Ciro Zeno, Filt-Cgil, “Orvieto, città con tante infrastrutture ferroviarie ma con pochi treni”

Pendolari e più in generale i trasporti ferroviari a Orvieto sono stati al centro della conferenza stampa che Ciro Zeno, segretario generale della Filt-Cgil Umbria, ha tenuto proprio all’esterno della stazione ferroviaria della città.  Un primo simbolo della realtà di Orvieto, la città con più infrastrutture ma con meno treni.  Ricorda immediatamente Zeno che la biglietteria è fra le più attive in Umbria ma nonostante questo a Orvieto “mancano i treni”. La realtà che in troppi non hanno voluto vedere e che si continua a non vedere con la giusta attenzione, la restituiscono i numeri che vedono un tracollo dell’offerta di collegamenti tra Orvieto e Roma a sud e Firenze a nord.  Tera il 2000 e il 2023 Orvieto ha perso anche i collegamenti internazionali, ad esempio con Vienna e Monaco.  Oggi “coloro che hanno necessità di recarsi a Roma, Arezzo, Perugia, Firenze Terni hanno possibilità veramente limitate.  I servizi interregionali sono forniti all’80% dalla Regioni Lazio e Toscana e i treni sono talmente rari da non rispondere più alle esigenze dell’intero comprensorio”.  Proprio il bacino d’utenza è dirimente per poter discutere con istituzioni e aziende.  Circa 40mila sono gli abitanti dei comuni limitrofi, mentre basta allargare il raggio d’azione poco oltre i confini regionali che si arriva ad oltre 80 mila. Zeno affonda ilo colpo, “non abbiamo visto grinta da parte delle istituzioni e negli anni i risultati sono davanti ai nostri occhi.  Ci sono intere fasce orarie scoperte, gli IC dal 2000 sono stati tagliati di oltre il 75%, e questi sono solo alcuni esempi”.  Il segretario della Filt-Cgil ha ricordato che erano ben 14 gli IC utilizzabili dagli orvietani e dai turisti, mentre oggi ne sono rimasti ben pochi e spesso in ritardo.

C’è poi il capitolo dell’alta velocità, un vero e proprio nervo scoperto per Orvieto da dove passano oltre 600 treni al giorno ma senza fermarsi mentre la Regione ha puntato su Orte e Creti, dimenticandosi addirittura di Orvieto come parte dell’Umbria nel proprio comunicato ufficiale. Zeno sottolinea come Orvieto sia una vera e propria Cenerentola tanto che “l’adeguamento dei marciapiedi è realtà in tante stazioni mentre qui ancora non si sa nulla.  Avere i marciapiedi più alti significherebbe essere pronti per i nuovi treni a velocità più alta e per i Frecciarossa.  Ora si sta adeguando Pontassieve me qui niente di nuovo”. Ciro Zeno passa poi alla proposta portando esempi che potrebbero divenire concreti per la fermata dei terni AV a Orvieto visto che la città è dotata del bivio più breve di ingresso e uscita dalla linea direttissima. “Nel dettaglio si potrebbe pensare al treno per Milano FR 9504 partenza da Roma alle 5.10 con arrivo a Milano alle 8.50 ad Orvieto fermerebbe alle 5.50 circa. Oppure il 9608 che parte da Salerno alle 5.16, Roma 6.50 Milano 10.00 con fermata ad Orvieto alle 7.30 circa. Mentre verso il sud il Fr 9505 con fermata ad Orvieto alle 8 20 e arrivo a Roma 9.04, Napoli 10.28.  Per il ritorno, la sera, il Fr 9592 da Salerno alle 17.53, Milano 23.50 con fermata a Napoli alle 18.40 e Roma 19.55, Orvieto 20.30 circa. Oppure FR 9568 che parte da Napoli 19.40, Roma 20.55, Firenze 23, a Orvieto fermerebbe alle 21.35 circa”.

Rompere l’isolamento ferroviario di orvieto con l’Umbria e cambiare il paradigma dell’alta velocità come servizio solo commerciale, Per Ciro Zeno, “si deve uscire fuori dalla logica che l’AV sia solo commerciale e diventi, invece, un servizio che sia fruibile da tutti e non solo a una determinata fascia, anche perché l’infrastruttura è stata pagata da tutti gli italiani.  Orvieto può e deve uscire dall’isolamento – continua il segretario della Filt-Cigil – connettendola a Perugia e all’aeroporto ma soprattutto al resto del Paese”. 

Secondo la Cgil avere una connessione tra Orvieto e Roma da una parte e Milano dall’altra significa far tornare attrattiva la città, ma soprattutto “avere rispetto per i pendolari che altrimenti vivono il territorio esclusivamente come un dormitorio fino a quando non trovano una soluzione migliore e più comoda, abbandonando Orvieto”.




Primo incontro per discutere di ritardi, treni, possibili soluzioni tra Regione, Comune e Trenitalia

Si è riunito martedì 9 gennaio a Perugia il tavolo tra la Regione Umbria, la direzione regionale Umbria di Trenitalia e il Comune di Orvieto per analizzare la situazione dei trasporti ferroviari sul territorio orvietano alla luce degli ultimi episodi che si sono verificati lungo la linea ferroviaria Roma-Firenze. All’incontro hanno partecipato Enrico Melasecche, assessore regionale ai trasporti; Amelia Itlaiano, direttore generale Umbria di Trenitalia; Marina Balsamo, amministratore unico di Umbria Mobilità; Gianluigi Giusti, per il coordinamento dei comitati dei pendolari umbri e il sindaco di Orvieto insieme all’assessore comunale ai trasporti, Gianluca Luciani.

