Promulgato dal Dicastero delle cause dei Santi il decreto sulle virtù eroiche del Servo di Dio Gianfranco Maria Chiti

La Diocesi di Orvieto-Todi accoglie con gioia la notizia riguardante l’iter della causa di beatificazione e canonizzazione di Padre Gianfranco Maria Chiti. Mercoledì 24 gennaio, infatti, Papa Francesco ha ricevuto in udienza il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi e ha autorizzato lo stesso Dicastero a promulgare il decreto riguardante le virtù eroiche del Servo di Dio, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini.

Fra’ Gianfranco Maria Chiti nacque a Gignese il 6 maggio 1921. Generale di brigata dei Granatieri di Sardegna, all’età di 57 anni, anziché “fare zaino a terra”, come la legge gli imponeva con il congedo, preferisce “arruolarsi volontario” nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Sacerdote professo in tale Ordine, indossando il saio di San Francesco sopra la mimetica, svolge un intenso apostolato soprattutto ad Orvieto, dove era stato inviato come custode del Convento di San Crispino. Qui rimane fino al 2004, anno in cui, a Roma, nell’Ospedale Militare del Celio, muore, il 20 novembre, in concetto di santità.

Il suo ricordo rimarrà indelebile per aver salvato, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, più di 200 partigiani da sicura fucilazione, creando un fittizio “corso di arruolamento” nei Granatieri, e permettendo loro, poi, di far ritorno nelle proprie famiglie. Il suo nome, inoltre, è annoverato nel Libro dei Giusti della Sinagoga di Torino per aver posto in salvo alcune famiglie di ebrei. Il 13 aprile 2015 monsignor Benedetto Tuzia emette l’editto che ne promuove la causa di beatificazione e di canonizzazione.

L’8 maggio, in Duomo, lo stesso vescovo, nel corso di una solenne celebrazione, dà ufficialmente inizio all’inchiesta diocesana, dando lettura del “libello” e nominando gli officiali incaricati di curare la procedura canonica: giudice delegato monsignor Carlo Franzoni, promotore di giustizia don Stefano Puri, notai Rossella Borgia e Paolo Bambini, postulatore e vice postulatore della causa, rispettivamente, i padri cappuccini Carlo Calloni e Flavio Ubodi. Il 30 marzo 2019, nella Basilica Cattedrale di Orvieto, ha luogo la sessione di chiusura della fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio.

Fonte: Diocesi Orvieto-Todi




Todi, nei guai un’altra struttura turistica irregolare sanzionata dalla Polizia Locale

Nei guai un’altra struttura turistica operante abusivamente nel territorio di Todi, dove ormai dalla scorsa estate l’Amministrazione Ruggiano, attraverso l’operatività della polizia locale, ha disposto un deciso giro di vite.
Dopo una serie di controlli incrociati, corredati anche da prove di prenotazione e da simulazioni di pagamento per ricostruire il modus operandi, gli agenti della municipale hanno potuto accertare l’effettivo svolgimento dell’attività ricettiva, promossa anche sul web, in assenza delle previste autorizzazione di legge. 

Nella giornata di martedì sono stati elevati due verbali da 3.333 euro ai due co-titolari della struttura, con segnalazione alla Guardia di Finanza per gli ulteriori accertamenti di tipo fiscale di competenza, alla Questura per l’inosservanza delle comunicazioni obbligatorie in campo amministrativo e all’ufficio commercio disporre la chiusura dell’esercizio. Altra comunicazione è stata indirizzata all’ufficio tributi per il recupero delle imposte e tasse locali non correttamente pagate per la tipologia di attività. 

Anche in questa occasione, come nelle precedenti, si tratta di una struttura con un alto livello di ospitalità immersa nella campagna tuderte. Altre tre attività, oggetto negli stessi giorni di uguale attenzione, sono invece risultate regolari.

