La Tardani “pigliotutto” e Giordano figlio d’arte, il più furbo del cucuzzaro

C’è una campagna elettorale ufficiale e una sotterranea. La prima si svolge alla luce del sole, la seconda si sta definendo nell’ombra, tra incontri riservati fuori città e intensi scambi whattsapp. Nella seconda, si muovono da protagonisti una signora per la quale le elezioni di giugno rappresentano una questione di vita e di morte, in cui sono in ballo prospettive personali e di carriera di importanza centrale e un giovin signore figlio d’arte che ha capito tutto delle logiche della politica ed è intenzionato a massimizzare personalmente l’attivismo movimentista nel quale sono coinvolte menti brillanti di quella generazione di trentenni che per fortuna esiste ed è vitale. Resta da capire se in quel gruppo tutti, qualcuno o nessuno abbiano ben chiaro e condividano il lucidissimo progetto di potere personale che il leader-figlio d’arte-americano del Kansas sta perseguendo con lucida determinazione. Pianificato con largo anticipo e dissimulato dietro il polverone emotivo dei “giovani che finalmente si interessano di politica”, il piano prevede di valorizzare il movimento per arrivare prima o poi (meglio prima) a ricoprire qualche prestigioso incarico ai vertici di istituzioni culturali, partendo dall’Opera del duomo (il cui debolissimo presidente targato Pd mantiene pro tempore la poltrona in virtù di un accordo spartitorio suggellato dalla signora in questione), ma puntando ad enti culturali molto più importanti.

Un ambizioso e legittimo piano di ascesa personale che, per essere portato a termine, necessita del supporto di un movimento politico capillare, meglio se presente nelle istituzioni. Da qui la scelta di partecipare alle elezioni senza stringere alleanze elettorali pur sapendo di non aver alcuna possibilità di vittoria, ma con l’obiettivo anzi di diventare un soggetto politico con cui tutti dovranno fare i conti da giugno in poi, essendo alimentato da tanti ragazzi di talento e valore. Anche motivati dalla stessa intelligente spregiudicatezza? Chissà. Una sorta di “partito personale” le cui velleità di carriera individuale sono state subito accolte dalla signora i cui tailleur potrebbero tra pochi giorni non abbinarsi più alla fascia tricolore. Ai due è bastato pochissimo per intendersi in funzione del secondo turno elettorale. Lei del resto, la signora-asfalatrice, ha imbarcato tutti: socialisti di vecchio corso con qualche reticolo di consenso ancora in funzione, ex segretari del Pd con utili ramificazioni familiar-politiche, ex dissidenti rampanti di Forza Italia, ex militanti di estrema destra, desperate housewives e altri campioni di varia umanità. Tutti dentro senza andare per il sottile. L’importante è non essere costrette a cambiare vita proprio a luglio, con quel caldo che farà. Anche l’accordo fatto recentemente col sindaco di Terni Bandecchi per evitare una candidatura autonoma del suo movimento, con la promessa di sostenere alle regionali un loro uomo (pare vero) rientra in questa visione del non farsi sfuggire niente e nessuno, compresi gli accordi con le due o tre famiglie che qui contano sul serio.
La signora “pigliotutto” e il giovin signore temono ovviamente poco o niente un Pd più bollito che vivo, hanno paura solo del vero Ufo di questa campagna elettorale. Quella Roberta Palazzetti che ha rotto le uova nel paniere ad un centrodestra che già si sentiva la vittoria in tasca e che è l’unica ad avere il potenziale per sparigliare le carte, mandare per aria le cineserie interessate e semi clandestine di chi deve soprattutto trovare (o evitare di dover cercare) un lavoro. L’unica candidata capace di voltare pagina nella storia di una città indirizzata sul piano inclinato del declino e che rischia di finire governata e da giovin signori dall’ambizione sconfinata e in cerca d’autore e da signore pronte a tutto pur di non dover tornare nell’anonimato.