Sul tavolo – spiega l’assessore ai Trasporti, Gianluca Luciani – sono state analizzate le problematiche e le esigenze di centinaia di viaggiatori che quotidianamente si muovono dal nostro territorio per motivi di lavoro e di studio. Alla Regione e alla direzione regionale di Trenitalia sono state avanzate richieste specifiche per abbattere i tempi di percorrenza con la Capitale, in particolare per il rientro da Roma dell’Ic 598 la cui partenza con l’orario invernale è stata spostata al Binario 2 Est accumulando spesso ritardi, e per andare a colmare alcuni buchi negli orari dei treni in partenza da Orvieto durante la settimana tra le 7 e le 9, e quindi garantire l’arrivo a Roma entro le 9, così come per assicurare collegamenti anche nei giorni festivi. Per quanto riguarda le situazioni emerse in particolare negli ultimi mesi e relative ai ritardi dei treni utilizzati dai pendolari del territorio orvietano da e per Roma, gran parte dei disagi, è stato detto, sono dovuti ai problemi del materiale rotabile e ai numerosi cantieri che si sono aperti lungo le tratte ferroviarie in tutto il territorio nazionale per gli interventi finanziati dal Pnrr che provocano spesso rallentamenti e ritardi dei convogli sull’intera rete. Come richiesto dall’assessore Melasecche, siamo ora in attesa di avere un monitoraggio puntuale degli ultimi mesi per valutare le possibili soluzioni da adottare. Il tavolo di confronto – conclude l’assessore – resta aperto e l’interlocuzione con la Regione e con la direzione regionale di Trenitalia è sempre stata costante e l’attenzione non è mai mancata come dimostra la celerità con cui l’assessorato regionale ai Trasporti ha convocato la riunione. Sabato 13 gennaio incontreremo i rappresentanti dei pendolari orvietani per approfondire alcune questioni e preparare il prossimo confronto che sarà allargato anche alla direzione regionale Toscana di Trenitalia, dalla quale dipendono molti dei treni che attraversano il nostro territorio, e alla divisione competente per gli Intercity”.




I servizi USL di Sim e Serd torneranno entro febbraio alla sede storica di via Cardinal Cerretti da Bardano

Serd e Sim, due importantissimi servizi della USL sono ancora a Bardano. Si moltiplicano le segnalazini che ci arrivano dai nostri lettori e da cittadini che chiedono perché ancora non si sa nulla sui tempi dei lavori che hanno interessato la sede storica in via cardinal Cerretti.

I disagi sono sotto gli occhi di tutti in particolare perchè la sede provvisoria non è collegata con il trasporto pubblico, In particolare una lettrice ci ha segnalato il suo personale disagio e difficoltà nel raggiungere gli ambulatori di Bardano, “se non trovo chi mi accompagna devo rinunciare alle cure”.

OrvietoLife ha chiesto direttamente alla USL Umbria 2 che ci ha fatto sapere che i lavori, per un costo complessivo di circa 1 milione di euro, sono ormai quasi al termine. Rinnovo e adeguamento sismico hanno reso necessario il trasferimento dei due servizi a Bardano ma ora, sempre dalla USl, assicurano che entro febbraio si tornerà alla sede storica in via Cardinal Cerretti.




Abitare Orvieto: “I cittadini chiamati i soliti soloni e altre meraviglie della città ideale”

La distanza emotiva che da tempo viene avvertita dagli abitanti di Orvieto è quel disagio provocato dalla distanza tra la vita vissuta come cittadino e il racconto stellare che quotidianamente viene fatto di questa città. Questo è uno dei motivi per cui un gruppo di cittadini, Abitare Orvieto, da alcuni mesi, si sta incontrando e confrontando. Il tema che accomuna questo gruppo è quello dell’abitare, inteso nella sua accezione più ampia e, uno degli obiettivi, è tentare di rimettere al centro della politica locale, il suo abitante, protagonista attivo e non solo destinatario delle decisioni del governo territoriale. Un modo semplice per essere aggiornati di quanto viene discusso e deciso rispetto alla nostra città è quella di collegarsi al sito del Comune e vedere in streaming le sedute del consiglio comunale ed è in seguito a questo che alcuni cittadini hanno segnalato quanto ascoltato durante l’ultimo consiglio comunale dell’anno del 27 dicembre 2023.

Durante questo Consiglio, c’è stato un passaggio breve ma intenso: circa due minuti e mezzo in cui questa distanza di cui sopra ha vibrato più di altre volte. Nella conclusione della lettura della relazione del bilancio di previsione, l’assessore Pizzo afferma: “Orvieto è già una città ideale, dove la sofferenza che ho sentito in questi giorni è solo nella testa dei soliti soloni. È una città che attrae investimenti dall’estero. Certo non abbiamo imprese grandi, non abbiamo Amazon che viene ad investire, ma abbiamo una nutrita comunità di privati stranieri che acquistano ed investono in città quotidianamente“. La lettura della relazione è proseguita dichiarando che l’obiettivo di questa amministrazione è quello di potenziare i trasporti con Roma per facilitare l’accesso alla città. Questo sarebbe il preludio “alla fase due“, quella che “attraverso una azione di promozione porterebbe nuovi residenti in cerca di una qualità di vita eccezionale“. 

