Omaggio a Immanuel Kant, che da 300 anni è tra di noi

Trecento anni fa, il 22 aprile 1724, nasceva Immanuel Kant, il filosofo che più di ogni altro ha influenzato il pensiero contemporaneo, cosicché oggi possiamo dire, come ha scritto Sebastiano Maffettone, che «le sue idee e le sue teorie sono parte integrante del nostro patrimonio intellettuale».

 È Kant stesso a dirci di che cosa si è occupato nella sua vita interamente dedicata alla filosofia: «Ogni interesse della mia ragione (così lo speculativo, come il pratico) si concentra nelle tre domande seguenti: Che cosa posso sapere?; Che cosa devo fare?; Che cosa posso sperare?». Sono le nostre stesse domande. Ad esse sono dedicate le tre grandi opere del suo “criticismo” (Critica della ragion pura, Critica della ragion pratica, Critica del Giudizio), un monumento del pensiero occidentale.

Un genio del pensiero. Per comprenderne la portata basta ricordare alcune delle sue più celebri affermazioni:

«Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me».

«Agisci in modo da considerare l’umanità, sia nella tua persona, sia nella persona di ogni altro, sempre anche al tempo stesso come scopo e mai come semplice mezzo».

«L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a sé stesso…. Sápere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! Questo dunque è il motto dell’illuminismo».

Come ha scritto ancora Sebastiano Maffettone, il concetto che può farci da guida per capire la profondità della filosofia kantiana e la ragione della sua presenza come tratto essenziale del pensiero occidentale è quello di autonomia, che riguarda sia l’aspetto teoretico che quello della morale ed «è il vero faro che illumina il percorso della modernità».

Come ha scritto a sua volta la filosofa statunitense Susan Neiman, «la sua grande scoperta è la distinzione tra il mondo come è e il mondo come dovrebbe essere». Siamo esseri dotati di libertà e perciò responsabili delle nostre azioni. Possiamo cambiare il mondo, pur essendo e necessariamente restando un «legno storto».

Io aggiungerei che senza l’uso critico della ragione, fondamento della sua filosofia, non potremo né esercitare né difendere la democrazia. Anche quando siamo delusi, possiamo sempre agire «come se …» e avvicinarci alla mèta. A questi temi e ad altri del pensiero di Immanuel Kant abbiamo dedicato la “Decade kantiana”, in analogia con la “Kant decade” tedesca, il programma di riflessioni annuali dirette agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado che quest’anno, all’inizio di dicembre, giunge appunto al decimo e ultimo anno




Nova, sei coordinate per invertire il declino demografico

Domenica 21 aprile, presso il Circolo ANCeSCAO ad Orvieto Scalo, si è tenuto l’incontro “Ri-vivere Orvieto – Voci dalla Comunità, esperienze di restanza e neoresidenzialità sul territorio”. 

Un focus tematico su uno degli argomenti emersi dai tavoli di lavoro dell’evento partecipativo inNova. L’incontro, dedicato al fenomeno del declino demografico e a possibili contromisure da mettere in atto, è stato sviluppato in tre fasi. Una prima sessione ha raccolto testimonianze significative della scelta di vivere a Orvieto. Attraverso le voci di chi ha deciso di trasferirsi sul territorio o di restare e progettare qui il proprio futuro sono state condivise esperienze e contenuti vivi, espressione di punti di forza e debolezza circa l’attrattività del comprensorio. Un secondo momento ha permesso di raccogliere le questioni sollevate per inserirle in un quadro analitico e teorico più ampio grazie alle voci degli esperti invitati, intervenuti come tecnici esterni.
Meri Ripalvella, funzionaria di ricerca della regione Umbria, ha fotografato in maniera dettagliata le dinamiche demografiche relative al comune di Orvieto, collocandole all’interno del contesto umbro e nazionale, per mettere l’accento sull’emergenza in corso. Giuseppe Croce, economista e docente dell’università La Sapienza di Roma, ha delineato le tendenze connesse al rapporto tra crescita economica e popolazione, mostrando le fragilità del contesto umbro anche a livello di produttività del lavoro, per poi tracciare strade percorribili per un’azione politica lungimirante e di ampio respiro. L’ultima fase ha incluso gli interventi del pubblico nel percorso di costruzione collettiva di una conoscenza al servizio del territorio, frutto del confronto tra vita e saperi esperti.