Rut, la fedele moabita antenata di Gesù

Alcuni mesi fa abbiamo assistito a numerose iniziative che, in modo più o meno lodevole, hanno celebrato la figura femminile. Associazioni e movimenti vari, servizi giornalistici e televisivi, politici e opinionisti sono intervenuti in difesa della donna evidenziando il fatto che ella esige rispetto e non violenza. Purtroppo recenti e agghiaccianti fatti di cronaca hanno provocato, nell’opinione pubblica italiana, una reazione emotiva che ha evidenziato una crisi profonda delle relazioni tra uomini e donne. Sulla ribalta dello scenario sociale la piaga della violenza sulle donne è stato l’argomento più ampiamente dibattuto. Si è discusso a lungo di patriarcato come modello culturale e radice profonda da curare dopo averne individuato le cause che l’alimentano, cause che trovano origini in una mancata educazione alla vita affettiva, in un deficit culturale e spirituale. Alcune cause mettono in evidenza un certo disagio giovanile la cui matrice trae origine da una povertà culturale, diffusa negli ultimi decenni, che ha accantonato parole come dignità della donna, rispetto, empatia, bon ton, per sdoganare, al contrario, volgarità, sessualità, pornografia, disorientamento e uso di droghe. Non è facile trovare un modello educativo adeguato se non si interverrà con tempestività a ripristinare alcuni valori tradizionali che sono a fondamento della famiglia e della società. A questo punto vorrei condividere alcune riflessioni maturate in questi mesi di dibattiti sulla donna. Ho pensato alle figure bibliche femminili che la Sacra Scrittura ci presenta e ho trovato un modello meritevole di considerazione ma purtroppo poco noto: Rut.

Ai nostri giorni descrivere l’esperienza di questo personaggio femminile dell’Antico Testamento è argomento tanto antico quanto attuale per i vari messaggi di saggezza e per i profondi insegnamenti che ci offre. Ma chi è Rut se non una donna discreta e forte che ha un importante ruolo nella storia della salvezza, in quanto compare tra gli antenati di Gesù? Infatti, nel Vangelo di Matteo quando leggiamo la genealogia di Cristo troviamo citati i nomi di quattro donne che, se dal punto di vista umano non sono state eccellenti, risultano importanti secondo il piano di Dio. Tra esse viene elencata Rut, che andata sposa a Booz, divenne la nonna di Davide. “Booz generò Obed da Rut; Obed generò Iesse; Iesse generò Davide” (Mt 1,5), il più grande re di Israele, dalla cui stirpe nascerà Gesù, essendo Giuseppe appartenente alla casa davidica. La storia di questa nobile antenata del Messia è presentata nel più breve libro dell’Antico Testamento, un libretto di poche pagine in cui si narra la vicenda di una famiglia – marito, moglie e due figli – che, a causa di una forte carestia, da Betlemme emigra nel paese di Moab, il cui popolo non amava tanto gli israeliti. Morto il marito, i figli sposano due donne moabite che ben presto rimangono vedove e senza figli. Noemi, la suocera, decide di ritornare al paese di origine e lascia libere le nuore di restare nella loro terra e di rifarsi una vita. Delle due una ritorna nella famiglia di origine mentre l’altra, Rut segue fedelmente la suocera israelita e da straniera e pagana, onorerà il Dio d’Israele e si integrerà a pieno titolo nel popolo eletto. È ammirevole il legame che intercorre tra la suocera Noemi e Rut che le promette “dove andrai tu andrò anch’io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio” (Rt 1,16), è un legame tanto forte da non separarsi neanche nei momenti della disperazione.