Seppur abituati a certi interventi da parte di questa amministrazione che invece di affrontare le questioni poste, risponde piccata ad ogni tentativo di rappresentazione delle problematiche dei residenti, riteniamo necessario ricordare che un rappresentante del popolo dovrebbe rivolgersi alla cittadinanza ponendosi in una modalità di ascolto, di confronto, di apertura. E invece, ancora una volta, le difficoltà, i disagi e le preoccupazioni per le mancate risposte su sanità, trasporti, politiche abitative, viabilità e parcheggi, lavoro, politiche per i giovani e ambiente non esistono perché, appunto, per il nostro assessore al Bilancio, “Orvieto è già una città ideale” e la sofferenza è solo nelle teste di alcuni saputi. Soloni, così l’assessore chiama i cittadini che manifestano il proprio sentire e il proprio vissuto. Sarebbe interessante comprendere cosa significhi investire in città per l’assessore. Se per investimento ci si riferisce all’acquisto di immobili, allora bisognerebbe anche chiedersi perché da diversi anni a questa parte il potere di acquisto degli orvietani è calato di molto con il risultato che solo chi viene da fuori è in grado appunto di investire in un immobile nel centro storico. Sarebbe utile sapere se l’amministrazione comunale sia in possesso di dati e stime su quale sia l’apporto economico reale di tali investimenti sul territorio. Cioè, in parole povere, cosa lasciano e cosa portano ai cittadini orvietani questi investimenti in termini di qualità della vita, servizi, prospettive di lavoro. 

Sorvolando sulla questione dei trasporti ferroviari che è talmente centrale per la vita di questo Comune che necessita di una politica reale e non di facili semplificazioni e richieste spot, secondo quanto viene riferito, in sostanza si tratterebbe di attrarre residenti attraverso coloro che fuggono da Roma per ripopolare Orvieto, che invece perde ogni anno i suoi abitanti più giovani per mancanza di opportunità di lavoro. Certo è che questa prospettiva risponde agli interessi di una parte precisa della città: chi ha immobili di proprietà ed ingenti risparmi, chi ha già un lavoro sicuro, chi non deve spostarsi per andare a lavorare, chi può permettersi cure a pagamento in tempi rapidi, insomma: chi sta bene. Ma anche chi, fortuna sua, “sta bene” come si sente nel vivere in una città che perde, giorno dopo giorno, abitanti, attività commerciali, servizi, socialità? Il volume di presenze legate al turismo certamente ha comportato lo sviluppo di attività quali affittacamere, b&b, il settore della ristorazione e l’accesso ad alcuni monumenti. Ma tutto questo movimento, se non organizzato e governato, porta inevitabilmente a delle storture che stiamo già vivendo. Quotidianamente i giornali locali e i social vengono invasi da notizie ordinarie a cui si da un rilievo fiammante, nel frattempo Orvieto sta diventando una città del fine settimana.

Quanto affermato dall’assessore, è stato confermato dalla Sindaca in una recentissima intervista apparsa su “Il Corriere dell’Umbria” che continua ad ignorare la problematica dell’abitare e tenta di spostare l’argomento sulla “contrapposizione”. Questa è una semplificazione che fa comodo ma che non corrisponde alla complessa realtà. “La città senza chi la vive e la abita è inutile, è vuota di bellezza. Ci vuole il cuore, la mente, l’energia, l’intelligenza delle persone perché tutta questa complessa città respiri” (The Passenger – Venezia). 

Quale è la visione di questa città da parte di chi si candida a governarla? Questo è uno dei quesiti che Abitare Orvieto vorrà porre per comprendere quale è la strada che si vuole percorrere per il futuro di Orvieto. Gli altri quesiti saranno frutto del contributo che arriverà da coloro che hanno manifestato interesse verso questo gruppo e che a breve saranno coinvolti in questa azione. 

Fonte: Abitareorvieto.it




Pendolari, l’IC 581 arriva a Roma con 32 minuti di ritardo, eppure a Orvieto era in perfetto orario

Nuova mattina movimentata per i pendolari orvietani. L’IC 581 delle 7,25 del 10 gennaio arriva in orario in stazione. Sembra tutto perfetto. E invece, arriva l’amara sorpresa. Appena uscito dalla stazione il treno si ferma a poche centinaia di metri dal bivio per entrare in direttissima. Orario saltato. Il ritardo arriva a oltre 30 minuti. Riparte a passo d’uomo mentre i passeggeri vedono operai che lavorano presso una cabina e circola insistentemente la voce che una delle cause sia la mancanza di comunicazione tra il macchinista e il personale di bordo del treno.

Ai passeggeri poco importa, e intanto il treno riparte a passo d’uomo. Finalmente entra in direttissima e inizia a correre fino a Roma. Sembra recuperare gran parte del ritardo, almeno 10 minuti quando i passeggeri vedono passare Roma Nomentana.

Alla fine del viaggio, secondo i dati del sito viaggiatreno.it l’IC 581 è arrivato a Roma Termini con 32 minuti di ritardo cioè alle 8,52. Ora può iniziare la giornata di lavoro o di studio sperando che i pendolari siano più fortunati al loro ritorno.

ENGLISH VERSION

COMMUTERS, THE IC 581 ARRIVES IN ROME WITH 32-MINUTE DELAY, YET IT WAS PERFECTLY ON TIME IN ORVIETO

Another eventful morning for Orvieto commuters. The 7:25 AM IC 581 train on January 10th arrives on time at the station, seemingly perfect. However, a bitter surprise awaits. Shortly after leaving the station, the train stops just a few hundred meters from the junction to enter the high-speed line. The schedule is skipped, and the delay exceeds 30 minutes. It resumes at a slow pace, with passengers observing workers near a cabin, and rumors circulate about a lack of communication between the train driver and onboard personnel.

Passengers are indifferent, and the train finally resumes at a slow pace. It eventually enters the high-speed line and starts picking up speed towards Rome. It appears to recover much of the delay, at least 10 minutes, when passengers see Rome Nomentana passing by.

