Sottraggono soldi a un’anziana con l’inganno del figlio che provoca incidente, arrestati dalla Polstrada truffatori pluripregiudicati

Sono le 11 circa di qualche giorno fa, quando al telefono di un’anziana signora del bresciano, una voce maschile che si qualifica come un carabiniere, le dice che le passa al telefono un avvocato, nominato da suo figlio. Il presunto avvocato comunica alla signora che il figlio, alla guida della sua auto mentre parlava al cellulare, aveva investito un ciclista, ferendolo. Accompagnato dalle forze dell’ordine in Procura, poteva essere rimesso in libertà solo pagando una cauzione di 7.000 euro, per questo motivo, continua l’avvocato, di lì a breve un secondo legale sarebbe andato a casa sua per ritirare la somma necessaria per rimetterlo in libertà.

Presa dall’ansia per non far andare in carcere il figlio, e non avendo in casa tutto quel denaro, dietro pressioni della persona al telefono, la signora mette insieme circa 1.000 euro e qualche monile d’oro e lo consegna all’uomo che afferma di essere il legale incaricato al ritiro del denaro. Ciò nonostante, dopo qualche minuto l’anziana riceve una seconda telefonata, nella quale l’avvocato comunica che il figlio ha chiesto di far sapere che dell’altro denaro era conservato in cantina ed in effetti la signora effettua una seconda consegna di denaro a quell’uomo gentilissimo, curato e rassicurante, denaro che era conservato proprio lì dove indicato e si fa firmare una ricevuta.

Solo all’arrivo della figlia, alla quale racconta quanto avvenuto, la signora realizza di essere stata vittima di una truffa, e da qui la denuncia presso i carabinieri del paese. Seppur ben studiata e architettata, questa volta la truffa è stata sventata, poiché i finti avvocati, grazie alla visione delle videocamere sulla grande viabilità e alle tempestive comunicazioni delle sale operative, vengono intercettati da una pattuglia della Polizia Stradale di Orvieto in servizio sull’A1, in prossimità del Comune di Allerona, diretti verso la loro città di residenza. Sulla macchina è stata recuperata l’intera refurtiva, i due sono stati arrestati.




Approvata la trimestrale di CariOrvieto, il direttore generale Barnabè “la banca si conferma solida e ben radicata nel territorio”

La Cassa di Risparmio di Orvieto chiude il primo trimestre del 2024 con un utile netto di 2,97 milioni di euro, in aumento rispetto ai 2,71 milioni di euro del 31 marzo 2023. Un risultato positivo che conferma la solidità e la redditività dell’istituto di credito orvietano. Il margine di interesse, ovvero la differenza tra gli interessi attivi e passivi, è salito a 10,19 milioni di euro al 31 marzo 2024, rispetto agli 8,21 milioni di euro del 31 marzo 2023. Questo incremento è dovuto al “positivo andamento dei tassi di interesse e alla crescita degli impieghi”, come si legge in una nota diffusa dalla banca.

Prosegue la flessione dell’NPL ratio lordo e dell’NPL ratio netto, che si attestano rispettivamente al 5,9% (contro il 6,1% di fine 2023) e al 2,3% (rispetto al 2,4% di fine 2023). Un dato che evidenzia un miglioramento della qualità del credito, ulteriormente rafforzato da un grado di copertura dei crediti deteriorati in crescita al 63,2% (rispetto al 62,6% del 31 dicembre 2023). Gli impieghi netti a clientela (non considerando i titoli di debito) passano da 1.198,64 milioni di euro di fine 2023 a 1.204,37 milioni di euro al 31 marzo 2024 (+0,5%). I crediti verso clientela in bonis netti sono pari a 1.177,08 milioni di euro rispetto a 1.170,06 milioni di euro al 31 dicembre 2023 (+0,6%). Sostanzialmente stabile la raccolta totale da clientela pari a 1,65 miliardi di euro al 31 marzo 2024 rispetto a 1,66 miliardi di euro al 31 dicembre 2023.

Buona performance dei coefficienti di solidità patrimoniale: CET1, Tier1 e Total capital ratio al 14,66% (rispetto al 13,21% al 31 dicembre 2023), che recepiscono il computo dell’utile netto di periodo nel capitale primario di classe 1 (CET1).