Rut è una giovane donna moabita, sposa e vedova di un ebreo, che intraprende un viaggio nell’oscurità, non sa quale vita l’attende in una terra sconosciuta, eppure sceglie liberamente di far parte di un popolo straniero per essere fedele agli affetti familiari. Il suo gesto è edificante. Quante nuore ai nostri giorni opterebbero per una simile scelta? Nell’attuale società, segnata tante volte dall’egoismo, prendersi carico della suocera, trasferirsi in un paese straniero con tutti gli imprevisti di adattamento da affrontare, è un atto eroico che può essere compiuto solo per amore. Rut oltre ad essere modello di fedeltà familiare lo è anche di umiltà e di onestà. Infatti, nella nuova terra di Canaan, per sopravvivere lei e la suocera, si adatta a lavorare nei campi spigolando per tutto il periodo della mietitura. Qui incontra Booz, il proprietario del campo, un lontano parente di Noemi, il quale conoscendo le sue premure nei confronti della suocera, prende a cuore la situazione delle due donne e prova per la giovane vedova un sentimento di stima che si trasformerà presto in amore, tanto da prenderla in moglie. Rut sacrifica la sua vita, ma il Dio di Israele intesse il suo piano, manifesta la sua tenerezza e fa di questa straniera un’antenata particolare: la colma di benedizioni e la destina al ruolo di nonna del Re Davide, quindi antenata del Messia. Mentre nei nostri ambienti spesso assistiamo a forme di individualismo esasperato, ad un modo sbagliato di concepire e vivere l’amore, la figura di Rut, invece, ci testimonia l’amore come dono di sé, la forte volontà di inserimento adottando usi, costumi e aderendo alla religione di un popolo che, per lei straniera e idolatra, era ben lontano dalla sua mentalità. Riflettiamo su quanto sta accadendo nel nostro Paese con l’arrivo di migranti, fuggiti da guerre e povertà, ma che una volta accolti e legalizzata la loro presenza, hanno la pretesa di mantenere le loro tradizioni denigrando le nostre. Rut è un modello da imitare come donna forte, generosa, perseverante, lavoratrice, onesta, esempio emblematico dell’importanza dell’affettività. Al bando i modelli femminili che ci vengono proposti da cattivi maestri attraverso i mass media. Rut sia il modello da seguire perché di storie umane come la sua, ai nostri giorni, ce ne sono poche, possono contarsi come le dita di una mano. Non sarà facile trovare una donna come Rut degna di essere esempio di fedeltà, generosità e umiltà. Meditiamo, dunque, su questa grande donna, antenata di Gesù e riflettiamo anche come il Signore si serve degli avvenimenti più semplici per mostrare la sua potenza e accrescere la nostra fede.




Le liste d’attesa nella sanità: molto si può fare

Abbiamo affrontato il tema della sanità ponendo al centro la salute dei cittadini e i Servizi sociosanitari che ad essi devono essere rivolti. Con i nostri candidati abbiamo elaborato un dossier, analizzando dati e valutando la situazione in modo assolutamente oggettivo, e poi abbiamo presentato una serie di proposte, partendo dalla vigente normativa in materia che, a differenza di quanto è stato sostenuto, sancisce le competenze, i doveri e i poteri di un Sindaco rispetto alla tutela della salute dei propri cittadini. Il “Testo Unico in materia di Sanità e Servizi sociali”, infatti, prevede che il Sindaco di ogni Comune del territorio della USL faccia parte della Conferenza dei Sindaci, che è lo strumento con il quale i Sindaci esercitano i loro doveri. Ancor più nel Consiglio di Rappresentanza della Conferenza stessa, che è composto da 5 Sindaci, tra i quali siede la Sindaca Tardani che così risulta avere poteri di indirizzo, controllo e valutazione.

Non è una cosa da poco, se questi poteri fossero opportunamente utilizzati.

Tra le varie questioni, sulle quali torneremo successivamente, evidenziamo subito quella più urgente, che maggiormente incide sui pazienti: le lunghe liste d’attesa. È opportuno evidenziare che le visite e le prestazioni individuate a livello regionale debbono essere prescritte in base alla loro priorità clinica, che il medico prescrittore indica nella ricetta con un codice, al quale corrisponde una tempistica per l’erogazione. Se i tempi del Servizio Sanitario Nazionale non sono compatibili con le esigenze della salute del paziente è inevitabile che lo stesso si debba rivolgere alle strutture private, se può permetterselo, altrimenti rinuncia a curarsi, come ormai succede a 4,7 milioni di italiani.

Noi pensiamo che ci sia un’altra strada e riteniamo, infatti, che la nostra Sindaca non sia su quella giusta se continua a sostenere che non ha poteri. Se i cittadini ci daranno il loro consenso, la sanità sarà la priorità della nostra attività amministrativa. 