At the end of the journey, according to data from the viaggiatreno.it website, IC 581 arrived at Rome Termini with a 32-minute delay, at 8:52 AM. Now, commuters can begin their work or study day, hoping for better luck on their return journey




Orvieto e lo sfregio della svastica a Foro Boario

L’ultimo sfregio a Orvieto, quello che mancava e che si temeva è arrivato puntuale. Una svastica in bella vista nei pressi del parcheggio di Campo della Fiera, lo sfregio alla città, alla democrazia, alla libertà. Lo sfregio alla città che ha votato all’unanimità la cittadinanza onoraria a Sami Modiano e Liliana Segre e alla città dei Sette Martiri.

E’ il segnale di un degrado culturale che in Italia, non solo a Orvieto, è galoppante. Manca la memoria storica e la politica ha colpe grandissime. Per creare una memoria storica bisogna innanzitutto fare i conti con la propria storia, con quella scomoda e tragica. Lo ha fatto la Germania con in nazismo, chiudendo le porte a qualsiasi rilettura, qualsiasi fantasiosa ricostruzione e giustificazione. Non basta, ha chiuso per legge le porte a qualsiasi tentativo anche timido anche sotto mentite spoglie di ricostituire un movimento politico d’ispirazione nazista. Niente svastiche, niente camice brune, neanche per carnevale.

In Italia i conti sono ancora aperti eppure la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione recita, “E` vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.
In deroga all’articolo 48 sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.”
Basterebbe applicarla e invece c’è chi prova ancora a minimizzare o giustificare.

Lo sfregio arriva, chissà quanto casualmente, nei giorni in cui per ricordare la violenta e tragica morte di tre attivisti del Fronte della Gioventù ad Acca Larentia a Roma, è riapparso il tetro saluto romano!

Una volta per tutte, diciamolo, il fascismo è morto e sepolto e lo dicano senza timore i politici locali. D’altronde anche la Presidente del consiglio, Giorgia Meloni ha già sottolineato che “il frutto fondamentale del 25 Aprile è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana”.

Questo triplo salto mortale all’indietro nella storia Orvieto non lo merita per l’attenzione alle libertà e ai diritti che ha sempre contraddistinto la città. Certo non manca qualche nostalgico, una sparuta minoranza però. E allora non ci resta che sperare che quel simbolo sinistro di morte e razzismo venga cancellato al più presto, prima che qualche emulo replichi lo sfregio, magari in altre parti della città perchè, si sa, chi imbratta non ha cultura e soprattutto non ha memoria.

ENGLISH VERSION

ORVIETO AND THE DESECRATION WITH THE SWASTIKA AT FORO BOARIO

The latest act of vandalism in Orvieto, the one that was missing and feared, has arrived right on time. A swastika prominently displayed near the parking lot of Campo della Fiera, a defacement against the city, democracy, and freedom. A defacement against the city that unanimously granted honorary citizenship to Sami Modiano and Liliana Segre and is home to the Seven Martyrs.

It is a sign of a cultural degradation that is rampant not only in Orvieto but throughout Italy. Historical memory is lacking, and politics bears significant responsibility. To establish historical memory, one must first come to terms with one’s own history, especially the uncomfortable and tragic aspects. Germany did this with Nazism, closing the doors to any reinterpretation, imaginative reconstruction, and justification. Not only did they close the doors, but they also enshrined in law a ban on any attempt, even in disguise, to reconstitute a Nazi-inspired political movement. No swastikas, no brown shirts, not even for carnival.

In Italy, the reckoning is still open, although the 12th transitory and final provision of the Constitution states, ‘The reorganization, in any form, of the dissolved fascist party is prohibited. In derogation of Article 48, temporary limitations on the right to vote and eligibility for leaders responsible for the fascist regime are established by law, not exceeding five years from the entry into force of the Constitution.’ It would be enough to apply it, yet there are those who still try to downplay or justify.

The defacement comes, perhaps not by chance, in the days when the fascist salute reappeared to commemorate the violent and tragic deaths of three Youth Front activists at Acca Larentia in Rome.

Once and for all, let’s say it: fascism is dead and buried, and local politicians should say so without fear. After all, even the Prime Minister, Giorgia Meloni, has already emphasized that ‘the fundamental outcome of April 25th was, and undoubtedly remains, the affirmation of democratic values, which fascism had trampled and which we find engraved in the republican Constitution.’

Orvieto does not deserve this backward somersault in history, given its attention to freedoms and rights that have always distinguished the city. Certainly, there are some nostalgic individuals, but they are a tiny minority. So, let’s hope that the sinister symbol of death and racism is erased as soon as possible before some imitator replicates the defacement, perhaps in other parts of the city because, as we know, those who vandalize lack culture and, above all, memory.




La grande attualità del Libro di Tobia

L’attuale crisi di valori, il vuoto dei contenuti della nostra cultura e la decadenza dell’istituto familiare trovano la loro causa nel malessere generazionale che si avverte da qualche decennio. La società sta cambiando e con essa anche la famiglia: genitori e figli anche quando vivono serenamente insieme trovano crescenti difficoltà a comprendersi, non riescono a relazionarsi fra di loro. I genitori osservano che i figli vivono in maniera meno impegnativa rispetto ai loro tempi, godono e crescono con più libertà e meno responsabilità. Dall’altra parte i giovani obiettano che i loro genitori appartengono ad un mondo ormai superato, mentre loro vivono nell’era tecnologica, nel mondo digitale e presto saranno i figli dell’intelligenza artificiale. Noi, del trascorso millennio, stiamo assistendo a mutamenti considerevoli legati anche ad eventi particolari determinati dal clima politico per nulla incoraggiante. Da qualche parte si tende a colpire la famiglia tradizionale svuotandola del suo contenuto morale e del suo senso religioso.

