Dalla città-cartolina al nuovo welfare culturale

Tutte le ‘città-cartolina’ come Orvieto sono delle icone culturali dove il turismo assume un ruolo leader nell’economia. Qui la varietà delle esperienze offerte ai turisti è concentrata sulla risonanza dei suoi maggiori attrattori che, man mano, stanno perdendo il loro ruolo consolidato. Minore vivacità e creatività intellettuale, staticità dello stile di vita, questi sono solo alcuni dei limiti che denunciano queste città per le quali non si prevedono cambiamenti significativi in futuro. 

In molte città italiane si sta sperimentando quello che viene definito il nuovo ‘welfare culturale’ che è la capacità di riscoprire il Patrimonio storico-artistico, rendendolo più efficace e coinvolgente. In questi anni assistiamo ad una forte crescita del turismo culturale in tutto il mondo e la tendenza delle città d’arte è appunto quella di offrire migliori servizi per restituire bellezza e attrattività ai monumenti. 

L’arte -commenta il pittore messicano José Orozco (1883-1949) – ha una funzione sociale ed esprime qualcosa che il suo tempo e la sua terra cercano di dire, qualcosa di profetico…”.  Nel 2018 il Comune di Orvieto riproponeva il progetto ‘Orvieto Città Narrante rivolgendosi a “un pubblico motivato e sempre più interessato al viaggio d’esperienza”.  Aumenta infatti il numero di coloro che viaggiano guidati da una motivazione profonda: quando partono sanno perché lo fanno e perché hanno scelto una determinata destinazione. Chi mette piede sulla Rupe deve poterci trovare molto di più che la solita città-cartolina dove basta un colpo di flash dai telefonini per dire di esserci stati! 

Nella Città narrante, dall’identità ben definita, i visitatori dovevano incontrare qualcosa di particolare, di unico, in una frase “lo spettacolo della storia nel suo tessuto vivo e coinvolgente per rivelare e far vivere ai visitatori i più alti contenuti storici e artistici della città”. Ma per realizzare tutto ci occorre una nuova visione.   L’Italia, il Paese più noto al mondo per i Beni culturali, è al penultimo posto riguardo gli investimenti destinati a una migliore fruizione del Patrimonio. Francia e Regno Unito, per esempio, hanno in media un ritorno economico dai loro gioielli tra 4 e 7 volte superiore a quello italiano. Senza andare molto lontano, c’è il fenomeno turistico di Civita che vanta un numero di visitatori paganti all’anno pari a più del doppio di quello del Duomo e del Pozzo di san Patrizio messi insieme. 

Tra la logica del business, da una parte, e la politica della conservazione, dall’altra, c’è dunque bisogno di valorizzare meglio e di più i nostri impareggiabili tesori, in linea con quanto sancito dall’articolo 6 del Codice dei beni culturali e del paesaggioche definisce la valorizzazione come “la disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale…al fine di promuovere lo sviluppo della cultura”. Qui il concetto di valorizzazione culturale va ben oltre l’ingresso ai monumenti promosso attraverso il tradizionale pacchetto turistico. 

Nel turismo moderno a prevalere è invece la dimensione esperienziale del nostro Patrimonio che deve trasformarsi in uno strumento vivo di conoscenza meravigliosa ed inaspettata. In questo caso l’Arte non è fine a se stessa, deve arrivare alla gente, giungere alla mente e allo spirito delle persone. Essa ha la funzione educativa di elevare lo stato d’essere di chi guarda, in pratica “serve a diventare cittadini, a divertirci e commuoverci, a imparare un alfabeto di conoscenze ed emozioni essenziali per abitare questo nostro mondo restando umani” (T. Montanari, storico dell’arte). 

Emerge allora il compito delle Istituzioni che, insieme a quello di conservare e amministrare il Patrimonio a loro affidato, sono chiamate ad essere ‘diffusori’ di contenuti che non si identificano con le conoscenze culturali in senso stretto, ma hanno a che fare con quei ‘significati’ e ‘valori’ etici dei Beni culturali che sono destinati a tutti, turisti e cittadini, facendo della bellezza un nobile strumento educativo a servizio della pubblica utilità, del bene comune, dell’universale. 

