Saverio D’Addario, comitato soci BPBari, “forse si è aperta una piccola speranza di rivedere i nostri soldi”

Dopo mesi di silenzio si torna a parlare di Banca Popolare di Bari e soprattutto dei soci che si sono trovati con azioni in mano a una valore ben diverso da quello a cui le avevano acquisite. Non solo le stesse azioni risultato praticamente senza mercato, illiquide. Nel frattempo la Popolare di Bari dopo la fine giudiziaria dell’era Jacobini, è entrata nell’orbita del Medio Credito Centrale così come CariOrvieto. Qualcosa forse si muove. Le principali associazioni di difesa dei consumatori hanno speigato che si è aperta una possibilità di una soluzione pacificatoria per tutti gli azionisti della Banca Popolare di Bari. Lo ha spiegato Saverio D’Addario, presidente del Comitato Indipendente nAzionisti BPB, nell’intervista che ci ha concesso proprio alla luce di questi possibili sviluppi positici per i soci BPB.

D’Addario ha spiegato che “i vertici BPBari si sono resi disponibili a percorrere insieme a noi pern ricercare un percorso normativo che consenta in tempi relativamente brevi di avere nun ristoro o un risaricmento per i danni subiti. Il tutto – spiega sempre D’Addario – probabilmente perché oggi il socio di controllo è, di fatto, lo Stato che non può da una parte dire che ha torto BPBari e dall’altra che ha ragione”.




Una “normale” settimana da incubo di un pendolare orvietano..

Lunedì 12 febbraio 2024.  Solito sciopero dichiarato da non si capisce bene quale categoria sindacale.
Per noi pendolari queste giornate di sciopero sono deleterie perché, a prescindere da treni cancellati o ritardati, l’insicurezza sul viaggio che ci attende non è facile da gestire sia da un punto di vista emotivo che di stress.  Non sappiamo se e a che ora arriveremo al lavoro.  Così come non sappiamo a che ora potremo rientrare a casa.
Martedì 13 febbraio 2024. Martedì Grasso. Solitamente il martedì rientro a Orvieto con l’Intercity 598 delle 18e15. Ma oggi ho promesso “solennemente” alla figlia di accompagnarla a una festa in maschera ad Allerona Scalo.  Deve essere lì per le 19e30.  Per mantenere fede alla “solenne” promessa ho preso un’ora di permesso al lavoro. Così da poter rientrare con il regionale veloce 4106 delle 17e20 con arrivo a Orvieto alle sei e mezza, minuto più minuto meno.  Alle cinque in punto sono nella stazione.  Il treno è già pronto sul binario 2 est.  Trovo anche un posto nel quale sedermi.  Serata fortunata, penso tra me. Il bip del telefonino segnala un messaggio in arrivo.  E’ la figlia che vuole rassicurazioni. Le dico di stare tranquilla, che già sono sul treno, che per le sette sarò sulla rupe in perfetto orario per accompagnarla.  Neanche faccio in tempo a riporre il telefonino nella giacca che il solito gracchiare dell’altoparlante in fondo alla carrozza indica comunicazioni in arrivo. Un brivido mi percorre la schiena. L’annuncio è breve ma per me è come una pugnalata al cuore.  Causa affollamento sulla linea Direttissima il treno regionale veloce 4106 oggi 13 febbraio sarà istradato sulla linea convenzionale, ovvero sulla linea lenta.  Tutti i passeggeri diretti a Orte quasi si “buttano” dal treno, incamminandosi di corsa come un popolo in esodo, verso il binario del “Viterbetto” delle 17e37, che invece percorrerà la linea Direttissima.  Partiamo insieme, il “Viterbetto” istradato sulla linea Direttissima, il nostro sulla linea lenta.  I misteri inafferrabili e incomprensibili di Trenitalia.
Mentre nella notte attraversiamo, con continui rallentamenti, stazioni e stazioncine, rifletto su quali parole usare per comunicare alla figlia che non potrò accompagnarla, perché non arriverò a Orvieto alle sei e mezza ma abbondantemente un’ora dopo.
Giovedì 15 febbraio.  La figlia ha uno stage di scherma a Ciconia. Alle sei.  Mi ha detto che mi ridà una possibilità di riconquistare la sua fiducia.  Devo assolutamente accompagnarla entro le sei a Ciconia.
Per non rischiare, pianifico tutto al millesimo.  Riprendo un’ora di permesso al lavoro cosi da poter prendere il regionale veloce 4156 per Ancona in partenza da Roma Termini alle 15e58. Cambio a Orte, con arrivo a Orvieto 17e25 con trenino diretto a Chiusi delle 16e55.
Alle quattro meno un quarto risono ai binari est.  Stavolta al binario dove il treno è già pronto.  Mi metto seduto. Solito messaggino della figlia.  Solita mia risposta. Può stare tranquilla. Sono già sul treno in orario.  E tiro un forte sospiro di sollievo nel non sentire quel gracchiare dell’altoparlante da incubo.
Alle quattro e dieci arriviamo a Tiburtina.
E l’incubo stavolta si manifesta qui.  Il treno si ferma ma non riparte dopo i canonici due minuti di sosta.  Dopo dieci minuti di attesa al cardiopalma, arriva quell’inconfondibile gracchiare di altoparlante.  Causa affollamento treni Alta Velocità sulla linea Direttissima il treno percorrerà la linea lenta.  Ovviamente arriverò a Orte con tre quarti d’ora di ritardo.  Ovviamente non potrò prendere il trenino per Chiusi delle 16e55. Ovviamente non arriverò a Orvieto prima delle sette.
Ovviamente ennesima forte delusione data alla figlia.  Ovviamente ennesima litigata.  E ovviamente ennesima ora di permesso presa al lavoro sprecata.
Questo nostro destino dipendente dai treni sembra governato completamente dal caso, affidato a una monetina lanciata in alto. Croce, il treno percorre la linea Direttissima, Testa, il treno percorre la linea lenta .,
Venerdì 16 febbraio. Un po’ intontito e assonnato mi ritrovo confuso tra i tanti passeggeri in attesa al binario due dell’intercity 581 delle sette e venticinque.
Anche se il tabellone lo indica in orario il treno non si vede. Cinque, dieci, quindici minuti.  Tutti con lo sguardo rivolto verso Firenze, a osservare i binari in lontananza, ma dell’intercity nessun avvistamento. Poi l’annuncio.  Il treno arriverà con mezz’ora di ritardo per problemi sulla linea nella tratta tra Chiusi e Orvieto.
Quindi a Roma arriveremo pochi minuti prima delle nove.
Ennesima chiamata al lavoro.  Stavolta l’ora di permesso sono costretto a prenderla in entrata, non in uscita.  Fortuna che è venerdì. E che anche questa settimana da incubo con i treni sta per finire.

