Umberto Garbini, “ho espresso le mie opinioni e non capisco tutto questo rumore. La vera sfida è sui grandi temi”

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Umberto Garbini, presidente del consiglio comunale e capogruppo di Fratelli d’Italia, ha replicato alle durissime critiche giunte alle sue dichiarazioni da parte di Croce, Barbabella e Oreto. “Non penso di aver detto cose errate e ritengo che esista il diritto di critica, siamo in democrazia. Ritengo che alcuni consiglieri non abbiano letto bene le mie dichiarazioni”. A parte le polemiche l’intervista è stata l’occasione per fare il punto su alcuni grandi temi a partire dalla viabilità nel centro storico, un punto fermo per Garbini, da cui partire per rilanciare l’immagine della città turistica.

Sulla discarica, “ho un atteggiamento piuttosto realista. I rifiuti ci sono e l’Umbria per troppi anni non ha avuto un programma. Oggi l’assessore Morroni ha dovuto compiere delle scelte che mi sembrano equilibrate. L’errore sulla discarica di Orvieto è stata fatta nel passato da chi l’ha voluta e poi da chi l’ha venduta e da parte di chi non ha saputo chiedere i giusti indennizzi”. L’ultimo tema affrontato è la sanità, un vero e proprio punto dolente, un nervo scoperto. “Indubbiamente l’ospedale di Orvieto non verrà chiuso, così mi hanno assicurato anche in Regione. E’ chiaro che vi sono delle criticità, a partire dalla cronica mancanza di personale, la prima questione da risolvere. Orvieto ha bisogno di un ospedale che risponda pienamente alle esigenze di un bacino di circa 40 mila persone e a quello più largo che va oltre i confini regionali, ma senza voli pindarici. Anche qui bisogna essere realisti e chiedere quello di cui ha realmente bisogno la sanità del territorio e insistere con forza”.




Andrea Oreto (FI), “le parole del presidente Garbini lesive, speriamo in un ravvedimento o non c’è più fiducia”

Il gruppo consiliare di Forza Italia intende stigmatizzare le dichiarazioni del presidente del Consiglio Comunale di Orvieto, Umberto Garbini, rilasciate nel corso della conferenza stampa istituzionale di bilancio dell’attività della massima assise  civica. Al di là delle considerazioni sulla classe politica cittadina, di cui lo stesso giovane presidente fa parte per il ruolo istituzionale che riveste e come esponente di Fratelli d’Italia, riteniamo gravi le indistinte considerazioni sull’operato dei consiglieri comunali frutto di giudizi del tutto personali e inopportuni per la carica che rappresenta. “Noto che chi occupa seggi in Consiglio Comunale, interviene nel dibattito cittadino più per ottenere un titolo sul giornale che per programmare e progettare a lungo termine”, si legge nelle dichiarazioni del presidente Garbini sul comunicato diramato dall’ufficio stampa del Comune di Orvieto. Vista la dedizione e la passione che ogni consigliere comunale, sia esso di maggioranza che di minoranza, mette con umiltà e spirito di servizio nel quotidiano impegno istituzionale, le frasi del presidente risultano non solo irrispettose e lesive della nostra immagine ma anche offensive nei confronti dei cittadini orvietani che li hanno democraticamente delegati a rappresentarli.

L’articolo 26 dello statuto del Comune di Orvieto al comma 1 lettera a recita: “Il presidente del consiglio rappresenta il consiglio comunale”. Se le parole pronunciate dal presidente riassumono realmente il suo pensiero sull’operato dei colleghi consiglieri verrebbero certamente meno la fiducia e le condizioni per le quali è stato eletto. Per questo confidiamo in un pubblico chiarimento e ravvedimento da parte del presidente del Consiglio Comunale perché non vogliamo e non possiamo sentirci rappresentati da chi, in maniera del tutto gratuita e strumentale, getta pubblicamente discredito banalizzando e mortificando la legittima attività dei consiglieri comunali che anche per quanto riguarda la comunicazione rientra nella normale dialettica politica.