Orvieto non è un museo. Il suo Patrimonio deve essere abitato, vissuto, vivo ogni giorno. Sta a noi, alla nostra creatività e al nostro lavoro, continuare a farlo vivere nel tempo per aiutare le opportunità sociali ed economiche della città. Noi orvietani abbiamo un patrimonio culturale straordinario che tutto il mondo ci ammira, “onore e vanto della Nazione”, e che dobbiamo certamente custodire “finche il mondo duri”, ma che dobbiamo anche riscoprire e promuovere con nuove progettualità.  Orvieto si identifica con i suoi Beni culturali e Ambientali perché sottolinea Sergio Mattarella al convegno “Città d’arte 3.0, il futuro delle Città d’arte in Italia” – è la storia che li ha plasmati e che compone il dna delle nostre città, è l’osmosi tra natura e opera dell’uomo che ha formato i tessuti urbani, definito i paesaggi, dato vita a un modello sociale e una civiltà. È questa la nuova identità del Welfare culturale, un nuovo modello integrato di promozione dell’Arte e del Territorio per la crescita, il benessere e la salute degli individui e della comunità a cui appartengono.




Donatella Tesei in visita all’ospedale…dei sogni

La presidente Tesei è stata in visita all’ospedale Santa Maria della Stella nella giornata del 27 marzo.  Una di quelle passerelle per apparire anche nelle aree più lontane dal centro.  Però c’era la speranza che qualcosa vedesse.  Qualcuno ha sperato che intuisse le criticità presenti.  Una speranza che è durata lo spazio di un post sui social.  Già, un post che descrive un ospedale da sogno.  Tutto funziona, i medici sono tutti ai loro posti, così come infermieri e OSS.  Un luogo quasi ideale di cura. 

Eccolo il post, “a Orvieto per visitare nuovamente l’ospedale Santa Maria della Stella dell’Usl Umbria 2 e constatarne l’avanzamento dei lavori, le criticità e i numerosi aspetti positivi. Il mio giro è iniziato dal Pronto Soccorso che è dotato di posti di Osservazione Breve e dove sono in atto le procedure amministrative per l’ampliamento. Proseguendo, ho incontrato il personale medico e infermieristico dell’Ortopedia, dove l’Ortopedia Pediatrica rappresenta un fiore all’occhiello, attirando pazienti anche dai territori circostanti. La stretta connessione con il reparto di Riabilitazione, altamente operativo, permette di offrire cure riabilitative di eccellenza ai pazienti ortopedici e a quelli affetti da patologie neurologiche, sia post acute che degenerative. Visitando il reparto di Ginecologia, sono stata colpita dalla capacità di attrazione esercitata nei confronti dei territori vicini, in particolare per le partorienti del viterbese, dimostrando l’importanza di un servizio accessibile e di qualità.

Il Nido e la Pediatria brillano per il loro valore, grazie all’impegno del personale medico e infermieristico e alla capacità di integrarsi con i servizi territoriali. La Pediatria si distingue anche per l’iniziativa di Arte Terapia, realizzata grazie al sostegno di privati e associazioni, che coinvolge i piccoli pazienti e tutto il personale. La mia visita è proseguita nel reparto di Cardiologia, riconosciuto a livello nazionale per la sua elevata professionalità, in particolare nell’ambito dell’aritmologia. Anche il reparto di Medicina Interna e la terapia sub intensiva internistica si sono distinti per l’elevata qualità assistenziale offerta.

Il personale della Chirurgia, dell’Oculistica, e del servizio di endoscopia digestiva hanno dimostrato un notevole impegno e una qualità delle prestazioni che meritano riconoscimento. Inoltre, i servizi del Laboratorio Analisi e Trasfusionale hanno svolto un ruolo fondamentale nel supportare l’attività dei vari reparti. Concludendo con la visita al reparto di Radiologia, ho potuto constatare l’efficienza e la qualità del loro lavoro, che si colloca tra i migliori della USL 2. Un elemento che ho particolarmente apprezzato è lo spirito di appartenenza manifestato dal personale alla struttura ospedaliera e lo spirito di collaborazione tra i vari professionisti che la Direttrice, Dr.ssa Ilaria Bernardini, è riuscita, nonostante il breve periodo di incarico, ad infondere all’interno della struttura ospedaliera”.  