Non importa a nessuno di cosa comporti questo stato di cose per le nostre vite, per la nostra salute, per la nostra integrità mentale.
Viviamo così, noi pendolari.  Affidati quotidianamente all’esito di quel lancio di quella monetina.
Con politicanti locali e comitati pendolari vari che ancora parlano di organizzare degli incontri per pretendere da Trenitalia dei monitoraggi per valutare le condizioni di viaggio dei pendolari orvietani.
Della serie “mazziati e cornuti”…




Il grande padel sbarca a Orvieto con le finali del master regionale e il torneo Premier Padel Major

Doppio appuntamento per gli appassionati di padel a Orvieto. Nel giro di dieci giorni i campi di Fontanelle di Bardano ospiteranno due importanti appuntamenti: il 17 e 18 febbraio le finali Gold e Silver del Master regionale TPRA Winter Cup, con il patrocinio del Comune di Orvieto, e dal 21 al 25 febbraio le pre qualificazioni al Premier Padel Major che si svolgerà al Foro Italico di Roma dal 17 al 23 giugno. Si parte sabato 17 febbraio, dalle 9, con le semifinali del Master, domenica, dalle 10.30, in programma le finali Argento (femminile e maschile) e Oro (femminile, maschile e misto).
Per quanto riguarda il Premier Padel Major, la più importante competizione internazionale di padel che si tiene in Italia e comparabile ai tornei del Grande Slam di tennis, dal 21 al 25 febbraio nell’impianto di Orvieto si giocheranno le gare di una delle due tappe provinciali che interesseranno l’Umbria organizzate dalla FITP Umbria. Le gare di doppio maschile e femminile in programma coinvolgeranno le giocatrici e i giocatori italiani di 3° e 4° fascia ed in possesso di una tessera agonistica di padel valida per l’anno 2024.
I qualificati delle fase provinciali disputeranno la fase finale regionale dal 20 al 24 marzo insieme a coppie formate con almeno un giocatore di seconda fascia cui seguirà la terza ed ultima fase che sarà organizzata e gestita a livello nazionale e alla quale potranno partecipare tutte le coppie formate da almeno un giocatore di prima fascia e i qualificati dalla fase regionale. Gli atleti interessati potranno iscriversi direttamente sul sito della Federazione Italiana Tennis e Padel www.fitp.it.