Andrea Oreto (Capogruppo Forza Italia)




Gnagnarini, “i conti comunali di nuovo in zona rossa”

Il Comune di Orvieto, con delibera di giunta n. 254 del 28/12/2021, prevede che nel 2022 si formerà  un grave deficit di liquidità per i conti dell’Ente tanto da voler stipulare con la CRO un contratto di fido aperto di oltre 6 milioni di euro per fare fronte alle necessità che si presenteranno. Ciò è dovuto anche, come avviene per qualunque azienda commerciale, allo scarto temporale tra i pagamenti da effettuare e le riscossioni ancora da realizzare almeno per quanto riguarda i tributi comunali.  Scarto che viene finanziato con il ricorso al credito bancario ma che, tuttavia e come tutti sanno, le banche per prime, ha il difetto che mentre i pagamenti sono considerati certi gli incassi non lo sono affatto. Pertanto aver stabilito il plafond del suddetto fido fino al massimo importo consentito dalla legge, ovvero calcolandolo sulla base dei meri crediti accertati e non di quelli realmente incassati nel 2020,  nonché ricomprendendovi anche i trasferimenti straordinari e non ripetibili effettuati in quel periodo dallo Stato a favore del Comune, non appare affatto una buona idea.

Anzi è un pessimo segnale per gli equilibri di bilancio. Del resto questa Giunta comunale è la fotocopia di quella che nel 2013 prese un’altra fatidica anticipazione di cassa da CC. DD. PP. per una cifra analoga di 6 milioni di euro la cui restituzione e gli accantonamenti che ha determinato da ormai nove anni, aveva ridotto e compromesso tutt’ora la piena capacità di spesa del Comune di Orvieto. In altre parole stanno saltando, sia per effetto della pandemia sia per effetto di una mancata reattività programmatoria, le misure fondamentali di messa a reddito degli asset produttivi pubblici della città che avevano generato le nuove e più ricche entrate strutturali di bilancio create e tarate nella precedente consigliatura con il duplice scopo sia di uscire anticipatamente dallo stato di pre-dissesto in cui il Comune si trovava e sia, soprattutto, per riequilibrare in modo duraturo le entrate con le spese correnti. In questi due anni ce la siamo cavata attraverso l’utilizzo dei ristori e delle deroghe sui mutui, ma per il 2022 e seguenti questi canali di finanziamento vengono a cessare così che il gap tra spesa corrente e entrate correnti tornerà ad essere evidente nello scrivere i prossimi bilanci se si continua a non far niente. Questa mancanza di reattività programmatoria finanziaria da parte dell’attuale Amministrazione comunale si appalesa anche attraverso le scelte effettuate o meglio per quelle non effettuate circa l’utilizzo dei fondi PRNN.  Qui invece di puntare su investimenti produttivi con effetto leva sulle entrate pubbliche correnti con abbattimento degli oneri correnti come, ad esempio, l’ammodernamento e il rilancio della cosiddetto sistema della Mobilità alternativa ( parcheggi, ascensori , scale mobili, Funicolare, informatizzazione, ecc..) si è deciso di utilizzare 5 mln di euro a fondo perduto per costruire un nuovo centro sociale a Orvieto Scalo. Bè , si dirà, se sono soldi a fondo perduto qual è il problema? Il problema è che questa struttura nuova comporterà per la sua gestione, rispetto all’attuale collocazione, una integrazione del personale preposto, utenze, manutenzioni, ecc..  per una spesa aggiuntiva annua di circa 400.000 euro che peseranno interamente , direttamente e costantemente sul bilancio comunale.

In conclusione carissimi amministratori comunali dovete capire che governare la città non è come scrivere su un foglio bianco l’elenco delle cose migliori da fare, ma è, per lo più, scegliere tra quelle possibili. Per quanto alte ambiziose e condivisibili siano le aspettative di una comunità locale è soltanto la loro sostenibilità finanziaria a renderle reali.




Lettera di Barbabella a Garbini, “no alle accuse generiche e uscire dall’ambiguità e unità sui temi essenziali”

Caro Presidente,

ho letto quanto ha affermato nella sua solitaria conferenza stampa di fine anno. Noto anzitutto proprio questo: perché una conferenza del solo Ufficio di presidenza? Mi fa rimpiangere i suoi predecessori, che svolgevano come lei il loro ruolo in quanto appartenenti alla maggioranza ma non dimenticavano di permettere ai gruppi consiliari, specie di minoranza, di fare un resoconto annuale congiunto dei lavori del Consiglio.

Lei ha scelto la solitudine. Per carità, liberissimo di farlo. Però non posso esimermi da farle osservare che se, nel fare un resoconto statistico e formale, si avventura in valutazioni specifiche di natura politica e addirittura in giudizi sulla qualità dell’attività dei consiglieri, allora lei o non avverte che in quello stesso momento da Presidente si trasforma in capogruppo, oppure rinuncia volontariamente al suo ruolo di garante di tutti i consiglieri, trasformando di fatto la conferenza, seppure magari involontariamente, in un piccolo e ingeneroso comizio.

