La grande attualità del Libro di Tobia

L’attuale crisi di valori, il vuoto dei contenuti della nostra cultura e la decadenza dell’istituto familiare trovano la loro causa nel malessere generazionale che si avverte da qualche decennio. La società sta cambiando e con essa anche la famiglia: genitori e figli anche quando vivono serenamente insieme trovano crescenti difficoltà a comprendersi, non riescono a relazionarsi fra di loro. I genitori osservano che i figli vivono in maniera meno impegnativa rispetto ai loro tempi, godono e crescono con più libertà e meno responsabilità. Dall’altra parte i giovani obiettano che i loro genitori appartengono ad un mondo ormai superato, mentre loro vivono nell’era tecnologica, nel mondo digitale e presto saranno i figli dell’intelligenza artificiale. Noi, del trascorso millennio, stiamo assistendo a mutamenti considerevoli legati anche ad eventi particolari determinati dal clima politico per nulla incoraggiante. Da qualche parte si tende a colpire la famiglia tradizionale svuotandola del suo contenuto morale e del suo senso religioso.

Si sta diffondendo una certa campagna di stampa denigratoria e diffamatoria contro la famiglia proponendo nuovi modelli che ne compromettono l’unità e la stabilità, attaccano l’indissolubilità del matrimonio e non difendono la sacralità della vita. Tutto, invece, viene diffuso e sostenuto in favore della libertà dell’amore in tutte le forme. Noi cristiani non dobbiamo aver paura ad andare contro corrente, pur rischiando di passare per retrogradi. Difendere la concezione vera, giusta e sana della famiglia è il dovere prioritario di ogni cristiano. La Sacra Scrittura ci dà pagine meravigliose su esempi di famiglie. Dovremmo leggere un breve testo dell’Antico Testamento, raramente preso in considerazione perché ritenuto di secondaria importanza che tuttavia rappresenta un vero gioiello della letteratura giudaica, ricco di insegnamenti sulla famiglia, sul matrimonio, sul rispetto verso i genitori e l’esercizio delle buone opere di misericordia. Anche Papa Francesco, durante una delle udienze del mercoledì, ha suggerito la lettura del Libro di Tobia presentando il protagonista del racconto come “personaggio biblico” poco conosciuto, ma che merita di essere approfondito. Una storia edificante, la cui lettura – come ha detto Papa Francesco – può essere fatta in meno di 30 minuti. Chi è Tobia, il personaggio principale del racconto biblico, e che cosa può insegnare a noi, uomini e donne del terzo millennio, lui che agisce su uno scenario del VII secolo A.C.? Nella situazione odierna, dominata da una vita frenetica e dalla presenza di personaggi che il più delle volte inducono a operare scelte discutibili, che nella realtà risulterebbero irrealizzabili e contrastanti con i valori di una esistenza dignitosa, il modello della famiglia di Tobia ci dà una serie di insegnamenti ricchi di saggezza e ci aiutano a riflettere sui tanti valori, che in quest’era nella quale viviamo, stanno diventando superati.

Oggi fedeltà, giustizia sociale, sobrietà, tolleranza, apertura del cuore, ascolto dell’altro, opere di misericordia, sono argomenti sulla bocca di tanti, ma restano il più delle volte flatus vocis, solo belle parole, discorsi privi di consistenza e senza alcun seguito. Il Libro di Tobia per i numerosi avvenimenti riportati, inizialmente, dà l’impressione di essere l’excursus storico di un gruppo di Ebrei, deportati in Assiria intorno al 733 A.C. Dopo le prime notizie, l’autore ci presenta la vicenda di una famiglia patriarcale che vive in mezzo alle tante difficoltà di un esilio forzato a Ninive, in un contesto socio-politico dominato dal paganesimo. Nonostante le avversità che impediscono di conservare la propria identità e le tradizioni religiose, la famiglia rimane devota a Dio, in un atteggiamento di speranza e di obbedienza alla Legge. È un inno alla fedeltà a Dio e ai suoi comandamenti, alla famiglia, cellula unica e insostituibile che trasmetterà da una generazione all’altra il patrimonio spirituale contenuto nelle prescrizioni della Legge di Mosè. Vengono messe in risalto tutte le virtù che possono favorire l’unione della famiglia, in modo particolare il rispetto verso i genitori, l’aiuto da prestare ai fratelli poveri, il gesto dell’elemosina e della sepoltura dei morti, sfidando le leggi degli Assiri. Un momento decisivo nella vita di una famiglia è il matrimonio. Infatti, la parte centrale del libro riguarda un elenco di consigli che il vecchio padre Tobi impartisce al figlio Tobia che, a sua volta, dovrà trasmettere ai suoi discendenti, generati dal matrimonio con una sposa della sua stessa stirpe. La vicenda che l’autore ci narra è anche una storia d’amore, la storia di un matrimonio e di un viaggio avventuroso, secondo i piani di Dio, durante il quale Tobia si innamora e si sposa, trova un unguento, ricavato dal fiele di un pesce, che guarirà il padre quando sarà tornato in famiglia. Magnifiche sono le preghiere inserite nel testo biblico, due in particolare meritano di essere citate. Una ci presenta il padre Tobi, ormai avanzato negli anni, che sta attraversando una dura prova a causa di una improvvisa cecità. Il vegliardo nella sua sofferenza rivolge a Dio questa invocazione “Signore disponi di me secondo il tuo volere…per me, infatti è meglio morire che vivere” (Tb 3,6).