“E’ la prima volta che le finali Master TPRA non si svolgono a Perugia o a Terni, grazie alla scelta del presidente Roberto Carraresi – spiega Fabio Moscatelli delegato TPRA (Tennis Padel Ranking Amatoriale) di Orvieto – che ha deciso di puntare su Orvieto, mentre con il torneo di prequalificazione al Premier Padel Major vorremmo poter ripetere l’esperienza di successo, sempre qui a Orvieto, delle prequalificazioni agli Internazionali d’Italia di tennis che da sette anni si svolgono in un altro impianto orvietano. Il movimento del padel in Umbria – ha proseguito – è cresciuto in maniera esponenziale. Abbiamo 257 campi di padel affiliati alla Federazione con 36 circoli affiliati e oltre 5mila tesserati sui 18.102 complessivi compreso il tennis. Uno sport che in Umbria ha un’immagine molto femminile con il 30% dei tesserati che sono donne e con due giocatrici di serie A tra le prime 15 in Italia“.

“Abbiamo creduto fin da subito al padel – ha affermato l’assessore Carlo Moscatelli – tanto da dargli una vetrina nell’appuntamento sportivo cittadino più seguito, ovvero la Staffetta dei Quartieri. E abbiamo seguito la crescita del movimento di questo sport nella nostra città. Un risultato non certo casuale ma un merito acquisito sul campo”.




Arte e patologie mentali, un percorso di aiuto ideato da “Angelo Azzurro onlus”

“Sognare Sogni” è un laboratorio organizzato dalla Dott.ssa Stefania Calapai, presidente di Angelo Azzurro Onlus, e voluto dal suo curatore Piero Gagliardi. Il laboratorio mira ad aiutare, tramite l’arte, i ragazzi affetti da patologie della mente.

Si tratta di un progetto curato dall’artista Davide Sebastian con la collaborazione dell’artista Luca Centola e di Silvano Manganaro di Fondazione Volume; la supervisione clinica è a cura della Dott.ssa Psichiatra Stefania Calapai. Il laboratorio si svolge all’interno di strutture psichiatriche, nelle città di Orvieto e Roma. Nello specifico si parte da Orvieto, grazie alla Comunità Lahuen e alla Dott.ssa Fabiana Manco.

Il significato e il percorso

Il laboratorio Sognare Sogni si fonda su una ricerca tra il sogno e la realtà, nonché su come i sogni possano essere raccontati attraverso una produzione artistica. Il “sogno” diventa “fonte di ispirazione e di conoscenza del sé”.

I ragazzi, affetti da vari disturbi psichiatrici, in un primo momento sono guidati dall’artista Davide Sebastian nella comprensione di potenzialità espressive legate al mezzo video/fotografico.

Alla prima fase seguono le interviste ai ragazzi che, insieme agli artisti, individuano dei luoghi dove poter inscenare i sogni più interessanti. In queste location, dove verranno effettuate le riprese, verrà insegnato loro come scegliere le inquadrature e utilizzare al meglio i mezzi tecnologici per raccontare i loro sogni.

Parallelamente alle riprese video verranno effettuati degli scatti fotografici, con l’artista-fotografo Luca Centola, che saranno stampati direttamente nelle strutture residenziali con diverse tecniche: stampa digitale; stampa con tecnica della cianotipia; stampa Van Dick all’argento.

Nella seconda parte del Laboratorio i ragazzi della Comunità Lahuen di Orvieto saranno coinvolti in un percorso didattico e laboratoriale proposto dalla Fondazione Volume. Il percorso si concluderà con una visita emozionale/esperenziale alla Fondazione, seguita da laboratori in loco. L’idea di fondo è quella di dar vita ad un percorso di avvicinamento all’arte contemporanea e alla sperimentazione, partendo da un’alfabetizzazione alle pratiche artistiche nate con le avanguardie e che, ad oggi, hanno più di un secolo di vita.