Dispiace dover notare questa caduta di stile, che però, se andiamo al contenuto, in realtà appare qualcosa di diverso, direi di strumentale, che mi sorprende un po’ perché lei ci ha abituati a richiami proprio su questo. Lei in sostanza rimprovera i consiglieri (pare di capire tutti) di avere la cattiva abitudine di pubblicare le loro iniziative sui giornali e sui social ancor prima che arrivino in segreteria consiliare. Può essere certamente cosa discutibile, ma riguarda semmai solo le modalità di comunicazione, non certo il rispetto delle regole istituzionali e tanto meno la validità dei contenuti e le ragioni delle iniziative, che vanno pertanto rispettate, anche e soprattutto da parte sua, per quello che effettivamente sono, non per come vengono comunicate.

Ci sono peraltro almeno due ragioni perché questa sia diventata nel tempo la modalità ritenuta normale di comunicare le iniziative, soprattutto da parte delle minoranze: una è la mancanza di strumenti diversi e tempestivi di comunicazione delle attività; l’altra è la constatazione che per i consiglieri, in particolare per quelli di minoranza, lo spazio per svolgere il proprio ruolo e gli strumenti per far conoscere il modo in cui viene svolto sono davvero poca cosa.

Basti il fatto che quando le interpellanze e le interrogazioni arrivano al traguardo molto spesso sono già lontane dal problema da cui sono nate; e le mozioni, lo strumento di proposta del consigliere, vengono esaminate quasi sempre con ritardi anche di cinque o sei mesi, quando ormai, per quanto serie possano essere, come minimo diventano sparametrate con la realtà, nel frattempo mutata. Non c’entra proprio nulla la presunta non conoscenza del funzionamento. Perciò, se lei pensa che la modalità di comunicazione possa essere diversa e migliore, riunisca la conferenza dei capigruppo e ne parliamo.

Comunque non può uscirsene con affermazioni come queste: «Noto che chi occupa seggi in Consiglio Comunale, interviene nel dibattito cittadino più per ottenere un titolo sul giornale che per programmare e progettare a lungo termine. C’ è una generale miopia della classe politica cittadina che guarda all’oggi e mai al futuro di un territorio». Accusa grave in sé, caro Presidente, ma soprattutto grave perché pronunciata non sappiamo bene se in veste istituzionale o in veste di capogruppo o in entrambe le vesti. Vuole dare una scossa alla politica? Non mi pare questa la strada.

Se la sua accusa è pronunciata in veste istituzionale mi limito a dirle che l’accusa non mi riguarda, essendo ben cosciente che tutte le mie iniziative e tutti i miei interventi vanno in direzione opposta. Se lei le valuta in altro modo, il problema è suo. Comunque, un timbro così smaccato di superficialità e di disinteresse per il bene comune che lei vorrebbe apporre in modo generalgenerico sulla fronte di “chi occupa seggi in Consiglio comunale”, cioè di tutti, è da respingere qualunque sia la ragione che l’ha mossa nella sua veste di Presidente. Perché di fatto suona come delegittimazione dell’organo che lei stesso presiede.

Se invece l’accusa è pronunciata in veste politica di capogruppo, allora la genericità dell’accusa è solo un modo per nascondere il bersaglio, che riguarda oggettivamente e prioritariamente chi ha responsabilità di governo, e dunque lo schieramento al quale lei stesso appartiene. Scelga poi lei di dire se il bersaglio è ancora più preciso e mirato. In ogni caso temo che il suo non sia un contributo al miglioramento della qualità e della produttività del dibattito né in seno al Consiglio né nella città. Se può esserlo nella maggioranza veda lei.

Io continuo a pensare caparbiamente che il dovere primario che abbiamo oggi tutti, al di là delle appartenenze, è di affermare le ragioni di una forte unità intorno alle questioni essenziali che possa fermare lo scivolamento verso un degrado irreversibile, si può dire certificato dall’oggettiva emarginazione, che è anche autoemarginazione, sulle scelte regionali che contano. La forma in democrazia è importante, il formalismo no. Allora riunisca la conferenza dei capigruppo, facciamo un programma di discussioni serrate sui tre/quattro temi fondamentali, elaboriamo una posizione consiliare fortemente unitaria magari largamente partecipata con le organizzazioni della società e concordata a livello territoriale, e confrontiamoci con le altre istanze istituzionali.