“L’attività di verifica sul territorio da parte del Corpo guidato dal Maggiore Giuseppe Padricelli – sottolinea il Sindaco di Todi Antonino Ruggiano – sta proseguendo con continuità. Ad oggi sono una cinquantina le strutture passate al setaccio e una decina quelle chiuse o pesantemente sanzionate. Come Amministrazione abbiamo dato la disposizione di proseguire nei controlli sull’intero ambito comunale anche in questo periodo di maggior stasi turistica”.




Le divisioni nel centro-destra vengono da lontano e sono nascoste sotto il tappeto come la polvere

La domanda che si stanno ponendo in molti è, ma il centro-destra è veramente unito e compatto?

E’ complicata la situazione che si è venuta a creare all’interno del partito di Giorgia Meloni a Orvieto.  Da una parte abbiamo i vertici provinciali e regionali che hanno fatto fuori quelli locali scegliendo la candidata Tardani, sindaca uscente.  Dall’altra abbiamo Carlo Ceci, coordinatore locale e Umberto Garbini, capogruppo in consiglio comunale, oltre che presidente dell’assise cittadina, che hanno immediatamente comunicato l’appoggio alla candidata Palazzetti.  Nel mezzo c’è un partito in preda a fibrillazioni da tempo e che ora sono esplose in tutta la loro virulenza. 

Di certo c’è che abbiamo una lite tra il territorio e i tesserati, perché loro contano in qualsiasi movimento politico, che hanno chiesto di seguire le richieste locali e dall’altra, Terni e Perugia che hanno scavalcato tutto e tutti in nome di equilibri regionali o, come ha sottolineato Garbini in conferenza stampa, “hanno preferito logiche spartitorie perugine ignorando le esigenze del territorio”.  A questo punto che succederà a FDI di Orvieto? Ci sarà il commissariamento oppure si andrà avanti così? 

Questo è l’ultimo capitolo di una lunga serie di divisioni nel centro-destra.  La prima crepa risale proprio alla scelta di Roberta Tardani cinque anni fa.  All’interno di Forza Italia c’erano due correnti, una che faceva riferimento a Meffi e Fella e un’altra a Pizzo.  Vinse quest’ultimo decretando la spaccatura nel partito.  Poi è stato il turno di Fratelli d’Italia.  Mentre ancora si brindava per la vittoria, all’ombra del Palazzo comunale si consumava lo strappo tra Tardani da una parte e Pace, De Sio, Garbini dall’altra.  Il partito rimase fuori dalla giunta con il premio di consolazione della presidenza del consiglio comunale per il giovanissimo, 23 anni allora, Umberto Garbini. 

E la Lega?  Niente paura, anche per il partito di Salvini non sono mancate le tensioni.  Il primo piccolo strappo ci fu con la scelta di non far entrare in giunta Andrea Sacripanti, il più votato in assoluto a Orvieto.  Fu scelto Angelo Ranchino che però si ritrovò fuori dalla giunta in maniera piuttosto turbolenta.  In molti pensarono, è arrivato il turno di Sacripanti.  Nulla da fare.  Ci fu un lungo stallo con tanto di interlocuzioni con i vertici nazionali della Lega.  Nonostante le rassicurazioni della stessa sindaca all’epoca, “non ci saranno stravolgimenti negli equilibri”; dal cilindro uscì Mario Angelo Mazzi, un tecnico non d’area.  Passa poco meno di un anno e dopo ripetuti tentativi di harahiri, l’assessora Sartini, è riuscita nel suo intento.  Ci siamo, stavolta entra Sacripanti ma in “soccorso” di Tardani arrivano le quote rosa.  Viene scelta Alda Coppola fresca di ingresso nella Lega, almeno così si è detto.

Finiti i partiti ecco la lista civica della sindaca.  La consigliera Casasole ha fatto la “navetta veloce” tra la stessa lista, Fratelli d’Italia e viceversa.  Poi è stata la volta del capogruppo Tempesta che esce sbattendo fragorosamente la porta non condividendo più modi e metodi.  Un vero e proprio filotto di divisioni che si trascinano da tempo e che non sono risolte, anzi.