Queste le coordinate per orientare la rotta, azioni che Nova sposa nella sua proposta elaborata in questi mesi di lavoro. Si tratta di indirizzi che crediamo debbano comporre la bussola per qualunque percorso politico autenticamente interessato ad invertire il declino demografico ed economico.  Una sfida cruciale per l’intera comunità, al di là di qualsiasi bandiera o mistificazione della realtà.

  1. Sostenere e promuovere una rete delle città, anche al di fuori dei confini regionali, per unire forze e strategie, superando un’ottica campanilista pur preservando il radicamento territoriale.
  2. Favorire l’unione di comuni prendendo come riferimento il sistema locale del lavoro, costruire, quindi, un movimento di aggregazione e collaborazione di comuni non solo per esigenze amministrative ma per restituire voce a un intero territorio.
  3. Implementare politiche efficaci di sostegno alla genitorialità, potenziando i servizi locali dedicati all’infanzia e alla conciliazione famiglia-lavoro, anche nella prospettiva di percorsi verso l’equità di genere.
  4. Incentivare lo sviluppo di attività imprenditoriali ad alta specializzazione per avere posti di lavoro qualificati, contrastando l’esodo di giovani dal territorio. Il turismo non basta poiché è un settore a bassa produttività che crea posti di lavoro a basso valore aggiunto.
  5. Curare l’istruzione: Università e Istituti Tecnici Superiori come cuore dello sviluppo territoriale.
  6. Potenziare i collegamenti con le grandi città, specialmente Roma e, parallelamente, favorire e attrarre progetti di lavoro da remoto e ibrido, opportunità di resilienza per il comprensorio.

Le tematiche relative ai fenomeni demografici che interessano Orvieto sono evidentemente molto sentite dalla cittadinanza. Ne è una chiara dimostrazione la ricca e appassionata partecipazione a questo incontro, così come all’evento “Abitiamo Orvieto” di sabato 20 aprile, voluto da Abitare Orvieto e che ha visto il confronto tra i candidati alla carica di sindaco. In quell’occasione, Giordano Conticelli si è misurato con le domande poste fornendo analisi e avanzando proposte specifiche. La risposta di Nova alle esigenze abitative comporta accordi e intese con la regione e l’ATER per interventi nel campo dell’edilizia popolare e residenziale, con particolare riferimento al patrimonio pubblico esistente e/o da acquisire, dopo un’attenta ricognizione del patrimonio esistente sia pubblico sia privato.

Durante l’incontro “Abitiamo Orvieto” è stato affrontato anche il problema delle strutture ricettive, la cui proliferazione deve essere necessariamente regolamentata e controllata in maniera più incisiva, rispettando il diritto all’iniziativa economica privata ma garantendo al tempo stesso un’adeguata risposta alla domanda abitativa. Per questa ragione, Nova intende da un lato applicare un limite alle autorizzazioni, che siano proporzionate rispetto al numero di immobili presenti, dall’altro appoggiare la proposta di legge di iniziativa regionale avanzata da AltaTensioneAbitativa per mantenere il tessuto economico e sociale della città integro e coerente con i bisogni della comunità.




La deriva del sistema Orvieto la si allontana solo con una rimodulazione delle idee e delle persone

Una volta si sono concorde con quanto scritto da Dante Freddi e altri sui social in questi giorni, antecedenti il momento elettorale, per l’argutezza dei pensieri e per aver centrato il caso Orvieto.  Solo un sussulto culturale e un nuovo senso civico di questa comunità può condurci verso il futuro e un sentiment diverso dal solito impasse che oramai ci incatena da diverse legislature.