Diamo battaglia, caro Presidente, la realtà incalza. Su sanità, rifiuti, pnrr, istruzione e formazione, turismo-cultura-sviluppo, legge elettorale, ci giochiamo la partita del futuro. Le sta davvero a cuore il futuro e ritiene sul serio che ci sia un deficit di consapevolezza delle classi dirigenti politiche della città? Esca dai discorsi generalgenerici e prenda l’iniziativa. Lei un ruolo ce l’ha. Lo eserciti. Il momento è questo.

Cordialità

                                                                                                                                       Il consigliere                                                                                                                          Franco Raimondo Barbabella




Cristina Croce, “diciamo no alle bacchettate del giovane presidente Garbini”

Non ci stiamo a prendere le “bacchettate” dal giovane Presidente Garbini che, “prima di guardare la pagliuzza nell’occhio degli altri dovrebbe accorgersi della trave che è nel proprio occhio”, visto che il primo cittadino, cioè la Sindaca che, fino a prova contraria, ad oggi, ancora lo rappresenta, si nutre di social, avvalendosi peraltro di un apparato istituzionale e quindi dotato di una vetrina sicuramente privilegiata rispetto a tutti gli altri.

Meglio avrebbe fatto il giovanissimo Presidente Garbini a mettere a fuoco bene, prima di tacciare gli altri di miopia, ed entrare nel merito delle molteplici questioni vitali per la città (tra cui il destino della discarica, il depotenziamento dell’Ospedale, passando per la svendita degli asset patrimoniali e culturali) rimaste tutte ad oggi senza risposte ed, anzi, le cui criticità risultano addirittura aggravate, nonostante le tante soluzioni “prèt a porter” della sua amministrazione, o, sarebbe meglio dire, di quelle millantate tali durante la campagna elettorale.
E allora caro Presidente Garbini, cerchiamo di fare ognuno la nostra parte, senza voler dare insegnamenti a nessuno ché, mi creda, non ne abbiamo facoltà!

Cristina Croce – Siamo Orvieto




Umberto Garbini, “la pandemia ha allontanato la politica dalla realtà quotidiana”

Si è tenuta lo scorso 14 gennaio in modalità telematica, la conferenza stampa della Presidenza del Consiglio Comunale di Orvieto. Il presidente Umberto Garbini (Fratelli d’Italia), ha tracciato il bilancio dell’attività dell’assise civica e delle commissioni consiliari nel 2021. Erano assenti per ragioni personali e di lavoro i vice presidenti, Silvia Pelliccia (Lega – Salvini per Orvieto) e Federico Giovannini (Partito democratico).
 
Il presidente ha voluto, prima di tutto, “rivolgere il più sentito ringraziamento ai dipendenti del Comune di Orvieto con cui collaboro quotidianamente, per il lavoro svolto, l’efficienza dimostrata e per la disponibilità spesso anche al di fuori dell’orario lavorativo. Se il Consiglio Comunale riesce a contenere i costi, a mantenere alta efficienza anche in periodo di Covid-19 – ha proseguito – devo tutto questo ai dipendenti e ai consiglieri comunali, che hanno sopportato forzature al regolamento e hanno dimostrato rispetto e attaccamento all’istituzione. I risultati sono frutto anche del lavoro di mediazione svolto con la minoranza e la maggioranza dai vice-presidenti, i consiglieri Silvia Pelliccia e Federico Giovannini”.

Garbini ha sottolineato come per i primi sei mesi dello scorso anno, e dallo scorso dicembre, i lavoro sono stati tutti in videoconferenza. “L’utilizzo del sistema di video-conferenza ha il limite di non possedere una regolamentazione, per questo motivo ho iniziato un lavoro con gli uffici che ha portato all’elaborazione di un testo. Il testo è stato posto all’attenzione dell’autorità garante della privacy, che ha dato un parere positivo in merito al contenuto elaborato che sarà affiancato al Regolamento attualmente in vigore. Apportate le pochissime correzioni richieste, penso che invierò preventivamente il testo ai capigruppo per consentire successivamente la definizione di una Conferenza dei Capigruppo per trattare questo tema. In seno all’Assemblea quest’anno non vi sono stati cambiamenti nella composizione dei gruppi consiliari e, quindi, non sono state necessarie riorganizzazioni nella composizione delle commissioni consiliari. Da gennaio 2021 sono state convocate 13 sedute del Consiglio Comunale (di cui 7 in modalità telematica), adottati 55 atti deliberativi, affrontate 23 interrogazioni, 9 interpellanze, 19 mozioni e un ordine del giorno, per un totale di 107 atti esaminati dall’Assemblea.
 
