degli abitanti di Orvieto Scalo, sui tentativi fatti per coinvolgere l’amministrazione comunale nella riqualificazione urbana dello Scalo (popoloso quartiere d’ingresso alla città) … abbiamo avuto la riprova del fatto che le condizioni di degrado che abbiamo rilevato e che denunciamo derivano solo ed esclusivamente dal colpevole disinteresse di chi governando non governa. Di chi non ha alcun vero scambio con la base della cittadinanza, che chiama a raccolta solo in kermesse di facciata e di cui tradisce bisogni ed aspettative con scelte scriteriate. Come il progetto del costoso quanto inutile complesso che dovrebbe sorgere al posto della vecchia scuola, imbastito per accaparrarsi lauti finanziamenti del PNRR, che una pianificazione responsabile ed intelligente avrebbe destinato a ben altro che un’ennesima colata di cemento. Progetto già in grave ritardo, oltretutto, che ha un anno e mezzo per essere avviato e portato a compimento, salvo tradursi in un colossale buco nell’acqua.

Fin qui vi abbiamo letto i commenti più sciocchi forse, ma meno turpi. In chiusura, un botta e risposta più “colorito” in calce al post di una candidata consigliera in quota Tardani ve lo vogliamo riportare, sicuri che ne coglierete lo spirito e la classe. Riferito a noi, la signora scrive “Ma ci sarà dietro qualche multinazionale, no? Lì semo de’ casa…” e un lui ribatte “Mi è avanzato ancora qualche spruzzo di saliva per la multinazionale. Che faccio, lancio?”. L’importante in questi casi, sappiatelo, è assicurarsi di stare sottovento.




L’unico modo per non far perdere ad Orvieto la sua ultima chance: votare usando il cervello

Destra e sinistra sono i due disastri annunciati in cui rischia di sprofondare tra pochi giorni Orvieto, città moribonda con la testa annebbiata dal metadone del turismo. La grande illusione costituita dai due schieramenti nazionali rappresenta soprattutto la trappola letale in cui rischia di cadere una comunità ormai sfiancata e forse rassegnata, sicuramente sottoposta ad una martellamento propagandistico da parte della destra come mai si era visto. Eppure votare per la premiata ditta Tardani&Riciclati (con l’appendice ormai semi azzoppata di Nova) o per l’arzillo ex medico Biagioli è esattamente la scelta migliore da fare per continuare a mantenere la città sul piano inclinato della lenta ed inesorabile morte annunciata. Perché?

Perchè lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, prima per sessant’anni filati e poi per i successivi dieci anni, intervallati da uno che non era proprio Winston Churchill. Abbiamo visto di tutto e di più. Non v’è bastato? Abbiamo visto la sinistra ridurre in cenere e panni sporchi una città che oggi è arrivata per la prima volta ad aver meno di 20 mila abitanti. Un paesotto sempre più irrilevante, con fragilità sociali ormai da allarme rosso che è stato usato per fare le fortune di politici nel migliore dei casi incapaci per non dire di peggio. Esattamente la stessa gente che sta adesso dietro a Biagioli, solo con qualche giovane leva, cooptata per fare un pò di colore e confondere le idee, ma col peso politico delle soubrette. Quelli che non stanno dietro a Biagioli sono coloro i quali compongono l’altra metà della ditta Tardani&Riciclati. Sono le due facce della stessa medaglia. Sono sfrontati perchè sanno con chi hanno a che fare. Hanno infatti capito che agli orvietani si può rifilare di tutto, riuscendo a farla franca con soddisfazione quasi sempre. Gli orvietani sono persone tutto sommato semplici. Gli si possono far digerire sindaci, aspiranti sindaci, assessori, consiglieri e dirigenti che in qualunque azienda normale potrebbero al massimo aspirare a fare gli uscieri. Qui invece hanno sempre governato questi, destra e sinistra sono la stessa cosa. Gli antichi greci la chiamavano “kakistocrazia”, il governo dei peggiori.

“Vedo al governo della mia città tutti quelli che ai miei tempi andavano male a scuola” disse il regista Paolo Virzì a proposito di Livorno, al tempo della vittoria di quegli altri scappati di casa dei grillini. Ad Orvieto quelli che alle elementari avevano il sostegno e che nella vita non si sa bene cosa abbiano combinato costituiscono il perenne ceto politico di destra e di sinistra (con lodevoli eccezioni) che governa da sempre.
Hanno ridotto Orvieto come la vediamo. Zero economia, una sanità da profondo sud, il deserto dei tartari su ogni fronte e nessuna prospettiva di salvezza che non sia l’abbonamento al treno dei pendolari. Però hanno il coraggio di dire che i migliori sono loro. Ad Orvieto ci sono emergenze sociali enormi che condizionano la vita di centinaia di persone, ma i politici parlano sempre di altro, anche quelli “novi”. Un esempio su tutti. E’ ormai da diversi anni che ha chiuso i battenti il centro per l’Alzheimer di Canonica che dava perlomeno un pò di sollievo al problema di tante famiglie. I preti che ne sono proprietari hanno pensato bene di utilizzare meglio quella struttura gestendo gli immigrati. Comprensibile. Da allora nessuno si è però più curato di dare una risposta a moltissime persone alle prese con questa emergenza. Non ne parla nessuno, mica è il pozzo di san Patrizio. I radical chic novi si preoccupano giustamente delle comunità energetiche, la destra se ne frega come sempre, la sinistra che dovrebbe avere un pò di sensibilità sociale ignora del tutto il tema. Gente dannosa, inutile e pericolosa.