Solo uomini e donne forti e coraggiosi possono intraprendere il cammino.  Segnali ve ne sono ma purtroppo frenati da commistione di vecchi schemi e uomini che si sono incuneati nel nuovo approfittando della distrazione dei nuovi attori, in alcuni casi per inesperienza in altri per convenienze.  La crisi dei partiti ha favorito questa commistione, cosi come l’eccessivo civismo, evidenziando un ambito di proposte sinergiche ma disarticolate, allo stesso tempo, per troppo protagonismo e retroguardia di visioni.

La riproposizione del nome, in vari slogan, Orvieto fa riscontro e simmetria con il famoso progetto Orvieto di riferimento partitico, e alcuni stralci programmatici si affiancano, se non altro per argutezza, con quello di allora. Tutto sta agli attori propositori, una volta eletti, farne realtà.  Altro ammonimento riguarda i cittadini che una volta per tutte votino non per interesse o per pancia ma per aver individuato la vera alternativa per loro e le nuove generazioni.  Il fatto di aver voluto giocare la partita elettorale dall’interno, ovvero estrapolando le candidature ancora una volta dalla città, può essere un limite ma se prevarranno le poche idee rivoluzionarie si potrà lo stesso raggiungere il risultato. La riproposizione del già visto sta nelle cose ma ad esclusione dell’aver fatto funzionare la macchina amministrativa non evidenzia quel valore aggiunto da mettere in campo per essere protagonisti.  Le elezioni dovranno essere non una occasione di cambiamento ma un cambiamento reale.  Dobbiamo riscontrare una identità, una discontinuità, e essere una eccezione d’epoca.

Spero sarà possibile e accettabile concedersi la libertà di sperare, forse di sognare il risultato, certo sta agli elettori determinarlo.




Il “red carpet” della Caserma Piave è sempre pronto

Ci siamo presi qualche giorno per attivare un contatto utile, presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, che ci aiutasse a fare il punto in concreto sulla possibilità che alla Piave venga istituita una scuola di polizia.

Da fonti certe, ci viene detto che attualmente Orvieto non rappresenta in tal senso “nemmeno un’ipotesi remota”. Le ragioni sono varie, a cominciare dalla mancanza di un poligono di tiro, la cui realizzazione sarebbe peraltro di costo elevatissimo (ed ancor prima incontra un ostacolo non aggirabile data l’ubicazione entro il perimetro di un centro abitato). Attingendo ad altre fonti sindacali del corpo di polizia, ci sembra di poter concludere che

1) un fascicolo Orvieto non risulta aperto presso il Ministero dell’Interno;

2) la questione per adesso è rubricabile – volendo restare in tema – come uno sparo nel vuoto, sia pure ad effetto”;

3) il red carpet, tuttavia, resta attivo e non stupirebbe vedere che anche nei prossimi giorni qualcuno di buona volontà – magari in auto blu – voglia farsi immortalare in loco.




Due apertura straordinarie del Museo Faina programmate il 23 e il 30 aprile

Il Museo Etrusco “Claudio Faina” prosegue le aperture straordinarie in questo mese di aprile per accogliere i tanti turisti che scelgono di visitare Orvieto, l’antica Velzna etrusca. Per i ponti del 25 aprile e del 1° maggio, il Museo, che ordinariamente resta chiuso di martedì, effettuerà un’apertura straordinaria nei giorni 23 e 30 aprile, secondo il consueto orario continuato, dalle 9.30 alle 18.00, con ultimo ingresso alle 17.30.
Questo ampliamento dell’attività di promozione e valorizzazione culturale, con cui il Museo intende veicolare la conoscenza dell’antico, è rivolto a chi vorrà fare visita ai suggestivi ambienti e alle preziose collezioni esposte, per immergersi nell’affascinante mondo del passato e conoscere la storia dell’antica città etrusca, che fu una delle città-stato più importanti dell’Etruria e l’ultima a cadere in mano romana nel 264 a.C.. Attraverso i numerosi e preziosi reperti, testimonianza degli innumerevoli contatti culturali e commerciali intrapresi tra gli Etruschi abitanti di Orvieto e le altre civiltà antiche, il visitatore sarà condotto in un viaggio che esplora la ricchezza creativa di artisti ed artigiani che hanno contribuito a plasmare l’ampio panorama artistico-culturale della città e del suo territorio. Una visita alle collezioni, sarà dunque occasione imperdibile per approfondire alcuni degli aspetti più significativi della storia più antica




Liste d’attesa, realtà a fake news?