Il progetto di laboratorio “Sognare Sogni” si articola in tre parti:

Gli incontri, con cadenza, mensile (2 incontri totali, uno per ciascuna struttura/gruppo) sono concepiti a tappe: si parte dai “pre-giudizi” e dalle ovvietà legate all’arte contemporanea per avvicinarsi, gradualmente, all’analisi delle opere più significative del ’900 prediligendo quelle legate al “sogno” e alla creazione come atto immaginifico. Gli strumenti utilizzati nei primi incontri sono le celebri “carte” di Maria Lai, I luoghi dell’arte a portata di mano, che permettono agli utenti di approcciarsi all’arte in un modo corretto e, allo stesso tempo, creativo; in tutti gli altri appuntamenti sono comunque messe in pratica tecniche didattiche creative e comunicative di gruppo quali il brainstorming, la Sinettica di Gordon e i Sei cappelli per pensare di De Bono.

Le visite alla Fondazione sono concepite come possibilità di esperire concretamente quanto appreso, toccando con mano le pratiche e le procedure portate avanti in 25 anni di attività. In particolare conoscere e vivere il modus operandi di VOLUME permetterà agli utenti di comprendere come sia possibile trasformare la realtà attraverso l’immaginazione e la libertà creativa.

Il laboratorio, infine, avrà come oggetto la collezione “Art Box” di Francesco Nucci (fondatore e presidente della Fondazione VOLUME): allo studio conoscenza e visione delle opere della collezione. Seguirà il laboratorio vero e proprio con il quale gli utenti saranno invitati a cimentarsi nel ripensamento e nella re-invenzione di una scatola di 20×20 cm, applicando concretamente quanto appreso durante l’intero anno.

La fase finale del progetto prevede una mostra dove verranno esposti i lavori e il materiale prodotto nel laboratorio.

L’Associazione socio-sanitaria Angelo Azzurro Onlus oltre all’assistenza domiciliare, riabilitativa, visite specialistiche psichiatriche per adulti e neuropsichiatriche per bambini, si pone il principale obiettivo della lotta allo stigma della malattia mentale perché, come sostiene la Presidente e medico psichiatra Stefania Calapai, “solo attraverso la conoscenza e la cultura si può combattere la stigmatizzazione in ogni sua forma”.




L’incontro di arte e musica il 18 febbraio al Ridotto del Mancinelli con “Dalla belle époque al futurismo”

“Dalla Belle Époque al Futurismo – Duilio Cambellotti e le vetrate del Duomo”, arte e musica s’incontrano al Ridotto del Teatro Mancinelli di Orvieto, domenica 18 febbraio 2024 alle ore 17, nel quarto appuntamento della stagione concertistica: “Insieme nel Segno della Musica”.Un omaggio artistico-musicale che il Tritone Ensemble intende dedicare a Duilio Cambellotti, esponente importante del futurismo italiano che ha donato la sua arte alla città di Orvieto realizzando le vetrate del Duomo. Un percorso che si sposa con le intenzioni di “Insieme nel Segno della Musica” – nato dalla forza propulsiva della collaborazione tra Scuola Comunale di Musica di Orvieto “Adriano Casasole”, Unitre Orvieto e ISAO, in sinergia con il Comune di Orvieto e la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, per la direzione artistica del M° Riccardo Cambri – di promuovere un programma di concerti che hanno come filo conduttore quello di raccontare i protagonisti della musica orvietana.

“Dalla Belle Époque al Futurismo – Duilio Cambellotti e le vetrate del Duomo” nasce dai testi e dagli arrangiamenti musicali del maestro Massimo Bartoletti, per anni docente di tromba del Conservatorio Morlacchi di Perugia e della Scuola Comunale di Musica “Adriano Casasole”, con il Tritone Ensemble, composto da: Umberto Ugoberti, fisarmonica, Andrea Agostini, clarinetto, Maurizio Costantini, contrabbasso, Francesco Speziali, percussioni, e con l’apporto della voce recitante di Giulia Zeetti. Una scelta altrettanto importante quella di seguire un filo conduttore artistico riferito alla figura di Duilio Gambellotti di cui quest’anno ricorre il 100esimo anniversario della realizzazione della vetrata della Cappella del Corporale. 

Una ricorrenza che l’Opera del Duomo di Orvieto ha inteso celebrare offrendo il suo patrocinio al concerto di domenica 18 febbraio 2024 alle ore 17 al Ridotto del teatro Mancinelli, nella volontà di promuovere la collaborazione artistica e culturale nella città. Le vetrate di Cambellotti nel Duomo di Orvieto sono un esempio stupefacente del suo genio artistico e della sua maestria nell’uso del vetro come mezzo espressivo tanto da rappresentare una commistione unica di stili e tematiche, che spaziano dall’arte sacra alla modernità. Le vetrate del Duomo di Orvieto saranno anche il prossimo “Tesoro dell’urbe” ad inizio marzo, il percorso di visite culturali promosse dall’Unitre di Orvieto.