 Ma ora c’è la scadenza elettorale e tutti sono stati richiamati all’obbedienza assoluta con alcuni paletti che probabilmente peseranno come “squadra che vince non si cambia” dichiarato dalla sindaca riferendosi alla giunta.  Ma i risultati quali saranno? Gli equilibri saranno gli stessi della scorsa tornata elettorale?

Per rispondere servirebbero poteri divinatori; permangono le divisioni che sono state nascoste come la polvere sotto il tappeto che però rimane pronta a riuscire fuori quando meno te lo aspetti.

 

ENGLISH VERSION

THE DIVISION IN THE CENTER-RIGHT HAVE DEEP ROOTS AND ARE HIDDEN UNDER THE RUG LIKE DUST

The question many are asking is, is the center-right truly united and cohesive? The situation in the party of Giorgia Meloni in Orvieto has become complicated. On one side, we have the provincial and regional leaders who ousted the local ones by choosing incumbent mayor Tardani as the candidate. On the other side, we have Carlo Ceci, local coordinator, and Umberto Garbini, council group leader and president of the city council, who immediately expressed support for candidate Palazzetti. In the middle, there’s a party caught in long-standing tensions, which have now erupted in full force.

Certainly, there is a conflict between the local area and the party members, who, in any political movement, have asked to follow local requests. On the other hand, Terni and Perugia have bypassed everything and everyone in the name of regional balances or, as Garbini emphasized in a press conference, “they preferred Perugian sharing logics, ignoring the needs of the territory.”.  What will happen to Fratelli d’Italia in Orvieto now? Will there be a commissioner or will things continue this way?

This is the latest chapter in a long series of divisions within the center-right. The first crack dates back to the choice of Roberta Tardani five years ago. Within Forza Italia, there were two factions, one aligned with Meffi and Fella and another with Pizzo. The latter won, causing a split in the party. Then came the turn of Fratella d’Italia. While they were still celebrating the victory, a split occurred between Tardani on one side and Pace, De Sio, Garbini on the other, under the shadow of the town hall. The party remained out of the administration, with the consolation prize of the presidency of the city council for the very young, 23 years old at the time, Umberto Garbini. 

And what about the League? Have no fear, tensions haven’t been lacking for Salvini’s party either. The first small rift occurred with the choice not to include Andrea Sacripanti, the most voted candidate in Orvieto, in

Angelo Ranchino

the administration. Angelo Ranchino was chosen instead, but he found himself outside the administration in a rather tumultuous manner. Many thought, now it’s Sacripanti’s turn. Nothing doing. There was a long standoff, including discussions with the national leadership of the League. Despite the reassurances of the mayor at the time, “there will be no upheavals in the balance,” Mario Angelo Mazzi, a non-party technician, emerged as the choice. Less than a year later, after repeated hara-kiri attempts, councillor Sartini succeeded in her intent. We made it, this time Sacripanti enters, but to “aid” Tardani, gender quotas from the League arrive. Alda Coppola, freshly entered into the League, is chosen, or so it was said.

After the parties, here comes the mayor’s civic list. Councillor Casasole has done the “fast shuttle” between the same list, Fratelli d’Italia, and vice versa. Then it was the turn of group leader Tempesta, who exited slamming the door, no longer sharing the ways and methods. A real series of divisions that have been going on for a long time and are not resolved, quite the opposite.

But now there’s the electoral deadline, and everyone has been called to absolute obedience with some guidelines that will probably weigh like “a winning team doesn’t change,” as declared by the mayor referring to the administration. But what will the results be? Will the balances be the same as the last election? To answer that, divinatory powers would be needed; the divisions remain, hidden like dust under the carpet, ready to come out when you least expect it.