Insomma un luogo da sogno dove lavorare e farsi curare.  Ma le criticità dove sono?  I soliti piagnoni orvietani, verrebbe da dire, se non fosse che quotidianamente giornali e amministratori ricevono lamentele e appelli su liste d’attesa, prestazioni, reparti e servizi scritti sulla carta ma inesistenti o quasi.

Emblematica la foto che ritrae proprio Tesei che ha sullo sfondo la scritta UTIC.  Lo sa la presidente che non c’è, che è solo una scritta?  Non è colpa dei medici del reparto che, come ha scritto, sono pienamente operativi e “riconosciuti come eccellenza nell’aritmologia”.  E poi c’è sempre la questione emodinamica.  Anche in consiglio comunale è stato recitato il suo de profundis, non ci sono le condizioni e poi abbiamo l’elisoccorso.  Già, l’elicottero della speranza che però è operativo di giorno e con il cielo sereno.  Quindi infarti solo di giorno, per la notte si torna alla vecchia ambulanza.  La stessa Tesei ha spiegato che l’ospedale ha un bacino ben più ampio di quello stretto del territorio.  L’emodinamica, è vero, ha delle linee guida precise ma derogabili se lo ritiene la politica regionale.  Niente da fare.  Ma a Foligno serve sicuramente, nonostante sia a circa venti minuti da Perugia.  Niente campanile, ma attenzione alle esigenze di un territorio vasto, isolato, che accoglie pazienti da Lazio e Toscana.  E gli ambulatori?  Ci sono, ci sono i medici ma i pazienti?  Questi il famigerato CUP regionale li spedisce ovunque.  P

Tesei ha visitato il punto nascite, anch’esso in deroga, che funziona a pieno ritmo ma non ha trovato urologia, c’è l’ambulatorio ma il medico?  Ogni tanto viene a visitare, per il resto si può andare a Foligno, Terni, Perugia oppure…dal privato.

Per il resto ha ragione Tesei, a Orvieto la direttrice Bernardini sta svolgendo al massimo il suo lavoro e con abnegazione come i tanti professionisti che lavorano quotidianamente in ospedale, ma non basta.  La ciliegina sulla torta? Le strade che sono una sorta di percorso a ostacoli per piloti di rally e non un accesso per persone normali e pazienti, magari con patologie dolorose, che chiedono solo una sistemazione dignitosa per arrivare in tutta tranquillità in ospedale.  

E il sogno così diventa realtà, dura realtà.




Fiori sull’Acqua ad Orvieto, Andrea Grossi in concerto il 29 marzo con Folk Panda Officina Cantautori

Torna la canzone d’autore il 29 marzo a Orvieto nella cornice della giovanissima Osteria del Fico. Andrea Grossi, cantautore romagnolo di Bagnara (RA), presenterà il suo nuovo disco, “Fiori sull’acqua”, quinto album in studio, fuori lo scorso 11 febbraio. Un Vinile uscito prima del digitale, dodici canzoni che fanno il punto fra presente e passato, fra il sociale e l’amore. Insomma, c’è tutto lì dentro e la sera del 29 Grossi lo canterà fra le mura dell’Osteria del Fico, a La Svolta.

Che poi di svolta, in un certo senso, proprio si tratta perché Simone Stopponi e Matteo Sacco, i due “reggenti” dell’Osteria, non sono certo nuovi a queste manifestazioni, essendo cantautori e artisti anche loro. I “ragazzi del Fico” proseguono coraggiosamente la fortunata tradizione del Magazzino delle Idee e del Valvola, luoghi di aggregazione (o “locali”) che hanno sempre sostenuto la musica di qualità con grande attenzione al fermento locale e nazionale, dei veri e propri punti di riferimento per la “scena” musicale di quel periodo e da cui da troppo tempo si è orfani. A supportare il tutto, c’è anche “Folk Panda Officina Cantautori”, una realtà che sostiene “contro l’estinzione” chi scrive e canta canzoni, che porterà ad aprire il concerto di Andrea Grossi tre artisti di grande talento e dotati di una delicatezza fuori dal comune: la cantautrice bolsenese Saudagi, il cantautore romano Coppola e il poliedrico Stefano Strada. È proprio vero, la bellezza ci salverà tutti, e la musica, specie se suonata dal vivo, specie se “artigianale”, “dal basso”, lo può fare di certo: l’importante però è il volersi salvare.