Si sta diffondendo una certa campagna di stampa denigratoria e diffamatoria contro la famiglia proponendo nuovi modelli che ne compromettono l’unità e la stabilità, attaccano l’indissolubilità del matrimonio e non difendono la sacralità della vita. Tutto, invece, viene diffuso e sostenuto in favore della libertà dell’amore in tutte le forme. Noi cristiani non dobbiamo aver paura ad andare contro corrente, pur rischiando di passare per retrogradi. Difendere la concezione vera, giusta e sana della famiglia è il dovere prioritario di ogni cristiano. La Sacra Scrittura ci dà pagine meravigliose su esempi di famiglie. Dovremmo leggere un breve testo dell’Antico Testamento, raramente preso in considerazione perché ritenuto di secondaria importanza che tuttavia rappresenta un vero gioiello della letteratura giudaica, ricco di insegnamenti sulla famiglia, sul matrimonio, sul rispetto verso i genitori e l’esercizio delle buone opere di misericordia. Anche Papa Francesco, durante una delle udienze del mercoledì, ha suggerito la lettura del Libro di Tobia presentando il protagonista del racconto come “personaggio biblico” poco conosciuto, ma che merita di essere approfondito. Una storia edificante, la cui lettura – come ha detto Papa Francesco – può essere fatta in meno di 30 minuti. Chi è Tobia, il personaggio principale del racconto biblico, e che cosa può insegnare a noi, uomini e donne del terzo millennio, lui che agisce su uno scenario del VII secolo A.C.? Nella situazione odierna, dominata da una vita frenetica e dalla presenza di personaggi che il più delle volte inducono a operare scelte discutibili, che nella realtà risulterebbero irrealizzabili e contrastanti con i valori di una esistenza dignitosa, il modello della famiglia di Tobia ci dà una serie di insegnamenti ricchi di saggezza e ci aiutano a riflettere sui tanti valori, che in quest’era nella quale viviamo, stanno diventando superati.

Oggi fedeltà, giustizia sociale, sobrietà, tolleranza, apertura del cuore, ascolto dell’altro, opere di misericordia, sono argomenti sulla bocca di tanti, ma restano il più delle volte flatus vocis, solo belle parole, discorsi privi di consistenza e senza alcun seguito. Il Libro di Tobia per i numerosi avvenimenti riportati, inizialmente, dà l’impressione di essere l’excursus storico di un gruppo di Ebrei, deportati in Assiria intorno al 733 A.C. Dopo le prime notizie, l’autore ci presenta la vicenda di una famiglia patriarcale che vive in mezzo alle tante difficoltà di un esilio forzato a Ninive, in un contesto socio-politico dominato dal paganesimo. Nonostante le avversità che impediscono di conservare la propria identità e le tradizioni religiose, la famiglia rimane devota a Dio, in un atteggiamento di speranza e di obbedienza alla Legge. È un inno alla fedeltà a Dio e ai suoi comandamenti, alla famiglia, cellula unica e insostituibile che trasmetterà da una generazione all’altra il patrimonio spirituale contenuto nelle prescrizioni della Legge di Mosè. Vengono messe in risalto tutte le virtù che possono favorire l’unione della famiglia, in modo particolare il rispetto verso i genitori, l’aiuto da prestare ai fratelli poveri, il gesto dell’elemosina e della sepoltura dei morti, sfidando le leggi degli Assiri. Un momento decisivo nella vita di una famiglia è il matrimonio. Infatti, la parte centrale del libro riguarda un elenco di consigli che il vecchio padre Tobi impartisce al figlio Tobia che, a sua volta, dovrà trasmettere ai suoi discendenti, generati dal matrimonio con una sposa della sua stessa stirpe. La vicenda che l’autore ci narra è anche una storia d’amore, la storia di un matrimonio e di un viaggio avventuroso, secondo i piani di Dio, durante il quale Tobia si innamora e si sposa, trova un unguento, ricavato dal fiele di un pesce, che guarirà il padre quando sarà tornato in famiglia. Magnifiche sono le preghiere inserite nel testo biblico, due in particolare meritano di essere citate. Una ci presenta il padre Tobi, ormai avanzato negli anni, che sta attraversando una dura prova a causa di una improvvisa cecità. Il vegliardo nella sua sofferenza rivolge a Dio questa invocazione “Signore disponi di me secondo il tuo volere…per me, infatti è meglio morire che vivere” (Tb 3,6).

Il Signore accoglie il grido disperato dell’uomo, che pur nella disgrazia persevera nella preghiera, e rivolge tutto verso il bene operando la sua guarigione. È commovente vedere che un uomo giusto, colpito da un grave male, renda grazie a Dio. Il suo esempio ci sia di insegnamento nei momenti di scoraggiamento. La seconda si riferisce al matrimonio di Tobia con Sara, alla loro bellissima preghiera di lode e di benedizione, recitata la prima sera delle nozze quando chiedono a Dio di fondare una famiglia in cui sia benedetto il nome del Signore. Un fulgido esempio per gli sposi cristiani, che in virtù del sacramento promettono di amarsi, donarsi reciprocamente e generare la vita. Infatti, dopo il banchetto nuziale Tobia è accompagnato nella camera da letto, e dopo aver chiuso la porta invita Sara a pregare con fervore perchè “Noi siamo figli di santi e non possiamo unirci alla maniera di quelli che non conoscono Dio”, e alla fine insieme concludono “Abbi pietà di noi Signore, concedici di arrivare ambedue sani fino alla vecchiaia” (Tb 8,7). La loro testimonianza di amore coniugale aiuti a riflettere sul valore del matrimonio, esorti le coppie ad alzare lo sguardo verso l’Alto affinché nel loro cammino di vita non perdano mai la fiducia nella divina provvidenza. E quando le difficoltà della vita sembrano essere ostacoli insormontabili allora il totale affidamento a Dio nella preghiera renderà la vita di coppia non più un fallimento ma un sereno cammino d’amore. Recentemente sulla rivista dei padri Gesuiti La Civiltà Cattolica è stato pubblicato un articolo interessante sul Libro di Tobia. L’autore definisce il testo “antico ma attualissimo per i cristiani del nostro tempo” perché ci presenta personaggi che vivono con una fedeltà meticolosa le loro tradizioni e valori come la fratellanza, l’amicizia, la solidarietà, temi oggi molto dibattuti.