Noi verificheremo i livelli dei servizi offerti dal Distretto di Orvieto, verificheremo che il modello di prenotazione del CUP dia priorità su Orvieto per quanti qui risiedono e, infine, istituiremo lo sportello per il diritto alla salute che aiuterà la cittadinanza ad ottenere quanto prescritto dalla normativa. Per cui se l’attesa della prestazione richiesta si dovesse prolungare oltre il termine fissato dal Direttore Generale l’assistito potrà chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero-professionale intramuraria, ponendo a carico della ASL la differenza rispetto a quanto avrebbe pagato con il Servizio Sanitario Nazionale, oppure in strutture private convenzionate con il diritto al rimborso.

C’è una procedura da seguire, complicata ma non difficile, che per ragioni di spazio non indichiamo in questo articolo ma che abbiamo messo sul blog del nostro sito  www.robertapalazzetti.it  unitamente ai relativi moduli da utilizzare.




Un progetto per contrastare lo spopolamento dei piccoli borghi, inizia il “Viaggio Nelle Case Sospese©”

Si chiama “Viaggio Nelle Case Sospese©” il progetto ideato dall’Associazione èpossibile ETR mirato a contrastare il fenomeno dello spopolamento e dell’abbandono dei piccoli paesi attraverso un approccio multisettoriale e partecipativo.
Fondato su principi di valorizzazione del patrimonio storico, artistico e ambientale, questo percorso si erge come un’iniziativa culturale rivoluzionaria e intende promuovere uno sviluppo sociale ed economico sostenibile, radicato nella consapevolezza collettiva e nella cura dei beni comuni.
La prima edizione di “Viaggio Nelle Case Sospese©” verrà presentata sabato 4 maggio alle 16:30 presso la ex scuola elementare di Sugano (via San Rocco). A coordinare la presentazione sarà Mara Luigia Alunni, ispiratrice del progetto, con la collaborazione di Guglielmo Monachello, co-autore del progetto. Sono previsti gli interventi degli storici Luca Giuliani e Silvio Manglaviti, dell’antropologo Enrico Petrangeli e di alcune socie dell’Associazione ‘Il filo di Eloisa’.
Dopo la Visita alla Casa Pilota del progetto, in serata ci sarà una performance a cui parteciperà l’Associazione dei Lettori portatili e i Maestri Sara Lupparelli & Byron Torres, fondatori della Scuola ‘Tierra Querida Tango’ , campioni italiani ed europei, e finalisti mondiali.
“Il concetto di “Viaggio Nelle Case Sospese©” – spiega Mara Luigia Alunni – trae ispirazione dall’articolo 9 della Costituzione italiana, che sottolinea l’importanza della promozione culturale e della tutela del patrimonio nazionale. L’iniziativa nasce come risposta al crescente spopolamento dei piccoli paesi, causato dall’emigrazione dei giovani e la diminuzione dei servizi essenziali. Questo declino si riflette nel numero sempre maggiore di case vuote e abbandonate, portando alla chiusura di negozi e alla perdita di vitalità comunitaria”. Obiettivo del progetto è dunque quello di rivitalizzare questi luoghi attraverso un nuovo approccio di percezione e coinvolgimento. Le “Case Sospese” diventano il fulcro di un viaggio culturale e formativo, aperto alla partecipazione attiva della comunità. La metodologia adottata promuove l’educazione allo sguardo, la ricerca-azione e il pensiero sistemico. Inoltre, si focalizza sull'”Arte Involontaria” teorizzata da Gilles Clément, che trasforma le case abbandonate in testimonianze artistiche.
“Il percorso – aggiunge Guglielmo Monachello – si sviluppa in diverse fasi distribuite su cinque mesi, partendo da Maggio 2024. L’inaugurazione presenta il progetto con eventi culturali e artistici, seguiti da visite alle “Case Sospese”. Qui, il pubblico potrà esplorare l’ ‘Arte Involontaria’ nelle abitazioni e riflettere sulle storie racchiuse in esse”. Alla base del progetto c’è quello che in tedesco viene definito “Weltanschauung”, un termine che, restrittivamente tradotto, significa “visione del mondo”, “immagine del mondo” o “concezione del mondo” .
“Ecco, noi siamo partiti da qui. “Viaggio Nelle Case Sospese©” – spiegano ancora Alunni e Monachello – è un vero e proprio viaggio dentro se stessi, dentro la propria capacità di accogliere visivamente e con il cuore ciò che si vede. Un modo “diverso”, o per meglio dire “altro”, di guardare e “vivere” una casa abbandonata. “Viaggio Nelle Case Sospese©” è dunque un progetto di comunità: il Paese diventa una Casa Relazionale dove c’è apprendimento e si cresce insieme.”
Nel periodo da Maggio a Settembre, in giorni e orari definiti, sarà possibile approfondire i temi con visite aperte a tutti e, in quanto altamente formative, rivolte anche alle Scuole di ogni ordine e grado. Nello stesso periodo, i Fotografi, viaggiando per il Paese, riprendono anche l’attuale vita quotidiana per evidenziare, ancora una volta, l’ ‘Arte Involontaria’, il personale modo di osservare, ascoltare e percepire, e la specificità di ogni Relazione. Sono previsti incontri con Scrittori, Pittori, Scultori, Fotografi, Attori, Abitanti del Paese, Ospiti, finalizzati a raccontare i temi connessi al “Viaggio Nelle Case Sospese©”, coinvolgendo anche in questo caso le Scuole di ogni ordine e grado. Sono previste attività di ricerca inerenti ai temi inclusi e suggeriti dal progetto. A Settembre, la prima fase del progetto si concluderà con l’esposizione/premiazione delle foto e una conferenza con esponenti della cultura. Le fasi successive del progetto continueranno con le stesse caratteristiche della prima fase, con possibili integrazioni di ulteriori argomenti.