Chi è Andrea Grossi?

Uno che scrive canzoni da quando era ancora minorenne. Mi è sempre piaciuto usare la parola e mischiarla alla musica, è un gioco creativo che si rinnova e cambia ogni volta. La scrittura è un affare privato, segue il tempo e il sentire, mentre la musica è condivisione con i musicisti e con chi ascolta. È sorprendente come da un discorso interiore così profondo possa scaturire tanta socialità.

I cantautori sono ancora importanti?

Offrire uno sguardo personale sul mondo (interiore ed esteriore) credo valga sempre la pena. Il movimento non è sicuramente alla moda ma non ho mai creduto che il successo commerciale fosse il motivo per fare il cantautore, altrimenti avrei già smesso quattro album fa.

Cosa ci racconta “Fiori sull’acqua”?

È un’istantanea del mio modo di fare canzone oggi e una macchina del tempo di quello che ero ieri. Nel lato A ho inserito i miei ultimi due anni di musica, nel lato B una selezione del mio repertorio più datato. Questo album è una storia di vita mischiata alla musica, dove si può cogliere un costante cambio di direzione sia nella scrittura che nella produzione.

Cosa lascerai ad Orvieto?

Spero il ricordo di un concerto pieno di emozioni condivise.

C’è chi sostiene che i cantautori siano persone “sole in mezzo alla gente” e che questa condizione sia il loro modo di guardare il mondo, che si viva in provincia o in grandi città. Se questo fosse vero, dove abiterebbero le tue canzoni?

Le mie canzoni le porto sempre con me, come i miei ricordi e mi piace portarle in giro. Ogni sfondo possibile offre qualcosa da osservare al di fuori o da ascoltare dentro di sé ed è bello non dover scegliere un’unica strada o città. Personalmente preferisco tenermi tutto il panorama.




Nova, il nuovo che avanza. Tenuto per mano da babbo e mamma

Cosmopoliti, iperconnessi, plurilingue, plurilaureati, più anglosassoni che italiani, preoccupati più per l’ambiente che per il lavoro che manca, belli. E pure simpatici. Sono i ragazzi di Nova, il miglior distillato della borghesia orvietana che ora si propongono come futura classe dirigente. New esthablishment, pardon. Il loro metodo è quello dei “focus group”, la loro prospettiva concettuale quella delle assemblee a raffica nelle quali ognuno dice la sua. Brainstorming da declinare in versione Tamburino, La Padella, Morrano, Canale.

La buona volontà è evidente come lodevole è la determinazione a dare una mano ad una città abitata da vecchi che qualcun altro vorrebbe coinvolgere in un metaverso a colori e non grigio-ospizio come adesso. I ragazzi di Nova sono infaticabili, si dividono brillantemente tra il web che è la loro prima dimensione e i tanti incontri in cui la gente parla, parla, ma spesso si limita a chiacchierare. Le conference call sono, in alternativa, il mezzo per superare le distanze e raccogliere i feedback. Un grande lavoro politico che lascia ben sperare sul fatto che giovani davvero in gamba come loro amino questa terra e vogliano impegnarsi per darle una qualche sorta di futuro. Peccato che finora tanti prestigiosi background accademici abbiano prodotto pochino in termini di idee e proposte. Diciamo pure zero.

Ad avere molte idee sono invece i babbi e le mamme; figure di riferimento sempre presenti in ogni occasione e anche angeli custodi con cui devono confrontarsi gli altri esponenti politici che entrano in contatto con il fantastico mondo di questa super Nova.

Ognuno dei ragazzi e delle ragazze ha le proprie skill e sono di grande valore, ma alla fine saranno sempre daddy e mom a indicare loro come impiegarle nel superiore interesse della community?