La mia riflessione, dopo un’attenta lettura del testo biblico, si sofferma su alcuni punti chiave. Anzitutto una società si valuta dal rapporto che si instaura tra vecchi e giovani. Oggi viviamo in un mondo in cui non si accumula più saggezza ma tecnologia; l’autorevolezza degli anziani, depositari di saggezza, spesso si scontra con l’arroganza dei giovani che credono di possedere l’universo intero. Ma non sempre è così: c’è anche una gioventù che desidera imparare e ammira quanto la tradizione sia ricca di valori. Una civiltà non può dimenticare le proprie radici, perché crescerebbe arida e destinata a seccare e sparire. Il mondo contemporaneo non può dimenticare l’importanza della tradizione, non può creare un mondo tecnologico fatto di intelligenza artificiale cancellando l’esistenza di Dio. Non ci si può sentire forti per aver tagliato i ponti con il passato e costruire un futuro senza sentimento e ragioni di speranza. Tutto ciò è assurdo e conduce ad un degrado morale difficilmente sanabile.

Ecco perchè l’invito alla lettura delle pagine di Tobia ci fa meditare sulle tante cause di malessere che la nostra società oggi consapevolmente o inconsapevolmente vive e ci invita a riscoprire la nostra identità.




TIC TAC/9, il 2024 arriva con un carico di candidati, liti, presunte novità e…speriamo il confronto

Si sentono forti e chiari i primi rintocchi degli orologi della politica orvietana.  Manca ancora molto alle elezioni ma il clima e i movimenti sono già piuttosto roventi.  In consiglio comunale, nelle dichiarazioni e anche negli auguri ci si muove in ottica elettorale.

TIC TAC -1: Forse queste prime settimane del 2024 porteranno novità a sinistra.  Sembra essere rimasto un solo petalo sulla margherita del PD, Stefano Biagioli, salvo sorprese.  Il nome deve ancora superare i dubbi del diretto predestinato e i malumori degli alleati e cespugli vari che non gradiscono!

TIC TAC -2: tutto fermo nel centro-destra.  “Ogni piccolo movimento spara.  Prima che l’altro faccia lo stesso con te!”. Questa la situazione prendendola dall’attualità delle notizie e del Maestro Lucio Dalla.  E’ passata la data ultima indicata nel 28 dicembre senza che si muovesse foglia e, nei prossimi giorni l’aria sarà ancora ferma?

TIC TAC – 3: Il piano sanitario regionale menziona Orvieto nel confermare quella che già si sapeva, tutto sulla carta.  Di reale non c’è che il DEA di I Livello ma senza UTIC; non c’è più il Distretto, si tratta solo sui tempi; ma abbiamo qualcosa in più, vedi il prossimo rintocco.

TIC TAC – 4: L’anno nuovo ci ha portato la sindaca Roberta Tardani nel consiglio di rappresentanza della conferenza dei sindaci della USL Umbria 2, circondata come a Fort Apache dai peggiori avversari dello sviluppo della sanità orvietana.  Non abbiamo, sul sito della stessa USL, al 7 gennaio, contezza delle gare per Ospedale e Casa di Comunità a Orvieto, eppure sono scadute.  Non abbiamo uno studio di sostenibilità economico-finanziaria e lavorativa delle costruende strutture e non abbiamo un piano della viabilità, piuttosto complesso vista l’area su cui insistono.

TIC TAC – 5: è entrato in campo l’ingombrante sindaco di Terni Bandecchi, ma questa volta non è stato lui a causare il bailamme ma le dure polemiche dopo le indiscrezioni di stampa che ventilavano l’ipotesi di una possibile trattativa tra l’attuale sindaca di Orvieto e Alternativa Popolare.  La smentita social sull’ipotesi è stata così veemente che verrebbe da pensare, “excusatio non petita, accusatio manifesta”!

TIC TAC – 6: il 27 dicembre è andato in onda il primo consiglio comunale dell’era elettorale 2024.  Più che la presentazione di un bilancio di previsione e di un piano dei lavori sembrava un manifesto elettorale bello e buono con tanto di attacco frontale alle opposizioni e alle associazioni non allineate.  L’opposizione è apparsa un po’ in confusione come per la scelta del candidato sindaco di coalizione ma appena riusciva a prendere l’abbrivio arrivavano puntuali i “secondi” a bordo ring a interrompere, gridare in maniera a tratti scomposta.

TIC TAC – 7: Povera informazione! A livello nazionale è stretta da un’inutile legge bavaglio che obbliga i professionisti a utilizzare giri di parole e tecnicismi spesso poco comprensibili o a pubblicare i comunicati.  A Orvieto è alle prese con una scarsa propensione al dibattito e alla critica.  Disturba se si parla di “declino economico” anche se i numeri, oggettivamente, lo confermano; disturba se si toccano argomenti più complessi “della città delle paillettes e delle luci”.  Una speranza per il 2024, maggiore disponibilità al confronto e al dibattito, senza timori.

TIC TAC – 8 (in ritardo sul binario di Orvieto): i miracoli elettorali succedono.  Il 5 gennaio un maxi-ritardo dell’Intercity scatena le polemiche con maggioranza, opposizione e candidati che strillano.  Eppure sono tre lustri che i trasporti ferroviari sono in sofferenza, forte.  Si chiede di monitorare la situazione eppure basta studiare per scoprire che una tabella comparativa esiste da tempo per ottemperare agli obblighi derivanti dai contratti con Stato e Regione.  Una certezza, amara, rimangono i cronici disagi per i pendolari.