La stazione, cartolina di una Orvieto “ferita”

Fino a non molti anni fa, quando il territorio del comprensorio pulsava ancora di vita e sana energia positiva, anche Orvieto aveva una stazione ferroviaria di tutto rispetto, una stazione con la “S” maiuscola. E’ acclarato che il suo stato di salute meglio di ogni altro elemento descrive e denota le qualità e vitalità di un territorio, tanto più se questo fa dell’offerta turistica uno dei suoi maggiori sostegni economici. Non per nulla la stazione ferroviaria è la prima cartolina che si presenta agli occhi dei tanti turisti che arrivano e l’ultima che rimane impressa nella mente dei turisti che ripartono.
Non tanto tempo fa la stazione di Orvieto era un luogo accogliente e vitale, come lo era il territorio che serviva. Non tanti anni fa, c’era la possibilità di lasciare un bagaglio nell’apposito luogo destinato a ciò. Come in ogni stazione ferroviaria che si rispetti, c’era al suo interno un comodo e utile sportello bancomat dove poter prelevare contanti appena scesi dal treno o prima di salirvi. C’erano le scale mobili, elemento che più di ogni altro la caratterizza e la identifica. Ovviamente c’era l’edicola, attività assolutamente necessaria e indispensabile. Con il trascorrere degli anni, nella assoluta indifferenza generale, di tutte queste cose non è rimasto più nulla. E la stazione, come il territorio circostante, anno dopo anno è andata spegnendosi.. Dopo l’abolizione della possibilità di lasciare bagagli in custodia deposito, è sparito lo sportello bancomat, sostituito da un artigianale pezzo di legno a forma quadrata di colore giallo. Non è passato che qualche mese dalla sparizione dello sportello bancomat che è sparita anche l’edicola.
Non è sparito il gabbiotto che la conteneva, con ancora in bella vista, squallidamente vuota e impolverata, la vetrata che conteneva riviste, gadget vari e quotidiani. Residui di calcinacci e di materiale cartaceo popolano la sua pavimentazione, suscitando in chi ci passa vicino ancora di più un senso di degrado e di abbandono. Sono sparite anche le scale mobili, sostituite da un ascensore che funziona solo in determinate fasce orarie.
Sempre non tanto tempo fa, per rendere meno gelate le attese dei viaggiatori o delle persone che erano in fila per acquistare titoli di viaggio o abbonamenti, c’erano, posizionati sulle varie pareti della sala di ingresso, tre o quattro elementi di riscaldamento in ghisa, che avevano il compito di rendere meno freddo e gelato l’ambiente. Spariti anche loro. Nei momenti di attesa, nelle mattinate dei periodi maggiormente freddi dell’anno, conviene aspettare i treni all’esterno della stazione, dove il freddo e senso di gelo si avverte meno che all’interno. Sono restati i binari, quelli si. E sono rimasti in vita un po’ di treni. Sempre in numero più esiguo, sempre maggiormente scomodi da usare e sempre più affollati e lenti nel percorrere le tratte loro assegnate.

Simile alla stazione ferroviaria la sorte della città sulla rupe. Chi si trova a passeggiare nelle ore dei giorni feriali lungo Corso Cavour o nelle sue viuzze laterali, non può non avvertire un assordante senso di silenzio e solitudine . Sempre pochissime le persone in giro, eccezione fatta per le giornate festive o con eventi particolari. Negozi e negozietti semi vuoti. Tantissime le saracinesche abbassate e tantissime le attività commerciali dismesse. Agonia testimoniata anche dagli impietosi i numeri che riguardano la tendenza del numero degli iscritti che frequentano le scuole del territorio orvietano, con un calo annuo di iscrizioni che doppia tranquillamente il calo medio regionale e nazionale. Numeri che mettono a rischio la sopravvivenza nel tempo degli istituti scolastici storici del territorio. Vistoso e preoccupante il calo dell’offerta dei servizi offerti in generale, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo .Sempre più carenti e al ribasso gli investimenti in tutti i settori vitali per la sopravvivenza di una comunità, eccezion fatta per la voce “turismo”.
Ma questa voce, se non accompagnata da sostentamento e investimenti in tutti gli altri settori, non può mettere fine a questa lenta, costante, irreversibile agonia.
Città sulla rupe e stazione ferroviaria che sembrano quasi accomunate in questo loro “morente” destino.