“I numeri del primo trimestre 2024 confermano il grande lavoro svolto da tutti i colleghi”, ha commentato Maurizio Barnabé, direttore generale della Cassa di Risparmio di Orvieto. “La Cassa di Risparmio di Orvieto si conferma come una banca solida, ben radicata nel proprio territorio e riconosciuta come interlocutore privilegiato di imprese e famiglie. I primi tre mesi confermano la fiducia accordata dai nostri clienti”.




L’armata Brancaleone che ha fatto l’Ammucchiata e l’ha chiamata Futuro

Parlano di Futuro, ma ragionano in base alla Paura. Consapevole di non poter vantare risultati concreti e del fatto di non avere nessuna personalità di spicco da proporre agli elettori, la premiata ditta Tardani&Riciclati ha pensato bene di puntare sulla quantità, sperando almeno nella pesca a strascico. L’ammucchiata elettorale ha raggiunto vette impensabili fino all’altroieri, ma si sa che il terrore moltiplica energie e creatività. Il primo a scaricare la sindaca uscente è stato uno che la conosce bene come Toni Concina e alla presentazione di sabato scorso non è passata inosservata l’assenza dei dirigenti provinciali e regionali di Fratelli d’Italia. Gente smagata che ha già capito come l’aria abbia cominciato a tirare da un’altra parte e che forse non era il caso di venire a mettere anche ad Orvieto quella faccia ammaccata che porta ancora bene impressi i segni dei pneumatici del camper di Stefano Bandecchi. La ricandidatura Tardani perde i colpi ogni giorno che passa e la destra umbra e ternana si sta rendendo conto che il pericolo del secondo shampo provinciale è molto concreto. Meglio tenersi alla larga. Il pienone incassato poche sere fa al palazzo del Capitano del Popolo dalla civica Roberta Palazzetti ha tolto il sonno a tanti, soprattutto a quei simboli del vecchio sistema politico post comunista e socialista come Andrea Scopetti ed Evasio Gialletti che rappresentano la quintessenza di quel ceto politico che ha ridotto Orvieto come è ridotta e che la funambolica Roberta Tardani ha ripetuto in tutta la sua vita politica di voler combattere. Erano tutte chiacchiere. Quello che conta è solo mantenere la poltrona per sè e per i propri, infatti li ha cinicamente arruolati anche se poi li ha tirati fuori all’ultimo minuto utile, forse per non passare mesi a doversi giustificare di essersi rimangiata in due giorni anni di militanza politica sotto le insegne di Silvio. Un pò di pudore ha fatto capolino, ma carta canta.
L’esperienza Tardani è stata in linea con l’irrilevanza dannosa di tutti i sindaci che sono venuti dopo Cimicchi. Orvieto non ha un modello economico che funziona. Da Orvieto continuano ad andarsene tutti. Orvieto perde mille abitanti ogni dieci anni da quarant’anni a questa parte. L’unico modello economico è quello inventato da Lorenzo Maitani, Luca Signorelli e dai Signori Sette. E’ passato qualche annetto. Il resto è “storytelling” finto come la plastica. Il video elettorale della sindaca uscente che vorrebbe evocare un’epica alla Ridley Scott, la vede sfiorare le carte del piano regolatore sotto l’occhio venerante di Mazzi, scimmiottando il gladiatore Russel Crowe che sfiorava le spighe di grano prima di andare in battaglia, ma l’effetto comico è quello dello spot di una concessionaria girato da mio cugino. Come quelli che trasmettono nei cinema di provincia prima che inizi il film. A proposito di gente di cui fidarsi o no per comprare un’auto usata. La Tardani sta agli ingressi del pozzo di san Patrizio come Salvini stava ai barconi degli immigrati. Il nulla ben confezionato. Per chi si fa abbindolare. Il rischio di andare tutti a casa tra una mesetto è però troppo grosso per non spararne ogni giorno una più grossa dell’altra.

Gli elettori sapranno valutare. Se la ditta Tardani&Riciclati cerca di tenere botta cercando di convincere il 50 per cento più uno dei cittadini di essere la reincarnazione del generale De Gaulle, ad andare in pezzi sono stati intanto i ragazzi sedicenti novi di Nova. Nel corso di una recente cena convocata per decidere chi appoggiare al secondo turno, quelli che davano per scontato di sostenere Tardani&Riciclati in forza di chiari accordi politici, hanno dovuto constatare che in realtà tutti gli altri non erano affatto d’accordo. Hanno litigato e saltato pure la cena. Gli ci sono voluti trent’anni e più di vita per rendersi conto che la politica esiste eccome.