Date le dimensioni del Ridotto del Mancinelli, i posti saranno limitati: ingresso libero con prenotazione obbligatoria ai numeri telefonici 339.2619440 e 338.7323884 (anche WhatsApp) o per mail: musicaorvieto@gmail.com.




A fuoco una bisarca nell’area di servizio di Fabro

La squadra dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Orvieto è intervenuta verso le 4,40 del 16 febbraio sulla A1 presso Fabro per l’incendio di un autoarticolato bisarca con 7 autovetture.

Il mezzo, parcheggiato in un area per la sosta notturna nelle vicinanze esterne del casello autostradale, era fermo con il conducente all’interno intento a riposare. L’autista, un campano del 1969, ha avvertito del fumo in cabina di guida e scorgendo delle fiamme si è subito adoperato per lo spegnimento ma tutto è risultato vano. E’ stato quindi richiesto l’intervento dei VVFF. Le operazioni sono state complesse in quanto le fiamme all’arrivo dei vigili già avevano avvolto le autovetture trasportate. Ingenti i danni, sono andati completamenti distrutti il mezzo e 5 delle 7 autovetture. Il conducente ha riportato, durate le fasi di spegnimento alcune ustioni alle mani ed una intossicazione da fumo e pertanto è stato affidato alle cure del personale sanitario intervenuto.




L’omelia di S.E. Gualtiero Sigismondi per Le Ceneri, al centro l’importanza dell’esame di coscienza

Questa celebrazione è segnata dall’austero simbolo delle ceneri. Imposte sul capo dei fedeli, richiamano l’attenzione sulla nostra genesi, l’origine dalla polvere del suolo, e sul nostro destino: “Ricordati, uomo, che polvere tu sei e in polvere ritornerai”. Quando si dimentica che siamo impastati di polvere, prendono il sopravvento – avverte S. Clemente I – “ogni sciocca vanteria, la superbia, il folle orgoglio e la collera”. Papa Francesco osserva che camminiamo di continuo su questi crinali: “Siamo sempre combattuti tra estremi opposti: la superbia sfida l’umiltà; l’odio contrasta la carità; la tristezza osteggia la gioia dello Spirito; l’indurimento del cuore respinge la misericordia”.

Fratelli e sorelle carissimi, se non dobbiamo scordare che siamo fatti di polvere, non possiamo dimenticare quanto scrive S. Leone Magno: “Ricordati che sei stato creato a immagine di Dio; che, se questa somiglianza si è deformata in Adamo, è stata tuttavia restaurata in Cristo”. La purificazione del cuore è, essenzialmente, opera di Dio, che vuole aver bisogno della nostra libertà: “Lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,20). Il verbo “convertirsi” indica sia un cambiamento di strada (epistrépho), un’inversione a U, sia un rinnovamento della mente (metanoéo), delle idee e dei comportamenti. Si tratta di manovre delicate che non si improvvisano: richiedono un quotidiano allenamento all’esame di coscienza, “uno dei momenti più qualificanti della vita di fede”.

A che serve l’esame di coscienza, che la rubrica iniziale della compieta invita a fare seriamente, “sostando alquanto in silenzio”?

– Serve a porsi in un’atmosfera di verità dinanzi a Dio e di sincerità di fronte alla propria coscienza, a esplorarne l’abisso alla luce della Parola.

– Serve a distinguere attentamente tra fragilità e peccato, sapendo che queste due dimensioni possono essere legate ma non si identificano.

– Serve a “non accogliere invano la grazia di Dio” (2Cor 6,1), preparando la via per “ritornare al Signore con tutto il cuore” (Gl 2,12).

– Serve a piangere amaramente per le proprie colpe, a digiunare per esse e a battersi il petto “in spirito e verità”, “con cuore contrito e umiliato”.

– Serve a disporsi a confessare “a cuore aperto” la divina misericordia e a riconoscere i propri peccati nel sacramento della Riconciliazione.