Ciascuno di noi ha avuto a che fare negli ultimi anni con le crescenti difficoltà della Sanità pubblica nel garantire diagnosi e cura agli italiani in tempi adeguati.

Queste difficoltà si traducono in interminabili tempi di attesa per i cittadini che, di fatto, si trovano a non potere usufruire di un servizio pubblico fondamentale, a meno che non mettano mano al portafoglio rivolgendosi alle strutture sanitarie private o intramoenia.

Mentre le Regioni si affannano per far quadrare i conti sempre più sconquassati del settore con modesti interventi, stanno sottovalutando, volutamente o no, una situazione di fatto che sta mutando radicalmente l’organizzazione, facendo arretrare i servizi forniti dal pubblico.

E’ un dato di fatto che nel territorio orvietano le prestazioni sanitarie concernenti esami strumentali e visite specialistiche siano erogate per circa l’80% da strutture private, che nel frattempo hanno avuto un rilevante sviluppo proprio per bilanciare le progressive difficoltà della Sanità pubblica.

Se consideriamo infatti che i pazienti che si rivolgono alle strutture pubbliche pagano il ticket, aspettano mesi per l’erogazione del servizio e magari devono percorrere anche più di cento chilometri per farsi visitare od eseguire l’esame strumentale, appare chiarissimo come l’offerta professionale ed economica delle strutture private in loco appaia più conveniente ed immediata.

Una situazione come quella descritta mina alla base quanto previsto dalla nuova organizzazione sanitaria, rendendo inefficace il fascicolo sanitario elettronico (strumento fondamentale per prevenzione e cura). Appare evidente a tutti che, se questo strumento – che può avere indubbi e decisivi vantaggi per la vita di tutti noi – viene adottato soltanto dalla sanità pubblica, non serve ad un bel niente perché privato dell’80% della storia del paziente.

Stando così le cose, Il dibattito sulle liste d’attesa nella sanità pubblica non ha più alcun senso, visto che i dati ufficiali che misurano le circa 70 prestazioni fornite da Ausl Umbria2, come abbiamo avuto modo di riscontrare nella nostra indagine del novembre scorso, sono inesorabilmente fermi al gennaio 2023.

Come si può gestire qualcosa che non si è in grado di misurare?

La Regione Umbria ci dica allora chiaramente quale percentuale di prestazioni vuole erogare nel territorio orvietano, ci fornisca i dati sul livello dei servizi forniti con trasparenza, dettaglio e rapidità, migliori la qualità dei suoi sistemi informativi che appare non adeguata, senza prenderci in giro con affermazioni generiche ed assertive di efficienza.

Il deterioramento nella fornitura dei servizi diagnostici e specialistici è evidente e la misura è nel portafoglio dei cittadini o nell’accresciuta rinuncia alle prestazioni da parte dei cittadini più fragili.

CHI E’ OGGI IL NOSTRO INTERLOCUTORE?

Forse dovremmo cominciare a considerare le strutture sanitarie private il nostro principale interlocutore e trattare e contrattare prestazioni e prezzi direttamente con loro.

Pensiamoci




Un punto d’oro per l’Orvietana a Montevarchi

Finisce in parità lo scontro diretto a Montevarchi, al termine di una gara vissuta, da entrambe le parti, con la giusta tensione, vista l’importanza dei punti in palio.