Con l’armata Brancaleone che ha fatto l’Ammucchiata e l’ha chiamata Futuro ci sono da sempre fenomeni mondiali della politica come l’inamovibile consigliere che sta lì da trenta anni e non è ancora riuscito a farsi venire mezza idea politica per dare una mano alla città. Professionista del vuoto, ormai parte della tappezzeria. Si ricandida. Rivotatelo.

Qui va male tutto tranne le statistiche del pozzo di san Patrizio. L’unico mantra di Tardani@Riciclati. Un disco rotto e patetico. Tardani è una brava ragazza di paese, ha fatto quello che sapeva fare. Quel poco, pochissimo, che poteva dare l’ha dato. Non siete convinti? Fate voi. In un quadro preoccupante e senza speranza, esiste la chance di affidarsi a Roberta Palazzetti. Ha un progetto basato sul rilancio economico. Ha un curriculum che racconta da dove è partita e da dove è arrivata. E’ l’unica speranza concreta che esiste. Insieme a lei c’è una mezza dozzina (non di più) di persone sensate e capaci sulle quali si può costruire la base di una nuova classe dirigente. Non siete convinti? Fate voi. Dunque, riassumendo. Da una parte abbiamo un simpatico ragazzo che a 33 anni fa ancora lo studente, poi un settantenne ex medico condotto, foglia di fico scelta per coprire tutto il peggio della peggiore sinistra che ha fatto per decenni carne da porco di Orvieto, poi una ex segretaria dell’associazione di categoria degli agricoltori, aspirante politica di professione, dietro alla quale c’è un apparato di interessi vari che è in tutto speculare a quello della sinistra quando esisteva la sinistra. Poi c’è una sessantenne che si è fatta da sola, ha guidato due multinazionali, gestendo progetti in mezzo mondo ed avendo la responsabilità di migliaia di lavoratori.

Fate voi. Ma se fate una cazzata, poi non lamentatevi per i prossimi cinque anni. Non ci saranno altre possibilità per provare a salvarci. Il cavaliere pallido ve lo segnala affettuosamente. Lui sta benissimo nel suo saloon, ben fornito di whisky e donne amichevoli. 




Ciao presidente Anna Petrangeli, una vita in e per la Croce Rossa

Nel clima di festa per la Palombella è arrivata la notizia della scomparsa di Anna Petrangeli. Per vent’anni presidente della Croce Rossa Italiana – comitato di Orvieto e prima ancora volontaria. Una vita impegnata nella sanità pubblica e nel volontariato. Un carattere spigoloso, certamente, a tratti duro, ma sempre pronta a gesti di grande umanità, di giustizia. e’ difficile per il sottoscritto ricordarla per un legame speciale creatosi nel tempo.

Anna era presente in ospedale insieme a un’altra figura fondamentale che ci ha lasciati troppo presto, padre Nicola. Insieme hanno reso la Chiesa dell’ospedale un punto d’ascolto importante per i malati e i familiari. Oggi un punto d’ascolto della Croce Rossa è attivo in ospedale, sicuramente la prosecuzione ideale dell’impegno della presidente. Tornano i ricordi anche familiari della mattine della domenica con Anna impegnata a creare un ambiente accogliente nella Chiesa dell’ospedale. Gli incontri e le discussioni con mio padre e il parroco padre Nicola. Discussioni interessanti riguardanti la fede, l’interpretazione delle letture sacre e poi il punto sull’ospedale, sulle criticità con la presidente che si accendeva ricordando il passato lavorativo, le attenzioni, le emergenze, l’umanità del personale. Il suo sguardo era profondo e l’interlocutore di turno si poneva un po’ sulla difensiva, ma intanto aveva un occhio di riguardo e quasi complice verso i bambini che attendevano un semplice gelato dopo la Messa della domenica in ospedale. Anna non poteva mancare, la macchina segnata dai chilometri della Croce Rossa, la Punto, la trovavi lì davanti l’ingresso e anche sofferente, pronta ad ascoltare chi aveva bisogno. In pochi sapevano ma per un lungo periodo mentre continuava il suo impegno di presidente, assisteva il marito e tralasciava i segnali che il suo fisico lanciava.

Battagliera, senza tanti peli sulla lingua, un punto di forza e di debolezza, contemporaneamente. Ha dovuto affrontare negli ultimi anni di presidenza dei momenti difficili per la Croce Rossa orvietana. Lo spostamento di sede, le difficoltà conseguenti, il dispiacere per la considerazione non sempre attenta delle istituzioni locali. e poi è arrivata la pandemia a stravolgere tutto e tutti. Un ultima fase che l’ha trovata pronta ma più debole. Alla fine anche la battagliera Anna ha dovuto cedere lasciando la presidenza di Croce Rossa, ma non l’impegno fino all’ultimo minuto.

Nel traghettamento del Comitato di Orvieto ci ha seguiti passo dopo passo, senza risparmiarsi mai, anche se i figli l’avrebbero voluta vedere più libera a godersi il giusto riposo. Anna non era il tipo, però. L’ultima immagine è lei tra i suoi compagni di viaggio, la sua famiglia di Croce Rossa a festeggiare il Natale nella sede che lei ha trovato e voluto. Sofferente, stanca ma felice di salutare vecchi amici e nuovi…E allora non mi resta che salutarti Anna, presidente, in Duomo in un lunedì 20 maggio dal tempo incerto, insieme a tutta la tua grande famiglia di Croce Rossa. Un abbraccio forte ai tuoi figli Luigi e Luigia e un ultimo pensiero ancora per te…commosso e sincero.