A scuola di felicità, una lezione tra il Liceo Gualterio e la Scuola Media Signorelli

“Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità”. Si è aperta così, con le celebri parole tratte dalla Lettera a Meneceo del filosofo greco Epicuro, la mattinata di incontro e confronto tra gli studenti del liceo Gualterio e quelli della scuola media Luca Signorelli. L’attività, pensata e coordinata dalle professoresse Chiara Scurti e Francesca Compagnucci, ha avuto come cornice lo storico Palazzo Clementini dove le ragazze e i ragazzi hanno sperimentato un vero e proprio laboratorio filosofico come spazio di discussione e ragionamento insieme.

Obiettivo: parlare di felicità sulle orme tracciate dai filosofi antichi. Ed infatti, all’aperto, proprio come i pensatori del passato, tutti si sono messi in gioco con una selezione di modelli differenziati di felicità a cui poter attingere per sentirsi bene ma anche per investire in ricerca di significato e in relazioni positive. Vale a dire Socrate, Platone, Aristotele ma anche Epicuro, Democrito ed Agostino declinati in una serie di attività ludiche e creative per pensare in modo divertente. Dal classico barattolo della felicità ai lavori in gruppo per comprendere il rapporto tra situazione ed emozione, dal puzzle filosofico al test per scoprire che filosofo sei, sono state diverse le esperienze proposte, tutte ideate per allenare il pensiero critico ed essere curiosi ed innamorati della vita. I giovani liceali infatti con un linguaggio semplice e diretto, adatto a chiunque voglia avvicinarsi anche per la prima volta all’antica e sempre giovane scienza delle scienze, hanno accompagnato le studentesse e gli studenti del Signorelli in un viaggio nel passato per provare a capire, attraverso gli insegnamenti dei filosofi, il nostro presente, noi stessi e il mondo che ci circonda. Il tutto senza mai smettere di giocare con le domande che sono forse, sempre e comunque, le migliori risposte.

E allora chiedimi se sono felice senza mai riposare su alcuna certezza dogmatica e definitiva perché, come scrive ancora Epicuro, “chi dice che ancor non è venuta, o già passò l’età di filosofare, è come dicesse che d’esser felice non è ancor giunta l’età o già trascorsa”.




Non usate quella “Caserma”…

Mancano sette settimane alla tanto attesa data del voto, voto che sancirà chi dovrà amministrare la città sulla rupe nel prossimo quinquennio e, come in ogni tornata elettorale che si rispetti, fioccano quotidianamente promesse e impegni a fare di tutto e di più da parte dei candidati in caso di elezione.
Una delle ultime voci messe in campo è stata quella relativa alla allocazione della caserma Piave.
Secondo questa voce la caserma sarebbe destinata a diventare una delle sedi della Scuola di Polizia.
Notizia pubblicata a titoli cubitali su tutte le testate locali e che, per tempistica e soggetto di chi l’ha messa in campo, ha fatto storcere il naso a una buona fetta dell’elettorato locale, destando dubbi e sospetti sulla sua effettiva realizzazione. Per tanti cittadini ha avuto il sapore della beffa il fatto che non si è mossa una foglia a riguardo negli ultimi cinque anni e che questa novità sia stata tirata fuori dal cilindro a sette settimane dal voto. I cittadini più arguti, e dall’intelletto abbastanza sveglio, parlano apertamente di una “trovata” elettorale tesa a “accalappiare” un po’ di voti. Infatti tutti a Orvieto sanno benissimo in quali condizioni assolutamente deficitarie, sotto ogni punto di vista, versa l’edificio che ospitava la caserma e, di conseguenza, sanno che diventa assolutamente complicato, visto gli esorbitanti costi che si dovrebbero sostenere, ricollocarla attuando una simile soluzione.
Inoltre i cittadini della rupe sanno benissimo che anche in questo settore, sempre per un discorso di contenimento e razionalizzazione della spesa pubblica, sono state chiuse in questi ultimi anni le sedi che ospitavano la Scuola di Polizia in importanti realtà cittadine come Foggia, Bolzano e Vicenza. E altre sedi sono previste in chiusura per rispettare i target imposti in questo settore dal risanamento dei conti pubblici.
Inoltre, sempre questi cittadini arguti che non si lasciano facilmente ingannare da propositi concepiti in periodo elettorale, sanno benissimo che esiste già una sede che ospita la Scuola di Polizia a Spoleto, che tanto distante da Orvieto non è. Quindi risulta più che lecito il pensare che, già dal giorno seguente la data del voto, più nessuno parlerà di Scuola di Polizia sulla rupe da allocare nella caserma Piave.