Rizzolo sceglie un centrocampo tutto over, dove operano Orchi, Greco e Proia, spostando così l’under dalla linea mediana, dove era sempre stato nelle ultime uscite, in attacco: c’è quindi Marsilii e non Santi in mezzo a Fabri e Chiaverini. Difesa invece confermata con Manoni, Congiu, Ricci e Lorenzini davanti a Marricchi. Beoni fa un solo cambio rispetto alla formazione che domenica scorsa aveva vinto nettamente contro il San Donato: non c’è uno dei punti di forza Priore, nemmeno in panchina, 11 gol per lui fin qui, al suo posto Rufini.

Primi venti minuti a ritmi altissimi, le squadre giocano per vincere e nella prima metà del primo tempo arrivano un doppio palo e due gol. Apre le danze il Montevarchi al 10’ quando Bontempi corre via sulla sinistra e fa partire un diagonale che incoccia sul secondo palo, Lischi prova a correggere in rete, ma colpisce ancora il montante. L’Orvietana non si spaventa, ma anzi passa in vantaggio dopo pochi minuti: angolo guadagnato, Fabri batte corto per Proia, tutti si aspettano un cross in area, invece viene servito Greco che era rimasto a tre quarti campo. Ora la difesa di casa il cross non se lo aspetta più, invece Greco dalla distanza trova una traiettoria delle sue che pesca Orchi in area: il colpo di testa del centrocampista vale lo 0-1 e la quinta rete in biancorosso per Orchi. La reazione dei toscani porta presto al pareggio: punizione di Ciofi, palla che viene spizzata a centro area e finisce all’altezza del secondo palo, dove Bontempi anticipa tutti e pareggia.

Il Montevarchi spinge molto con Bontempi e Ciofi, ma di palle pericolose non ne arriveranno altre. I biancorossi tengono sempre sotto pressione gli avversari, in particolare la velocità di Chiaverini sembra infastidire non poco la retroguardia di casa.

Nel secondo tempo cala la pressione dei toscani, Greco prova a creare superiorità numerica, poi preferisce servire Chiaverini, ormai finito in fuorigioco, piuttosto che tentare la conclusione appena entrato in area. Un minuto e ancora Greco, su punizione, trova Proia, ma la sua conclusione da buona posizione è deviata in corner. Inizia una fase di continui ribaltamenti di fronte, con azioni di attacco che si trasformano in ripartenze dalla parte opposta, Lischi e Ciofi si fanno ben servire in area, ma non trovano la mira. Entrano Stampete e Caravaggi per Manoni e Chiaverini, l’Orvietana conquista ben 5 corner consecutivi, ma senza esito.

Nel finale le squadre alzano un po’ il piede dall’acceleratore e il risultato di 1-1 arriva fino al triplice fischio.

L’Orvietana rimane in zona playout a +7 sul Sansepolcro e +8 sul Real Forte Querceta, domenica prossima Orvietana a Grosseto, matematicamente ancora in lotta per il titolo, Real Forte a Gavorrano, seconda della classe, e Sansepolcro che ospita proprio il Montevarchi.

A 180 minuti dalla fine sono rimaste solo tre ipotesi sul verdetto finale: salvezza diretta, playout in casa contro il Sansepolcro o playout in casa contro il Real Forte.

NOMI E NUMERI

A. MONTEVARCHI (4-3-3): Dainelli; Lischi, Stefoni (41’st Artini), Cellai, Virgillito (49’st Lucatuorto); Conti, Borgarello (27’st Pardera), Muscas (37’st Boiga); Ciofi, Rufini, Bontempi. A disp.: Di Gennaro, Keqi, Messini, Boncompagni, Dago. All.: Beoni.

ORVIETANA (4-3-3): Marricchi; Manoni (32’st Caravaggi), Congiu, Ricci, Lorenzini; Orchi, Greco, Proia (42’st Santi); Chiaverini (32’st Stampte), Marsilii (42’st Sforza), Fabri (48’st Di Natale). A disp.: Rossi, Siciliano, Gomes, Sakoa. All.: Rizzolo.

ARBITRO: Marinoni di Lodi (Carpinelli di Aprilia – Passeri di Roma 1).

RETI: 15’pt Orchi (O), 18’ pt Bontempi (M).

NOTE: ammoniti: Bontempi (M), Proia (O); angoli: 9-3 per l’Orvietana; recupero: 1’+4’.