Il Signore accoglie il grido disperato dell’uomo, che pur nella disgrazia persevera nella preghiera, e rivolge tutto verso il bene operando la sua guarigione. È commovente vedere che un uomo giusto, colpito da un grave male, renda grazie a Dio. Il suo esempio ci sia di insegnamento nei momenti di scoraggiamento. La seconda si riferisce al matrimonio di Tobia con Sara, alla loro bellissima preghiera di lode e di benedizione, recitata la prima sera delle nozze quando chiedono a Dio di fondare una famiglia in cui sia benedetto il nome del Signore. Un fulgido esempio per gli sposi cristiani, che in virtù del sacramento promettono di amarsi, donarsi reciprocamente e generare la vita. Infatti, dopo il banchetto nuziale Tobia è accompagnato nella camera da letto, e dopo aver chiuso la porta invita Sara a pregare con fervore perchè “Noi siamo figli di santi e non possiamo unirci alla maniera di quelli che non conoscono Dio”, e alla fine insieme concludono “Abbi pietà di noi Signore, concedici di arrivare ambedue sani fino alla vecchiaia” (Tb 8,7). La loro testimonianza di amore coniugale aiuti a riflettere sul valore del matrimonio, esorti le coppie ad alzare lo sguardo verso l’Alto affinché nel loro cammino di vita non perdano mai la fiducia nella divina provvidenza. E quando le difficoltà della vita sembrano essere ostacoli insormontabili allora il totale affidamento a Dio nella preghiera renderà la vita di coppia non più un fallimento ma un sereno cammino d’amore. Recentemente sulla rivista dei padri Gesuiti La Civiltà Cattolica è stato pubblicato un articolo interessante sul Libro di Tobia. L’autore definisce il testo “antico ma attualissimo per i cristiani del nostro tempo” perché ci presenta personaggi che vivono con una fedeltà meticolosa le loro tradizioni e valori come la fratellanza, l’amicizia, la solidarietà, temi oggi molto dibattuti.

La mia riflessione, dopo un’attenta lettura del testo biblico, si sofferma su alcuni punti chiave. Anzitutto una società si valuta dal rapporto che si instaura tra vecchi e giovani. Oggi viviamo in un mondo in cui non si accumula più saggezza ma tecnologia; l’autorevolezza degli anziani, depositari di saggezza, spesso si scontra con l’arroganza dei giovani che credono di possedere l’universo intero. Ma non sempre è così: c’è anche una gioventù che desidera imparare e ammira quanto la tradizione sia ricca di valori. Una civiltà non può dimenticare le proprie radici, perché crescerebbe arida e destinata a seccare e sparire. Il mondo contemporaneo non può dimenticare l’importanza della tradizione, non può creare un mondo tecnologico fatto di intelligenza artificiale cancellando l’esistenza di Dio. Non ci si può sentire forti per aver tagliato i ponti con il passato e costruire un futuro senza sentimento e ragioni di speranza. Tutto ciò è assurdo e conduce ad un degrado morale difficilmente sanabile.

Ecco perchè l’invito alla lettura delle pagine di Tobia ci fa meditare sulle tante cause di malessere che la nostra società oggi consapevolmente o inconsapevolmente vive e ci invita a riscoprire la nostra identità.