Spunti: nuovi outfit per Orvieto contemporanea

Primo cittadino o prima cittadina, sindaco biondo, moro, calvo o riccettino, giunta rossa, verde, nera o bigia… nuove soluzioni si dovranno trovare anche a Orvieto. Parliamone ora, non in funzione di questa o altre campagne elettorali, ma con chi le campagne elettorali le subisce. Viviamo un quotidiano privo di “visione”, le difficoltà non guadagnano respiro, le parole non producono senso. Richiamo alcuni punti, chissà che non diventino S-punti, piccole sollecitazioni a maturare scelte.

Spunto 1 – Efficientamento energetico.

Orvieto è città d’arte. Gli impianti fotovoltaici non appaiono compatibili col fascino della storica Rupe. Comunque sia, anche l’urbe etrusca non potrà a lungo respingere il “confronto” con le nuove tecnologie: questo matrimonio s’ha da fare. Vediamo un po’. Il parcheggio sul retro della stazione ferroviaria occupa circa un ettaro e mezzo di pianura. Se collochiamo le pensiline fotovoltaiche su appena la metà della superficie, non andiamo a consumare terreno agricolo; otterremmo di fatto una porzione di parcheggio coperto e guadagneremmo una potenza elettrica corrispondente al fabbisogno del centro storico. A Ciconia si potrebbe analogamente intervenire sui gradoni dell’ex discarica e nell’area attorno all’ospedale. A Sferracavallo, sarebbe interessante recuperare allo scopo i capannoni dismessi nella zona industriale. E ancora: i supermercati hanno un elevato fabbisogno energetico; illuminazione, celle frigorifere, congelatori, trattamento dell’aria, tutto richiede alte forniture di elettricità. Perché non emanare un bando, un invito, una qualche “ordinanza” che invogli i titolari dei centri commerciali del suburbio a realizzare impianti fotovoltaici sul tetto dell’immobile che occupano? La domanda straordinaria di approvvigionamento sarebbe soddisfatta in autonomia, nel punto stesso in cui nasce. Il panorama non ne uscirebbe ulteriormente “sfregiato”. L’espansione ai piedi del masso tufaceo risente di piani regolatori-sregolati, dagli esiti disfunzionali e disarmonici; la presenza d’impianti, distribuiti e mimetizzati, non aggiungerebbe e non toglierebbe nulla alle distonie già esistenti. Del resto, il nuovo deve sempre necessariamente integrarsi col vecchio. Come abbiamo imparato ad affiancare lo stile hi-tech agli arredi classici delle nostre case, così dovremmo imparare a valorizzare l’essenzialità di moderne strutture-impianto, inserendole in contesti compatibili. Certo non sarebbe come piazzare un parcheggio ai giardini di San Giovenale, zona medievale per eccellenza. Altri dettagli d’eccezione: alimentare i festoni natalizi con micro fotovoltaici che restituiscano di notte l’energia cumulata di giorno, sarebbe un segno di qualità, un’opzione originale ad alto gradiente simbolico e a impatto pubblicitario; convertire a Led il parco luci del centro storico, conservando la calda atmosfera dei lampioni, consentirebbe un risparmio di gestione pari a un 20- 50% della spesa attuale, con rapido rientro dei costi di allestimento.

Spunto 2 – Raccolta differenziata.