“Da tutto questo – conclude Alunni – ci aspettiamo un’inversione di tendenza rispetto all’attuale processo di spopolamento, contribuendo ad una rivitalizzazione del paese di Sugano, un ampliamento dell’offerta culturale del territorio con nuove occasioni di incontro, una maggiore consapevolezza e delle risorse ambientali del territorio e un miglioramento delle relazioni grazie a momenti di confronto pubblico che hanno valore in termini di coesione sociale”




Grandi derivazioni, dalla Regione 450 mila euro. Una vittoria di Orvieto e degli abitanti di Corbara

“L’assegnazione al Comune delle risorse dei canoni idrici delle grandi derivazioni è una importante vittoria di Orvieto e dei cittadini di Corbara”. Lo ha detto Roberta Tardani, sindaco di Orvieto e candidata alla conferma alle prossime elezioni, nel corso dell’incontro che si è svolto mercoledì 24 aprile a Corbara, nel Centro culturale sede dell’associazione “Il Giglio”, terzo appuntamento del tour #sullastradagiusta che sta toccando tutta la città per raccontare la strada fatta in questi cinque anni e la strada da fare.

“La Regione Umbria – spiega Tardani – ha approvato il riparto delle risorse 2024 ai Comuni interessati dagli impianti di grandi derivazioni e ad Orvieto, dove ricade la diga di Corbara, sono stati assegnati 450mila euro all’anno. I finanziamenti potranno essere utilizzati per interventi che riguardano il decoro urbano, la manutenzione ordinaria e la viabilità, la manutenzione, l’adeguamento e la costruzione di impianti sportivi, la realizzazione di eventi. Un obiettivo al quale abbiamo lavorato a fari spenti sin dall’inizio del mandato perché come città ci sentivamo privati di qualcosa che ci spettava e che non ci era mai stato riconosciuto. È il frutto delle relazioni costruite in questi anni e della capacità di confrontarsi e indirizzare le scelte del governo regionale a tutela del nostro territorio. È la vittoria dei cittadini di Corbara che hanno stimolato da sempre e in modo costruttivo la nostra azione e con i quali stiamo collaborando attivamente su più fronti, a partire dalla pulizia delle sponde del lago. Si tratta di fondi strutturali che ci consentiranno di programmare ulteriormente gli investimenti nei settori individuati, un’opportunità per tutta la città e per sviluppare interventi specifici anche sulla frazione.