TIC TAC/9, il 2024 arriva con un carico di candidati, liti, presunte novità e…speriamo il confronto

Si sentono forti e chiari i primi rintocchi degli orologi della politica orvietana.  Manca ancora molto alle elezioni ma il clima e i movimenti sono già piuttosto roventi.  In consiglio comunale, nelle dichiarazioni e anche negli auguri ci si muove in ottica elettorale.

TIC TAC -1: Forse queste prime settimane del 2024 porteranno novità a sinistra.  Sembra essere rimasto un solo petalo sulla margherita del PD, Stefano Biagioli, salvo sorprese.  Il nome deve ancora superare i dubbi del diretto predestinato e i malumori degli alleati e cespugli vari che non gradiscono!

TIC TAC -2: tutto fermo nel centro-destra.  “Ogni piccolo movimento spara.  Prima che l’altro faccia lo stesso con te!”. Questa la situazione prendendola dall’attualità delle notizie e del Maestro Lucio Dalla.  E’ passata la data ultima indicata nel 28 dicembre senza che si muovesse foglia e, nei prossimi giorni l’aria sarà ancora ferma?

TIC TAC – 3: Il piano sanitario regionale menziona Orvieto nel confermare quella che già si sapeva, tutto sulla carta.  Di reale non c’è che il DEA di I Livello ma senza UTIC; non c’è più il Distretto, si tratta solo sui tempi; ma abbiamo qualcosa in più, vedi il prossimo rintocco.

TIC TAC – 4: L’anno nuovo ci ha portato la sindaca Roberta Tardani nel consiglio di rappresentanza della conferenza dei sindaci della USL Umbria 2, circondata come a Fort Apache dai peggiori avversari dello sviluppo della sanità orvietana.  Non abbiamo, sul sito della stessa USL, al 7 gennaio, contezza delle gare per Ospedale e Casa di Comunità a Orvieto, eppure sono scadute.  Non abbiamo uno studio di sostenibilità economico-finanziaria e lavorativa delle costruende strutture e non abbiamo un piano della viabilità, piuttosto complesso vista l’area su cui insistono.

TIC TAC – 5: è entrato in campo l’ingombrante sindaco di Terni Bandecchi, ma questa volta non è stato lui a causare il bailamme ma le dure polemiche dopo le indiscrezioni di stampa che ventilavano l’ipotesi di una possibile trattativa tra l’attuale sindaca di Orvieto e Alternativa Popolare.  La smentita social sull’ipotesi è stata così veemente che verrebbe da pensare, “excusatio non petita, accusatio manifesta”!

TIC TAC – 6: il 27 dicembre è andato in onda il primo consiglio comunale dell’era elettorale 2024.  Più che la presentazione di un bilancio di previsione e di un piano dei lavori sembrava un manifesto elettorale bello e buono con tanto di attacco frontale alle opposizioni e alle associazioni non allineate.  L’opposizione è apparsa un po’ in confusione come per la scelta del candidato sindaco di coalizione ma appena riusciva a prendere l’abbrivio arrivavano puntuali i “secondi” a bordo ring a interrompere, gridare in maniera a tratti scomposta.

TIC TAC – 7: Povera informazione! A livello nazionale è stretta da un’inutile legge bavaglio che obbliga i professionisti a utilizzare giri di parole e tecnicismi spesso poco comprensibili o a pubblicare i comunicati.  A Orvieto è alle prese con una scarsa propensione al dibattito e alla critica.  Disturba se si parla di “declino economico” anche se i numeri, oggettivamente, lo confermano; disturba se si toccano argomenti più complessi “della città delle paillettes e delle luci”.  Una speranza per il 2024, maggiore disponibilità al confronto e al dibattito, senza timori.

TIC TAC – 8 (in ritardo sul binario di Orvieto): i miracoli elettorali succedono.  Il 5 gennaio un maxi-ritardo dell’Intercity scatena le polemiche con maggioranza, opposizione e candidati che strillano.  Eppure sono tre lustri che i trasporti ferroviari sono in sofferenza, forte.  Si chiede di monitorare la situazione eppure basta studiare per scoprire che una tabella comparativa esiste da tempo per ottemperare agli obblighi derivanti dai contratti con Stato e Regione.  Una certezza, amara, rimangono i cronici disagi per i pendolari.