Incredibile, ma vero: l’Italia ha già raggiungo un livello di raccolta differenziata superiore a Inghilterra, Francia, Olanda e anche Danimarca. L’impegno “dal basso” di molte associazioni ha portato ben 276 comuni italiani al modello Zero Waste, Rifiuti Zero. Si tratta di una strategia-movimento civico – filosofia e stile di vita -, guidato in Italia da Rossano Ercolini, che nel 2013 ha ricevuto il Goldman Prize, una sorta di “Nobel per l’ambiente”. Rifiuti Zero significa spingere la raccolta differenziata porta a porta e, attraverso vari passaggi, affermare un diverso concetto di discarica: non più cumulo tombale di rifiuti, ma luogo di “stoccaggio provvisorio”: tutti i tipi di rifiuto potranno assumere nuova vita. Finita la storia degli inceneritori. Il modello è complesso, gli approfondimenti richiedono altri spazi. Ma è questa la via per ripulisce l’ambiente, creare nuove produzioni e ridurre le bollette. E poi ci sono i dettagli. A Orvieto, i furgoncini della raccolta percorrono, a velocità minima, tratti giornalieri inferiori ai quaranta chilometri; significa che si possono adottare mezzi elettrici che non inquinano l’aria. Inserire Orvieto tra le città virtuose significa esaltarne la cultura e lo spirito innovativo. E allora potremmo spingerci fino alla cura del dettaglio sottile. Pensiamo per un attimo all’impegno della colonna vertebrale degli operatori ecologici, costretti a una sosta ogni venti o trenta metri: devono sollevarsi dalla posizione seduta, scendere e rimontare sul mezzo un’infinità di volte. Perché non optare, collaudare e immettere sul mercato, una cabina semiaperta con sedile ergonomico girevole e adattabile alla postura eretta dell’operatore? Non sono sfizi, è il futuro possibile, tecnologia applicabile!

Spunto 3 – Spazi e verde pubblico.

L’incuria della città è sotto gli occhi di tutti: disordine, erbacce e seccume affliggono vie e aree giardino; i cestoni sono pochi e mal distribuiti, così lattine e plastiche, carta e vetro sono abbandonati a destra e a manca; graziosi sacchetti multicolore per deiezioni animali fioriscono sui muretti e davanti ai portoni … Niente di compatibile con la dignità dei cittadini, le tasse che sono chiamati a corrispondere, l’aspirazione di Orvieto a città turistica. Ci vuole immaginazione prima di subito. E’ possibile pensare d’investire in forza lavoro i proventi di tassa soggiorno e parcheggi cittadini. Si può ipotizzare una qualche associazione, cooperativa o società mista, che oltre a gestire i parcheggi si occupi ogni giorno della manutenzione di piazze e giardini.

Spunto 4 – Riqualificazione del sistema sanitario locale.

Se ne parla ogni giorno: la città è in grave apprensione per la progressiva perdita dei servizi, e ora esposta al rischio di veder trasformare l’ospedale in una struttura di facciata. Non aggiungo lamenti. Mi piace immaginare una rivolta, un colpo di coda dei cittadini, tanto utopistico quanto auspicabile. Vista la politica mortifera della Regione, l’indifferenza di fatto delle istituzioni di rappresentanza, perché non mobilitarci? Una volta tanto, tassiamoci spontaneamente per qualche mese e creiamo un fondo autonomo per il rinnovo di attrezzature e sale mediche. L’ipotesi è impopolare, ma lo scatto d’orgoglio sarebbe inequivocabile e trascinante. La notizia rimbalzerebbe sulle reti nazionali, sulla stampa e sui social. Dunque: si può sperare che la prossima amministrazione, rossa, verde, nera o bigia che sia, si faccia carico di una riscossa civile? Sarebbe difficile per qualsiasi sindaco – biondo, moro, calvo o riccettino – ritrarsi nel piccolo steccato partitico, neutralizzare l’energia mobilitata e disperdere la cospicua raccolta. Non riesco a immaginare la faccia di un primo cittadino o cittadina che se ne lavi ancora le mani, rimandando gli impegni per l’adeguamento dei servizi di tac e risonanza, il centro di rianimazione, le sale operatorie. Non credo si potrebbe continuare a nicchiare sulla realizzazione del servizio di emodinamica, deliberato da anni in Consiglio regionale per l’Ospedale di Orvieto.




Il Comune ha fatto poco o nulla per i disagi del Liceo Classico. Ha forse paura ad aprire un tavolo di confronto con la Provincia di Terni?

Chi ha frequentato o conosciuto il Liceo Classico F.A. Gualterio sa quanto questa sia sempre stata un’istituzione ad Orvieto, un pilastro della cultura e dell’istruzione orvietana e dei comuni limitrofi. Studenti, collaboratori scolastici e professori ricorderanno senza dubbio l’efficiente organizzazione nella distribuzione degli spazi per una migliore didattica: laboratori di lingue forniti di cuffie per ogni computer, laboratorio d’informatica con tanti pc quanti i posti disponibili, un’aula magna “storica” con un impianto audio-video professionale, un’aula professori bella e funzionale. Purtroppo di tutto questo resta solo un vago ricordo.