Franco Raimondo Barbabella, “c’è civismo e civismo”

Interessante botta e risposta su Orvietolife tra il Direttore Alessandro Li Donni e la candidata sindaca di Proposta civica Roberta Palazzetti.

Li Donni, da attento e curioso giornalista, si fa portavoce di domande sulla candidatura Palazzetti che possono circolare in città, e magari in piccoli circoli della curiosità orvietana opportunamente alimentata circolano effettivamente. Domande legittime beninteso, alle quali Roberta Palazzetti risponde con naturale eleganza e insieme solida, pacata e arguta, efficacia argomentativa. Non poteva essere altrimenti.

Mi inserisco perché ritengo che un passaggio di Alessandro meriti un qualche pensiero ulteriormente argomentato da parte mia. Mi riferisco a questo: Già, il civismo che in altri comuni ha dato prova di funzionare (basti pensare al caso di Pizzarotti a Parma ndr) qui a Orvieto non ha mai avuto appeal anche se, ad esempio, l’attuale sindaca è espressione di una lista civica.  Ma gli esempi di flop nel passato si sprecano e gli esempi di civici super-targati non aiutano a pensare a un politico non legato a interessi di qualsivoglia partito.

Devo ricordare al giornalista attento che questa immagine del civismo è troppo parziale per essere aderente alla realtà. È veritiera se si riferisce alle numerose esperienze improvvisate che si sono dette civiche ma che erano solo mascherature di partiti, ciò che a quanto pare accadrà anche in queste elezioni. Non è veritiera però nella sostanza perché non tiene conto né dell’esperienza delle liste raccolte sotto il nome “Prima gli orvietani”, che sono stato eletto a rappresentare in Consiglio comunale, né della presenza negli ultimi anni di CiviciX Orvieto, articolazione di CiviciX Umbria.

C’è un civismo autentico, c’è stato e ci sarà a maggior ragione questa volta, un civismo che fa politica di cittadinanza e non per catturare followers. Sono convinto che Alessandro lo sa, non può non conoscere e riconoscere: 1. non da oggi rappresento non il civismo di facciata ma quello autentico; 2. alle scorse elezioni alla testa di due liste civiche ho preso oltre 2000 voti (18%); 3. in questi cinque anni in rappresentanza del civismo autentico ho fatto l’opposizione rigorosa agli errori e alle inadempienze della Giunta Tardani e insieme la minoranza propositiva per la città, con proposte, iniziative e mozioni importanti (sanità, ambiente, ex Piave, ecc.).

Su queste basi si è costituito CiviciX Orvieto, come detto articolazione di CiviciX Umbria. E in questa veste abbiamo dato un forte impulso all’organizzazione della rete delle liste civiche dell’Italia Centrale (ACIC), che insieme a Alleanza Civica del Nord e a Mezzogiorno Federato costituisce oggi la Federazione Civici Europei (FCE). Parteciperemo alle elezioni europee nel quadro del polo riformista per gli Stati Uniti d’Europa.

Dunque un vero soggetto politico autonomo e indipendente che da locale diventa nazionale con visione europea. Non necessariamente contrapposto ai partiti ma ben distinto da essi, dalle logiche troppo finalizzate alla ricerca del consenso a danno del buon governo e troppo impegnati nello scontro di parte a danno della ricerca delle migliori soluzioni dei problemi di comunità. Appunto, lo ripeto, civismo autentico, che colloca i temi locali nel contesto più generale ma che non china la testa al verticismo partitico e istituzionale.

Siamo stati subito convinti che Roberta Palazzetti fosse la persona giusta tornata qui al momento giusto della storia della nostra città. Abbiamo dato perciò il nostro convinto assenso alla sua candidatura, che alla luce di quanto accaduto fino ad oggi si rafforza e ci rende sempre più fiduciosi in un esito positivo.