Crediamo – aggiunge – che, oltre alla necessaria manutenzione della viabilità che è stata effettuata in questi anni e che sarà completata con la prossima programmazione, su Corbara vadano sviluppati anche progetti di valorizzazione turistica delle attività del lago e dei percorsi naturalistici nell’ambito delle iniziative che abbiamo avviato per incentivare il turismo esperienziale e outdoor. Stiamo inoltre ragionando insieme anche su un importante evento in autunno per ricordare i 60 anni dalla realizzazione della diga. Come le altre frazioni – conclude – Corbara sarà interessata dal nuovo servizio di trasporto pubblico a chiamata e dall’efficientamento dell’illuminazione pubblica che qui già prevede anche l’implementazione dei punti luce nelle zone che ci sono state segnalate dai cittadini”.




Welcare Industries premiata tra i “Paladini Italiani della Salute” al Campidoglio

La Sala del Gonfalone in Campidoglio ha fatto da cornice alla seconda edizione del Premio “Recti Eques – Paladini Italiani della Salute”, organizzata dall’Associazione Culturale Liber in collaborazione con la casa editrice Rde. Un evento all’insegna della celebrazione di quei “Cavalieri del Bene” che, a vario titolo, si distinguono nella tutela e nella promozione della salute. Tra i premiati, anche Welcare Industries, azienda orvietana leader nella produzione e distribuzione di dispositivi medici e biocidi per la prevenzione e il controllo delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) e per il trattamento delle patologie cutanee critiche e croniche. Il prestigioso premio rappresenta un riconoscimento all’impegno costante di Welcare nella tutela e nella promozione della salute. A ritirare il premio è stata Silvia Tortolini, responsabile dell’Ufficio Qualità di Welcare, che ha espresso la sua gratitudine per questo importante riconoscimento: “Siamo onorati di ricevere questo premio che testimonia il nostro impegno quotidiano nel migliorare la salute e la qualità della vita delle persone. Un impegno che si basa su ricerca, innovazione e dedizione da parte di tutto il nostro team”.

Con sede nella Zona Industriale di Fontanelle di Bardano, ai piedi della Rupe di Orvieto, Welcare Industries vanta una base logistica in espansione e si posiziona come punto di riferimento nel settore della medicina. Sotto la guida della dottoressa Fulvia Lazzarotto, l’azienda guarda al futuro con fiducia, continuando a concentrarsi sull’innovazione e sulla soddisfazione del cliente, mantenendo alti gli standard qualitativi che l’hanno resa un’eccellenza nel panorama nazionale.

Il Premio “Recti Eques – Paladini Italiani della Salute” rappresenta motivo di orgoglio non solo per Welcare, ma anche per l’intera comunità locale. Essere premiati tra i “Cavalieri del Bene” significa infatti incarnare valori quali l’impegno, la competenza, la passione e la dedizione, elementi chiave che contraddistinguono il team di Welcare. La cerimonia di premiazione, condotta dalla giornalista Alda D’Eusanio, ha visto la partecipazione di numerose autorità e personalità di spicco del mondo medico-scientifico. Tra gli interventi istituzionali, quelli del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che ha sottolineato l’importanza di premiare realtà che si distinguono per il loro impegno nella tutela della salute. L’evento è stato inoltre arricchito da una tavola rotonda dal titolo “Integrare ricerca, innovazione, educazione e comunicazione in sanità per ottimizzare prevenzione, diagnosi, trattamento delle malattie e potenziare i sistemi sanitari”. Un momento di confronto e approfondimento su temi cruciali per il futuro della salute in Italia.

Il Premio “Recti Eques – Paladini Italiani della Salute” conferma il valore di Welcare Industries come azienda leader nel settore medico e rappresenta un importante riconoscimento per il suo impegno costante nella tutela e nella promozione della salute. Un’azienda che guarda al futuro con fiducia, pronta a continuare a fare la differenza nel panorama sanitario nazionale e internazionale.