Grazie alla prestigiosa fama del liceo il numero di studenti è cresciuto di anno in anno, al punto che negli ultimi due anni tutti quegli ampi gli spazi non sono più esistiti perché convertiti in aule.  Questo ha inciso fortemente se quelle capacità e possibilità didattiche che nel tempo ne hanno fatto un liceo prestigioso. Nonostante la riconversione di quegli spazi in aule, la capienza non è bastata a contenere il numero degli studenti che ormai sono costretti, a cadenza trimestrale, a spostarsi nella sede dell’attuale Liceo Artistico, sottraendo aule anche a quest’ultimo e quindi provocando disagi anche a quell’Istituto. Tutto ciò rende  estremamente complessa l’organizzazione della didattica che, seppur nelle molteplici difficoltà, ancora viene gestita nel miglior modo possibile dal corpo docente e dal personale scolastico, proprio per tenere alta la qualità dell’istruzione. Infatti, nonostante i disagi, anche quest’anno, ed è la quarta volta per il “nostro” liceo, una studentessa del Gualterio, Giada Ciuchi, è stata ammessa alla finale dei campionati delle Lingue e Civiltà Classiche, fase conclusiva della competizione italiana inserita nel programma annuale per la valorizzazione delle eccellenze del ministero dell’Istruzione.

Sappiamo che il Comune non ha competenza sui Licei perché questa spetta alla Provincia, la quale non ha mai però dato ascolto agli studenti, tantomeno ai professori o alla Dirigente scolastica che più volte ha chiesto aiuto in tal senso. Tuttavia, non possiamo dimenticare invece che Palazzo Clementini, sede del Liceo Classico F. A. Gualterio, è proprietà del Comune di Orvieto. Ed allora perché non si è fatto nulla e poco? L’attuale amministrazione Tardani e l’assessora Alda Coppola, proprio in funzione di questa peculiarità potevano e dovevano fare di più. E se qualcosa nel caso fosse stata fatta non ha prodotto nulla di rilevante tantomeno di risolutorio. Ci chiediamo dunque, è mai stato avviato un dialogo con la Provincia perché il sacrosanto diritto allo studio, attraverso una didattica agevole e una logistica consona, potesse risolvere un problema che si ormai si trascina da oltre due anni? Siamo sicuri che siccome il problema non riguarda direttamente l’Amministrazione comunale lo si possa derubricare alla semplice retorica del come Comune non possiamo fare nulla?

Ad oggi, per quello che riguarda la disagiata situazione che si è creata nel Liceo classico di Orvieto e in cui versano studenti, docenti, personale scolastico e di riflesso anche le famiglie, non sembra proprio che il Comune, a guida Tardani, abbia fatto sentire la sua voce forte e chiara contro il grave disservizio e per garantire quel diritto allo studio. La Giunta Tardani ha forse timore di dar fastidio agli amici che governano in Provincia di Terni? Insomma, ancora una volta tante parole ma nessun fatto.




La grande corsa alle assunzioni tra ospedali e USL ma Orvieto sembra non esserci

A sei mesi dalle elezioni regionali e a ridosso di molte tornate locali qualcosa si muove nel mondo della sanità per quanto riguarda le assunzioni e stabilizzazioni.  Il piano delle assunzioni riguarda sia le due aziende ospedaliere che le Usl umbre.  Non può mancare ill costituendo terzo polo ospedaliero di Foligno-Spoleto-Trevi.  Lo spiega benissimo Luca Benedetti in un articolo apparso sul quotidiano “Il Messaggero”.  Benedetti ha sentito direttamente l’assessore Coletto che sottolinea, “ora tocca ai direttori generali mettersi in moto per i concorsi.  Non potranno più dire che sono in affanno a gestire i servizi perché non hanno il personale”.  Da qui è partito poi “Il Messaggero” per analizzare i numeri e le destinazioni dei nuovi assunti. 

Prima osservazione, quasi il 52% delle assunzioni sono in realtà stabilizzazioni di altrettanti “precari”.  In soldoni le assunzioni sono 872 e di queste 457 sono stabilizzazioni.  Il Messaggero snocciola poi i numeri per azienda ospedaliera e USL.  Le pressioni dei rappresentanti dei vari territori hanno avuto risposta, quasi dappertutto, almeno stando alla ricerca de “Il Messaggero”.  La parte del leone la fa Perugia con l’azienda ospedaliera con 317 nuovi assunti.  Arriveranno anche 10 dirigenti medici per cardiologia, ginecologia, medicina e chirurgia d’urgenza, nefrologia, neuroradiologia, chirurgia generale, chirurgia pediatrica, patologia clinica, chirurgia plastica e anche un posto per la direzione medica di presidio.  Tante le assunzioni per l’azienda ospedaliera di Terni, 161, di queste 49 sono stabilizzazioni.  Oltre gli specialisti medici sono previste le assunzioni di 16 OSS e alcuni amministrativi.  Per il costituendo terzo polo di Foligno-Spoleto le assunzioni sono 164, di queste 100 sono stabilizzazioni.  230 sono le assunzioni previste nella USL Umbria1. 