D’altronde le idee che Palazzetti esprime si congiungono non alle improvvisazioni che falliscono ma alle ideazioni che si realizzano. Si inserisce e sviluppa con indiscussa autorevolezza e originalità nel bisogno di rinnovamento e rilancio della città e del territorio su cui in questi anni ha lavorato senza risparmio di energie il civismo di CiviciX. Al centro i problemi di comunità e in attività persone libere che si mettono a disposizione per risolverli. Dunque è giunta l’ora delle cose vere, di cambiare ottica e passo. Non contro qualcuno ma per il qualcosa di tutti.




Venerdì Santo, le celebrazioni e le variazioni alla viabilità

Venerdì 29 marzo 2024 si svolgeranno a Orvieto tre distinte processioni della Via Crucis del Venerdì Santo che interesseranno il centro storico di Orvieto, il centro abitato di Sferracavallo ed il centro abitato di Orvieto scalo.

La processione nel centro storico, organizzata dalla Diocesi Orvieto – Todi Unità Patorale S.Maria Assunta e S. Giuseppe, avrà inizio alle 21 lungo il seguente percorso: Chiesa di San Domenico, via della Pace, Piazza Corsica, via del Popolo, via Marcello Conticelli, via Pecorelli, via Ripa dell’Olmo, Piazza Gonzaga, Piazza San Giovenale, e rientro alla Chiesa di San Giovenale;

La processione nel centro abitato di Sferracavallo, organizzata dalla Chiesa di Santa Maria della Stella e San Pietro Parenzo, avrà inizio alle 21 lungo il seguente percorso: via Tevere Chiesa, via Po, via Chiani, via Arno, via Trebbia, via Adda, via Arno, via Bradano, via Aniene, via Adige, via Tevere e rientro in chiesa.

La processione nel centro abitato di Orvieto scalo, organizzata dalla Parrocchia dei Santi Stefano e Anna, avrà inizio alle 21 lungo il seguente percorso:  viale 1° Maggio Chiesa Parrocchiale, via Sant’Anna, via Salvatori, via Sant’Anna e rientro in chiesa.

Per consentire il regolare svolgimento delle manifestazioni il Settore polizia locale ha emesso un’ordinanza che dispone:

  • Dalle 18 alle 23 è fatto divieto assoluto di sosta con rimozione dei veicoli nelle seguenti vie e piazze del centro storico: via Marcello Conticelli – via Pecorelli – via Ripa dell’Olmo – Piazza Gonzaga (fila di parcheggio adiacente la Caserma Nino Bixio) – Piazza San Giovenale – via Volsinia (ingresso Chiesa)
  • Dalle 18 alle 23 è fatto divieto assoluto di sosta con rimozione dei veicoli nelle seguenti vie e piazze del centro abitato di Sferracavallo: via Po (area di parcheggio) – via Chiani – via Arno (area di parcheggio) – via Trebbia – via Adda – via Bradano – via Aniene
  • Dalle 18 alle 23 è fatto divieto assoluto di sosta con rimozione dei veicoli nelle seguenti vie del centro abitato di Orvieto scalo: via Sant’Anna – via Giovanni Salvatori, fino all’intersezione con via Santa Rita.



Donare sangue, un gesto d’amore che salva le vite.  L’Umbria cresce ma serve di più

Nel 2023 l’Umbria ha registrato un aumento delle donazioni di sangue pari al 2,93%, un bel risultato ma non ancora sufficiente per cantare vittoria.  A fronte del dato positivo delle donazioni, infatti, rimane il deficit per quanto riguarda il plasma.  Il numero di donatori totali in Umbria torna a salire e si avvicina a quello del 2017, considerato un record.  Il 2023 poteva andare anche meglio ma il divieto di donare sangue per chi era transitato a Roma a causa della dengue ha avuto un impatto sicuramente negativo nel periodo più critico, quello estivo-autunnale. 