L’Orvietana subisce un’altra sconfitta di misura contro il Tau Altopascio

Tre partite per Rizzolo da quando è a Orvieto e tre sconfitte per 1-0 contro squadre di alta classifica. Manca sempre qualcosa per trovare punti, soprattutto il gol che ormai è diventato un vero problema: una sola rete segnata nelle ultime sei partite: quella del difensore centrale Congiu a Piancastagnaio. Mancano Congiu per squalifica e Cuccioletta per i postumi dell’influenza. Davanti a Marricchi, giocano Vignati, Ricci e Siciliano; in mediana operano Caravaggi, Greco, Orchi, Fabri e Gomes; mentre in attacco ci sono Marsilii e Santi.

L’Orvietana inizia bene e sfiora il gol dopo soli 9 minuti: Gomes vede spazio e decide per la conclusione dalla distanza, non trattiene Di Biagio, ma Marsilii non trova la deviazione vincente da due passi. La risposta del Tau è nella conclusione potente, ma centrale di Meucci.

Si gioca sotto una fitta pioggia, ma il sintetico di Altopascio consente giocate che altrove non sarebbero possibili, a metà primo tempo una palla persa a centrocampo dal Tau, innesca l’azione che porta al tiro Orchi, ancora una volta non trattiene il portiere di casa, di nuovo non si fanno trovare pronti gli attaccanti di Rizzolo. La gara è equilibrata e sembrerebbe sbloccarsi al minuto 37, quando l’Orvietana guadagna una punizione che Greco calcia sul lato opposto per Santi che di testa prolunga per Orchi che insacca, ma viene segnalato fuorigioco. Qualche dubbio resta. Il primo tempo si chiude così a reti inviolate, ma con l’Orvietana più pericolosa.

Nella ripresa però il Tau parte meglio, Bruno prima e Antoni poi spaventano l’Orvietana nei primi minuti, Noccioli poco dopo fallisce il gol sulla palla parata, ma non trattenuta da Marricchi. I biancorossi non riescono a farsi pericolosi come nel primo tempo, Bruno colpisce una traversa al 20’ che fa capire come ormai la gara è in mano al Tau. I cambi di Venturi rendono i toscani ancora più incisivi, Marricchi salva due altre volte prima su Odianose, poi con uno scatto di istinto su Malva. Orvietana in difficoltà, che finisce per capitolare a 7 dalla fine: punizione da centrocampo battuta da Antoni, palla che finisce in area, riesce a filtrare proprio negli ultimi metri, dove Meucci trova la deviazione vincente, quasi in acrobazia che sblocca la partita.

Nel finale primi minuti in biancorosso per il neo acquisto Proia, che riesce solo a far arrivare sotto porta, sul secondo palo, una punizione dal limite, ma ancora gli attaccanti biancorossi non ne sanno approfittare.

La classifica relega sempre l’Orvietana in zona playout, lo scontro diretto di domenica prossima in casa contro il Sansepolcro rappresenterà il primo vero spareggio stagionale.

NOMI E NUMERI

TAU ALTOPASCIO (4-3-1-2): Di Biagio; Vellutini (9’st Alessio), Meucci, Bernardini, Antoni; Lombardo (33’st Zini), Bruzzo, Piccini; Bruno (29’st Manetti); Noccioli (9’st Malva), Odianose. A disp.: Di Ciccio, Perillo, Notarelli, Bartelloni, Masini. All.: Venturi.

ORVIETANA (3-5-2): Marricchi; Vignati, Ricci (39’ Proia), Siciliano; Caravaggi, Greco, Orchi, Fabri, Gomes (43’st Lorenzini); Marsilii (23’st Mafoulou), Santi (43’ Stampete). A disp.: Rossi, Ciavaglia, Labonia, Manoni, Chiaverini. All.: Rizzolo.

ARBITRO: Tierno di S. Consilina (Monaco di S. Consilina – Federico di Agropoli).

RETI: 38’st Meucci.

NOTE: ammoniti: Lombardo, Di Biagio (T), Santi, Greco, Mafoulou, Ricci (O). Angoli: 6-2. Recupero: 2+4

ENGLISH VERSION

ORVIETANA SUFFERS ANOTHER NARROW DEFEAT AGAINST TAU ALTOPASCIO

For Rizzolo, it’s been three games since he took charge at Orvieto, and unfortunately, three defeats with a 1-0 scoreline against high-ranking teams. There always seems to be something missing to secure points, especially goals, which have now become a genuine concern, with only one scored in the last six matches – a goal by the central defender Congiu in Piancastagnaio.

Absences loom with Congiu suspended and Cuccioletta recovering from the flu. In front of Marricchi, the lineup includes Vignati, Ricci, and Siciliano in defense; Caravaggi, Greco, Orchi, Fabri, and Gomes in midfield, and Marsilii and Santi in attack.

Orvietana starts well and comes close to scoring after only 9 minutes: Gomes spots an opportunity, decides to shoot from a distance, and although Di Biagio can’t hold it, Marsilii fails to convert the rebound from close range. Tau responds with a powerful but central shot from Meucci.

Despite playing under heavy rain, the synthetic pitch in Altopascio allows plays that might not be possible elsewhere. Midway through the first half, a ball lost in midfield by Tau triggers an attack resulting in a shot by Orchi, once again not held by the home goalkeeper, but Rizzolo’s attackers fail to capitalize. The game is balanced, and it seems to unlock in the 37th minute when Orvietana earns a free-kick. Greco delivers to Santi, who heads on to Orchi, finding the net, but an offside is signaled. There are some doubts. The first half ends goalless, with Orvietana looking more dangerous.