Degli altri presidi ospedalieri non c’è traccia così come non c’è il nome di Orvieto e del suo ospedale e delle future strutture che dovranno essere operative dal 2026.




Proposta Civica alla sindaca, “non siamo mestatori e improvvisati ma osservatori dei fatti e dei problemi”

“Gentile sindaco Tardani, mentre la campagna elettorale entra nel vivo, vorremmo quali suoi avversari rivolgerle una sentita prece. Se intende legittimamente smentire quanto riportiamo a proposito dei problemi orvietani, le saremmo assai grati se, in premessa, non ci addebitasse il ruolo di mestatori, per giunta improvvisati. Gente piovuta da Marte che ora si desta e dà fiato alla bocca con l’unico obiettivo di usurpare il ruolo che lei ricopre.

Noi non abbiamo governato la città negli ultimi cinque anni, questo è ovvio. Ma l’abbiamo osservata e vissuta maturando opinioni e punti di vista, come cittadini qualunque. E come hanno fatto quei cittadini che ora – avendo deciso di candidarci – stiamo incontrando per meglio mettere a fuoco lo stato delle cose. Tutti noi, pertanto, non ci siamo svegliati oggi con la malsana ambizione di mandarla a casa. Bensì, abbiamo tratto dalle nostre rispettive esperienze, a torto o a ragione, la conclusione che valesse la pena immaginare di voltare pagina. La democrazia è questo in nuce, la possibilità di un’alternanza. D’altro canto, non ci manda nessuno. Non abbiamo referenti politici a cui chiedere una mano durante la kermesse elettorale e non li avremo dopo, se verremo eletti … il che ci rende la vita più amena per un verso (siamo battitori liberi), ma potenzialmente ben più difficile per un altro.

Ad ogni modo, quando solleviamo critiche al suo operato, sindaco Tardani, muoviamo dai fatti, spesso spontaneamente suggeriti dalle persone che quei fatti derivano da un’esperienza diretta di vita. Se vuole smentirli, è libera di farlo, dovrà però confrontarsi con loro, al di là del rimpallo persino ossessivo di spot e comunicati in chiave autocelebrativa cui stiamo assistendo. Fermo restando che avremo modo ancora di confrontarci anche direttamente sui temi portanti, non ce ne voglia dunque se intanto registriamo che nel centro storico di Sugano non hanno l’indifferenziata, ma un cimitero di cassonetti sotto alle finestre, se a Benano la scuola crolla (al di là del nastro che indica da tempo immemore “lavori in corso”), se in tutte le frazioni – con pochissime eccezioni – il medico di base non ha una stanzetta dove ricevere i pazienti. In generale, veda lei come gestire il malcontento e se è il caso di rinnovare promesse anche a questa tornata. E tutti insieme vedremo poi l’effetto che fa.”




Giada Ciuchi, del Liceo Gualterio, vola alla finale nazionale dei Campionati delle Lingue e Civiltà Classiche

Grande orgoglio per l’istituto “Gualterio” di Orvieto che vede Giada Ciuchi, alunna della classe VB, ammessa alla finale nazionale dei Campionati delle Lingue e Civiltà Classiche. Giada, già protagonista lo scorso anno al Certamen Horatianum e vincitrice del piccolo Certamen Taciteum, ha superato brillantemente la selezione regionale con una prova di civiltà greca e latina, dimostrando eccellenti capacità critiche e una profonda conoscenza dei testi classici.

In un post sulla pagina FB dell’istituto si sottolinea che la studentessa “Giada “è impegnata con successo in diverse iniziative e progetti della scuola”. Il suo impegno e la sua passione per le discipline classiche l’hanno portata a questo traguardo importante, che rappresenta un motivo di grande soddisfazione per l’intero istituto che per la quarta volta sarà presente alla finale nazionale dei Campionati delle Lingue e Civiltà Classiche, che si svolgerà quest’anno a Sulmona, presso il Liceo “Ovidio”, il 9 e 10 maggio.