Il bilancio dello scorso anno si è poi spostato sulla città e il presidente del consiglio comunale ha ricordato le difficoltà che vive non solo il settore sanitario, da tempo sotto pressione, ma non bisogna dimenticare “i vari comparti economici limitati dalla pandemia e da uno Stato che continua a chiedere troppo ai suoi cittadini. In questo scenario di crisi economica, dove non vedo segnali di ripresa, mi preoccupa l’incremento dei costi delle materie prime, che colpiscono le categorie più fragili e in difficoltà e gli imprenditori che hanno visto e vedranno aumentare i costi dell’energia. Quando penso alle scuole, alcune delle quali ho avuto la possibilità di visitare durante il 2021 nei periodi di minor contagio, mi rendo conto del limite della Didattica a Distanza, ma comprendo anche i disagi del personale nell’organizzazione dell’attività didattica in presenza condizionata da contagi, quarantene o problemi associati alla pandemia. La terza questione che mi colpisce nel 2021, dalla posizione privilegiata che occupo, è la distanza che si pone tra la politica e la realtà sociale. Noto che chi occupa seggi in Consiglio Comunale, interviene nel dibattito cittadino più per ottenere un titolo sul giornale che per programmare e progettare a lungo termine. C’è una generale miopia della classe politica cittadina che guarda all’oggi e mai al futuro di un territorio”.

Le domande dei giornalisti

I titoli di giornale attirano l’interesse. Annunci dalla politica ne sono stati fatti molti. Occorre forse capire gli equilibri interni alla coalizione..
“Non c’è e non c’è stato un argomento particolare ma si nota talvolta una eccessiva attenzione dell’informazione su questioni che non hanno una particolare importanza per la città. Non ho la presunzione di insegnare nulla a nessuno e comprendo le esigenze della stampa. Per quanto riguarda gli equilibri c’è un Consiglio, una maggioranza e una minoranza. C’è un Esecutivo che se condivide le tematiche con la maggioranza del Consiglio stesso è più semplice lavorare, se così non avviene si valutano di volta in volta i vantaggi e gli svantaggi che un atto di governo può portare alla città. E’ quello che io, in veste di rappresentante di una componente politica, faccio nell’attività quotidiana del Consiglio. Non ho paraocchi nella gestione della città. La cronaca che di questi giorni sta fornendo del resto molti elementi di grande interesse e attualità, dai rifiuti alla sanità, questioni che meriterebbero maggiore attenzione nell’interesse dei cittadini”.
 
In questa consiliatura non sono state fatte mai sedute di Consiglio “aperte”. E’ previsto di farlo in futuro su temi all’ordine del giorno?
“Questo è un argomento che spesso torna d’attualità specie per le questioni che sono più sentite. Per mio metodo non sono particolarmente favorevole alle sedute ‘aperte’ avendo in passato assisto a lavori consiliari di questo tipo che spesso si sono trasformati in scontri l’uno contro l’altro. Se ne verrà fatta richiesta comunque sarò lieto di coordinare i lavori, ma la ritengo una modalità poco corretta. Preferisco altre forme di confronto pubblico perché dobbiamo sempre ricordare che l’aula del consiglio va rispettata per il ruolo che riveste”. 
 
A proposito del ruolo dell’informazione, spesso non dipende dalle scelte della stampa locale ma dalle decisioni delle redazioni. Peraltro l’incalzare dei social che danno clamore a certe iniziative della politica, impone ritmi diversi anche ai tradizionali organi di stampa.  
“Quanto ho detto non è una critica alla stampa che ha i suoi problemi ed esigenze ma è una autocritica per le forze politiche rispetto al metodo utilizzato. Spesso, infatti, io stesso e gli uffici comunali veniamo a conoscenza dai giornali delle iniziative dei singoli consiglieri prima ancora che le proposte di interrogazioni o mozioni vengano ufficializzate al protocollo del Comune. Forse non si conosce a fondo la prassi perché ogni iniziativa di un consigliere ha efficacia sono al termine dell’iter in aula. Diversamente è semplice visibilità fine a se stessa. Per me i social sono solo uno strumento per veicolare un’informazione su fatti di interesse pubblico che però devono avere un necessario tempo di discussione”.