Se la Piave potesse parlare…

Se la ex Caserma Piave, da decenni abbandonata, privata della ragione stessa della sua esistenza e lasciata in progressivo degrado, potesse parlare, direbbe semplicemente: “Basta giochi sulla mia pelle aggrinzita dal tempo e ferita dagli uomini, fatemi tornare a vivere! Posso farlo, non sono un vuoto da riempire come capita, non sono un peso di cui liberarsi, sono una risorsa per la città, sono anche io la città!”. Un grido ormai forse disperato, ma chi, avendone animo e testa, sarà capace di ascoltarlo, sarà anche chi darà un futuro ad Orvieto ed al suo territorio, oggi a rischio di avvitamento irreversibile nella marginalità.

Come si sa, la Piave nacque negli anni trenta del secolo scorso per volontà di chi allora reggeva la città con l’idea che quello fosse un modo possibile per avere un futuro. Era appunto, in fondo come oggi, “la linea del Piave” di cui allora si aveva ancora memoria, la linea di resistenza ultima per poter ripartire. E così fu. La Piave è stata lavoro e ha dato lavoro. Da lì sono passati migliaia e migliaia di reclute, tanti sottufficiali e ufficiali, non pochi dei quali si sono fermati in città e hanno messo su famiglia. Per cinquant’anni ha fatto vivere la città e ne ha segnato il carattere, non solo economico e non tutto in positivo. Così oggi farci un giro dentro o vedere i filmati amatoriali girati furtivamente e pubblicati sulla pagina fb di “Quelli della Caserma Piave” per constatarne il degrado fa veramente male.

Quella storia da decenni è irrimediabilmente finita, e volerla riproporre oggi sotto altra forma (la scuola di polizia) ma con la stessa logica è cosa priva di fondamento e appunto di logica. Denuncia insieme impreparazione ed estraneità dal contesto, distacco dai bisogni reali, sottovalutazione della complessità dei problemi, della loro interconnessione e dunque del modo di affrontarli. Il riuso sensato di un complesso così importante è oggettivamente legato al riuso degli altri immobili nel quadro di un progetto a scala urbana.

L’iniziativa di Stefano Spagnoli va in direzione opposta. Dunque non è solo improvvisazione, è errata interpretazione dei bisogni e delle potenzialità, è ripetizione di vecchi schemi e mancanza di visione, è assenza di destino. Continua la linea Tardani del governo spot, che annuncia e non risolve. Una linea antiquata, superata dal suo stesso fallimento.

La ex Piave è una grande risorsa, una straordinaria opportunità, che però, davvero incredibilmente, è stata trasformata in problema da decenni di esercizio di una rara miopia politica trasversale, che è riuscita, negli anni duemila, nell’impresa di fermare il progetto RPO perché stava per essere realizzato (proprio così!) e, negli anni recenti, di far passare come irrealizzabile il progetto MOST senza manco verificarne la fattibilità (proprio così), forse (azzardo) perché proposto da altri.

Occorre una svolta, lo griderebbe la caserma stessa se potesse farlo. Ci deve essere perché ci può essere, se si riprende il filo interrotto di una progettualità che connette i particolari in un disegno complessivo pensato e poi attuato con metodo. C’è un patrimonio di idee a cui naturalmente si possono aggiungere altre idee e trasformarle tutte in nuova visione, ma è importante che emerga un disegno di futuro possibile su cui la comunità venga chiamata a riconoscersi e lo senta suo perché sintetizza il passato con le potenzialità e le aspirazioni del presente. La città deve ritrovare sé stessa, deve potere di nuovo credere di avere un compito, come è accaduto in qualche altro momento della sua storia in cui la sua classe dirigente si è comportata come tale. Qualcuno è chiamato a farsene interprete. Oggi c’è. Non è difficile capire chi.