Donare sangue è un atto innanzitutto civico e poi anche di cura personale.  Spesso s’inizia per un evento drammatico di qualche familiare.  Emblematiche sono le tante testimonianze di neo-donatori che ricordano la loro prima volta, con le paure, la tensione di quei momenti.  Racconta Silvia, “mi arriva un telefonata che mi avverte di un grave incidente che ha coinvolto mio fratello”.  La ragazza parte immediatamente per raggiungere l’ospedale dove hanno ricoverato suo fratello Paolo.  Quando arriva insieme agli altri familiari ascolta con attenzione il medico.  “Paolo deve essere operato d’urgenza e ha bisogno di sangue da trasfondere.  Aiutateci anche voi”.  Sangue, trasfusione, urgenza.  Queste parole rimbalzano nella mente di Silvia che non riesce a trattenere le lacrime e scoppia in un pianto dirotto.  Suo fratello è sul punto di morire e serve una trasfusione.  La paura atavica degli aghi la blocca ma vuole aiutare suo fratello.  Come fare?  Intanto si cerca di capire chi è compatibile.  Un rapido giro ma qualcuno non ricorda il proprio gruppo, anche Silvia non lo ricorda.  Eppure oggi è semplice, si può inserire il gruppo sanguigno sulla carta d’identità e sulla tessera sanitaria.  Silvia è giovane e non ci ha mai pensato.  “Che mi deve succedere.  E poi – si ripete – c’è sempre mamma che ricorda tutto”.  Ma ora ogni minuto è prezioso.  Deve decidere con velocità.  Alla fine la mamma le ricorda il gruppo, B positivo.  Resta la paura dell’ago, del sangue che scorre nei tubicini, delle infezioni e di tutte quelle storie lette su tanti post.  La rassicura il medico, “non si preoccupi, controlliamo passo dopo passo, la assistiamo e la supportiamo.  Non ci sono pericoli nella maniera più assoluta.  Il sangue serve, sempre!”.  L’amore per il fratello vince la paura e oggi Silvia è una donatrice convinta, pronta a rispondere ai tanti appelli in Umbria. 

La nostra Silvia è una giovane, un’eccezione purtroppo visto che anche in Umbria il numero di nuovi donatori va assottigliandosi, in particolare tra i 18 e i 35 anni mentre la popolazione invecchia e le richieste di sangue sono in aumento.  Manca una vera cultura della donazione, ancora, in particolare manca una corretta informazione anche nelle scuole per far comprendere la sua grande utilità e il processo rigoroso che c’è prima, durante e dopo ogni donazione.  Intanto la Regione a ottobre del 2023 ha istituito il Centro Regionale Sangue e successivamente ha approvato il nuovo Piano regionale Sangue e Plasma, due tappe fondamentali per un’organizzazione puntuale a servizio della sanità pubblica regionale. Le istituzioni lavorano, la sanità si mobilità insieme alle associazioni, manca però un tassello fondamentale, il donatore e in particolare tra le nuove generazioni, linfa vitale per assicurare un approvvigionamento continuo delle scorte disponibili e un futuro più certo per una popolazione sempre più anziana e soggetta a interventi per cui le trasfusioni spesso sono necessarie.  La scuola può, anzi deve essere il luogo destinato a formare una nuova cultura della donazione in generale e del sangue in particolare.




Utile netto di 7,8 milioni nel 2023 per CariOrvieto alla vigilia dell’avvicendamento tra Carbonelli e Barnabè alla direzione generale della banca

I consigli di amministrazione di BdM Banca (ex Banca Popolare di Bari) e Cassa di Risparmio di Orvieto, entrambe controllate dal Gruppo Mediocredito Centrale, hanno approvato i rispettivi progetti di bilancio di esercizio al 31 dicembre 2023.

Il Consiglio di Amministrazione di BdM Banca ha confermato i risultati 2023 già approvati dal Consiglio e comunicati al mercato lo scorso 5 febbraio, che registrano un utile netto pari a 9,87 milioni di euro.

Il Consiglio di Amministrazione di Cassa di Risparmio di Orvieto ha approvato un utile netto pari a 7,81 milioni di euro, iin forte crescita rispetto ai 2,6 milioni di euro del 2022. La crescita dell’utile netto va di pari passo con un aumento del 3,6% nella raccolta totale e del 7% negli impieghi alla clientela, confermando il forte legame della Cassa di Risparmio di Orvieto con il territorio locale. Di particolare rilievo è anche l’incremento del 17% nelle erogazioni di finanziamenti a medio-lungo termine a famiglie e piccole/medie imprese, evidenziando un sostegno concreto all’economia locale.