L’esame di coscienza educa alla confessio laudis, alla confessio vitae e alla confessio fidei. La confessio laudis risponde alla domanda: quali sono le ragioni per cui devo maggiormente ringraziare il Signore? La confessio vitae può partire da questo interrogativo: cosa c’è in me che pesa duramente? La confessio fidei, infine, è la preparazione immediata a ricevere, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace, confidando in Dio, “misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male” (Gl 2,13).

Fratelli e sorelle carissimi, non ci facciamo illusioni: c’è una sorta di “circolo vizioso” tra l’offuscamento dell’esperienza di Dio e la perdita del “senso del peccato”. L’itinerario quaresimale si configura come momento favorevole per accusare le proprie colpe davanti a un sacerdote. Non basta farne l’elenco, ma occorre identificarne la radice avvelenata, il cuore, che può essere duro come la pietra, freddo come il ghiaccio, arido come il deserto. Durezza, freddezza e aridità impediscono al cuore di essere semplice cioè nobile, integro cioè aperto, docile cioè puro, ardente cioè lieto, saggio cioè intelligente, sensibile cioè compassionevole.

“Laceratevi il cuore e non le vesti” (Gl 2,13): questo appello, che il Signore rivolge al suo popolo per mezzo del profeta Gioele, è inciso sull’architrave della “porta santa” della Quaresima; esso viene ripreso dal Miserere, che la liturgia “distilla” in questo tempo santo, invitandoci a ripetere: “Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo” (Sal 50,12). Il verbo “creare” lascia intendere che il Signore, nella sua infinita misericordia, non restaura ma ricrea, non ripara ma rinnova, non risana ma trapianta il cuore: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (Ez 36,26). Il Signore ci conceda di vivere questo tempo forte per compiere una vera e propria “ecologia del cuore”: il digiuno ari il campo del cuore, la preghiera lo liberi dall’aridità, la carità lo renda fertile.

+ Gualtiero Sigismondi




“Oggi in cielo è festa!” Ciconia si prepara a accogliere il suo Don Augusto

E’ arrivata improvvisa la notizia della scomparsa di Don Augusto che si trovava al Policlinico Gemelli da qualche giorno. La comunità di Ciconia è sgomenta, triste e attende il ritorno del “suo” parroco per l’ultima volta. Sarà venerdì 16 e per quella data i giovani della Parrocchia, quelli tanto amati dal don e ora orfani di un padre spirituale sempre disponibile, hanno voluto organizzare tutto nei minimi particolari. Già il titolo del manifesto è un programma “Oggi in cielo è festa”, sì perché da ora ci sarà un sorriso in più.

I giovani chiedono a tutta la comunità di esporre le bandiere della festa di Ciconia alle finestre fin dalla mattina del 16 febbraio in attesa del ritorno nella sua “Casa”, la Chiesa di Ciconia che proprio il don ha fortemente voluto contro tanti e contro la burocrazia. Arrivo previsto del feretro alle 15 e poi verrà aperta la camera ardente. Alle 20, ancora un omaggio con un corteo da piazza degli Aceri fino al piazzale della Chiesa per poi radunarsi in raccoglimento per il Santo Rosario alle 21, una preghiera a Maria, la colonna della fede per don Augusto. Sabato 17, poi, i funerali dalle 10,30 per l’ultimo saluto .

Ciao Don Augusto!




Ricerca AUR, turismo a gonfie vele in Umbria, ma con alcune eccezioni come il comprensorio Orvietano

Nell’ultimo FOCUS pubblicato da AUR (Agenzia Umbria Ricerche) a cura di Giuseppe Coco, viene esplorato il settore turistico dell’Umbria, analizzando le presenze e gli arrivi turistici nel terzo millennio, con uno sguardo particolare al periodo tra il 2023 e il 2019 (pre-Covid). I dati degli ultimi anni indicano un settore in ripresa, nonostante le sfide aperte anche se con alcuni comprensori che non seguono la media regionale e addirittura sono in calo per quanto riguarda in particolare, gli arrivi. Dai 23 anni analizzati, ben 16 non hanno mai superato i 6 milioni di presenze, ma il 2023 ha segnato un record, avvicinandosi ai 7 milioni. Il 2000 rappresenta il punto più basso con 5,2 milioni, ma il 2023 ha aperto nuove prospettive per le potenzialità turistiche dell’Umbria. Investimenti mirati potrebbero garantire una crescita stabile del 3-4% annuo, contribuendo all’intero sistema economico regionale. Esaminando gli ultimi 5 anni, escludendo il 2020 e il 2021 pesantemente colpiti dalla pandemia, la crescita oscilla tra +8,9% e +25,4%.