La partecipazione di Giada alla finale nazionale rappresenta una valorizzare delle eccellenze del “Gualterio” e sottolinea l’attenzione che l’istituto riserva alle discipline classiche. I Campionati delle Lingue e Civiltà Classiche, che annoverano nel Comitato Scientifico personalità di spicco come Ivano Dionigi, Franco Montanari e Paolo Fedeli, hanno l’obiettivo di promuovere il valore formativo degli studi classici e di stimolare l’interesse dei giovani verso la cultura antica.




Cinzia Leone e il romanzo “Vieni tu giorno nella notte” hanno portato l’attualità, l’amore e il confronto in un momento drammatico accendendo la fiamma del dialogo

Il 16 aprile Orvietolife ha invitato, con la collaborazione di Unitre Orvieto, la scrittrice e giornalista Cinzia Leone per la presentazione del suo ultimo romanzo edito da Mondadori intitolato “Vieni tu giorno nella notte”.  Un romanzo, questo è, d’amore, una sorta di lessico familiare a ritroso nel tempo.  La giornata ha avuto inizio all’istituto Majorana con un’interessante e stimolante incontro con studenti e docenti della scuola.  E’ difficile presentare un romanzo ambientato a Tel Aviv, visti i tempi, in cui è presente l’attualità della morte per mano di un terrorista e contemporaneamente anche l’amore gay fra due ragazzi, un israeliano e un palestinese.

I giovani hanno compreso pienamente, è una storia che vuole descrivere una realtà complessa, drammatica, tragica, crudele a tratti, per lunghi tratti ma che vuole rappresentare anche la speranza, la volontà di pace e di dialogo tra le parti.  E nel romanzo i due protagonisti sono veramente distanti tra di loro, il primo è un israeliano, un militare dell’IDF che difende il “Suo Paese” dal nemico, ma il suo compagno è un ragazzo palestinese, scappato da Jenin per l’unica “Colpa” di essere gay.  La storia viene tragicamente e violentemente spezzata da un kamikaze che si fa esplodere in un bar di Tel Aviv.

La presentazione è stata anche l’occasione per descrivere i luoghi, i colori, le voci, gli odori e i sapori.  E’ stata l’occasione anche per scoprire le carte e spiegare perché un ragazzo nel 2024 deve scappare dalla sua città e dai suoi affetti per poter liberamente esprimere il suo amore.  Non è facile anche perché Cinzia Leone è andata a Tel Aviv per documentarsi, per comprendere, per conoscere le storie dei tanti giovani, uomini e donne, che hanno scelto di essere liberi di amare.  C’è stato un momento di dibattito vivace perché c’è chi avrebbe voluto parlare di altro e non del romanzo, ma di quello si voleva discutere, ma senza nascondere sotto il tappeto la tragedia che stiamo vivendo giorno dopo giorno, da quell’orribile 7 ottobre fino ai droni iraniani con in mezzo la distruzione di Gaza e i morti, tanti, troppi innocenti.  Si è parlato di donne e di omosessualità e Cinzia Leone ha sottolineato, “ad oggi sono ancora 48 i Paesi che prevedono il carcere per gli omosessuali e in 8 vige ancora la pena di morte”.  Poi ci sono le donne che in Iran possono studiare, insegnare, sono giudici, avvocatesse, scienziate, “possono anche arrivare all’atomica”, ha detto quasi provocatoriamente Leone, “ma devono, non possono, portare il velo.  E in Arabia Saudita è ancora peggiore la situazione.  Lì non possono scegliere, lavorare dovunque, anche guidare l’auto può essere un problema”.

Nel pomeriggio nuova presentazione, questa volta dedicata alla città con la preziosa partecipazione di Alberto Romizi, vice-presidente di Unitre-Orvieto, che ha letto alcuni brani del libro intensi, drammatici e emozionanti.

Un’altra protagonista è una mamma che ha perso suo figlio nell’attentato ma che lo aveva perso ancor prima quando dall’Italia decise di trasferirsi in Israele convinto dalla nonna, un’altra donna importante.  “Come si può definire una mamma che perde un figlio?  C’è la definizione di vedova, di orfana ma non per una madre che vede morire il figlio.  Non c’è in nessuna lingua al mondo tranne in due: l’arabo e l’ebraico.  E’ un caso? No, è uno degli esempi, in questo caso drammatico, di quanto abbiano in comune queste due comunità, questi due popoli che sono molto più simili di quanto vogliano far credere.  I suoi, i cibi, le musiche, le assonanze, tutto porta ad essere vicini eppure sono così lontani”.  Cinzia Leone poi non può non commentare la più stretta attualità, “ogni bambino ucciso, ogni donna uccisa, violata, è una sconfitta per il carnefice e per tutti.  Io spero che anche il mio libro possa essere un tassello sulla via del dialogo, della giustizia, della democrazia”. 