Nomina nuda tenemos. Possediamo soltanto nomi nudi

Come detto nel precedente scritto il fatto di aver voluto scegliere candidati all’interno delle mura, solita storia tra Filippeschi e Monaldeschi, sarà l’ennesima occasione persa, per la città, di una vera rivoluzione culturale ed economica. Le radici perdute e volerle replicare ci porterà ad un destino incompiuto pieno di incertezze senza ruoli visibili ed esclusivi.
I candidati in campo appena all’inizio già inciampicano su piccolezze, minimalismi, forzature senza una vera padronanza del fare politica vera, visto anche le loro provenienze, annoverando possibili identità, discontinuità, eccezione. Anche la numerosa platea, oltre che di sindaci, di liste crea confusione e depredazione di preferenze senza un costrutto vero. Sicuramente valide e appassionate le intenzioni ma calate sul sopito di una città oramai destinata a ruoli di lato sul piano investimenti, sanità, cultura etc.
Povero palazzo dei congressi, Piave, ex Ospedale, emergenze e Contenitori storici, saranno come figli illegittimi di una patria senza arte né parte, destinati ad attenzioni una tantum di opere e uomini di buona volontà al d’uopo usati.
Quid est Orvieto! Una possibile pietra di inciampo di qualche bonista o complementarità di eventi culturali, turistici, economici? Sicuramente sarà il caso no certo una reale mutamento creato e indotto da politiche attive di visione. Le categorie di città scialbe o qualificate sta nel loro essere centro di eventi, forte PIL interno, Di centri turistici complessi, di demografia in rialzo. Sic stantibus res non c’è ne’ per nessuno. Destino di città variabile a secondo di dinamiche esterne e il destino, non avendo intrapreso una vera scommessa di futuro con persone e programmi: infatti no vi è traccia. Immersi i protagonisti nella corrente del divenire oppure affioranti tra possibili coincidenze e diversità di vedute. Volatilizzato le speranze rimane agli elettori la scelta del meno peggio.
Qualche indicazione di futuro era stata data ai protagonisti in campo ma le logiche  di una comunità invischiata nelle nebbie dell’epoca etrusca e dello Stato della Chiesa ha prevalso anche su chi aveva recepito il concetto del disincanto.
Per alcuni sembra saggio: fermi un giro.




L’amministrazione comunale di Orvieto, “il 25 aprile per mantenere viva la memoria e un futuro di pace”

In occasione del 79esimo anniversario della Liberazione dell’Italia dal totalitarismo l’amministrazione comunale di Orvieto ricorda il coraggio e il sacrificio di coloro che hanno lottato per la libertà e la democrazia. Una giornata che deve essere un momento di riflessione e di unità per la nostra comunità, non certo di contrapposizione. Eventi così significativi non possono alimentare discordie e divisioni che rischiano di far perdere il senso autentico di ciò che ricordiamo, la liberazione dall’oppressione ma anche il valore della coesione sociale, della tolleranza e del rispetto reciproco. Il 25 aprile ci deve ricordare che la nostra forza sta proprio nella capacità di unirci intorno a valori comuni, dovremmo usare questa occasione per mantenerne viva la memoria, rafforzare i legami che ci uniscono, lavorare fianco a fianco per un futuro in cui la pace e la solidarietà siano sempre al centro delle nostre azioni.




Il padre del ragazzo infortunatosi con il calciometro, “serve più sicurezza”

Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo un articolo firmato dal padre del ragazzo che ha avuto l’incidente alle giostre di Ciconia. Lungi da noi voler giustificare o alleggerire l’accaduto. Sicuramente la contravvenzione è adeguata all’infrazione. Forse, essendo la prima volta, si poteva trovare un giusto compromesso dopo aver eliminato i giochi non a norma. La foto pubblicata non ha a che fare con l’incidente di cui si parla nell’articolo.

“Nel quartiere di Ciconia, la festa è stata interrotta da un’ombra sinistra: l’incidente su una giostra che ha scosso la comunità e sollevato domande sulla sicurezza degli eventi pubblici.