Con questi risultati piuttosto positivi lascia la guida della CRO il direttore generale Emanuele Stefano Carbonelli a cui subentrerà, da inizio aprile, Maurizio Barnabè.




Incontro tra Comune e Camera di Commercio per lo sviluppo del territorio orvietano

“Un incontro molto importante e significativo perché è fondamentale creare sinergie con istituzioni come la Camera di Commercio necessarie per supportare le imprese e quindi lo sviluppo del territorio”. Così il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani, ha commentato l’incontro pubblico con le associazioni del territorio organizzato dalla Camera di Commercio dell’Umbria nella Sala consiliare del Comune. In mattinata, il presidente Giorgio Mencaroni aveva riunito la giunta dell’Ente camerale nell’ambito delle iniziative itineranti promosse dalla Camera di commercio nella regione.

“L’analisi fatta nel corso dell’incontro – ha affermato il sindaco – evidenzia un quadro complessivo già noto con punti di forza che arrivano dal settore dell’agricoltura e del turismo e con le criticità fisiologiche delle Aree interne come la nostra. In questi anni abbiamo operato per colmare questi gap investendo sui servizi primari per i cittadini, sulle infrastrutture per le nostre imprese, come i Fori di Baschi e il secondo stralcio della complanare, e in generale sulle vocazioni del territorio affinché potessero diventare fattori di sviluppo e opportunità per i giovani. Il lavoro svolto dalla Camera di Commercio ci fornisce inoltre importanti spunti indicandoci nel settore terziario avanzato la possibilità di creare prospettive e nuove opportunità di lavoro. Siamo anche disponibili a mettere a disposizione degli spazi in città per facilitare gli incontri tra la Camera di Commercio e le imprese del territorio e far conoscere anche ai giovani le opportunità che possono nascere attraverso i servizi che offre l’ente camerale”.

Tra i principali suggerimenti emersi proprio la necessità di rafforzare sul territorio il sostegno all’imprenditoria giovanile che si concretizzerà presto con l’espansione dell’attività dello Sportello Nuove Imprese (SNI) della Camera di Commercio anche nel territorio orvietano, con la messa a terra di specifici incontri e iniziative.




I giovani tirati dalla giacca da tutti i partiti ora che ci sono le elezioni e poi…ciao

In vista delle elezioni è un fiorire di associazioni, gruppi, liste di giovani che intendono impegnarsi in politica o in “splendida” solitudine o in compagnia o in appoggio a uno dei candidati sindaco.

La grande gelata demografica non sembra colpire la politica, anzi c’è un improvviso e spesso “peloso” interesse per i giovani.  I partiti li coccolano, non li attaccano, cercano di imbrigliarli dentro logiche “vecchie” e interessi altrettanto vecchi.  Quegli interessi che hanno invischiato la città in una ragnatela di piccoli o grandi favori, di debito pubblico galoppante, negli anni passati, di silenzi e di ripicche.   Questa ragnatela di interessi ha frenato lo sviluppo di idee e di imprese proiettate verso l’esterno.  Chi cerca di interrompere queste vischiosità viene escluso, fermato, danneggiato fin quando non decide di abbandonare il campo e lasciare tutto fermo, statico.

Ma ci sono i giovani.  Sì, il futuro, che però devono ancora maturare e allora diventa alto il rischio di “prestarsi” ai giochini dei partiti tradizionali.  L’impegno politico è doveroso, giusto ma se si ha la possibilità di crescere, provare, sbagliare.  Basta avere i giusti maestri che offrono “gratuitamente” il loro supporto a tutto campo e non plaudono i giovani solo quando organizzano evento musicale.  Certo ai giovani piace ballare, cantare ma…poi?  Si trasformano in pericolosi “sognatori” che rischiano di rompere gli equilibri vecchi e fumosi.  E allora teleguidiamoli all’interno dei partiti legandoli a interessi di bottega. 

Oppure facciamoli andare al massacro da soli.  Il risultato è ottenuto, con i vecchi poteri abbarbicati alla politica e la città che, a parte i lustrini del week-end e di qualche spot, utile ma non risolutivo, rimane con sempre meno giovani.