Abitare a Orvieto, è importante risolvere la questione demografica

Ci teniamo a ringraziare “Abitare Orvieto” per l’organizzazione dell’incontro di ieri sera, soprattutto per l’opportunità di parlare di quello che secondo noi è il problema principale da risolvere se vogliamo riportare Orvieto e tutto il suo territorio alla crescita: la questione demografica.

Ecco, in sintesi, i punti al centro della nostra proposta, che vanno affrontati in modo complessivo e sistematico, con metodo e visione:

1. La popolazione di Orvieto decresce non solo perche nascono meno bambini, ma soprattutto perché le persone se ne vanno, specialmente i giovani e le giovani famiglie

2. Il nostro centro storico è pieno di spazi vuoti ed è lo stesso nelle frazioni. Se un cittadino volesse andare a vivere in un borgo del territorio, non avrebbe, ad esempio, disponibilità di linea internet veloce (a volte neanche di linea telefonica), di trasporti adeguati anche a chiamata, di un luogo dove poter vedere un medico di base almeno una volta alla settimana, e di spazi a disposizione per i propri figli. 

3. La verità è che a Orvieto da decenni manca un vero piano urbanistico complessivo. Bisogna partire da un’analisi delle esigenze e dei servizi che servono e che oggi mancano, attraverso l’attivazione di un Censimento completo, che tenga in considerazione non solo il centro storico, ma tutto il territorio del nostro comune. Una volta che tutte le informazioni necessarie saranno disponibili, bisognerà far incontrare quello che c’è con quello che servirebbe, a livello di esigenze e di servizi necessari: questo, per noi, si chiama “Piano Urbano di Orvieto”.  

4. Cosa serve? Servono investimenti pubblici e privati, case ad affitto agevolato, interventi privati guidati e mirati, oltre a fondi di protezione e ad agevolazioni.

5. Come fare? Si deve attivare la macchina comunale e necessariamente partire da un censimento. Insomma, bisogna smettere con le improvvisazioni.

C’è inoltre un altro aspetto centrale da tenere in considerazione, quello legato al settore del turismo: se vogliamo avere un turismo di valore, abbiamo bisogno di una città di valore. Ed è questo è il nostro principale obiettivo: costruire insieme a tutti voi una Città Ideale, che non lasci indietro nessuno.




Servizi, lavoro e trasporti per fare di Orvieto il luogo migliore dove vivere. La strada fatta e quella da fare

Sabato 20 aprile Roberta Tardani, sindaco di Orvieto e candidata alla conferma alle prossime elezioni amministrative, ha partecipato all’incontro promosso da Abitare Orvieto alla Sala del Carmine.

“Il tema dell’abitare – afferma – coinvolge una molteplicità di aspetti che non riguardano solo le politiche abitative. Dal 2019 al 2024, secondo i numeri aggiornati dell’Ufficio Anagrafe del Comune di Orvieto, il saldo tra gli immigrati e gli emigrati è infatti positivo per più di 300 unità. La diminuzione della popolazione residente è dettata dalla differenza tra le nascite e le morti:negli ultimi cinque anni il saldo è stato negativo per 970 unità. Orvieto ha una popolazione tra le più anziane dell’Umbria, la denatalità è la principale causa dell’inverno demografico. E’ un problema che interessa l’intero Paese e non può essere che affrontato in maniera globale da precise politiche di Governo che riguardano vari ambiti.” 

“Ci sono poi azioni – prosegue Roberta Tardani – che possiamo compiere come città e come amministrazione per attrarre nuovi residenti e giovani famiglie. L’obiettivo che abbiamo è fare di Orvieto il luogo migliore dove vivere. Per raggiungerlo servono servizi e misure per i residenti, lavoro e trasporti. Nella direzione del consolidamento e del potenziamento dei servizi va il lavoro fatto in questi anni e quello programmato: gli interventi di adeguamento e messa in sicurezza effettuati nelle scuole, la riqualificazione e messa in sicurezza delle aree gioco della città, spazi di aggregazione per giovani e famiglie, la realizzazione della nuova Scuola dell’Infanzia di Sferracavallo, la realizzazione del Centro per le Politiche sociali e della Famiglia a Orvieto scalo, la realizzazione della Casa e dell’Ospedale di comunità all’ex ospedale di Piazza Duomo che riqualificherà un immobile abbandonato da venti anni, potenzierà la medicina di territorio, riporterà servizi ed economia quotidiana nel centro storico. E poi la prossima realizzazione della Casa della Cultura al piano superiore del San Francesco, interventi sulla qualità urbana, l’individuazione di più parcheggi riservati ai residenti nel centro storico e agevolazioni per la sosta, un piano di investimenti in programma per l’impiantistica sportiva grazie all’azzeramento del disavanzo di bilancio che oggi può consentire anche di ridurre la pressione fiscale sui cittadini, a partire dall’addizionale Irpef”.