La polizia locale, intervenuta dopo il tragico episodio, ha scoperto una serie di irregolarità che hanno portato alla multa dei gestori delle giostre e alla sospensione delle licenze per tutti i giochi, compresi quelli in regola. Questa decisione drastica è stata presa con fermezza per garantire che la sicurezza dei partecipanti sia sempre prioritaria. È facile dimenticare che su quelle giostre potrebbe essere salito un bambino piccolo, e le conseguenze di un altro incidente sarebbero state devastanti. La sicurezza non è un optional, è un obbligo che non possiamo permetterci di trascurare.

Gli operatori delle giostre, pur essendo stati avvertiti delle regole e degli standard da seguire, hanno trascurato i protocolli di sicurezza, mettendo a rischio la vita dei partecipanti. È imperdonabile che abbiano messo il profitto prima della sicurezza delle persone. Adesso, mentre i gestori lamentano le perdite finanziarie, non dobbiamo dimenticare che la priorità assoluta è la sicurezza pubblica. La multa e la sospensione delle licenze sono un monito chiaro a tutti gli operatori di eventi pubblici: la sicurezza non è negoziabile. La comunità di Ciconia ora si trova a dover affrontare una festa privata di una delle sue attrazioni principali, ma è un sacrificio necessario per garantire che ogni partecipante possa tornare a casa sano e salvo.

In conclusione, dobbiamo essere vigili e non scendere a compromessi quando si tratta di sicurezza pubblica. Che sia una festa o qualsiasi altro evento, la sicurezza deve sempre venire prima.”

Saluti il Padre della parte lesa.




Nova con l’Anpi, 25 aprile la libertà è di tutti

Ringraziamo l’Anpi per l’invito che raccogliamo con grande piacere. Parlare del 25 aprile è parlare del futuro di questo Paese, del nostro ruolo di cittadini e del percorso che stiamo facendo con tutto il gruppo di Nova. 

In queste settimane la città si è animata attorno al dibattito politico sulle prossime elezioni amministrative e da qui a poco più di un mese saremo chiamati a esprimere la nostra preferenza nelle urne. 

La contrapposizione tra confronto pubblico e voto libero da un lato e la loro negazione dall’altra, può spiegare, meglio di tante parole, l’importanza del 25 aprile.

È in questo giorno che celebriamo la liberazione dal nazifascimo (non celebriamo la libertà in generale, la differenza non è banale) che aveva portato il nostro Paese e il mondo intero sul baratro della barbarie. La scelta che è stata compiuta dalle donne e dagli uomini di allora è viva e attuale, non è solo memoria ma un principio fondante del nostro agire quotidiano. 

Siamo chiamati a rinnovare costantemente la scelta di libertà, ogni giorno, contro chi la vuole negare, chi esercita la violenza, chi opprime. Nel farlo dobbiamo essere consapevoli che non possiamo agire da soli. La difesa della libertà, la volontà di costruire un domani che non dia residenza ai rigurgiti fascisti, può essere sostenuta solo con un agire comune, con la partecipazione di tutti e se ci riconosciamo come comunità unita attorno a dei principi assoluti. Quello dell’antifascismo è un principio assoluto. 

Calvino ne “Il Sentiero dei Nidi di Ragno”, dice che la storia è fatta di piccoli gesti anonimi. Ci riporta alla responsabilità di non dimenticare il senso di questa giornata che è principio fondante della nostra vita comunitaria. E ci ricorda che ogni giorno siamo chiamati a far vivere quello spirito, ogni giorno possiamo scegliere da che parte stare, ogni giorno possiamo testimoniare una specifica idea di società, plurale, inclusiva, partecipe e libera. 

Nova si fonda su questi valori, mette al centro la persona e la comunità, è capace di parlare e dialogare con tutti e può farlo forte di principi fondanti chiari e solidi, come quello dell’antifascismo e dell’opposizione a qualsiasi totalitarismo. Questi principi hanno guidato Nova fino a questo momento ed è su questi pilastri che desideriamo costruire una fiducia solida tra noi e i cittadini. Non verremo mai meno a questi valori, alle fondamenta della nostra società civile, ai principi costituzionali. Ci sentiamo custodi del bene più prezioso, la libertà democratica, costruita sulla partecipazione, per il bene di tutti.