L’indicatore degli presenze turistiche si evidenzia una netta crescita nel 2023, segnando una ripresa del settore. Il 2023 è stato il migliore con oltre 2,6 milioni, seguito dal 2019 con 2,5 milioni, gli unici due anni sopra i 2,5 milioni. Il 2000 rappresenta il punto più basso con 1,9 milioni. Analizzando i Comprensori, performance positive nelle presenze emergono nell’Amerino (+30,4%), Valnerina (+20,9%), Assisano (+16,9%), Spoletino (+16,5%), Ternano (+15,2%), e Perugino (+10,3%). Rimane invece praticamente fermo l’Orvietano con un misero +0,5% e in leggera flessione l’Eugubino.

Per quanto riguarda gli arrivi, il confronto tra il 2023 e il 2019 rivela che 9 Comprensori hanno performance positive in termini percentuali, con la Valnerina in testa (+20,5%). I dati mostrano che l’Assisano ha superato 1,5 milioni di presenze nel 2023, con un aumento di +219 mila, seguito da Perugino (+122 mila) e Ternano (+106 mila). Ben diversa la situazione nel Tuderte, nell’Orvietano e nel Folignate dove le variazioni sono negative. Nella classifica flop il comprensorio peggiore è il Tuderte con un -11,2% seguito dall’Orvietano con il -8,9 e il Folignate distaccato a -1,1%.

Storicamente, il turismo era riservato ai ricchi, ma nel terzo millennio, con voli low-cost e smartphone, si è trasformato in un’opportunità per tutti. Nel 2030, le persone che si sposteranno per turismo potrebbero superare gli 1,8 miliardi.

In conclusione, l’Umbria, nonostante l’isolamento infrastrutturale storico, mostra segnali positivi. La crescita turistica globale è un’opportunità che richiede consapevolezza e investimenti mirati. Secondo le previsioni Unwto, il turismo crescerà del 3,3% annuo fino al 2030, sottolineando l’importanza di considerare il turismo come uno dei grandi business del futuro per l’Umbria.