“Il lavoro lo crea l’impresa – continua – all’amministrazione spetta il compito di creare le condizioni più favorevoli per rendere il territorio più accessibile, attrattivo e competitivo. Investendo innanzitutto sulle infrastrutture materiali e immateriali come chiedono le nostre imprese. Con questo obiettivo sono stati avviati i lavori per il miglioramento del tracciato dei Fori di Baschi, che eliminerà una delle principali criticità del collegamento con la E45, mentre è stata finanziata la realizzazione del secondo stralcio della complanare che consentirà di collegare la zona del casello autostradale con l’area industriale di Fontanelle di Bardano e liberare dal traffico pesante e dall’inquinamento i quartieri di Orvieto scalo e Sferracavallo migliorando la qualità di vita dei residenti. Abbiamo in cantiere interventi di riqualificazione e progetti di ampliamento della zona industriale di Fontanelle di Bardano mentre il passaggio della fibra ottica sarà garantito dagli interventi già previsti nel Piano nazionale che riguarda anche Orvieto per sostenere la trasformazione digitale delle imprese e aumentarne la competitività. Noi riteniamo che il lavoro si crei anche puntando sulle vocazioni del territorio, turismo, cultura, agroalimentare ma soprattutto sulla formazione e per questo si intende avviare un progetto pilota per un corso Its, che favorisca l’inserimento qualificato dei giovani nel mercato del lavoro. Per quanto riguarda i trasporti – afferma Tardani – il tema non è soltanto migliorare la qualità di vita dei numerosi pendolari ma anche garantire collegamenti per attrarre coloro che intendono spostarsi dalle aree metropolitane in ricerca di una migliore qualità di vita e su questo fronte è aperto il tavolo di confronto con Trenitalia e la Regione Umbria per avere treni negli orari ora scoperti e collegamenti più efficienti.

“Le politiche dell’abitare non riguardano solo il centro storico. Abitare Orvieto significa anche abitare i quartieri e le frazioni che in questi cinque anni sono stati interessati da importanti progetti oltre che da lavori di manutenzione per renderli luoghi sempre più vivibili. Partirà anche il servizio di trasporto pubblico a chiamata che garantirà collegamenti più capillari su tutto il territorio. L’aumento dei b&b, al quale si assiste in tutta Italia, non va demonizzato ma controllato e regolamentato. Per evitare fenomeni distorsivi abbiamo incrementato i controlli sull’abusivismo che hanno portato risultati, con la collaborazione delle associazioni di categoria sono state introdotte norme nel Prg che limitano la realizzazione di b&b ai piani terra degli edifici del centro storico e ora si procederà alla redazione di un regolamento per la zonizzazione del centro storico. Per incentivare i proprietari degli appartamenti ad affittare per lunghi periodi si sta valutando di aumentare lo sconto dell’Imu previsto per chi affitta a canone concordato. Per raggiungere gli obiettivi attraverso tutte queste misure – conclude – servono programmazione, tempo, continuità e risorse economiche che in parte possono essere reperite anche attraverso la Strategia delle Aree Interne, nata proprio per contrastare lo spopolamento. Stiamo dunque definendo una nuova strategia che superi le criticità e i limiti evidenziati sin qui con una progettualità che deve evitare l’eccessiva parcellizzazione degli interventi nei singoli comuni ma seguire una logica unitaria”.