However, in the second half, Tau starts stronger. Bruno and Antoni threaten Orvietana in the early minutes, with Noccioli later failing to score on the rebound not held by Marricchi. The white and red struggle to create opportunities like in the first half, and Bruno hits the crossbar at the 20th minute, indicating Tau’s dominance. Venturi’s substitutions make the Tuscans even more incisive, and Marricchi saves twice more, first against Odianose and then with an instinctive save on Malva. Orvietana is in trouble and eventually concedes seven minutes from time. A free-kick from Antoni finds its way to Meucci, who, almost acrobatically, gets the winning touch in the last meters, breaking the deadlock.

In the final minutes, the new signing Proia gets his first minutes in white and red but only manages to bring a free-kick from the edge of the box to the far post. Unfortunately, the Orvietana attackers fail to capitalize once again.

The standings continue to place Orvietana in the relegation playout zone. The upcoming Sunday clash at home against Sansepolcro represents the first true decisive match of the season.

LINEUPS

TAU ALTOPASCIO (4-3-1-2): Di Biagio; Vellutini (9’st Alessio), Meucci, Bernardini, Antoni; Lombardo (33’st Zini), Bruzzo, Piccini; Bruno (29’st Manetti); Noccioli (9’st Malva), Odianose. Subs: Di Ciccio, Perillo, Notarelli, Bartelloni, Masini. Coach: Venturi.

ORVIETANA (3-5-2): Marricchi; Vignati, Ricci (39’ Proia), Siciliano; Caravaggi, Greco, Orchi, Fabri, Gomes (43’st Lorenzini); Marsilii (23’st Mafoulou), Santi (43’ Stampete). Subs: Rossi, Ciavaglia, Labonia, Manoni, Chiaverini. Coach: Rizzolo.

REFEREE: Tierno from S. Consilina (Monaco from S. Consilina – Federico from Agropoli).

GOAL: 38’st Meucci.

NOTES: Booked: Lombardo, Di Biagio (T), Santi, Greco, Mafoulou, Ricci (O). Corners: 6-2. Stoppage time: 2+4.




Roberta Palazzetti, Proposta Civica, “pendolarismo e Alta Velocità, obiettivi mancati”

La vicenda dell’Intercity, che giovedì 5 gennaio è arrivato ad Orvieto con 3 ore di ritardo, in queste dimensioni è certamente un fatto episodico ma è solo la punta dell’iceberg, sotto c’è un sistema che non funziona perché nessuno lo ha difeso, nonostante le promesse.

Ho letto con attenzione, unita a frustrazione, l’articolo di Pasquale Di Paola sulle enormi difficoltà del pendolarismo orvietano nonché i numerosi commenti, espressione di un disagio sociale che sta pericolosamente crescendo oltre alla disaffezione verso la città e il territorio: “e poi ci si chiede perché Orvieto si spopola” e ancora “ho scelto di vivere ad Orvieto 10 anni fa quando ancora era fattibile. Oggi non rifarei mai la stessa scelta … e mi trovo a sconsigliarlo categoricamente”. Sono commenti che dovrebbero far riflettere sul futuro della nostra Città. Un buon collegamento ferroviario fa la differenza e rappresenta un valore per il territorio, lo rende competitivo rispetto ad altre aree del Paese. In molti hanno scelto di continuare a vivere ad Orvieto o di venire a vivere ad Orvieto e nei paesi limitrofi proprio in funzione dei collegamenti ferroviari che quotidianamente gli permettono di raggiungere il posto di lavoro o di studio.  

Quotidianamente. E qui sta il punto, perché il disservizio episodico si sopporta, ma se accade ogni giorno o quasi incide sulla qualità della vita, impedisce le relazioni sociali, logora, crea stress correlato, inasprisce gli animi e alla fine fa dire “ma perché devo continuare a vivere qui?”. Chi può, infatti, va altrove, come dimostra l’emorragia di residenti ogni anno, e chi non può andarsene vive male.

Ora, pensare di risolvere il problema con un monitoraggio statistico è disarmante.

Qui va fatto rispettare un Contratto di Servizio: per gli Intercity è quello sottoscritto per il periodo 2017-2026 fra Trenitalia, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Ministero dell’Economia e delle Finanze. Si chiama Servizio Universale degli Intercity, prevede un catalogo di treni, stabilisce l’acquisto di “tracce” (lo spazio temporale di utilizzo dell’infrastruttura ferroviaria) che devono essere difese dall’invasione dei treni Alta Velocità, anche di fronte all’Autorità di Regolazione dei Trasporti se necessario.  

Analogamente per i treni regionali, c’è un contratto di servizio tra le Regioni e Trenitalia.

E non c’è scritto da nessuna parte che se un treno Alta Velocità è in ritardo questo ritardo debba ripercuotersi sui treni regionali o Intercity. Perché sono i treni Alta Velocità che creano i problemi ai treni Regionali ed Intercity, frequentati prevalentemente da lavoratori e studenti. Lo dimostreremo nel corso di un incontro pubblico che organizzeremo nelle prossime settimane. “Il miglioramento e potenziamento dei collegamenti ferroviari nord-sud sarà uno degli obiettivi del nostro programma” è scritto nel programma di questa Amministrazione uscente: ora, non è un giudizio di merito se diciamo che l’obiettivo è stato mancato.

“Riprenderemo, inoltre, il progetto Alta Velocità Perugia-Roma … Faremo dell’Alta Velocità uno degli obiettivi della nostra amministrazione”, anche questo è scritto nel programma di questa Amministrazione uscente: altro obiettivo mancato.