E la democrazia è il vero discrimine.  L’unica democrazia nell’area è Israele, non è perfetta come tutte le democrazie e da lì si deve e si può partire per rompere una catena d’odio e di violenza ormai insostenibile.  Questo non significa “esportare la democrazia” un processo tentato nel recente passato che non ha avuto successo ed anzi ha riaperto la porta al radicalismo islamico più pericoloso. Vogliamo però chiudere la giornata tornando al romanzo “Vieni tu giorno nella notte”, il vero protagonista con la sua autrice Cinzia Leone.  Un racconto struggente, mai banale, scorrevole e di grande intensità, pronto per un film, gli ingredienti ci sono tutti.  OrvietoLife ringrazia coloro che sono intervenuti, i colleghi Roberto Conticelli e Ruben Della Rocca, la dirigente e i docenti dell’Istituto Majorana, il presidente del Consiglio Comunale per averci concesso la Sala consiliare, l’Unitre per la preziosa collaborazione e Cinzia Leone che ha regalato una dedica speciale, un ritratto a chi aveva il libro, un omaggio particolare che sottolinea ancora una volta l’umanità e la profondità della persona.  E allora non ci resta che darvi appuntamento alla prossima occasione e al prossimo libro perché informarsi, leggere e studiare sono azioni fondamentali per conoscere e essere liberi.




Il caos, il caso, l’amicizia

Una presentazione a Canale di Orvieto di: Stanisław Lem, Summa technologiae. Scritti sul futuro, traduzione e cura di Luigi Marinelli, Luiss Universityt Press, Roma 2023.

Metti che per un caso fortunato ritrovi un vecchio amico su uno dei social (quello più tipico di noi boomer ormai desueto per i più giovani), metti che a questo amico ti eri dimenticato di aver regalato un frac trent’anni fa (dopo che avevate fatto insieme letture teatrali di testi futuristi polacchi), metti che quest’amico presiede un’associazione culturale denominata, come lui e quelli come lui, “Estroversi”, e che quest’associazione ha sede in un borghetto umbro fuori Orvieto. Metti che dopo un anno e più di lavoro, una casa editrice accademica, ma non come penseresti (Luiss University Press) ti pubblica un libro che hai tradotto e curato (autore: Stanisław Lem; titolo: Summa technologiae; anno della prima pubblicazione originale: 1964 a Varsavia), e che questo libro comincia a girare e a incuriosire persone le più varie, perché intende parlare liberamente dei “problemi dei pronipoti dei nostri pronipoti”, cioè dell’evoluzione del mondo e di noi, esseri cosiddetti umani, nel mondo. Metti infine che l’Associazione Estroversi si mette in contatto con te e con Luiss University Press per organizzarne una presentazione per i suoi fedelissimi e affettuosi “adepti e adepte”: gente più o meno del posto con molta voglia di incontrarsi, leggere, chiedere, partecipare. E così capita che un sabato di sole, il 13 aprile, dopo una breve passeggiata a Orvieto e una sosta prolungata in Duomo a guardare il Signorelli a bocca aperta, si presenti quel libro in campagna: un libro su tecnologie (realtà virtuale e aumentata, intelligenza artificiale, neuro-robotica, creazione di mondi, esplorazione del cosmo e del cervello umano…) oggi appena agli albori, figuriamoci allora, nel 1964! E metti che durante la discussione fra chi l’ha tradotto e curato quel volume di 430 pagine, un giovanissimo matematico dell’Università di Ginevra (Alessio Ranallo) e un meno giovane filosofo dell’Università di Siena (Giancarlo Baffo) s’incontrino e si scontrino punti di vista diversi su quel libro e sui suoi temi, stimolati, provocati e rintuzzati dallo spirito (o spiritello) benefico di Gianluca Foresi che fa da presentatore, mattatore, intrattenitore e tiene viva l’attenzione del pubblico, che gremisce perfino in piedi o sulle scale interne di casa, la saletta dell’Associazione, e che poi – nonostante le pizzette e il buon vino in attesa per il previsto aperitivo generosamente offerto dalla Casa – alla fine le domande le fa, e che domande!