Questa urticante “mala politica” orvietana…

Tra poco più di cento giorni gli orvietani saranno chiamati nuovamente alle urne per rieleggere il proprio primo cittadino e i propri amministratori.
Come in ogni periodo che precede una tornata elettorale che si rispetti, anche in questa occasione è iniziata la solita trafila di sipari e siparietti che in alcuni casi sembrano denotare più che attaccamento al bene della “res publica” un attaccamento a poltrone e poltroncine.
Giorno dopo giorno, come funghi in autunno, spuntano nominativi di candidati che si auto propongono a poter occupare una di quelle poltrone, facendo passare il loro atto pubblico di candidarsi(o ricandidarsi), come un atto di estremo sacrificio personale finalizzato esclusivamente al bene della Patria e della comunità orvietana.
I soliti malignetti (che sulla rupe non mancano mai), attori comprimari in questa opera teatrale che ci accompagnerà al voto, fanno notare che forse ci sono più pretendenti rispetto alle elezioni precedenti per un discorso legato al vorticoso giro di finanziamenti pubblici collegati al PNNR. “Pecunia olet” erano soliti commentare gli antichi.
Accantonando questo pensiero malizioso (con la speranza che sia del tutto campato in aria), a saper osservare col dovuto e sano distacco questa opera teatrale, c’è da divertirsi molto di più del guardare una brillante commedia proiettata in una sala cinematografica
Pur di raccattare qualche voto che “avvicini” quella poltrona, tutti i candidati, uscenti e novelli, siano essi di destra, centro o sinistra, cercano di volgere al proprio tornaconto elettorale ogni contesto o situazione.
Che questa grande opera teatrale abbia avuto inizio lo si nota dai cantieri di lavoro spuntati come funghi.  Si può tranquillamente affermare che se ne stanno vedendo più in questo ultimo mese che negli ultimi cinque anni messi insieme
Se negli ultimi anni alberi e arbusti hanno invaso le strade cittadine, con lamentele e proteste spesso inascoltate, ecco che all’ improvviso, ovunque si giri la testa, si incontrano operai addetti a ripulire anfratti e cunette da erbacce e sterpaglie.
Se per anni ci si è lamentati, senza avere grande ascolto, di luce e lucine dei lampioni pubblici malfunzionanti, ecco che all’improvviso non vengono sostituite solo le luci e lucine rotte, ma anche quelle funzionanti.
Se per anni si è fatto ripetuta richiesta di asfaltare una strada malmessa, ecco che all’improvviso vengono asfaltate anche le strade e stradine che non sono malmesse più di tanto.  Il popolo orvietano assiste e parla di un vero miracolo, il Miracolo del Santo Voto.  Il miracolo delle imminenti elezioni.
Per anni i pendolari, vittime di un servizio ferroviario che a definire da terzo mondo sarebbe da ottimisti avanzati, hanno richiesto incontri e sostegno alle autorità locali per cercare di migliorare in qualche maniera le loro condizioni di viaggio e di vita, senza ottenere alcuna risposta. ed ecco che all’improvviso, contagiati anche loro dal Miracolo del Santo Voto, sono quotidianamente inseguiti da tutti, amministratori attuali e aspiranti amministratori futuri, con promesse in caso di conquista di quella ambita poltrona di far fermare a Orvieto treni ultraveloci e ultracomodi.
Per la cronaca il13 febbraio ennesimo viaggio da incubo per il rientro a casa dei pendolari orvietani con il “carnaio” delle 17e20 , “ributtato” per l’ennesima volta sulla linea lenta senza una apparente valida ragione e arrivato nella stazione di Orvieto con la solita oretta di ritardo.
Ritornando alla nostra opera teatrale, recenti decisioni a livello europeo e nazionale hanno portato i trattori in strada, in segno di disperata protesta del mondo agrario contro una penalizzante legislazione.  Ed ecco che gli amministratori del loco, ancora in carica o aspiranti, li ritroviamo sulle strade alla testa di questa sfilata intenti alla guida di qualche trattore.
Negli ultimi anni per i cittadini del comprensorio è diventata una impresa ardua riuscire a disporre di una Sanità presente e dignitosa.  Liste di attesa per prescrizioni necessarie a dir poco vergognose hanno costretto la fascia più debole e fragile della popolazione a rinunciare a curarsi in maniera adeguata ed efficace.  Queste persone hanno protestato, ma fino a ieri il loro è stato un inutile abbaiare alla luna. Adesso, graziati anche loro da questa atmosfera miracolosa del Santo Voto, tutti sembrano voler dare loro ascolto e appoggio.
E tutti gli attori di questo teatrino assicurano che, sempre che riescano a sedersi su quelle comode poltrone, sarà per tutti un ricordo il termine “liste di attesa”.
Il Miracolo del Santo Voto, ovvero questa insopportabile, urticante “Mala Politica” orvietana (e non solo orvietana, ovviamente).  Questo non proporre alla comunità proposte o strategie concrete e che poggino su fondamenti possibili e reali, sensate e necessarie per rendere migliore e più giusta la vita comunitaria.  Questa urticante Mala Politica che suscita nel popolo la sensazione che si tenda a sfruttare ogni occasione, ogni criticità per “raccattare” più voti possibili.
Che negli anni ha spinto Orvieto in un continuo, irrefrenabile stato di declino, di decadenza.
Questa urticante Mala Politica che suscita nel popolo orvietano la deprimente e “scorante” sensazione di un atteggiamento dormiente e riposante una volta arrivati a occupare quelle poltrone, per poi di colpo svegliarsi e interessarsi di tutto e di tutti per il terrore di vedersela sfuggire (quella poltrona), quando si riavvicina il tempo di doversi sottomettere alla riconferma popolare.

Unico aspetto positivo di questa realtà è che per i prossimi cento giorni tutti potremo, a titolo completamente gratuito, continuare ad essere spettatori di questa opera teatrale.

Un’ opera teatrale che a saperla osservare con la giusta dose di distacco e attenzione non può non suscitare un ampio senso di ilarità, con in aggiunta il piacere per gli occhi e la mente prodotto dalla location magica e coinvolgente della cittadina sulla rupe .
Un’opera teatrale che con le sue quotidiane sfaccettature grottesche non può non suscitare tra gli spettatori un riso spontaneo.  Un riso comunque accompagnato da un sempre presente senso di amarezza.
Perché protagonista non comprimario di questa opera teatrale a cielo aperto è anche questa “Mala Politica”, che da anni oltraggia e ferisce Orvieto.
“Mala Politica”, dicevano gli antichi, che si crea quando il raggiungimento o mantenimento di “quelle poltrone” sembra a volte venire prima del cercare e del saper agire in nome della “Res Publica”, in nome e “per” la comunità che si dovrà poi amministrare.