“Come posso io persona semplice, affrontare questi temi tanto ‘difficili’”? “Cosa si può dire, noi popolo, del sonno culturale in cui il Potere tende a farci cadere, specie i giovani, proprio attraverso l’imposizione di un uso irresponsabile e irragionevole della tecnologia avanzatissima (le “scatolette” degli smartphone) di cui tutti possiamo, anzi, dobbiamo disporre?”. La signora Paola, la signora Patrizia portano così la discussione su un piano solo apparentemente più generale, ma esattamente quello che interessava a Lem: il rapporto fra gli uomini e le macchine: Summa technologiae è infatti un libro sul passato e sul futuro bio-tecnologico dell’umanità dal punto di vista della cibernetica, cioè visti attraverso dei modelli (e degli esperimenti mentali) logico-matematici che possano servire a migliorare, non a peggiorare le sorti del mondo. C’è ancora un elemento ottimisticamente (illuministicamente)  costruttivo in questo libro (il cui penultimo capitolo s’intitola per l’appunto “Costruzione di mondi”), che poi via via sarebbe sparito anche in Lem, portandolo sempre più verso forse di scetticismo e a un vero e proprio “umanesimo misantropo”, a fronte dell’incurabile tribalismo, aggressività e imbecillità (in senso etimologico e letterale) degli esseri umani. Che fare a quel punto?

Finita la presentazione e la discussione, finito l’ottimo aperitivo con pizzette, tramezzini e dolcetti offerti e preparati dalle “adepte” di “Estroversi”, non resta che andare verso sera in paese a tentare di ricomporre il caos dei pensieri e delle emozioni di un bellissimo incontro di metà aprile. Il caso vuole che questo avvenga nella Cantina Foresi, dove chi scrive riincontra dopo oltre trent’anni la padrona, la bellissima ostessa nonché mamma di Gianluca: mi guarda e mi dice che si ricorda di me. Possibile? Sì. I prodigi del cosmo esistono, e il caso, in questo caso, ricompone tutto in una cena fra amici vecchi, nuovi e ritrovati, e nel bellissimo ricordo che ne rimarrà.




Lo stile “slow” di Orvieto fa breccia in Corea del Sud

Grazie a Cittaslow da anni Orvieto riceve un’attenzione particolare da parte di istituzioni, viaggiatori con o senza tour operator, e mezzi di comunicazione del Sud Corea. Una troupe di un importante network Tv nazionale è stata per tre giorni in città a “filmare” il buon vivere all’Orvietana 

Il 15  e 16 aprile 2024 una troupe di una rete sud coreana – leader nel paese dell’estremo oriente per l’intrattenimento e l’informazione generalista – è venuta in visita ad Orvieto per realizzare un servizio sulla Cittaslow vista dal punto di vista del vivere sano, con particolare attenzione al consumo di cibo locale e salutare e allo stile di vita dei cittadini. Una giornata splendida ha accolto il produttore e il coordinatore televisivo coreani che in un ristorante del centro hanno potuto apprezzare i prodotti e le ricette tradizionali orvietane, informarsi delle catene di approvvigionamento locale(tra le quali il mercato bisettimanale di piazza del Popolo), gustare i cibi locali salutistici e universalmente apprezzati.  In seguito, dopo aver visitato gli uffici di Cittaslow International a Palazzo dei Sette e incontrato il Segretario Generale Pier Giorgio Oliveti, hanno fatto visita alla sede dell’Università delle Tre Età di Orvieto, presidente Riccardo Cambri, dove hanno assistito ad una lezione di ginnastica indoor con alcuni associati. Successivamente hanno intervistato il presidente di Panathlon Orvieto, Lucia Custodi e la consigliera nazionale Distretto Italia Panathlon Rita Custodi.  A metà mattinata  il delegato della Uisp Orvieto Fabrizia Mencarelli ha accompagnato la troupe della televisione coreana a riprendere le attività dei soci lungo l’Anello della Rupe. Un gruppo di anziani attivi si è reso disponibile per interviste, riprese aspetti sportivi e attività varie.  Nel pomeriggio Marina Schettini di Cittaslow ha accompagnato la troupe in visita al un centro sociale anziani di Ciconia ad incontrare e intervistare i soci intenti nelle loro usuali attività ludiche e sportive.